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Autore: Je suis Tina    24/08/2012    1 recensioni
Questa one-shot è ispirata alla morte di Clove, mostrando i punti di vista non solo della ragazza ma anche di Cato.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aveva trovata, finalmente la Ragazza in Fiamme era caduta nella sua trappola. Aveva promesso a se stessa e a Cato che l'avrebbe uccisa, che avrebbe offerto uno spettacolo “divertente” agli spettatori di Capitol City. Da quando Seneca aveva revocato la regola, così da poter decretare due vincitori al posto di uno, lei e Cato avevano cercato subito lo sguardo l'uno dell'altra. Sarebbero tornati a casa. Insieme.
Fin dal principio avevano deciso, di comune accordo, di eliminare qualsiasi tipo di distrazione una volta nell'arena. Ed era giusto così. Se avessero fatto in modo che i loro sentimenti li avrebbero distratti, sarebbero morti. Loro erano diversi dalla coppietta di Innamorati Sventurati, o come cavolo si facevano chiamare. Loro si amavano in silenzio, si erano promessi -altrettanto silenziosamente- di non uccidersi a vicenda. Si erano detti addio in silenzio, con un bacio a fior di labbra, prima dell'inizio dei Giochi. Mai nessuno avrebbe scoperto il loro amore. Solo se sarebbero usciti di lì avrebbero potuto amarsi anche ad alta voce. Senza paura. Senza nessuno ad osservarli da lontano, attraverso una stupidissima telecamera.
Ecco perché quando si era ritrovata la possibilità di uccidere la ragazza del distretto 12 su un piatto d'argento non aveva esitato a fiondarsi su di lei, mettendo in mostra una vasta gamma di coltelli. E tanta crudeltà. Perché lei era così, crudele. Spietata. Nella maggior parte dei casi anche senza cuore. Una quindicenne in grado di ucciderti anche prima che tu possa rendertene conto. Solo Cato aveva portato a galla una parte di lei che sapeva amare, che sapeva essere calda ed insicura. E che si sentiva viva. Solo lui aveva il permesso di stare nel suo cuore. Lui e nessun altro.
Mentre pronunciava frasi cariche di crudeltà contro Katniss, una piccola parte di sé stava già pregustando la dolcezza della vittoria, sognava la mano di Cato che scivolava nella sua. Immaginava una vita felice con lui. Eppure gran parte della sua attenzione restava concentrata sul presente, sull'espressione sprezzante della ragazza che, sotto di lei, cercava di arrampicarsi sul filo di una ragnatela, combattendo contro una morte certa.
Probabilmente il “merito” della sua scelta -cioè incominciare a martoriarle le labbra- era tutto da attribuire al suo sputo pieno di sangue e saliva. Voleva giocare? Benissimo. Le regole però le sceglieva lei. Era lei la predatrice, mentre la ragazza non era che una povera ed insulsa preda. Andava dritta ai suoi scopi, che erano cambiati totalmente da quando aveva mosso il primo passo nell'arena. Ora non voleva più la ricchezza, né la fama. Voleva essere felice con l'unica persona in grado di farla sentire davvero viva e... donna. Non un tributo. Non un'assassina. Una donna .
Nelle loro condizioni era già tanto riuscirsi a definire come qualcosa di diverso da animali, figuriamoci se poteva permettersi di definirsi una donna.
Eppure qualcosa era andato storto. Quando il suo coltello stava finalmente per affondarle nelle labbra della ragazza, si era sentita prendere di peso e sbattere contro la Cornucopia. Non era riuscita a guardare in faccia fin da subito l'artefice di quel cambio improvviso di prospettiva, intontita com'era dalla botta molto forte. Ma la voce, forte e chiara, era irriconoscibile. Dopo qualche secondo era riuscita anche a mettere a fuoco il volto del ragazzo, infuriato, desideroso di vendetta. E quando lo aveva guardato negli occhi, era in quel momento che aveva capito.
Sono già morta.
Ma, nonostante quel pensiero, un nome era uscito chiaro e forte dalle sue labbra, così da dare il suo primo segno di debolezza. Così da urlare ai quattro venti il nome della sua unica debolezza. -Cato!- Era un grido disperato e sicuramente poco efficace. Perché il ragazzo era lontano, lo sapeva, non sarebbe riuscito a salvarla in tempo. -Cato!- Aveva urlato di nuovo, con più disperazione ed una nota frustrata e rabbiosa nella voce.
Non può finire così!
Lei e Cato dovevano essere felici insieme, non poteva morire! Non poteva! Era però consapevole che cercare di sottrarsi alla presa di Thresh era pressoché impossibile. Lui sembrava un orso. Lei in confronto era così minuta da poter quasi sparire, nascosta dalla sua imponente sagoma.
Quando aveva tentato di tirare qualche calcio alla cieca, verso di lui, era riuscita ad intravedere il movimento della sua mano sinistra. Stringeva un sasso, un sasso che le aveva scaraventato sulla testa con così tanta forza da non farle provare neanche dolore.
Era tutto finito. Tutto. Per lei e Cato non ci sarebbe stato più nessun futuro.
Aveva ricevuto tutta la potenza del colpo dietro la testa, vicino al cervelletto. Inutile descrivere quanto fosse inutile tentare di muoversi, mentre sentiva che le sue ultime forze le stavano venendo meno. Non era neanche in grado di chiudere gli occhi. Oppure chiamare di nuovo Cato. Ma a cosa sarebbe servito farlo? A nulla.
-Clove!- Nonostante risuonasse ovattata, la sua voce era inconfondibile alle sue orecchie. Come se fosse stata la sua canzone preferita, la melodia più bella di tutte. Ed era con quella stessa melodia nella testa che sarebbe morta.
-Clove...- Ora la voce di Cato si era ridotta ad un sussurro, e lo aveva sentito avvicinarsi lentamente a lei. Poi, come se si fosse svegliato da una qualche sorta di trance, i suoi passi si erano fatti sempre più veloci, finché non era arrivato ad inginocchiarsi accanto a lei.
-Ti prego.- Una supplica mormorata in un filo di voce era scivolata via dalle sue labbra. Ed anche lui, in questo modo, aveva sbandierato davanti a tutti la sua debolezza. -Resta con me, non andartene.-
E ci avrebbe giurato anche il migliore dei suoi coltelli che, prima di essere avvolta dal buio, aveva sentito una lacrima calda e salata del ragazzo caderle sulle labbra.
Questo Aveva pensato mentre tutto attorno a lei perdeva colore e sostanza. è cento volte meglio che vincere i Giochi . Poi il nulla l'aveva accolta.

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La notte precedente, Seneca aveva combinato la sua prima cosa buona da quando aveva incominciato ad intraprendere la sua carriera da Stratega. Ed i suoi pensieri erano corsi subito da Clove, mentre i suoi occhi cercavano quelli di lei. Una tacita promessa era stata dichiarata in quell'esatto momento. E lui, quando si trattava di quella ragazza, era molto bravo a mantenere le promesse.
L'unica promessa ad alta voce che si erano permessi di farsi era questa: il primo che avrebbe trovato Katniss l'avrebbe uccisa.
E quando si trattava di uccidere, ne era certo, entrambi erano bravissimi a mantenere le promesse. Una volta fatta fuori lei, arrivare al Ragazzo Innamorato sarebbe stato semplicissimo, ferito e malridotto com'era. Solo una volta uccisi loro avrebbero finalmente avuto la strada spianata. Uccidere gli altri tributi sarebbe stato come bere un bicchier d'acqua e finalmente sarebbero tornati a casa, dove avrebbero potuto finalmente stare insieme, dove finalmente le loro labbra avrebbero potuto incontrarsi senza avere il timore di essere osservati da qualche telecamera nascosta, dove tutte le parole che non si erano detti sarebbero finalmente uscite dalle loro labbra senza problemi.
Il “festino” alla Cornucopia era l'occasione perfetta per uccidere Katniss, e questo onore sarebbe spettato a Clove. Certo, le aveva concesso di ucciderla con non poca preoccupazione, ma infondo una tipa tutta fronzoli e con poco cervello quanto poteva essere pericolosa? Specialmente con la guardia bassa che sicuramente avrebbe avuto, mossa dal desiderio di curare il suo “dolce innamorato”. Puah! Erano così patetici.
Pensaci, tu non avresti fatto lo stesso per Clove? Il bisbiglio di una vocina nella sua testa aveva interrotto quei pensieri, dirottandoli da un'altra parte. Ma c'era poco da pensarci su, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare Clove. E poco gli importava di mostrarsi debole per un attimo, davanti alle telecamere. Per il momento, però, entrambi erano sani e salvi. Non aveva modo di preoccuparsi, se non per quel piccolissimo ma brutto presentimento che nutriva all'idea di lasciare Clove da sola davanti alla Cornucopia. Ma non era la ragazza del distretto 12 a preoccuparlo, né quella del 5. Thresh. Lui era quello davvero pericoloso.
Aveva provato diverse volte a far integrare quel ragazzo nel gruppo dei Favoriti, ma aveva sempre passato tutto il tempo da solo. Sia nel Centro di Addestramento che nell'arena. Trasudava una tale sicurezza in se stesso da risultare quasi inquietante. E Clove sembrava così dannatamente fragile, se confrontata a lui, che non poteva fare a meno di avere paura per lei.
Mi nasconderò. Era il primo pensiero che gli era venuto in mente, mentre provava ad immaginarsela tra le grinfie di quella mezza specie di orso. Non mi farò vedere, e se ne avrà bisogno sarò lì per lei. E le proteste della ragazza non avrebbero avuto alcuna importanza. Lo avrebbe fatto e basta.
Dopo un'animata discussione, la ragazza aveva accettato. Ma anche se non lo avesse fatto, lui l'avrebbe seguita comunque, senza farsi notare neanche da lei. Quando aveva provato a dissuaderla nuovamente da quell'idea, offrendole però la possibilità di uccidere Peeta, la sua risposta gli era giunta decisa e ferma.
-No. Lei è mia. -
E solo lui sapeva quanto potesse essere piena d'odio e crudeltà quella frase. Ma condivideva quel suo istinto quasi animalesco, perché era così che ci si comportava lì dentro. Improvvisamente ognuno di loro si trasformava in un anime, un animale mosso solo dal desiderio di sopravvivere. Sopravvivere e uccidere, se necessario. Probabilmente, però, solo lui, Clove e la “felice” coppietta di innamorati potevano essere definiti gli unici... diversi. La sola differenza era la mancanza di discrezione degli ultimi due. Lui e Clove cercavano in ogni modo di tenere nascosto il più possibile quel sentimento così forte che li legava, mentre i due del distretto 12 volevano sbandierarlo davanti a tutti.
Tanto peggio per loro.
Una volta davanti alla Cornucopia, lui aveva cercato il punto migliore per non essere visibile agli altri, mentre lei si era subito girata verso di essa, pronta a scattare. La prima ad arrivare era stata Faccia di Volpe, la ragazza del distretto 5. Ma Clove doveva essere così presa dalla voglia di far fuori Katniss che stava già scattando. Così le afferra un polso, repentinamente, ed incrocia il suo sguardo. Niente parole, ma sono i suoi occhi a parlare per lui. Stai attenta. Quella era la sua tacita supplica. Lei si era limitata ad annuire, addolcendo il suo sguardo per un solo ma fantastico secondo.
La volta seguente, però, era quella giusta. Katniss era sfrecciata davanti ai loro occhi e, senza dirsi nulla, lui le aveva lasciato il polso nello stesso momento in lei stava scattando per andarle addosso. Si era concesso solo un secondo per osservarla da lì, poi era andato subito a rifugiarsi tra la vegetazione, senza però distogliere lo sguardo dalle due ragazze. Ed un sorrisetto soddisfatto gli aveva attraversato il volto quando Clove era riuscita a bloccare la ragazza. Crudele come il peggiore dei predatori. Fin dalla prima volta in cui l'aveva vista lanciare i coltelli, durante il loro addestramento del distretto 2, aveva pensato che non poteva essere solo una ragazzina di quindici anni. Era fin troppo spietata. Eppure Clove gli aveva concesso di vedere una parte sconosciuta di lei, ma anche la più bella.
Per l'ennesima volta uno spostamento decisamente più pesante rispetto a quello delle due ragazze era riuscito a distrarlo, così aveva incominciato a correre dalla parte opposta. Merda. Thresh lo aveva visto. Merda!
Solo dopo qualche minuto di corsa, solo dopo aver sentito Clove urlare il suo nome, si era reso conto dell'errore madornale che aveva connesso. Non era lui che voleva. E subito aveva fatto marcia indietro, correndo sempre più velocemente verso la Cornucopia.
-Cato!-
In quel momento la disperazione, mescolata a tanta rabbia, della ragazza gli era giunta chiara e forte, tanto da annebbiargli il cervello.
-Clove!- Aveva urlato a sua volta, sperando in una risposta della ragazza. Ma in risposta c'era solo un surreale silenzio. NO! Quanto avrebbe voluto urlare, in quel momento, ma correva così velocemente da non riuscire neanche a respirare.
-Clove...- Quando era finalmente arrivato da lei, non c'era nulla di buono ad aspettarlo. Aveva scorto Thresh e Katniss correre via, ma in quel momento nulla aveva più importanza. E mentre era inginocchiato davanti al corpo inerme della ragazza, supplicandola di non lasciarlo, ed una lacrima inaspettata gli aveva rigato il viso, tutte le sue speranze andavano via via svanendo. Ora non voleva più vincere. Non voleva più la ricchezza. Quello che cercava aveva un sapore decisamente più amaro.
Vendetta.
L'unica cosa in grado di riportarlo alla realtà era il suono del cannone, che mai gli era sembrato tanto straziante prima di quel momento.
Quell'anno Cato aveva imparato ad amare, ma quanto ci sarebbe voluto per imparare a ricomporre i pezzi infranti del suo cuore?
  
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