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Autore: xUnbroken    26/08/2012    1 recensioni
Di recente ho visto Another happy day, da cui è tratto il titolo della mia fan fiction. Essendo una fan di Ezra Miller alla fine del film mi sono immaginata però un finale diverso. Nella mia storia il suo personaggio, Elliott, a differenza del film, ha un ancora. Così come anche la sua famiglia. Ho deciso di inserire così un personaggio nuovo e di sconvolgere un po' la trama per vedere cosa succede quando Elliott ha qualcuno a cui aggrapparsi, che non lo giudica e con cui riesce a non fingere di essere quello che non è. Spero vi piaccia e consiglio vivamente di guardare il film se ne avete voglia! :)
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aveva ragione, ci voleva una terribile tragedia per riunire la famiglia. Perché era tutto un dramma e le persone sembrava andassero d’accordo solo di fronte al peggio. Ma nel loro caso non era la stessa cosa. Elliott e la sua famiglia sembrava che non fossero i benvenuti ad Annapolis.
Avevano avuto diversi problemi in passato che si portavano dietro, e venivano giudicati solo ed esclusivamente per quello.
Sua sorella Alice si tagliava, lui aveva avuto problemi con la droga e l’alcool, sua madre era divorziata con dei figli problematici e il fratellino più piccolo si diceva che avesse una leggera forma di autismo.
Melissa però aveva imparato a conoscerli e sapeva che ogni loro comportamento derivava da qualcosa di molto più profondo del semplice piacere di farsi del male.
Erano andati ad Annapolis per il matrimonio di Dylan, figlio maggiore di Lynn, avuto da una relazione precedente. Vivevano dai nonni, una completa gabbia di matti, e l’unico normale sembrava solo il nonno. Elliott aveva chiesto a Dylan se potesse portare anche Mel, e lui non si era rifiutato. Poi Lynn si era presa la briga di fornire una dettagliata spiegazione a Dylan del perché volesse che partecipasse anche Melissa.
Aveva conosciuto Elliott a scuola e poi ad una festa lui si era ubriacato così tanto da non trovare la via di casa, così lei gli aveva comprato del caffè per farlo riprendere dalla sbronza e l’aveva riaccompagnato a casa. Il giorno dopo lui le aveva chiesto di uscire e inizialmente lei rifiutò per i suoi evidenti problemi con la droga e l’alcool, ma quando lui insistette per offrirle qualcosa di non necessariamente alcolico accettò. Non sapeva neanche lei perché, ma se era giunto fino al punto di rinunciare all’alcool ne valeva la pena.
Ma i problemi con la droga lo stavano quasi distruggendo. Era stato a disintossicarsi e sua madre aveva mentito a tutti dicendo che era andato in Svezia. Prima di arrivare lì sembrava stare meglio, ma quel posto era troppo pieno di droghe e di fumo. Un ambiente non adatto a un ragazzino che si era appena disintossicato, così ricominciò a drogarsi.
Una sera l’aveva beccato lei stessa, gliel’aveva tirata via dalle mani e si era arrabbiata. “Se continui così ti ucciderai.” Disse in tono brusco mentre Ben riprendeva con la telecamera il fratello strafatto.
La mattina dopo quando sembrava essersi ripreso aveva avuto una lite con sua madre, e a sua volta lei l’aveva avuta con sua madre. Mel li trovò seduti sotto un grosso albero al centro del giardino mentre Lynn piangeva sdraiata sulle gambe del figlio che fumava l’ennesima sigaretta.
“Secondo me si droga anche lei. Altrimenti perché starebbe con lui?” sussurrò la bionda Donna accanto a Doris.
“Ma cosa dici? Sembra normale. Forse un po’ strana ma non credo si droghi.” Sussurravano le pettegole pensando che lei non le sentisse. La guardavano e ridevano divertite.
Mel era seduta di fronte a loro, alzò la testa e le guardò torve. “Guardate che ci sento!” esclamò. “Se volete parlar male delle persone almeno assicuratevi che non siano di fronte a voi.”
“Sempre di buon umore, vedo!” le rispose Donna.
Lei si stava alzando dal tavolo per andarsene quando Elliott entrò in cucina spingendo la madre.
Baciò Mel e la strinse a sé. “Fai colazione con me?”
Lei ci pensò su prima di rispondere, poi si sedette accanto a lui e sorseggiò del succo d’arancia. La madre li guardava con lieve sorriso, ma lo sguardo di Mel cadde ancora su Donna e Bonnie che stavolta avevano preso di mira il fratellino Ben.
Il loro chiacchiericcio e le loro risatine fecero innervosire Lynn che urlò “State zitte!” e loro se ne andarono con il broncio mentre guardavano Mel e Elliott, e le loro labbra si contorsero in una smorfia. Mel ricambiò la smorfia e loro uscirono.
Erano tutti pronti per la prova del matrimonio così Elliot aveva il tempo per sperimentare qualche altra droga. La sera Lynn rientrò esausta e si accasciò sul suo letto. Aveva avuto una terribile discussione con Pattie, la nuova moglie del suo ex marito, e con sua madre. Mel aveva sentito tutto. Si erano urlate cose terribili nel bel mezzo del giardino, incuranti del fatto che i ragazzi erano in casa. Poi scese di sotto a bere un sorso d’acqua e a fare un respiro profondo per calmarsi.
“Mel, ti posso parlare un attimo?” le chiese Lynn. Lei annuì e la seguì in camera sua. “Allora… come va? Ti trovi bene? Donna e Bonnie ti dicono qualcosa?”
Lei sospirò. “Lynn… siamo molto in confidenza e se posso essere sincera… Bonnie e Donna sono delle stronze. E con tutto il rispetto, tua madre più di loro.”
“Lo so che non stravedi per loro, ma non puoi parlarne così.”
“Andiamo, non fanno altro che parlar male di tutti, principalmente dei tuoi figli problematici. Perché si divertono con le sofferenze delle persone, questo è ovvio. E poi tua madre quand’è stata l’ultima volta che ti ha appoggiato in qualcosa? Quand’è stata l’ultima volta che si è dimostrata essere davvero tua madre? Ospitarti in casa sua è niente. Come fai a sopportare queste persone?”
“Queste persone sono la mia famiglia.”
“Per te sono la tua famiglia, ma per loro tu non lo sei. Se ti volessero davvero bene non ti farebbero tutto questo male!” Lynn scoppiò a piangere e Mel si sentì in colpa. Forse era stata troppo brusca, troppo avventata. Ma loro avevano iniziato a parlarsi onestamente. C’era bisogno di onestà perché tutto andasse per il verso giusto.
“Scusami.”
“No, è tutto ok. Hai ragione. E’ solo che… nessuno l’aveva mai detto ad alta voce.” Si affrettò ad asciugarsi le lacrime e a riprendersi. “Ma adesso non voglio parlare dei miei problemi. I problemi dei miei figli vengono al primo posto.” Mel annuì e abbassò lo sguardo. “Ti ho fatta venire qui non solo perché sei la ragazza di Elliott. Ti ho fatta venire qui perché so che tipo di potere eserciti su di lui. So che a te quando vuole da’ ascolto. Sei la sua ancora, e lui ha bisogno di te. Non sarà facile, te lo posso assicurare, ma se gli starai accanto sarà sempre più avanti di come non lo era l’anno scorso. Questo ambiente… è sbagliato per loro, per te. Non va bene stare qui. Ma ho notato che Ben quando ci sei te si sente più al sicuro. Mi prometti che li aiuterai?”
Lei annuì. “Certo.” Disse. Lynn aprì le braccia e lei accettò l’invito in quell’abbraccio.
“Sei una brava ragazza.” Mel le sorrise e scese di sotto da Elliott. Era insieme ad altri ragazzi e ragazze, tra cui una che se ne stava comodamente seduta sulle sue gambe. Elliott era fatto, si vedeva. Quando vide arrivare Mel spinse via la ragazza e se ne andò.
“Scusami, non so che ci faceva seduta sulle mie gambe.”
“Sei fatto, come al solito. E ubriaco.”
“No, ho solo fumato qualche sigaretta.”
“Qualche canna vorrai dire.”
“E’ uguale.” Le mise un braccio intorno alla spalla e percorsero il giardino fino all’entrata di casa.
“Devi smetterla, Elliott. Quelle cose che prendi uccidono.”
Lui sbuffò e aprì la porta. Le stampò un bacio e poi ognuno se ne andò nella propria stanza. Al mattino dopo tutto era pronto per il matrimonio. Ben, Elliott e Mel si diressero dentro il capanno tutto addobbato e subito si sentirono addosso gli occhi di tutti. Sembrava tutto calmo finché Pattie non chiamò sul palco Lynn a dire qualcosa. L’imbarazzo più totale.
Poi Elliott sparì.
“Hai visto Elliott?” le chiese Ben.
“No, pensavo fosse con te.”
“No, nessuno l’ha visto.” Mel sentì il cuore mancare un battito e andò a cercarlo.
Andò in giardino, nella strada. Niente, non si trovava. Pochi minuti dopo partirono subito i soccorsi.
Velivoli della polizia, macchine, ambulanza.
Mel era seduta con le lacrime sul portico quando Lynn la trovò.
“Ehi Mel, va’ a casa con Ben, l’hanno trovato. Ti chiamo io.”
Non aveva la forza per rispondere così entrò in casa accompagnata da Ben. Si pentì subito di essere entrata quando tutti iniziarono a guardarla male e a sparlare di lei.
“Torniamocene fuori.” Disse bruscamente spingendo Ben davanti a sé. Il ragazzo non disse nulla e uscì dalla porta insieme a lei.
“Perché non vuoi stare in casa?”
Sospirò scocciata. “Perché non mi va di restare lì a farmi giudicare.” Il ragazzo annuì e capì che non era il caso di dilungarsi con le domande.
Passarono le ore e fino all’alba rimase solo a fissare il soffitto e Lynn non aveva ancora chiamato.
Era in ospedale accanto al suo problematico figlio che non aveva resistito al sapore della droga.
“Ha ingerito parecchie sostanze, mischiato fumo, alcool, pillole. Anche se è stato molto fortunato dovrà rimanere in osservazione almeno finché non si sveglia e riprende conoscenza.” Dicevano. “Le vede le sue labbra?” le chiese il medico indicando le labbra di Elliott che erano di un orribile viola, e lei annuì. “Ha preso una sostanza che noi usiamo per la circolazione. Quelli che hanno problemi di circolazione del sangue la prendono, ma nel caso di una persona il farmaco da’ l’effetto opposto, cioè blocca la circolazione del sangue. Fortunatamente non ne ha presa abbastanza da uccidersi. E’ stato davvero fortunato a sopravvivere a un’overdose.”
Aveva avuto un’overdose e si era salvato per miracolo, da quanto dicevano i medici. Essersi accorti subito della sua assenza e aver chiamato immediatamente i soccorsi l’aveva salvato, dicevano.
In tarda mattinata Lynn era tornata a casa esausta e Alice partì per prendere il suo posto.
Quando sentì l’auto parcheggiare nel vialetto corse di sotto e spalancò la porta con violenza. “Come sta? Sta bene?” le chiese quasi con ferocia quando scese dall’auto.
“Sono stanchissima Mel, per favore.”
“Ti prego, dimmi solo se sta bene.”
“Non devi preoccuparti.” Le disse.
“Non hai risposto alla mia domanda.” Disse quando ormai Lynn era entrata in casa sbattendo la porta. Mel passò la mattinata e il pomeriggio a fumare sigarette fissare il nulla in giardino. Pensò che infondo non si stava tanto male finché non c’erano le pettegole in giro.
Nel pomeriggio Lynn si recò in ospedale a vedere come stava Elliott. Aveva ancora le labbra viola ma era sveglio e aveva ripreso conoscenza.
“Come ti senti?”
“Frastornato. Mi sembra di essere stato colpito in testa con una mazza un migliaio di volte.”
“Già. Erano buone le sostanze di cui ti sei fatto?”
“Mamma…” disse lui scocciato.
“No Elliott, non si può andare avanti così. Ti rispedisco al centro di disintossicazione! Non rivedrai più nessuno, neanche Mel.”
A quelle parole guardò la madre furioso.”Non puoi farlo.”
“Si, invece. Quando uscirai da qui mi assicurerò di far sparire qualsiasi bottiglia di alcool e qualsiasi farmaco, o sarai tu a sparire di nuovo per la ‘Svezia’”
“Non succederà più, te lo prometto.”
“Lo spero vivamente. Adesso devo andare, tuo fratello e Mel hanno bisogno di me.”
Lui annuì e sembrò esitare. “Mamma..” la chiamò quando fu sulla soglia della porta. Lei si voltò verso il figlio e lo guardò quasi con compassione. “Dille che… la amo. E che mi dispiace, per tutto.”
“Glielo dirai tu domani, tesoro. Il dottore ha detto che domani mattina puoi uscire.”
Annuì e lasciò che la madre andasse via. Al mattino dopo il sole entrava violento dalla finestra dell’ospedale mentre Elliott si preparava per tornare a casa. Quando Lynn andò a prenderlo era già pronto e felice di poter tornare da Mel.
Quando arrivò a casa lei era nel capanno ad aiutare a ripulire tutte le cose delle due sere precedenti. Era triste e faticava perfino a pulire i bicchieri. Voleva andare a parlarle, ma suo padre lo trattenne nella sua stanza sostenendo che dovesse riposare. Più che altro doveva stare lontano dalle persone che l’avevano fatto ricadere in quello stato, così si addormentò sul letto di Mel e si svegliò dopo pranzo. Lei era sdraiata accanto a lui e lo guardava mentre lentamente si voltava verso di lei.
Prima aveva in testa un intero discorso e adesso tutto era svanito. Non sapeva cosa dirle né come iniziare a parlarle. Non capiva se era furiosa e se volesse picchiarlo, o se era triste per quello che era accaduto.
“Ehi” disse lui accennando un sorriso. Lei istintivamente portò due dita sulle labbra di lui ancora viola. Sentì che erano fredde, ma erano ancora morbide come le aveva baciate la prima volta. E fu grata che la droga risparmiasse le labbra anche se distruggeva il resto del suo amato. Lui le baciò le dita che delicatamente si posavano sulle sue labbra, poi si spostarono sul collo e si fermarono sul torace.
“Ti ho creduto morto.” Gli disse senza guardarlo.
Prese la mano di lei sul torace e la strinse. “Ma non lo sono.”
“Hai le labbra viola.” Mel pensò che quello che le usciva di bocca era estremamente infantile, ma non le importò.
“Lo so.”
Mel si alzò brusca dal letto e si portò le mani sul viso. “Non puoi continuare così.”
“Oh dio, Mel, ti prego.” Fece lui un po’ scocciato.
“No, Elliott. Non va bene. Non voglio starmene a guardare mentre ti uccidi.”
“Senti, mi dispiace, io…”
“No, spiegami il perché. E’ piacevole? Ti andava semplicemente di farlo? O c’è qualcosa che non va e hai pensato di risolverla alla vecchia maniera?” Era furiosa, come si aspettava. Come faceva a non esserlo?
“Vuoi la verità? Si, ho tentato di uccidermi. Ero stanco di farmi giudicare e che le persone continuassero a dirmi che sono un drogato e un alcolizzato. Ero stanco di stare in questo posto di merda con questa gente del cazzo.”
“A che cazzo pensavi Elliott?” urlò di rabbia con le lacrime agli occhi.
Lui esitò spaventato e poi tentò di abbracciarla mentre lei si ritraeva brusca. “Tutti sarebbero stati meglio senza di me.”
“Dio Santo. Io non sono tutti. E a me non ci pensi? Io non sarei stata bene sapendoti morto! Sono venuta qui solo per te, ti sono sempre stata accanto nel bene e nel male. Sei l’unica persona che mi è rimasta, e adesso vuoi lasciarmi anche tu solo perché queste persone sono tutte delle teste di cazzo?”
“Mel…” Non ebbe neanche il tempo di pronunciare il suo nome che lei era già uscita di corsa sbattendo la porta. Corse sotto quel grosso albero in giardino che sembrava essere l’unico posto non profanato da quella gente. Si racchiuse a riccio lì sotto e pianse. Poco dopo Elliott corse da lei e la strinse a sé nonostante i suoi continui rifiuti e schiaffi.
“Mi dispiace, giuro che non succederà di nuovo. E’ solo che… non mi sento a mio agio qui. Tutti non fanno altro che parlarmi e giudicarmi per quella fase da drogato, e sono stanco. Mi dispiace , davvero. Non volevo farti stare male.”
Lei lo guardò con ancora le lacrime agli occhi e le sue dita si posarono di nuovo sulle sue labbra ancora viola. Il vento sembrò calmarsi, e il calore invase il corpo di Elliott a quel secondo tocco.
Lei avvicinò il suo viso e posò delicatamente le labbra sulle sue. Quando si staccarono il vento continuò a soffiare leggero, e i lunghi capelli di Mel gli sfiorarono il viso quando si avvicinò a lei per altri baci.
“Grazie… di far parte della mia vita.”
  
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