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Autore: Ariel Bliss Russo    25/08/2012    1 recensioni
Questa è una storia vera, per nulla inventata, piovuta su una sedicenne dalla mentalità problematica che si era precedentemente rinchiusa nella torre più alta del castello, in attesa di qualcosa -il solito qualcosa non bene identificato agognato da ogni adolescente che non abbia in mente solo sesso e droga-, ma che dopo aver capito che il mondo dei libri e quello vero non sarebbero mai potuti combaciare ha pensato bene di sbuffare e farsene una ragione. Distrusse quella torre e balzò via dalle macerie prima di essere schiacciata, con una mezza smorfia, pronta a riprendere il suo posto nel mondo. Ci riuscì? Certo che si. Ma prese la strada più lunga ed insidiosa, e più di un lupo ghignava alle sue spalle, denti aguzzi e occhi luminosi come accenni di presenze nel bosco, mentre lei ignara si affidava al suo istinto e percorreva una strada senza possibilità di ritorno.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Dirty sham fucking summer love – Sporco falso fottuto amore estivo


1. L'incipit, caro diario.

Può sembrare un susseguirsi di azioni contorte, ma in realtà possiamo dividere ogni avvenimento in due colonne.
Ciò che avrei dovuto fare, e...
Ciò che ho fatto.

Caro diario,

perdonami se non ti scrivo da quell’entusiasmante pomeriggio di maggio in cui ho partecipato al matrimonio di un parente che nemmeno conoscevo -e che continuo a non conoscere-, anche se praticamente è stata una giornata inutilmente occupata a squadrare portate di pasta e carne e a convincere mio padre di lasciarmi bere una tazzina di caffè, tanto per tenermi sveglia. Ci sono riuscita, tra l’altro.
Agosto è quasi finito, il mio terzo anno al liceo sta per iniziare e questo non mi fa urlare di gioia, neanche un p
ò. Spero di vedere certe facce, altre di non vederle affatto, altre ancora di incrociarle solo per sputargli sopra, ma quest’ultimo mio desiderio è legato agli avvenimenti di quest’estate. Potrei dirti in quattro e quattr’otto cos’è successo, ma credo… credo di aver bisogno di ripercorrere tutta la storia da capo, così magari ci metto un punto e non ci penso più.
Comincerei con la solita formula d’inizio delle favole, ma questa sembra più una storia comico-drammatica che altro. Per
ò lo farò comunque, sai bene che il mio motto è “meglio sdrammatizzare che rendere ogni cosa un dramma”. Quindi… dunque.
C'era una volta, in un piccolo paesino che aveva giusto qualche particolare da invidiare a quelli nei dintorni, una ragazza (me, si intende) e la sua migliore amica, Mary. Tu ce l’hanno una migliore amica, no? E poi ho scritto spesso di lei, nei diari segreti delle elementari,  ma non voglio tornare cos
ì indietro, perciò andiamo avanti. Se non sbaglio ero arrivata ad accennarti della cotta, perché comincia tutto da qui, che Mary si era presa per quell’idiota puttaniere della nostra classe, tale Christopher, roba da rimanere a bocca aperta perché, insomma, parliamo di Mary!, pignola e precisa e introversa e problematica peggio di me che si fissa con un idiota, pervertito, stupido... cavolo, come faccio a spiegarmi per bene, per far capire quanto sia grande l’assurdità di questo interesse..?
Mmh… vediamo. Questo ragazzo è uno di quei tipi che ha la stronzaggine nel sangue, mi spiego? Ti guarda con quello sguardo malizioso che ti fa smuovere lo stomaco, se per il vomito o l'attrazione dipende dai gusti -beh, mmh… lui mi attraeva un po’, ma solo come idea!, perchè diciamocelo, gli stronzi hanno un certo fascino, soprattutto quelli che sanno di esserlo ma fanno finta di non esserlo, che vanno bene a scuola e che qualunque cosa dici loro alla fine sembra che hanno comunque ragione.. vabbè-, ma in generale è anche quel tipo che deve avere una ragazza da esibire, da sbaciucchiare quando vuole, da portarsi dappresso come un cagnolino! E se quella è tosta, si rifiuta di fare ci
ò che vuole e gli sembra troppo “piena di complessi”, come dice lui, improvvisamente tutto il profondo amore e devozione che aveva dimostrato per lei fino al giorno prima… PUF! Spariscono. Percio’ è comprensibile che, una volta arrivata la delusione, avrei dovuto trovare il modo di riportarla sulla retta via. Una cotta è una cotta, ma se Mary rimane fissata con lo stesso ragazzo per più di un mese, beh… lì la cosa diventa seria. Ed entra in gioco il cuore.
E poi sono cazzi amari.

 A Mary, Chris piaceva davvero tanto. Ciò che li aveva legati negli ultimi tre mesi, secondo me, era la loro media scolastica, abbastanza alta da permettere ad entrambi di rilassarsi, senza le preoccupazioni di perdere l’anno che invece avevo io. E a forza di mandarsi sms tutti i santi giorni, a tutte le ore, Mary era rincretinita dentro. Si, perché da fuori era normale, per quanto lei in generale potesse definirsi normale, come sempre, ma era fatta così e ormai lo sapevo bene.
Insomma… conoscevamo Chris dalle scuole medie, ma solo di vista. Al liceo, poi, ci eravamo ritrovati nella stessa classe, perciò si poteva dire che eravamo diventati, uhm, amici da lì in avanti. Ma mai, MAI, a nessuna fra entrambe, era passata per la testa l’idea di Chris come ragazzo di una di noi. Cioè, proprio mai mai. Ci limitavamo a ridere e commentare le sue continue tresche amorose con ragazze sempre diverse. Ma erano fatti suoi. Non avrei mai immaginato che sarebbe successo questo.
Questo, beh… intendo il tono e lo sguardo di Mary ogni volta che si parlava o accenna a lui. Me ne sono resa conto quel pomeriggio in cui, in camera mia, mi ha confessato che le piaceva.
-Te lo chiederò una volta sola, dopo di che ti crederò, qualunque cosa dirai. Ti piace seriamente? Cioè, non mi stai prendendo per il culo, giusto?-
Ovviamente avevo dovuto elencare il nome di tutti i nostri compagni di classe prima di azzeccare quello giusto, perché con lei un semplice “mi piace tizio” non si potrebbe mai avere. No, dovevo dirlo io, altrimenti rimanevo sulle spine.
-No, non scherzo..-
-Oh, cacchio-
Era un problema, grosso. 

Vedi, Mary e io abbiamo sempre fatto la lista dei ragazzi belli, ridacchiando quando li incrociavamo e dando voti ad ognuno di loro, come potrebbero fare delle normali ragazze che scherzano fra di loro. Ma non avevo mai visto Mary DAVVERO presa da qualcuno. A me era successo, alle medie, di perdere la testa come solo un’idiota sa fare, infatti dopo quella volta non sono più stata con nessuno. A Mary piacevano un sacco di ragazzi, ma non erano mai state cotte serie! Solo stupide fissazioni passeggiere. Per questo ero preoccupata. 

Cosa le dico?, avevo pensato, senza lasciar trapelare sul viso nessuna traccia di indecisione. Io ero quella che risolveva le questioni, tra di noi, quella che dava consigli, quella che sapeva sempre cosa fare.
Ricordo di averle ripetuto di stare calma, che non doveva farsi troppi problemi solo perché si era innamorata, che succedeva a tutti. Volevo convincerla che non era una cosa sbagliata. Sbagliata era la persona che il suo cuore aveva scelto, ma potevo incolparla di questo? 
In questi casi non c’è mai un vero consiglio da dare, bisogna armarsi di sorriso di consolazione e ripetere “andrà tutto bene”, giusto un paio di volte. Auto-convinzione. Ogni tanto funziona, ma serve soprattutto a partire con una tacca di coraggio in più nell’affrontare la situazione. Non abbiamo la facoltà di predire il futuro, perciò dobbiamo accontentarci delle sensazioni di cui disponiamo. Le mie, le nostre, non erano positive. 

E’ andata bene, per i primi giorni. La cosa buona era che si confidava di più, che si appoggiava ai miei consigli, alle mie parole, alle mie rassicurazioni, anche se tutta quella fiducia spaventava me, perché non potevo essere sicura che l’avrebbe dimenticato presto, che ciò che le dicevo si sarebbe avverato. Lui l’aveva intuito l’interesse della mia amica, ne ero certa, dato che le dava corda, la manteneva sul burrone, la riempiva d’attenzioni e facevano quelle discussioni sdolcinate con solo le faccine che odio, ma d'altronde quell’idiota era fatto così, non potevo fare molto altro.
E aspettavo. L’attesa era strana, studiavo le loro mosse in classe.
Ma aspettavo.

 E poi si sono messi insieme. Ho tirato una specie di sospiro di sollievo per poi tornare a trattenere il fiato. Era finito il periodo delle domande a cui non sapevamo se lui era interessato o meno, da lì in poi bisognava solo vedere le loro reazioni, i loro modi di interagire, e fare un calcolo su quanto sarebbe durata. Non molto, ovviamente, perché Chris non era in grado di sostenere una relazione in cui dovesse dimostrare qualcosa ad una ragazza, in cui dovesse mettere un minimo di impegno per convincere una persona insicura che lui fa sul serio. E anche se ci mettesse tutta la sua buona volontà, come potevamo io e Mary essere sicure che fosse sincero? Aveva sempre sparato tante di quelle bugie che la parola fiducia, lui, manco la conosceva. No, un rapporto con lui doveva essere preso come un passatempo, un divertimento. Ma Mary era innamorata e questo ragionamento l’avrebbe fatta soffrire di più.
-Posso leggere quello che ti ha scritto?- l’avevo pregata un giorno, dopo che mi aveva dato la “bella” notizia, indicando il diario con gli occhi. Quella mattina, sul portone d’ingresso, mi aveva raccontato che Chris le aveva scritto qualcosa nel mese di luglio, o agosto non ricordo, e da lì in poi ho dovuto attendere la ricreazione per poter dare una sbirciatina. L’avrei fatto prima, e senza il suo permesso, ma avevamo avuto il compito di italiano, tre ore per creare un tema attorno la traccia dell’email ad uno scrittore italiano, Alessandro D’Avenia, di cui avevamo letto il libro per le vacanze di Pasqua, perciò la mia curiosità aveva dovuto aspettare. Avrei preferito non leggere, ora che ci rifletto su.
-“Con te ho imparato ad amare. Grazie amore”??- leggevo sconcertata, indecisa se scuotere Mary per farle capire che era la grande dimostrazione su quanto fosse idiota e falso o scoppiare a ridere e tenermi la pancia per sdrammatizzare. Non riuscendo a controllare i miei istinti, optai automaticamente per la seconda.
Mentre ridevo, Mary mi strappò il diario dalle mani e borbottò qualcosa come “lo sapevo che non dovevo fartelo leggere”.
-No no scusa! Dai, non volevo ridere, ma… è stato… oh, andiamo, ma te lo immagini a scrivere certe cose??- continuavo, sbirciando ogni tanto la porta dell’aula per vedere se entrava o no. Eravamo sole lì dentro, tutti si godevano la ricreazione nei corridoi, e non essendo in licei americani o scuole per ricconi alla Gossip Girl, nessuno avrebbe spiato la nostra conversazione. Qui ognuno si faceva gli affari suoi, oppure chiedeva direttamente all’interessato. Ad eccezione di me e Mary. Noi pedinavamo chiunque prendevamo di mira.
-Assolutamente no, infatti non ci credo!- aveva risposto scrollando le spalle, come se fosse ovvio.
-Però ti fa piacere-
-Tu sei matta-
-Lo sai che ho ragione-
-Tu pensi sempre di avere ragione-
-Ma è così, che posso farci? Mi hanno dato il dono di proclamare unicamente le parole vere e autentiche-
-Ma smettila!-
-Sei tutta rossa!-
-Non è vero!-
-Si invece-
-No!-
-Si!-
-Ok, forse un pochino..-
-Ah ah! Chi è in torto adesso?- 

Tre tipi di attesa diversa, prima, durante e dopo, dove il durante era un battito di ciglia, in confronto al prima, ma soprattutto al dopo. Cercavo di farla ridere, di non farle pesare troppo i pensieri di questa sua “relazione in prova”, ma i dubbi e le incertezze più grandi ti colpiscono la notte, col buio, quando sei nuda davanti a nessuno, quando l’unico nemico che devi temere è la paura stesse che alberga nel tuo cuori, e tutte le conseguenze che porta con se. Finisce che ti svegli con la testa pesante di idee e supposizioni, diventi paranoica, non sai se ti stai preoccupando troppo o sei l’unica a farlo, e allora ti senti stupida e non sai con quale tipo di sorriso finto del tuo arsenale devi accogliere la gente che ti conosce, se tranquillo e cordiale o scherzoso e menefreghista. Perché con una scelta o l’altra, chi ti guarda farà sempre ipotesi diverse, e tu non potrai farci nulla.

Non appariva mai troppo felice o troppo abbattuta, e dopo che lui l’ha lasciata sembrava, da fuori, che non le fosse successo niente. Ma io sapevo quanto ci stava male, nonostante tutti i suoi “eh, pazienza” e le sue risate in classe. Non doveva darmi conferme, sapevo già come si sentiva solo standole vicino e facevo del mio meglio per farla stare meglio.

Chiunque abbia un’amica a cui tiene molto, sa bene che si possono escogitare piani per tutto, per coprirla se deve uscire, per un compito in classe da temere, per un problema con i genitori, per aver disubbidito ad una regola. Ma non si può nulla contro le questioni di cuore di qualcun altro. Essere una presenza costante, si. Ma ciò che riguarda il cuore è del cuore, e le parole alleggeriscono, ma non eliminano certi sentimenti.
L’attesa del dopo, ecco.
Proprio quello che intendevo.
Ma questa è solo la fine poco sorprendente di una storia che mi riguarda dall’esterno. E si sa che ad un punto segue sempre un nuovo paragrafo. Non scriver
ò mica tutto in una volta! Perciò prendi queste poche pagine come incipit del racconto del mio sporco falso fottuto amore estivo.
E dato che sono una gran esibizionista, fan di GG…

xoxo
Viviette

   
 
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