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Autore: marygirlonfire    26/08/2012    5 recensioni
'Eccola. Lucy Reaward era davanti alla buca delle lettere scolorita sotto il Comune, lanciava occhiate nervose attorno a se e stringeva la lettera che doveva spedire. Le mancava solo il coraggio.
E se non l'avessero ammessa? E se il racconto che aveva mandato non sarebbe stato abbastanza per entrare nella scuola dove solo quelli che amavano scrivere e con più talento venivano accettati?
Mille 'se' e nessuna risposta.'
Lucy è una ragazza orfana di madre e con un padre che cerca di annegare il suo dolore nell'alcol. Così decide di seguire il suo unico sogno: la scrittura.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1


Un debole raggio di sole illuminò lo scaffale polveroso.
Una ragazza osservava la scena, sembrava una statua talmente era immobile. Le braccia strette attorno a due libri, i lunghi capelli biondi legati in una treccia disordinata, che cadeva scompostamente sulla schiena, gli occhi erano fissi sui tomi dello scaffale illuminato.
Il silenzio era totale, nella libreria nessuno parlava, nessuno si muoveva.
Un solo respiro si sentiva, leggero e regolare, un respiro che rivelò la natura umana della ragazza, il cui petto si alzava e abbassava accompagnando quest'unico rumore.
Bastarono dei passi sul tappeto a rompere quella quiete.

-Signorina Reaward! Cinque minuti e la biblioteca chiude- abbaiò una vecchia signora, che nonostante la veneranda età continuava a fare il lavoro che amava: la bibliotecaria. Sin da quando la 'signorina Reaward' aveva fatto il suo primo ingresso nell'edificio, quasi dieci anni prima, la signora non era cambiata. Sempre lo stesso sguardo torvo, che si tramutava in qualcosa che poteva essere definito dolcezza quando manovrava i libri, le vecchie mani nodose diventavano leggere e delicate e la ragazza era sempre stata affascinata dalla bibliotecaria.

Lucy scosse la testa, per tornare nel mondo reale. Lanciò un'occhiata alla signora Jackson, ma questa era già tornata alla sua scrivania. Il suo sguardo tornò a posarsi sui libri, nei suoi occhi azzurri c'era una scintilla di panico, si torturava l'orlo della maglietta e si mordeva il labbro inferiore, visibilmente indecisa.
-Tre minuti!- urlò la signora Jackson, sistemando un libro di prenotazioni.
-Quale prendere?- sussurrò Lucy, continuando a fissare prima i libri fra le braccia e poi quello sullo scaffale.
Nella borsa non ci stavano tutti e tre, dovevano starci tutti e tre!
-DUE MINUTI!
-Arrivo!-annaspò lei, scosse di nuovo la testa, si voltò verso la scrivania e corse fra gli scaffali.
La signora Jackson le lanciò un'occhiata sprezzante: -Non si corre in biblioteca.
-Non si urla in biblioteca- replicò stancamente Lucy, posando i libri e la tessera nelle mani della bibliotecaria. Lei fece finta di non aver sentito le sue parole e si limitò a segnare i libri, per poi riconsegnarli, con la solita frase.
-Trattali bene.
''Se non li tratto bene so già che mi farai fare una fine lenta e dolorosa" pensò la ragazza, pigiando i libri nella borsa. Se la mise in spalla e spinse la porta d'uscita.

L'aria era ancora calda. Una macchina sfrecciò a tutta velocità superando uno stop e un semaforo rosso. Lucy sospirò. Era tornata nella vita reale.
Scese i gradini e si avviò verso casa, stringendo la borsa e il suo contenuto, ripensando a molti anni prima. Avava sette anni quando era entrata per la prima volta in biblioteca. Sette anni e orfana di madre da un mese.

Sua madre era morta, e la sua morte era la causa per cui la biblioteca era proibita per Lucy.
Era stato un incidente, quello che aveva ucciso la signora Reaward. Ma non un incidente normale, un incendio le aveva soffiato la vita, in una biblioteca. La madre di Lucy amava i libri, e girava il mondo per recuperare dei pezzi unici. Il marito non sempre accettava questi continui spostamenti, ma la amava più della sua stessa vita così la seguiva ovunque. Poi arrivarono in Francia. Un antico libro e considerato disperso. Erano lì da due settimane, lo cercava in tutte le librerie, le case ma sembrava introvabile, fino a quando un giorno la signora Reaward si era recata a quella maledetta biblioteca, finalmente l'aveva trovato! Ma non poteva pensare che in quell'istante un incendio divampasse proprio fra quelli scaffali.
Dal giorno del funerale il padre aveva iniziato a bere, per annegare il suo dolore, dimenticarlo anche se non poteva dimenticare la sua sbadata e bellissima moglie.
Per quel mese fu come se sua figlia non esistesse, come se fosse morta anche lei nell'incidente. E la stessa Lucy scoprì solo nella sua prima visita alla biblioteca, com'era morta veramente sua madre, leggendo su alcune riviste.
Da quel giorno, nonostante suo padre (rendendosi conto di avere ancora una figlia) le avesse proibito categoricamente quel luogo, lei tornò, per esplorare quel luogo proibito, un posto fantastico, dove tutto sembrava possibile, dove il profumo delle pagine e dell'inchiostro la inebriava.
I libri erano diventati come una droga per lei.
L'unico problema era il padre, come avrebbe potuto dirgli in uno dei pochi momenti in cui non era ubriaco, che voleva fare la scrittrice? 
Sembrava un'impresa impossibile, un'avventura come quella dei libri. 
Solo che questa volta il bene non avrebbe trionfato.



-Sono a casa!- esclamò aprendo la porta d'ingresso. Non arrivò nessuna risposta. Lucy sospirò e si preparò al peggio. -Papà?- chiese, mentre la paura iniziò a far accellerare i battiti del suo cuore. Appoggiò la borsa su uno scaffale dell'ingresso e si avvicinò alla cucina, dalla quale provenivano rumori di bottiglie.
Come si era immaginata vide suo padre bere avido un bicchiere intero di liquido scuro, dalla puzza sembrava vino e considerate le due bottiglie vuote a terra (una delle due era rotta), suo padre si era nuovamente ubriacato.
Lucy soffocò un gemito. Ormai lo trovava in quelle condizioni almeno tre volte alla settimana.
-Papà...-ripetè sottovoce avvicinandosi con cautela. -Ho fatto la spesa- appoggiò la borsa di plastica sulla credenza -E sono andata a pagare...
-Prendimi un'altra bottiglia-disse lui, il tono alterato dall'alcol.
-Papà, il dottore ha detto che non devi b...
-SOLO BRAVA A CHIACCHERARE!- urlò lui, facendo sobbalzare la figlia. Si alzò e barcollando raggiunse lo scaffale, spostando di peso Lucy.
-Papà!
-VAI IN CAMERA TUA!
-Ma...
-VAI!- Il signor Reaward afferrò una bottiglia piena di liquore e tornò a sedersi pesantemente sulla sedia, lanciando solo un'occhiata alla figlia.

Al contrario di quello che le aveva detto il padre, Lucy prese un asciugamano, scopa e paletta e iniziò a raccogliere i cocci di vetro per terra, buttando quelli e la bottiglia nella spazzatura. Poi prese un padellino, lo riempì d'acqua e accese il gas, aspettando che si riscaldasse. Sistemò la spesa, mentre il silenzio era rotto dal rumore sordo del gas e quello della bottiglia che picchiava contro il bicchiere. Quando l'acqua fu abbastanza calda, Lucy prese la bustina del te e lo versò in due tazze. Si sedette dall'altra parte del tavolo rispetto al padre e gli mise una tazza sotto il naso, per poi tornare a sedersi per bere la sua.
Il signor Reaward ignorò completamente il te', ma Lucy sapeva che presto l'avrebbe bevuto, dopo essersi reso conto di essere nuovamente ubriaco.
Dopo dieci minuti la casa era ancora silenziosa, Lucy pulì la sua tazza ormai vuota e uscì dalla cucina, riprese la sua borsa e salì strisciando sulle scale, diretta alla sua camera.

La camera era ariosa e luminosa, grazie all'immensa finestra che c'era al posto della parete sinistra; sul lato destro, invece, c'era il suo letto, comodino e scaffali pieni di peluche e di foto. La parete opposta alla porta era occupata dall'armadio e la scrivania, accanto alla finestra. La cosa che stupiva era la totale mancanza di libri, suo padre aveva bruciato tutti quelli che le aveva regalato la madre, così ora era costretta a tenerli nascosti sotto un asse mobile del pavimento.
Si lasciò cadere sul letto e nascose i due nuovi libri sotto il pavimento. Si alzò in punta di piedi e guardò la foto che preferiva: lei, suo padre e sua madre, ancora felici, la loro ultima vacanza al mare. Lucy amava il mare, lo sciabordio delle onde, prorpio come sua madre, per questo suo padre non la voleva più portare. Non andavano in vacanza da anni.

Le solite lacrime pungevano ai lati degli occhi, e ci volle tutto il suo autocontrollo per non farle cadere. Si tolse le scarpe con dei calci e si raggomitolò fra le coperte, gli occhi aperti fissavano il cuscino, senza vederlo. Si sfregò gli occhi e provò ad addormentarci. Le poche auto che passavano sulla strada la cullavano dolcemente, come una ninna nanna. Qualcuno si incontrò sul marciapiede e iniziarono a chiedere lo stato di salute della famiglia. 
"Come se gli importasse qualcuno" pensò ricordando il periodo dopo la morte della madre, quando la gente le chiedeva come stava, ma solo per pietà, se qualcuno le avrebbe voluto veramente bene l'avrebbe portata via di qui. Via da suo padre.

Con questi pensieri le orecchie iniziarono a farle sentire i suoni del suo sogno, e le immagini iniziarono a balzare davanti agli occhi sigillati. Un volto, lei, i suoi capelli castani, ricci, gli occhi azzurri, come quelli di Lucy... poi l'immagine cambiò. Erano in macchina, lei, sua madre e suo padre, e cantavano con tutta l'aria nei polmoni una canzoncina dello Zecchino d'Oro. Ridevano, erano felici... Suo padre si voltò verso di lei sorridendo...

-LUCINDA!- Lucy si alzò di scatto, con il fiatone. Quel grido non l'aveva sognato, era reale. Balbettò qualcosa e corse ad aprire la porta e scese le scale, rischiando di cadere sugli ultimi gradini. Quando suo padre la chiamava con il suo nome completo non era un buon segno.
Arrivata alla porta della cucina rallentò, guardò l'orologio. Aveva dormito due ore.
Deglutì e guardò il padre, tenendosi a distanza di sicurezza.
-Lucinda!- ripeté il padre sventolando un foglio. 
"Oh no!" riconosceva quella busta. L'aveva ricevuta pochi giorni prima e l'aveva dimenticata nell'ingresso. Accidenti.
Il signor Reaward la guardò, la tazza di te' era sparita, segno che aveva finito di bere e ubriacarsi. Molto meglio.
-Cos'è questa?- chiese anche se sapeva benissimo cos'era.
-Una lettera- rispose innocentemente Lucy.
Risposta sbagliata. La mano dell'uomo strinse la lettera stropicciandola e rischiando di romperla.
-Tu devi andare in seconda sup...
-Terza- lo interruppe Lucy sconsolata, suo padre non si ricordava che classe frequentava. Certo, non andava mai a un colloquio con i professori ma comunque credeva che almeno questo se lo ricordasse. Almeno ricordava il giorno del suo compleanno, giorno in cui non si ubriacava mai, e l'anniversario della morte della mamma, giorno in cui era ubriaco dalla mattina alla sera.
Ci fu un minuto di silenzio totale. Poi suo padre cominciò di nuovo a parlare, come se niente fosse accaduto.
-Perchè vorresti iscriverti a questa scuola?
-Sono dei corsi... Una specie di collegio papà.. vedi in terza superiore puoi decidere se continuare gli studi normali o seguire corsi speciali... io vorrei..
-Tu farai la scuola normale- replicò con un tono che non ammetteva repliche il padre.
Lucy sospirò. -Papà, accettano pochissimi studenti e ce ne sono poche, mi hanno accettata!
-Tu non ci vai. 
-Perchè papà!?- Lucy era disperata, l'occasione della sua vita stava andando in fumo davanti ai suoi stessi occhi. Forse la sua vita era davvero andata in fumo, con l'incendio della biblioteca.
-Sei mia figlia, fai quello che dico io!- stava rialzando la voce. Lucy capì che non c'era nulla da fare, in fondo quando aveva mandato le lettere di ammissione era solo una specie di sogno, sapeva già come sarebbe finito e il tutto si era avverato in quei cinque minuti.
-Mamma avrebbe voluto che andassi- bisbigliò la ragazza in un soffio, i denti stretti per non farsi prendere dallo sconforto, che l'avrebbe certamente portata con se nella sua disperazione.
-Mamma amava più i libri che noi.

Fu come se le avesse tirato un pugno. Il fiato lasciò i suoi polmoni, e faticò a rientrare con un rantolo, il viso, già molto pallido, perse tutto il suo colore, e gli occhi erano diventati velati.
Il signor Reaward sembrò essersi reso conto di ciò che aveva appena detto, infatti tentò di avvicinarsi goffamente alla figlia, inciampando in una sedia ma Lucy si allontanò di un passo, scuotendo lentamente la testa, come se volesse dimenticare l'ultima frase, o forse tutto. Quando il padre fece un altro passo, mettendosi una mano nei capelli ricci, non sapendo come comportarsi, lei fuggì, salì le scale di corsa e tornò a chiudersi in camera.
Aveva appena girato la chiave che le gambe cedettero, e si trovò a terra, il volto sepolto nelle braccia, appoggiate sopra le ginocchia, tremava e non riusciva a trattenere i singhiozzi e le lacrime.
Tutto il dolore che si teneva dentro da così tanti anni era uscito all'improvviso, scatenato da quella frase.

Ci volle un'ora intera prima che Lucy riuscisse a ritrovare il respiro. Guardò il cassetto della scrivania, con aria assente e scivolò sul pavimento verso di esso. Lo aprì e spostò delle vecchie riviste, per prendere la voluminosa lettera che era nascosta lì sotto.
Lesse di nuovo il destinatario.

'Word school,
Via dei pini, 24.
Italia (BG)'


Eccola. Lucy Reaward era davanti alla buca delle lettere scolorita sotto il Comune, lanciava occhiate nervose attorno a se e stringeva la lettera che doveva spedire. Le mancava solo il coraggio. 
E se non l'avessero ammessa? E se il racconto che aveva mandato non sarebbe stato abbastanza per entrare nella scuola dove solo quelli che amavano scrivere e con più talento venivano accettati?
Mille 'se' e nessuna risposta.
Poi un ricordo, poche parole pronunciate da sua madre 'Ci vuole coraggio, piccola mia. A volte la vita ti sembrerà difficile, ma devi trovare il coraggio in te stessa e tutto passerà'
Questo era il coraggio, era giunto il momento di dimostrare che lei aveva il possesso della sua vita.
Decisa allungò la mano e lasciò cadere la lettera nella cassetta. Un brivido.
Ne era sicura, la sua vita sarebbe cambiata da quel giorno.





Angolo Autrice.


E' da un po' che non scrivo ed e' la mia prima originale, quindi siate clementi e ditemi che ne pensate, soprattutto perchè il sogno di diventare una scrittrice non è solo di Lucy, ma anche il mio (fortunatamente, ho dei genitori che mi vogliono bene!)
Accetto anche critiche, servono per migliorare!
Grazie mille e alla prossima parte, :)
Mary.
   
 
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