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Autore: MaryluckHazza90    26/08/2012    2 recensioni
In un collegio inglese non molto lontano da Londra i ragazzi sono sempre silenziosi e ubbidienti ad eccezione di tre ragazze, le più famose della casa istruttiva.
Giorgia, Victoria ed Angela sono animi ribelli, dal carattere forte e irrequieto, abili nel non farsi scoprire e ingestibili.
C’è poco da fare con loro, i piedi in testa non se li fanno mettere e nessuno può ormai gestirle.
Al centro della capitale inglese, in una mega-villa di due amabili lavoratori, vivono cinque ragazzi, cinque fratelli, i loro nomi sono: Niall, Harry, Zayn, Luois e Liam.
Questi ragazzi hanno un carattere forte e inconsueto, amano le gare, sono scapestrati e naturalmente sono ingestibili.
Nessuno di loro crede nell’amore, nella giustizia e nelle persone che li circondano.
Ma saranno proprio questi pregiudizi che li cambieranno in maniera sconvolgente, anche se questo loro non lo sanno.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Visi d’angelo

 

Capitolo 1

“Siamo quasi arrivati”

 
 
POV GIORGIA
 

Eravamo sedute da ore su questo autobus, il sedere mi sta va diventando tutto uno con il sedile in pelle di questo dannato coso ed anche se eravamo in viaggio da tempo interminabile, sembrava che non arrivassimo più.
Dopo aver ascoltato la musica, aver provato a dormire o a navigare su internet con il cellulare, il mio livello di sopportazione era arrivato al limite e girandomi verso le mie due amiche vidi anche loro abbastanza scocciate da questo viaggio interminabile.
“Ma quanto manca, cavolo?” gridò Victoria con tutta la forza che aveva in corpo.
Dall’altra parte, vicino all’autista, ci arrivò una risposta.
“Victoria modera i termini, ragazza e siamo quasi arrivati” disse l’istruttrice.
Sarà almeno la sesta volta che ripete –siamo quasi arrivati- con la sua voce da carino spennato, talmente odiosa da ucciderla ogni volta che parla.
Vic che aveva le cuffie in testa tra i suoi leggiadri capelli e batteva il piede sul sedile cui erano appoggiati a tempo di musica, fece un’espressione scocciata sbuffando in continuazione.
“Ma cosa cazzo vuole questa, chi si crede di essere per dire a me cosa cavolo devo fare o meno?”  gridò la mia amica, alla quale non importava un bel nulla di essere sentita, beh neanche a noia dir la verità.
La donna alta, spigolosa, magra come una canna da zucchero, vestita di grigio con i capelli legati in una crocchia, si avvicinò a noi con passo spedito, continuando a sbattere sulla mano quella tanto odiosa bacchetta nera che portava sempre con lei.
Arrivata con la sua insolenza e bruttezza all’ultimo posto del bus dove c’eravamo solo noi, prese la bacchetta puntandola contro Victoria.
“Senti ragazzina tu devi obbedirmi e soprattutto rivedi i termini con i quali ti rivolgi a me” disse quell’essere raccapricciante urlando per farsi sentire a tutti.
Le piaceva mettersi in mostra e non c’era dubbio su questo, peccato che ancora non ci conosceva bene.
A guardarla mi faceva quasi pena, era appena arrivata nel nostro Collegio e ancora non sapeva come funzionavano qua dentro le cose, noi non amavamo in particolar modo i nuovi arrivati ma era divertentissimo prenderli in giro e rimetterli a posto, naturalmente non ci poteva fregar di meno che questi fossero docenti.
Mi girai lentamente vicino alla biondina accanto a me , Angela e con un’occhiata complice iniziammo a sghignazzare piano, per non farci sentire ma non è che poi alla sua ramanzina avremmo preso provvedimenti, standocene zitte anzi saremmo state ben liete di continuare.
La nostra amica che era comodamente seduta con i piede agli ultimi sedili, alzò piano la testa e, notando la donna con gli occhiali da tartaruga, si eresse nella sua meravigliosa statura nonché bellezza.
“Ascoltami bene cornacchia, tu non puoi dare ordini a me, chiaro? Se non sai chi sono guardati in giro e chiedi ai tuoi colleghi, scoprirai ben presto che tu non sei nulla o meglio nessuno per dirmi che fare o cosa fare, e vedi non lo puoi fare neanche con loro due, azzardati nuovamente a parlare con me in questi termini e ti giuro su quello che ho di più caro al mondo che ne pagherai le conseguenze, tu e tutta la scuola.”
Finì la sua arringa puntando il dito su di noi, la donna che non si era scomposta seguì la mano bianca di Victoria fissandoci con aria di superiorità.
Quando odiavo quella donna? Tanto e non avrebbe avuto vita facile al Collegio.
Io ed Angela ala guardammo dalla testa ai piedi con aria schifata e poi con una sola occhiata la fulminammo e impaurimmo.
Infatti la donna poco affabile, si ritirò sconcertata da me e le mie amiche mentre tremando tutta se ne tornava al suo posto.
Vichy si rimise al suo posto con molta grazia, come se non fosse successo niente ma sapevo bene che nella sua mente si stavano susseguendo i vari modi per ucciderla o fargliela pagare, povera donna non avrebbe resistito a lungo in questo Collegio, gli do tre mesi e sono sicura che non la rivedremo più.
Vic ci fissò e tutte e tre scoppiamo in una sonora risata che guadagnò non poche occhiatacce da parte dei nostri compagni.
Quei quattro ragazzi che non avevano neanche il coraggio di dire no ad un professore, imbecilli, che cavolo vi potrà mai fare?
Come si permettevano a fissarci con rimprovero?
Dementi, non si ricordano forse chi siamo?
Sembrò che le domande che avessi posto mentalmente si era diffuse a una delle mie amiche che non ci pensò due volte a metterle in atto.
“Beh che cavolo avete da guardare, va bene che siamo bellissime, delle fighe da urlo e siamo le più popolari ma nessuno vi ha dato il permesso di fissarci e se ci provate nuovamente avrete brutte sorprese, poi ci sciupate così, inoltre cazzi vostri mai è?” disse la ragazza dal viso tenero.
Beh la nostra cara Angie anche se poteva sembrare fatta di zucchero e pasta frolla in realtà era satana al cento per cento e nessuno le poteva mettere i piedi in testa, ne tanto meno a me e a Vichy.
I ragazzi alle sole parole della bionda si girarono velocemente, troppo impauriti e tremanti per rispondere, altra ilarità si disperse fra di noi.
Eravamo piegate in due dalle risate con le mani sulla pancia era bellissimo prenderli in giro, il nostro comportamento era stato notato da Mrs Racchia che si avvicinò a noi, ancora non l’hai capita la lezione?
Prese quell’orribile bacchetta di legno nera e me la puntò ad un centimetro dal mio naso.
“Signorina la devo informare che sta facendo spettacolo e poi come si è permessa di accorciare la divisa di questa prestigiosa scuola e smettetela di ridere sembrate delle sciacquette senza cervello?” disse con tono austero la donna.
D’un tratto le nostre risate e il rumorio delle voci dei miei compagni si spensero.
Mi alzai leggermente dalla sedie, con aria funesta, abbassai la testa per fissare meglio quella donna minuscola e ridussi gli occhi a due fessure.
“Mi ascolti bene signorina racchia, qui siamo noi che facciamo le regole non l’incontrario, io accorcio la divisa quanto cavolo mi pare e questa scuola non sarebbe così prestigiosa se non ci fossimo noi tre, in terzo luogo non sembriamo delle sciacquette perché il cervello noi ne abbiamo più di lei e se vuole guardi le nostre pagelle nessuna B ha mai marchiato esse, in quarto luogo la finisca di rompere e si compensi a fare il suo lavoro che non è quello di giudicare, e adesso..” dissi tutto questo in un fiato.
Presi la bacchetta che aveva in mano e davanti ai suoi occhi la spezzai in due, senza ritegno.
Aprii leggermente il finestrino di qualche sedile più avanti e la buttai fuori.
“Se ne vada e se prova ancora a sfidarmi non avrà vita lunga in questo Collegio” finii col dire, mi rimisi a sedere nel mio posto, mentre lei era ancora intenta a fissare il punto in cui la sua adorata arma era scomparsa.
Lo ammetto so essere davvero stronza quando voglio, il punto è che lo voglio sempre e adesso non mi importa più delle reazioni degli altri.
“Come ti sei permessa ragazzina” disse la donna avvicinandosi a me.
“Come cavolo si permette le di chiamarmi ragazzina io ho un nome Giorgia, G-i-o-r-g-i-a, forse con lo spelling le risulterà più facile e se mi chiama per cognome è finita, capito? In secondo luogo io faccio ciò che cazzo mi pare lei non è nessuno per darmi ordini!” dissi con tono calmo come se stessi parlando di cosa volevo ordinare.
“Oh mia cara avrà una brutta sorpresa al ritorno” disse lei mentre tornava al suo posto.
Si credeva di spaventarmi con quella frase da quattro soldi? Beh, si sbagliava di grosso.
“Mh e cosa mi fa mi manda dal preside, eh? Si sbaglia di grosso mia cara appena il signor Thomas vedrà il mio faccino la radierà dal programma professori, allora come risponde?”
La donna che era a metà autobus si girò fissandomi e intimorita se ne riandò a sedere al proprio posto, brontolando tra di sé.
Mi girai fissando le ragazze che ridevano a crepapelle e io mi aggiunsi a loro, quando ritornai al posto le ragazze gridarono insieme:
“Batti il cinque Gio’ ” io sorrisi e lo feci.
 
Era passata un’ora dalla litigata con la prof e lei era seduta tesa e non aveva osato darci altro fastidio, spero per che abbia imparato la lezione.
Tornando a noi, ci stiamo tutte e tre annoiando, io gesticolo con le mani, Angela guarda fuori dal finestrino e Vichy sbuffa in continuazione.
“Ragazze, che si fa stasera?” dico per iniziare un discorso.
“Boh, che ne so voi che volete fare?” chiede Angie sovra pensiero.
“Raga ci sono o le gare delle moto oppure festa in spiaggia che scegliete?” chiese Vic.
No, la festa in spiaggia non mi andava di partecipare troppo noiosa e poi c’eravamo state l’altro giorno mentre la gara di moto, eccome se volevo andarci e poi avremmo vinto qualche gruzzoletto.
“Dai andiamo alla gara di moto!” dissi io.
“Uffa Gio’ io voglio andare alla festa della spiaggia” ribatté la dolce e cara Angie che adesso strozzo.
“Angela ci siamo state l’altra sera!” dissi io sbuffando.
“E che ci fa io ci voglio andare” ribadì faccia d’angelo.
“Ma su che così racimoliamo altro gruzzoletto ragazze non possiamo scordarci ciò che vogliamo” dissi io fissandole, sapevamo bene cosa volevamo appena compiuti i diciotto anni saremmo state libere e la nostra idea era quella di comprare una casa.
Da quando eravamo uscite di nascosto dal Collegio la prima volta a 15 anni lo continuavamo a fare e proprio nella prima uscita avevamo scoperto come gareggiare con moto e macchine, non importava se non eri maggiorenne basta che sapevi guidare.
Incontrammo un ragazzo Lucas che ci imparò a maneggiare con i mezzi necessari, in poco tempo diventammo degli assi, imbattibili.
Con i primi soldi ci comprammo le moto e le macchine, dopo di che l’iniziammo a racimolare con l’idea di avere un’abitazione insieme più lontano possibile da questo posto e comprammo anche capi firmati.
Durante questi due anni i contatti con Lucas non si sono persi, infatti è lui che ci tiene i nostri gioiellini con cura e non si azzarda neanche a sfiorarlo, sa benissimo che se troviamo un graffio ai nostri tesori gli avremmo staccato i gioielli di famiglia e dati in pasto ai cani e penso che dopo questa minaccia lui abbia capito cosa significasse mettersi contro di noi.
Tornando al presente.
“Dai Giorgia per una volta divertiamoci e non pensiamo a quello che succede dopo” disse Angela.
Victoria che aveva sentito tutta la discussione in silenzio, si riprese dicendoci tali parole:
“Beh ragazze io un’idea ce l’ho, mie care e dolci amiche ma soprattutto te Giorgia, ho una sorpresa” disse lei agitando i suoi capelli.
Si girò verso il suo zaino con il marchi della scuola e tirò fuori una busta bianca, me la porse gentilmente e io l’afferrai con un grande punto interrogativo sul viso.
Appena l’aprii, un urlo di sorpresa uscì dalle mie labbra e mi buttai a peso morto su una delle mie migliore amica, baciandole in continuazione le guance.
Le scoppiò a ridere e cercò di scansarmi anche se io non accennavo a muovermi, allora lei prese i miei fianchi iniziando a farmi il solletico, solo in quel momento mi staccai e riservai lo stesso trattamento ad Angela che si lasciò baciare e onorare da me.
“Vi amo” gridai.
“Anche noi, sweety” sorrisi rimettendomi al mio posto composta.
Mi girai, sentendo gli sguardi puntati su di me.
“Beh cazzo vi guardate?” dissi con arroganza, loro subito si girarono e io guardai ancora le miei amiche con il sorriso in viso.
“Dove li hai trovati?!” dissi euforica.
“Beh sappi che ho i miei trucchi” disse lei.
Sorrisi e guardai ancora quei tre biglietti che facevano bella mostra tra le mie pallide mani, troppo bello per essere vero, non ci potevo credere.
Stasera saremmo andate ad una gara di macchine sulla sabbia, erano anni che volevo parteciparvi ma era solo per i raccomandati ma oggi anche noi ne avremmo fatto parte e naturalmente avremmo vinto, ci saremmo divertite questo era sicuro.
 

 
 

 
Angolo “autrice”
 
Ciao ragazze/i spero che questa storia vi piaccia.
È la mia prima storia sui mie artisti preferiti i One direction e spero che vi coinvolga almeno un pochino.

Vi chiederei se per favore potreste lasciarmi almeno una piccola recensione per dirmi cosa ne pensate e se devo continuare.
Se dovete essere cattivi fate pure, voglio imparare dai miei errori.
Grazie


MaryluckHazza90
 

  
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