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Autore: Cluss    25/08/2012    4 recensioni
Mi accarezzò delicatamente la guancia, e la sua mano non mi sembrò mai familiare come in questo attimo; mi sembrava di conoscerlo da sempre, non l’Haymitch che tutti credevano che fosse, ma quello che ora sedeva accanto a me, che mi abbracciava e mi rassicurava.
-Ora devo andare.
Ma mentre stava per alzarsi dal letto, gli presi una manica della giacca e lo trascinai giù
-No! Non andare via…
-Che c’è, dolcezza? Non riesci a stare lontana da me?
Ecco. E’ tornato il vecchio Haymitch! L’uomo presuntuoso e indelicato che tutti conoscono!
-Haymitch, sei sempre il solito presuntuoso! Io sto soffrendo e tu ti prendi gioco di me! Perché non riesci a capirmi? Pensavo che finalm…
Ma non feci in tempo a finire la frase, che lui mi sollevò il mento con un dito, e in meno di un secondo mi chiuse la bocca con un bacio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’emozione inaspettata
 
 
 
 
Non avrei mai pensato che mi sarei sentita così triste per un tributo del distretto 12, ma vedere Katniss vomitare sangue mi faceva venire davvero da piangere. In fondo che avevano fatto di male questi ragazzini? Erano soltanto delle vittime innocenti schiave degli sguardi avidi e divertiti degli abitanti di Capitol City. Sentivo gli occhi cominciare a farsi umidi e sapevo che non sarei riuscita a trattenere le lacrime ancora per molto. Non voglio che gli altri mi vedano piangere, apparirei debole e questo non è un comportamento che si addice ad una ragazza di Capitol. Piangere per un tributo, per giunta del distretto più debole, non sarebbe visto di buon occhio. Decisi di andare nella mia stanza a dare sfogo alla mia tristezza, e mentre andavo lanciai uno sguardo ad Haymitch occupato con gli sponsor. Non sarebbe stato tanto semplice ottenere quel medicinale per la bruciatura di Katniss, ma confido nell’abilità di Haymitch. Entrai nell’ascensore e premetti il tasto 12. Quando si chiusero le porte e nessuno potè più vedermi, cedetti e scoppiai in un pianto a dirotto. Quando raggiunsi la mia camera mi buttai sul letto ed affogai il mio pianto sul cuscino rosa. Non riuscivo a credere che Peeta si fosse unito ai favoriti, non era il tipo che farebbe mai una cosa del genere! Mi era sembrato un ragazzino tranquillo e leale, ma forse è vero che l’arena cambia le persone. E Katniss… Lei che sta rischiando la vita tra le fiamme, da sola, ferita, indebolita dall’aria contaminata dal fumo. Non so perché, ma per la prima volta mi sentii terribilmente in colpa; ero stata io ad estrarre i loro nomi, erano nell’arena perché io li avevo chiamati. Non sopportavo di essere una cittadina di Capitol, pensando a quegli innocenti che si uccidevano solo per farci divertire! Mi sono davvero affezionata a Peeta e Katniss, forse perché nutrivo qualche speranza in una loro possibile vittoria, ed Haymitch si era finalmente deciso ad aiutare sul serio questi ragazzi.
Improvvisamente sentii bussare alla mia porta, mi asciugai gli occhi e dissi:- Chi è?-
 - Haymitch.
- Che cosa ci fai tu qui?
- Ti ho visto scappare via, dolcezza, pensavo ti fosse successo qualcosa.
- Non è ninte, Haymitch, davvero!
- Non sei brava a mentire, tesoro… Vuoi  aprirmi o hai deciso di lasciarmi fuori?
Non sopporto questo suo modo di fare! Non è affatto galante, non si parla così ad una ragazza! Mi alzai controvoglia e andai ad aprire la porta.

-Finalmente ti sei decisa, dolcezza!

Lui entrò nella stanza e si mise a sedere sul mio letto. Lo guardai, e lui mi guardò.

-Ti ho sentita piangere. Che cosa c’è che non va?

-Non ho voglia di parlarne.

Le mie parole erano rotte dal pianto, e le lacrime avevano ricominciato a bagnarmi il viso. Haymitch mi fece cenno di andare a sedermi accanto a lui, ed io mi accorsi che stavo muovendo dei passi verso il letto. Appena mi sedetti, mi sorprese avvolgendomi fra le sue braccia. Inizialmente mi irrigidii, sorpresa da questo suo insolito gesto, ma poi mi lasciai andare appoggiando la testa sul suo petto. Mi accarezzava dolcemente la schiena ed io mi strinsi di più a lui.

-Adesso calmati eh, dolcezza.

-Vorrei, ma non ci riesco! Non riesco a non pensare a tutte quelle piccole vite che si spegneranno per colpa nostra! Per colpa mia!

-Oh Effie, non essere così sciocca! Tu che colpa avresti?

-Come sarebbe a dire! Sono io quella che ha estratto i loro nomi! Sono io che faccio parte della popolazione di Capitol City che si diverte a guardare la morte dei ragazzini! E’ una sensazione orribile!

-E quando hai visto me nell’arena, dolcezza? Come ti sei sentita?

-Per favore, Haymitch! Ero soltanto una bambina! Come potevo rendermi conto di ciò che stavi passando!

Pensando a quello che anche Haymitch doveva aver passato nell’arena, ricominciai a singhiozzare e strinsi con le dita la sua camicia.
Dopo poco che mi fui avvinghiata furiosamente a lui, mi prese le spalle e mi guardò con uno sguardo estremamente dolce, quasi protettivo. Non era da Haymitch, cosa aveva in mente?
E continuò a sorprendermi. Scostò una ciocca della parrucca blu elettrico dalla mia fronte e mi fissava. Mi fissava intensamente e il mio cuore iniziò stranamente a battere velocemente, e non voleva fermarsi! Ma perché? Insomma, era Haymitch!
Mi asciugò le lacrime dal viso ed emisi un impercettibile sospiro sotto il suo tocco. Mi persi nei suoi bellissimi occhi, che finora non avevo mai notato, e mille pensieri mi attraversarono la mente. Che diavolo era successo all’Haymitch che tutti conoscevano? Quell’uomo rude, ubriacone e insensibile? Che stesse facendo tutto questo soltanto per me? Ero confusa e triste, ma con lui vicino a me mi sentivo tranquilla, e sapevo di poter essere me stessa. Niente trucco, niente parrucca colorata, niente vestiti all’ultima moda. Solo me, Effie.

-Grazie di tutto, Haymitch…

-Di niente, dolcezza!

Mi accarezzò delicatamente la guancia, e la sua mano non mi sembrò mai familiare come in questo attimo; mi sembrava di conoscerlo da sempre, non l’Haymitch che tutti credevano che fosse, ma quello che ora sedeva accanto a me, che mi abbracciava e mi rassicurava.

-Ora devo andare.

Ma mentre stava per alzarsi dal letto, gli presi una manica della giacca e lo trascinai giù

-No! Non andare via…

-Che c’è, dolcezza? Non riesci a stare lontana da me?

Ecco. E’ tornato il vecchio Haymitch! L’uomo presuntuoso e indelicato che tutti conoscono!

-Hymitch, sei sempre il solito presuntuoso! Io sto soffrendo e tu ti prendi gioco di me! Perché non riesci a capirmi? Pensavo che finalm…

Ma non feci in tempo a finire la frase, che lui mi sollevò il mento con un dito, e in meno di un secondo mi chiuse la bocca con un bacio. Le sue labbra sulle mie, non c’erano più distanze. Il mio cuore ricominciò a battere forte, e potevo sentire che Haymitch, quello di prima, era tornato a proteggermi. Mi abbandonai completamente a lui e schiusi la bocca. Potevo sentire la sua lingua umida insinuarsi nella mia bocca, fino a cominciare ad intrecciarsi con la mia. Fu un bacio passionale e dolce ad un tempo stesso. Pieno di emozioni. Fu una cosa davvero inaspettata e bellissima, era come se il tempo si fosse fermato. Ci staccammo, gli occhi a pochi centimetri che si scrutavano a vicenda, esplorando ogni singolo angolo delle nostre anime.

-Invece io ti capisco benissimo, dolcezza.

Che cosa? Ah, si riferiva agli insulti che gli avevo lanciato prima.

-Oh, Haymitch! Mi dispiace. Non volevo dirti quelle cose… Solo che…

-Shhh…

Mi poggiò delicatamente un dito sulle labbra

-Non sei tu quella che deve trovare giustificazioni, dolcezza.

Non mi lasciò neanche il tempo di pensare che si rimpossessò delle mie labbra, donandomi un bacio ancor più passionale di quello di prima, che mi faceva venire voglia di conoscerlo fino in fondo.
Quando mi abbandonò mi sentii vuota. Mi mancava il calore del suo corpo e delle sue labbra sulle mie, sentivo il bisogno di averlo con me.

Che mi sia innamorata, io Effie? No, non di Haymitch. Eppure sapevo che quell’Haymitch che avevo conosciuto non mi avrebbe mai abbandonata, sarebbe stato accanto a me e mi avrebbe protetta fino alla fine. Quella sera qualcosa era nato, qualcosa che sarebbe stato destinato a crescere.

  
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