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Autore: La Mutaforma    26/08/2012    2 recensioni
Ripensandoci, la sua vita era stata povera di amori, e non conosceva i palpiti furiosi che gli accoltellavano il cuore. Che anche l’amore fosse un po’ assassino? Sorridendo, Altair realizzò di amarla, più di ogni altra cosa, più del potere, più della vita. Più della conoscenza. Un amore più vitale del caos, più caotico dell’universo, più desiderabile di qualunque illusione terrena.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Altair conosceva il silenzio, e i suoi mille suoni.

Quello sordo e cupo del silenzio sofferto.

Quello chiaro e nitido di un silenzio segreto.

Quello scuro e ritorto del silenzio sarcastico.

Con un sorrisetto sicuro di sé, Altair avrebbe potuto dichiarare apertamente che lui era cresciuto immerso nel silenzio come le radici dei papiri sono immerse nell’acqua.

Il che rendeva tutto più strano, più curioso, più desiderabile.

Quel silenzio che aleggiava in quella stiva salata tra lui e Maria era diverso da qualunque altra cosa avesse mai udito.

Non era né pesante come l’imbarazzo, né lieve come la consapevolezza.

Era solo… silenzio. Come se non ci fosse stato bisogno di dire nient’altro.

 

La osservava a lungo, pensando che avrebbe potuto farlo senza smettere per ore. Il viso pallido di Maria era quasi più ipnotizzante della Mela, quel segreto che doveva proteggere e custodire. Quegli occhi chiari, che si erano schiusi per la prima volta nella lieve nebbiolina nell’aria tipicamente britannica….

Ripensandoci, la sua vita era stata povera di amori, e non conosceva i palpiti furiosi che gli accoltellavano il cuore.

Che anche l’amore fosse un po’ assassino?

Sorridendo, realizzò di amarla, più di ogni altra cosa, più del potere, più della vita. Più della conoscenza. Un amore più vitale del caos, più caotico dell’universo, più desiderabile di qualunque illusione terrena. 

 

In silenzio, Altair le prese la mano e gliela strinse con delicatezza, lì, dove la gemma di Roberto di Sable scintillava dolorosamente specchiandosi nei grandi occhi di Maria. 

 

Äna hē bēk, Maryam” mormorò lentamente l’assassino al suo orecchio, assorto in piena contemplazione, convinto che non lo stesse ascoltando.

“Che hai detto?”

“Che sei insopportabilmente sfuggente. Non sai apprezzare il silenzio.” mentì lui, punto sul vivo. La sua voce volteggiò nell’aria umida come un aquila libera in mare di suoni.

Perfect. E smettila di chiamarmi Maryam”

   
 
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