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Autore: Severa Crouch    26/08/2012    11 recensioni
Cosa si cela dietro le pagine della Gazzetta del Profeta? In secoli di vita, il più famoso organo di informazione del mondo magico non ha mai subito tante pressioni come all'indomani del Torneo Tremaghi.
Quando la politica tenta di controllare l'informazione dimostra di sottovalutare il Quarto Potere. La stampa si piega alle direttive del ministro Caramell o è solo una mossa tattica per evitare ritorsioni da parte del Ministero? Nessuno può mettere a tacere Rita Skeeter, neanche il Ministro della Magia. Ed ogni cronista ha l'anonimato delle sue fonti da proteggere.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Rabastan Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
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Quello che i giornali non dicono

 

 

Silente gabbato da un ragazzino: è l'uomo a cui affidare i vostri figli?
- di Rita Skeeter -

I tragici eventi del Torneo Tremaghi hanno lasciato un dubbio: crediamo davvero che i nostri figli siano al sicuro sotto l'occhio (non più tanto vigile) di Albus Silente?

Il mago vegliardo sta perdendo colpi. La verità la conoscono in pochi, il Ministero tende a nasconderla, ma la vostra Rita ha una fonte attendibile, ben più attendibile del Ragazzino Occhialuto con manie di protagonismo dalle cui labbra pende il preside di Hogwarts.

La fonte, ovviamente, vuole restare anonima.

Per fare chiarezza occorre fare un passo indietro nel tempo, e smascherare uno scandalo che per troppo tempo è stato celato: l'evasione di Barty Crouch jr.

Il figlio dell'allora Presidente del Wizengamot fu condannato alla reclusione a vita ad Azkaban, per essere un seguace di Voi-Sapete-Chi ed aver preso parte alla tortura degli Auror Frank e Alice Paciock.

Un anno dopo la condanna, l'inflessibile Bartemius ha fatto evadere il figlio con uno stratagemma: la pozione Polisucco, scambiando il figlio con la moglie morente. Tanti anni sono passati senza che nessuno sapesse niente e Bartemius continuasse a godere della fama di uomo integerrimo. Evidentemente, essere bravi attori è una dote di famiglia in casa Crouch perché il figlio, pericolosissimo criminale, è fuggito, ha rapito Alastor Moody e ha preso le sue sembianze per sabotare il Torneo Tremaghi, il tutto sotto l'occhio di Silente.

Possibile che un ragazzino, pazzo criminale, sia stato in grado di ingannare Albus Silente? Alastor Moody e Albus Silente sono ottimi amici da lunga data. Possibile che un estraneo possa prendere le sembianze di un amico stretto di Silente senza essere scoperto?

È questo l'uomo a cui affidiamo i nostri figli?

Silente non ha voluto rispondere alle nostre domande, continuando a dare retta alle farneticazioni di Potter, ma a questo punto, viene da domandarsi: se Voi-Sapete-Chi è tornato, di chi è la colpa? Silente ha permesso la partecipazione di Potter al Torneo Tremaghi, non si è accorto che ci fosse un impostore ad Hogwarts e non ha vegliato sulla sistemazione della Coppa Tremaghi. Troppe ombre aleggiano sulla sua figura, che sia arrivata l'ora della pensione?

 

 

“Cosa è questa roba?” urlò Barnabas Cuffe, editore della Gazzetta del Profeta.

“Che domande, la cronaca degli eventi”, replicò Rita, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, mentre puliva la sua Piuma Prendiappunti dai residui di inchiostro.

Barnabas sembrava in grandi ambasce, la storia era sensazionale, probabilmente avrebbe venduto un sacco di copie: lo scandalo di Crouch senior, l'evasione del figlio, Silente fregato... potenzialmente era uno scoop, le famiglie del Mondo Magico sarebbero saltate sulle loro comode sedie, però... C'era un però, un grandissimo, enorme però.

Quel però si chiamava Cornelius Caramell.

Il Ministro della Magia aveva telefonato ieri sera sconvolto e, per la prima volta da quando Barnabas lo conosceva, aveva urlato. La Gazzetta del Profeta avrebbe dovuto seguire la linea decisa dal Ministero, altrimenti tutte le sovvenzioni e le autorizzazioni al giornale sarebbero state revocate, si sarebbe disposto il sequestro della stampa, inoltre, offriva scoop e anteprime sulle nuove azioni del Ministero.

Secondo Caramell occorreva screditare Potter e Silente, e l'articolo di Rita era perfetto in tal senso, ma occorreva anche negare il ritorno dell'Oscuro Signore, non dare voce a chi sosteneva il pericolo, in una parola, occorreva tranquillizzare l'opinione pubblica.

Barnabas aveva chiesto il perché di tutto ciò, da buon cronista ricordava i tempi della Prima Guerra Magica, fiutava il marcio sotto il tono imperioso, le minacce e le offerte di esclusive: l'atteggiamento era contraddittorio, quindi sospetto. Nel corso della sua lunga carriera Barnabas era sempre riuscito a fiutare il sospetto a miglia di distanza.

Alla fine, però, aveva dovuto piegarsi alla politica ministeriale, fingendo di accontentarsi della versione ufficiale, secondo cui c'erano una serie di controlli da fare e non valeva la pena allarmare l'opinione pubblica.

Barnabas conosceva Rita troppo bene, l'aveva scoperta lui ed era stato lui ad insegnarle i trucchi del mestiere, a muovere i primi passi e diventare la cronista spregiudicata per cui era tanto famosa. Lei non si sarebbe mai bevuta la patetica spiegazione fornita da Caramell, occorreva essere sinceri con Rita, perché odiava essere presa in giro, ed era vendicativa. Inoltre, da ex cronista, lui sapeva benissimo quanto potesse essere frustrante subire la censura: occorreva prendere tempo.

Si sfilò gli occhiali squadrati, prese un panno per pulirli e sospirò: “L'articolo non verrà pubblicato, Rita”.

La Skeeter fece cadere la Piuma, si sfilò gli occhiali, per osservare meglio il suo editore: “Perché mai? È una storia che ci farebbe vendere moltissime copie!”

“Lo so bene. Ordini dall'alto, mi dispiace”, replicò solo.

Rita sorrise, incurvando in un ghigno le labbra scarlatte, alzò il sopracciglio con il suo sguardo sarcastico, inforcò nuovamente gli occhiali e disse: “Sai di dovermi delle spiegazioni ulteriori, Barnabas, non aspettarti che io accetti questi monosillabi. Non provare a fare l'editore cattivo, non ci cascherei”.

Barnabas alzò gli occhi al cielo, rimise gli occhiali e provò a spiegarsi con tono conciliante:

“Sai che odio interferire con il lavoro dei miei cronisti. Ieri è piombato Caramell, mi ha imposto di seguire la linea ministeriale, dice che deve fare dei controlli e non vuole turbare l'opinione pubblica”.

“Caramell è così in malafede da aver eliminato l'unico testimone attendibile, Crouch jr. Se scrivessi quello che so di lui, finirebbe per mangiarsi quell'orribile bombetta che porta sempre sul capo”, rispose Rita piccata, poi aggiunse: “La verità è che ha paura, o nasconde qualcosa”.

“Vuoi indagare?”, chiese Barnabas.

Rita sorrise mordendosi un labbro. “Ho un'idea: lasciami fare dei controlli, manterremo una linea editoriale filo-ministeriale, asseconderemo Caramell, in cambio ti chiedo di garantirmi l'appoggio per l'inchiesta che intendo condurre”, disse mentre l'espressione attenta di Barnabas. “Se Tu-Sai-Chi è tornato, presto Caramell cadrà ed il libro sulle sue magagne venderà milioni di copie in tutto il Mondo Magico”, concluse, pregustando gli articoli sui record di vendite della sua prossima inchiesta.

“Pubblicheremo estratti del libro in esclusiva?”, chiese Barnabas, che già pensava alle copie vendute, gli abbonamenti e la fame di notizie: gli scandali politici interessavano sempre l'opinione pubblica, specie in tempi difficili ed incerti come quelli che vivevano.

“Ovviamente”, rispose Rita strizzando l'occhio in segno di intesa.

Barnabas sorrise, scrutando la sua reporter dalle unghie scarlatte, lanciò un rapido sguardo alla scrivania che si riempiva con le notizie che continuavano ad arrivare per preparare l'edizione dell'indomani e disse: “Hai carta bianca: portami una bella storia, incastra Caramell, mostrami il marcio che nasconde”.

 

* * *

 

“Sirius Black? Secondo Caramell, sarebbe stato Black a far evadere da Azkaban i Mangiamorte?”

Rita urlava. In quegli ultimi mesi le riunioni di redazione divenivano sempre più accese. Si stava in piedi fino a tardi per la chiusura del giornale. C'era da sistemare la prima pagina, il titolo, gli articoli e gli inserti: tutto doveva essere controllato. Caramell passava ogni giorno dalla redazione, aveva lunghi colloqui con Barnabas Cuffe e quando andava via iniziavano le urla in redazione.

“Rita, calmati”, disse Winkus, mentre fumava nervosamente la pipa.

“Non dire di calmarmi, Winkus, io questo articolo non lo scrivo: è un'offesa all'intelligenza dei lettori!”, sbottò Rita esasperata, poi guardò il suo editore e si rivolse a lui: “Barnabas, ti avevo promesso un basso profilo, ma questo è troppo, so io come accertarmi su chi è il vero responsabile dell'evasione di massa ad Azkaban”.

“Da quando ti fai problemi nel gettare fango su qualcuno, Rita?”, chiese caustica Zamira.

“Non mi stupisco che tu curi ancora la pagina dei problemi magici quotidiani se non conosci la differenza tra enfatizzare e mentire. La sottoscritta Rita Skeeter non prende in giro i suoi lettori, sottolinea quello che gli altri non vogliono vedere”, rispose altrettanto caustica.

Rita non sopportava Zamira, una strega sciatta che le stava sempre dietro come un avvoltoio, che aspettava un suo passo falso per prendere il suo posto. Beh, avrebbe dovuto aspettare ancora: di certo Rita Skeeter non si sarrebbe fatta mettere in difficoltà dalla prima strega dal guardaroba discutibile. Con che coraggio avrebbe intervistato le celebrità e gli uomini delle istituzioni con i suoi golfini a fiori da nonna?

Intervenne Barnabas, che cercava di riportare la pace nella sua redazione: “Riservalo per l'inchiesta, Rita. Sai che Caramell ci mette tutti nei guai, rischiamo di finire su una strada: dopo secoli di onorata carriera, non voglio essere io il responsabile della chiusura della Gazzetta del Profeta!”

Rita si morse il labbro, capiva la situazione, ma a tutto c'era un limite. Molti non l'avrebbero mai detto, ma anche lei aveva un'etica: dire cattiverie, far trapelare delle indiscrezioni, erano cose ben diverse dal mentire. I suoi lettori l'amavano proprio per questo.

“Resta il fatto che quell'articolo non lo scrivo, mi dispiace, non posso proprio”, ribadì.

“C'è qualcuno che si offre volontario? Per favore?”, Barnabas guardò negli occhi i suoi collaboratori, ma nessuno sembrava intenzionato ad alzare la mano, così il direttore sospirò: “Va bene, farò un editoriale io stesso. Caramell mi deve un enorme favore”.

 

Rita uscì furiosa dalla Gazzetta del Profeta: mai nella sua lunga carriera, mai un Ministro della Magia si era comportato in quel modo spregevole, fino a decidere la scaletta del giornale. Pensò che Barnabas fosse troppo buono e che dovesse mostrare un po' di spina dorsale, anche a costo di far chiudere la Gazzetta del Profeta. Ad un tratto si fermò: Barnabas era un tipo coraggioso, era un cronista d'assalto, era colui che le aveva insegnato tutto su come essere un giornalista spregiudicato, se Caramell riusciva a controllare in questo modo il giornale, allora le sue minacce dovevano essere piuttosto serie per spaventare a quel modo uno come Barnabas. Non era da lui.

Prese la via per Nocturn Alley, si infilò in un vicoletto, felice di aver optato per il completo di pelle di drago marrone, al posto del cappotto rosso, che da quelle parti avrebbe dato fin troppo nell'occhio.

Aveva provato un tuffo al cuore nel leggere il nome degli evasi da Azkaban, dopo tutto quel tempo, dopo quattordici anni, cosa avrebbe provato nel rivederlo? L'ultima volta era stata durante il processo, si erano scambiati uno sguardo veloce, celato all'occhio del fotografo, alle urla della cognata, ai deliri del fratello ed i pianti di Crouch: era stato il loro addio.

Il tempo le era scivolato addosso, si era buttata a capofitto nel lavoro per non pensare. Si era esposta sentimentalmente con lui ed aveva sofferto, così aveva rinunciato a tutto, si era barricata dietro una coltre di luoghi comuni, di cliché da pettegole, aveva incarnato la maschera della donna forte per non far vedere al mondo quanto fosse devastata dentro.

Adesso, il lavoro la portava nuovamente da lui, chissà forse questo era il momento adatto al loro incontro.

Lui le venne incontro. Azkaban lo aveva cambiato, i lineamenti erano più ruvidi, lo sguardo sfuggente, il sorriso quasi timoroso. Rita pensò che dopo quattordici anni tra i Dissennatori, il fatto che non fosse uscito di testa come Crouch fosse già un buon segno. Poi si corresse, il destino di quel ragazzo era stato ben peggiore: anche quella storia sarebbe venuta fuori nella sua inchiesta.

“Boccoli perfetti e labbra rosso intenso. Non cambi mai, eh?”, disse lui, abbozzando un sorriso.

Rita si morse un labbro: dopo tutti quegli anni, riusciva ancora a sentire la terra fremere sotto i piedi. Si controllò, era lì per lavoro, non era più una patetica ragazzina alle prime armi, doveva mantenersi lucida.

“Sono qui per lavoro, Lestrange”, disse freddamente.

“Mi snobbi?”, chiese lui sarcastico. Perché rendeva tutto così difficile?

“Sai come si dice, prima il dovere...”, ammiccò lei. Non aveva nessuna intenzione di scoprirsi.

Rabastan rise, gli occhi erano rimasti dello stesso verde di quattordici anni fa. Come allora, riuscivano a mandarla in confusione. La voce si fece più dolce, forse complice, le sussurrò accarezzandole il volto: “Vedo che sai sempre come trovarmi”.

Rita si irrigidì per quel tocco imprevisto, si allontanò istintivamente da lui, spaventandolo.

“Scusami, forse tu... È passato così tanto tempo, ti sarai rifatta una vita”, mormorò abbassando lievemente il tono della voce.

Rita si tolse gli occhiali e lo fissò dritto negli occhi: “Sai che non è così”.

Lui doveva sapere che non c'era stato nessun altro, né ci sarebbe potuto essere. Lei non lo aveva aspettato, affatto, lei aveva archiviato per sempre i suoi sentimenti, messo in una scatola i sogni da bambina e pensato solo alle sue Piume.

Il giorno del processo il suo sguardo era stato più che eloquente, e Rabastan lo aveva capito fin da subito che lei non si sarebbe rifatta una vita, che sarebbe andata avanti da sola, come lo era quando l'aveva conosciuta per la prima volta.

“Di cosa hai bisogno?”, le chiese.

Rita non ebbe il coraggio di formulare la domanda, aveva bisogno di conferme, gli prese il braccio sinistro e sollevò la manica: il Marchio Nero era evidente sulla pelle chiara di Rabastan. “È stato lui a tirarvi fuori”.

“Chi altri avrebbe potuto farlo?”, rispose lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Poi la guardò e le disse: “Siamo ancora in tempo, Rita”.

“Rabastan, il nostro tempo è passato, quello che si prospetta non è semplice. Pensa a non morire, o... a non tornare ad Azkaban”, sospirò lei, mentre si voltava per andare via.

“Ho una domanda”. La voce di Rabastan le diede un brivido.

Sapeva che il confine tra la connivenza e la complicità è labile, e in quei tempi si rischiava di non andare troppo per il sottile.

“Che fine ha fatto Crouch?”, chiese lui.

Rita sorrise, lui e Barty erano stati grandi amici, un tempo.

“È morto, dovresti saperlo”, rispose.

“E quella carogna del padre?”, chiese ancora, avido di capire come fosse andato il mondo mentre lui era immerso nel freddo oblio di Azkaban.

“È stato ucciso dal figlio”, rispose Rita frettolosamente: era pericoloso restare lì a fare chiacchiere da salotto.

Sul volto di Rabastan comparve un ghigno, sbuffò una risata dalle narici e disse: “Ce l'ha fatta a fare fuori il vecchio, quel pazzo maledetto”.

Rita si aspettava esattamente quella reazione, era come se quattordici anni non fossero passati affatto, riusciva ancora ad immaginare esattamente l'espressione del viso.

“Ci vedremo ancora?”, le chiese, mentre lei si avviava lontano da lui.

“Ho un'inchiesta a cui lavorare, sei una fonte anonima, e attendibile. Forse”, rispose senza voltarsi.

Rabastan la raggiunse alle spalle, facendola sobbalzare per la vicinanza, per il suono della voce ed il profumo che per anni aveva cercato di dimenticare. Le sussurrò all'orecchio: “Tieni d'occhio il Ministero, una di queste sere troverai qualcosa su cui scrivere”.

Gli occhi le si inumidirono, gli accarezzò il volto e andò via: non era previsto un finale per la loro storia, non era qualcosa su cui scrivere, per cui sognare un epilogo.

Rita Skeeter scriveva storie, non le viveva: la vita era per altri.

 

 

 

NdA: Erano secoli che sognavo di scrivere una storia del genere. Le vicende della Gazzetta del Profeta mi hanno affascinato moltissimo durante la lettura dell'Ordine della Fenice e Rita Skeeter è un personaggio meraviglioso.

Il pairing Rita/Rabastan è frutto della mia mente malata, o almeno così mi ha detto Lily Evans/Stateless grande estimatrice di Rita. Ne vado estremamente fiera e voglio diffonderlo, perché secondo me sarebbero una gran coppia. u.u

Per i nomi dei colleghi di Rita mi sono rifatta al Lexicon, e sono andata di fantasia nell'immaginarli. Non ho idea di quante persone possano interessarsi alle vicende della redazione della Gazzetta del Profeta, spero che i coraggiosi lettori apprezzeranno. 
Alla prossima,
Sev :-)

   
 
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