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Autore: BellatrixWolf    26/08/2012    2 recensioni
Ebbene sì, una Evil Xena.
Un warlord spietato, una schiava, un complotto.
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Olè, aggiunto anche Warlord. Poco più lungo, toni più leggeri. Anche perché nell'ultimo capitolo ancora un po' e a Gabby pigliava un infarto, piccinina :'3


Gabrielle è ormai abituata all'aria pesante della stanza del warlord.
L'odore pungente dell'incenso le fa venire in mente la prima volta in cui vi era entrata: le finestre erano oscurate da veli neri di finissima seta orientale, la luce traspirava appena, si sentiva il profumo di incenso nell'etere. Il giorno dopo essere stata catturata era stata portata da Xena perché decidesse della sua sorte, anche se si sentiva vagamente rassicurata dal patto stretto con la condottiera, perché voleva dire che le piaceva; tuttavia niente era certo, il warlord avrebbe potuto semplicemente ricredersi ed ucciderla, per poi prendere in ostaggio le altre donne di Potidaea. Nella semioscurità della camera si era sentita osservata, ma in un primo momento non aveva visto nessuno. Guardandosi intorno, poi, aveva notato una figura slanciata nella penombra, con due occhi gelidi che la fissavano. Gabrielle non si era mossa, si era limitata a lanciarle uno sguardo spaventato e ansioso. Il warlord le si era avvicinato con lenti passi decisi, senza toglierle gli occhi di dosso. Arrivata infine di fronte a lei, le aveva preso il mento e alzato il viso, squadrandola dall'alto. Quando l'aveva considerata degna, si era piegata su di lei in un bacio possessivo, reclamandola come sua.
Un rumore la riscuote dai suoi pensieri. Un leggero bussare. Gabrielle, seduta a terra con le spalle appoggiate al lato del trono e le ginocchia al petto, si volta di scatto verso la porta, un brivido che le attraversa la schiena. Che sia uno di loro? Xena le lancia un'occhiata e lei annuisce, le orecchie tese.
"Chi è?" chiede brusca la condottiera, seduta sul suo trono con una gamba sul bracciolo, il gomito sulla coscia e il mento appoggiato al pugno chiuso.
"Mia signora, un guerriero ateniese vi richiede udienza." Un soldato, una guardia delle camere di Xena, apre la porta chinando la testa. Xena, mentre l'uomo fissa il terreno, guarda Gabrielle, che fa cenno di no con la testa.
Il warlord rotea gli occhi. "Fallo entrare." Il soldato annuisce, poi nota Gabrielle e guarda interrogativo Xena. Lei alza un sopracciglio. Lui sgrana gli occhi e gli si drizzano i peli sulla nuca "L-lei, m-mia si-signora?" chiede, guardando nuovamente Gabrielle. La bionda guarda a sua volta il warlord, poi il soldato, ed è quasi divertita.
"Lei" ringhia il warlord "è con me. Fallo. Entrare. ORA!"
Il poveruomo s'inchina ed esce terrorizzato. Pochi attimi ed un guerriero, alto, moro, vestito di una cotta di maglia ed una divisa ateniese ed equipaggiato di una spada corta legata alla cintura apre la porta, si porta una mano al petto e s'inchina. Chiude la porta e si raddrizza come un soldato di fronte al generale.
Lui guarda Xena con timore reverenziale, non ha paura, ma non è certo tanto sciocco da farle uno sgarbo, quindi attende che sia lei a dargli la parola.
"Hai chiesto udienza, quindi ora parla." dice la condottiera, assottigliando gli occhi, dopo una pausa ragionevole atta a minare la sicurezza del suo interlocutore.
"Stiamo venendo attaccati, signora, da un esercito di barbari." Inizia l'uomo "Non sappiamo da dove vengano, né cosa vogliano. Non parlano greco né romano né gallico. Stiamo combattendo duramente ma..." esita, sotto il peso delle proprie parole e di tutte le implicazioni ad esse collegate. Nota Gabrielle, che accanto a Xena sembra poco interessata, poi torna a guardare il warlord. "Ma stiamo venendo sconfitti." sospira infine, portandosi la mano alla cintura per la frustrazione.
Lei comprende dove vuole arrivare l'ateniese, ma lascia comunque che sia lui a dirlo, perché le lascia la libertà di negoziare. "Va' avanti."
"Credo abbiate capito, signora, cosa voglio dire. Voci dicono che il vostro esercito sia il migliore, che voi siate la migliore. Necessitiamo del vostro aiuto, e siamo pronti a tutto pur di averlo." Raddrizza la schiena, gonfiando il petto.
"E' rischioso chiedermi un favore, soldato. I miei prezzi..." si mette a sedere, togliendo la gamba dal bracciolo, e si sporge in avanti, strusciando tre dita di una mano. "Possono essere molto alti."
"Le ricchezze di Atene sono note in tutta la Magna Grecia."
"L'oro m'interessa poco, di quello ne ho molto."
“Armi, allora?”
“No.”
Il soldato inizia a sembrare spaesato. "E... e allora cosa potrà mai volere la più rinomata signora della guerra?"
Xena fa una smorfia. "Finiscila con le lusinghe, non ne ho bisogno." si alza e prende Gabrielle per un braccio. "Io voglio schiavi, schiave e guerrieri. Voglio ateniesi."
L'uomo impallidisce. "M..ma.."
"Niente contrattazioni. Il mio prezzo sono vite. E poi, non è detto che si trovino male qui. Vero Gabrielle?" una risata roca risuona nella stanza, e la schiava rabbrividisce. Guarda il guerriero con uno sguardo indecifrabile. "Allora, cos'hai da dire?"
"Le schiave sono vestite d'oro, i servi sono ben nutriti e i soldati ben allenati." risponde lei, piatta.
Il guerriero non sembra convinto, fa per parlare ma chiude la bocca. "E' l'unico modo, non è così?"
"Esatto."
China la testa, sconfitto. "E sia, avrai ciò che chiedi dopo la battaglia, se di noi sarà rimasto qualcosa."
Xena lo congeda senza una parola, con un gesto della mano, e l'uomo esce.
Gabrielle torna a sedere a terra, Xena torna sul trono.
"Mia signora."
"Dimmi, Gabrielle."
"A cosa vi servono altri schiavi?"
Il warlord si volta verso di lei, e la schiava teme di aver parlato troppo, teme di essere punita duramente. Invece la condottiera si limita a guardarla gelida, con indifferenza, poi si volta nuovamente. Per lunghi momenti Gabrielle pensa che se la caverà senza dolore né risposte, poi lei inizia a parlare.
"Le persone muoiono, Gabrielle. Di fatica, di fame, di malattia, per le ferite riportate in guerra. Non si possono guarire sempre, e a volte l'unico modo è sostituirle." La sua voce è priva della durezza di cui solitamente è satura. "L'oro è facile da trovare, il mio esercito può razziarlo o posso vendere qualcuno o qualcosa per guadagnarlo. I sottoposti, invece, sono più rari e preziosi."
Gabrielle è rapita dalla voce con cui parla la donna: non l'ha mai sentita così. Si chiede perché non l'abbia punita o zittita, perché non le abbia ricordato che i suoi affari non la riguardano, ma decide che chiedere sarebbe stupidamente rischioso, oltre che inutile, quindi suppone che sia perché sono sole e lei non ha motivo di picchiarla per la sua curiosità. Annuisce e poggia il mento sulle ginocchia.
Per la prima volta da quando è arrivata, Gabrielle non ha paura della stanza del warlord, che fino ad allora ha significato solo sofferenza per lei. Ogni volta che veniva convocata nelle stanze di Xena, la guerriera si divertiva a scapito della schiava che non poteva fare altro se non obbedire e subire. Ma l'aria è meno pesante ora che non deve ansimare, che non deve piangere, che non deve sopportare. Persino Xena sembra più rilassata, priva della sua bestialità.
Sospirando, dopo aver fissato il vuoto immersa nei suoi pensieri per qualche minuto, Xena si alza e si dirige verso alcuni scaffali accanto al letto. Prende due pergamene, storie epiche narrate dai bardi, e torna a sedersi. Ne posa una sulla coscia e osserva l'altra, mentre Gabrielle guarda la scena incuriosita, poi la chiude e prende l'altra. Ci pensa un attimo e decide di leggere la seconda, mentre passa la prima alla schiava.
"Appena senti una voce, ascolta con attenzione. Ma nel frattempo, puoi leggere." dice il warlord, tornando con la gamba sul bracciolo e srotolando la pergamena.
Gabrielle guarda il voluminoso tomo che tiene in mano, stupita e quasi commossa. E' da tanto che non legge. E' stata Xena a darle il permesso e i mezzi per imparare a farlo. Lancia un'occhiata di somma riconoscenza al warlord, ma lei la ignora. Allora, Gabrielle apre piano e incomincia a leggere.
Per qualche attimo rimane in silenzio a fissare i caratteri, ancora stupefatta, poi non riesce a trattenersi. "Grazie, mia signora." dice, alzando lo sguardo con un sorriso. Si stupisce da sola, pensava di aver dimenticato come sorridere. Xena la guarda ed il suo volto è una maschera di cera, ma tutto l'odio nei suoi occhi sembra improvvisamente svanito, e quel gelo delle iridi cerulee diventa quasi calore.
"Leggi." si limita a rispondere. Persino la sua voce è più calda, piacevole, senza la tipica brutalità che il warlord infonde in ogni parola. Gabrielle annuisce e, senza smettere di sorridere, abbassa lo sguardo sulla pergamena.
Xena la osserva per qualche secondo, la sua espressione ancora indecifrabile, poi torna a leggere.
  
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