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Autore: babykit87l    26/08/2012    1 recensioni
Tre storie diverse per tre frasi differenti. Nella prima, ambientata nel periodo post Cell, Gohan ripensa a suo padre; nella seconda, Crilin esprime i suoi sentimenti nei confronti di C18; nella terza  e ultima, Vegeta fa i conti con i propri sentimenti per i suoi cari.
Note dell'autrice: questa raccolta è arrivata 5° al contest indetto da Fanny_rimes "c'è una frase per te"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Crilin, Gohan, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NICK EFP/ FORUM: Babykit87l
TITOLO: AMO ET ODI
PACCHETTO: Kebab
GENERI: malinconico/introspettivo/triste; romantico/sentimentale; drammatico/introspettivo
RATING: verde
OPZIONE SCELTA: opzione 2
AVVERTIMENTI: oneshot/drabble
N° FRASI USATE: Tre
FANDOM (SE NON ORIGINALE): DragonBall
INTRODUZIONE: Tre storie diverse per tre frasi differenti. Nella prima, ambientata nel periodo post Cell, Gohan ripensa a suo padre; nella seconda, Crilin esprime i suoi sentimenti nei confronti di C18; nella terza e ultima, Vegeta fa i conti con i propri sentimenti per i suoi cari.
NOTE (se ve ne sono): questa raccolta è arrivata 5° al contest  "c'è una frase per te" di Fanny_Rimes


1. I CINQUE STADI DEL DOLORE

Si dice che, quando muore una persona cara, per chi rimane in vita esistano cinque stadi del dolore, prima di elaborare definitivamente il lutto: la negazione, la rabbia, il patteggiamento, la depressione e infine l’accettazione. Tutti, quando abbiamo dato la notizia della tua morte papà, hanno attraversato queste fasi.

Tutti, tranne me.

Di certo io ho saltato a pie pari il primo stadio e sono passato direttamente alla rabbia.

Mi è montata in petto espandendosi dentro di me e sono riuscito a farla esplodere proprio contro chi ti aveva fatto fuori, nonostante abbia vacillato sulle mie capacità.

Poi al palazzo del Supremo con le sfere le drago ho creduto di poterti riabbracciare, tuttavia tu sei voluto rimanere nell’aldilà.

Mi sono convinto di potercela fare e di aver ormai accettato il fatto che tu non ci fossi più, ma non è così.

Mi manchi.

Ogni volta che vedo la mamma davanti ai fornelli, ogni volta che passo davanti alla vostra camera o vado in cerca di un po’ di legna per il fuoco, il mio pensiero è rivolto a te. Credevo di farcela ma non è così perché eri tu che mi davi la forza.

Tu hai sempre creduto in me e io in te.

Credevo ad ogni cosa che dicevi.

Ti ho creduto anche quando, in quei tre anni prima dell’arrivo dei cyborg, mi avevi detto che mi saresti stato sempre vicino.

Le mie labbra si increspano in un sorriso amaro, mentre penso al fatto che mi hai mentito.

Senza volerlo, sia chiaro.

Ci credevi in quelle parole, eppure non hai esitato un momento nella tua decisione.

Sei morto e sei voluto rimanere nell’aldilà. Non hai mantenuto la tua parola.

È vero, sento la tua presenza affianco a me ogni momento, ma non è la stessa cosa. Non basta.

La tua presenza non basta quando la sera, prima di addormentarmi, avrei bisogno di un abbraccio o di un bacio sulla fronte, come facevi quando ero più piccolo. Perché in fondo sono ancora piccolo.

Non basta quando la mamma deve andare dal medico per la visita di controllo e avrebbe bisogno di una stretta di mano, mentre il dottore le indica la sagoma di un feto nella sua pancia.

Forse non te ne sei mai accorto ma eri la nostra roccia, la nostra forza. Lo sei sempre stato. E ora cosa dovremmo fare?

Come pensi che potremmo andare avanti eh?

Non capisci che senza di te la vita non ha più quel sapore di un tempo?

Non capisci che, per quanto forte, io rimango sempre un bambino? E i bambini, papà, hanno sempre bisogno di un padre. Un padre che li guidi e che insegni loro come si fa a camminare, stringendo la mano, fianco a fianco, per poi lasciarli andare. Ma tu non hai fatto così, non ho ancora imparato a camminare da solo e mi hai già lasciato la mano. Come puoi pensare che io non cada senza prima aver imparato eh? Avresti dovuto starmi vicino, fianco a fianco. Mi hai lasciato una grande responsabilità e io l’ho accettata, malgrado non mi senta ancora abbastanza grande da affrontarla. Lo so, hai sempre creduto nelle mie capacità, me l’hai dimostrato nella stanza dello spirito e del tempo e quando, al culmine dello scontro con Cell, mi hai lasciato campo libero. Ma questa, papà, è una prova troppo difficile. Per questo papà io non sono ancora pronto.

Mentre questi pensieri affollano la mia mente le lacrime scorrono veloci sul mio viso.

Ripenso a quei cinque stadi. Sono decisamente nella fase della depressione.

   
 
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