Un sorriso
Un sorriso. Mmm, sì, forse è iniziato tutto
da quello.
Oh, lo sapete bene di chi parlo. Di Potty,
ovviamente.
Mai avrei pensato che un sorriso sciogliesse
il cuore, cambiasse i sentimenti da così a così o che li trasformasse completamente
in qualcosa di definitivo.
.
.
Occhi verdi, capelli neri perennemente
scompigliati, occhiali per niente da filosofo. Scopa da Quidditch in mano ad
ogni bella giornata, amici poco meno di stupidi. Carino, simpatico.
Dal settimo anno avevo iniziato a vederlo
così.
“No, Pansy, no. Assolutamente! È Potter,
ricordi?! Harry Potter! Dovrebbe essere ed è il tuo peggior nemico!” Mi dicevo.
Lo reputavo sempre un idiota che non si
sapeva staccare dai suoi amici, con una pezzente come
-Guardate qua chi abbiamo! Potter!- Ridevo a
quella frase celebre di Draco, ma mi rendevo conto che alla fine stancava.
.
.
Passi. Merda!
Corsi verso la fine del corridoio, ma i passi
si sentivano lo stesso.
Sbattei contro qualcuno e caddi all’indietro.
Non alzai neanche la testa, sapevo che era Gazza.
-Pansy? Tutto a posto?
Pansy?! Chi è che mi chiamava Pansy, oltre a
Draco e Blaise?! Nessuno!
Sollevai di scatto la testa, ma sbattei
contro il suo mento troppo vicino a me.
-Ahi!- Mormorò tastandosi la parte lesa.
–Certo che ci vai pesante!
Mi sorrise.
Oh merda, che bel sorriso. Un sorriso di
quelli che ti fanno sgranare gli occhi, che ti fanno venire la tachicardia
nervosa, che ti fanno inghiottire litri e litri di saliva, che ti bloccano le
corde vocali.
-Tutto a posto?- Mi chiese.
-…sì…scusa.- Riuscii a balbettare con la poca
voce rauca che mi ritrovavo in quel momento.
Mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi.
-Passeggiata notturna, eh, Pansy?. Mi domandò
sarcastico mentre ci sedevamo su uno scalino.
-Chi ti ha detto che puoi chiamarmi Pansy,
scusa?- Domandai con un tono involontariamente tagliente.
Lui mi guardò sorpreso. –Sono settimane che
mi mangi con lo sguardo e adesso fai la preziosa? Ma dai!
Oh merda. Ma che brava. E non me ne ero
neanche accorta. Sbuffai.
-Colta sul fatto, eh?
-La smetti di fare il cretino?!
-Tanto lo so come va a finire.- Disse una
frase insensata. Insensata perché non c’entrava una mazza con la nostra
discussione.
Lo fissai stupita. –Che stai dicendo?-
Domandai.
-Che so come andrà a finire la serata.-
Ripeté convinto.
-Cosa vuol dire, razza di cretino?!
-Che stasera, prima di separarci, tu mi
bacerai.
Rimasi spiazzata, ma cercai di non darlo a
vedere. –Aspetta e spera.- Ribattei con un sorrisetto ironico sulle labbra.
-Non ci spero, tranquilla.
-Idiota.
-Senti chi parla!
Gli lanciai uno sguardo obliquo. –Ti ho già
detto che sei idiota?
-Sì.
Passi pesanti, strascicati.
Ci fissammo spaventati e indecisi sul da
farsi. Due secondi dopo lui si illuminò e tolse dalla tasca un mantello strano,
con un alquanto strano motivo floreale.
-Non vorrai mica nascondermi lì sotto!-
Sibilai inviperita.
-Taci!- Fece svolazzare il mantello e lo fece
cadere sopra le nostre teste. –Abbassati.
Piegai le ginocchia.
Sentivo il suo respiro vicino al mio collo.
Troppo vicino al mio collo. Sopra il mio collo.
-Cosa stai facendo?!- Bisbigliai con il cuore
che ballava samba e latino americano contemporaneamente.
-Respiro forse?!- Ribatté lui inviperito.
Ok, forse avevo un po’ esagerato.
-Mrs. Purr, hai sbagliato. Maledetti
ragazzacci!- Esclamò Gazza passando davanti a noi.
Una volta assicuratosi che Gazza fosse
sparito dal corridoio, Harry sollevò il mantello.
-Mantello dell’invisibilità, eh?- Commentai.
-Tu devi farti perdonare, sai?- Mi comunicò
serio.
-Cosa?!
-E per farti perdonare potresti…baciarmi?- Mi
si avvicinò pericolosamente. Se fosse stata un’altra occasione lo avrei
lasciato fare, ma non avevo niente da farmi perdonare.
Lo allontanai.
-Ma che fai?- Mi chiese smarrito.
-Non ho niente da farmi perdonare. Anzi, mi
stai iniziando a dare fastidio, perciò me ne vado.- Mi incamminai verso
l’uscita dal corridoio, ma mi fermai a metà strada.
Esiste una cosa che ci fa fare le cose più
stupide quando meno ce lo aspettiamo, che rendono le persone più riflessive e
calcolatrici degli audaci. Come si chiama quella cosa?
Mi avvicinai a lui e lo baciai.
-Avevi detto prima di separarci.- Bisbigliai
a mo’ di scusa.
Da prima lui mi fissò smarrito, meravigliato
e confuso. Poi mi sorrise.
-Prima di separarci.- Ripeté.
Io mi allontanai di corsa.
Come si chiama quella cosa?
Ah, sì…amore.