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Autore: Eko1    26/08/2012    0 recensioni
Allora, questa è una storia che ho scritto al corso di scrittura creativa ancora due anni fa...e la "consegna" era "Scrivete, in prima persona e in tempo presente, di qualcuno che si innamora di voi."
Praticamente ho dovuto scrivere di me stessa vista da qualcun altro. Non vi dico neanche la fatica. Comunque il protagonista si chiama Matteo, che si innamora di me, Paola. Diciamo che le uniche cose inventate in questa storia sono Matteo e Marco!
Buon divertimento, lo pubblico in capitoli che sennò è un mattone terribile da leggere tutto insieme!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Giorno 77

“Sono sicuro che è stato lui la causa di tutto. Paola non mi ama perchè lui le ha spezzato il cuore, e lei non vuole più innamorarsi. La persona di cui parlava è lui, ne sono sicuro. Il comportamento quando si sono visti qui, lei che esce e mio fratello subito dopo. Marco che mi dice di lasciarla perdere. Lei che mi dice che non sapeva fosse mio fratello. Ovviamente nessuno dei due vuole dirmi niente, per non farmi soffrire, ma io sono furbo, io non mi faccio fottere così da una ragazzina e da un bastardo...” Do un calcio al tappeto, che si raggruma ai piedi del letto. Francesco, seduto sulla mia sedia girevole, si spinge lentamente con i piedi. Giovanni si toglie gli occhiali dal naso.

“Sembra “Il club delle babysitter” lo sai? E tu...” mi punta addosso la stanghetta degli occhiali “...tu sembri un invasato.” Se li rimette, e tira su col naso.

Francesco si ferma e mette i piedi sulla scrivania. Si piega in avanti, e prende la chitarra, tenendola stretta. L'ha già fatta cadere una volta, e la conseguenza è stata che è tornato a casa con un occhio nero. Comincia a strimpellare “Knockin'on heaven's door”, senza parlare.

“Oh e tu? Cosa mi dici?”Lui mi fulmina e continua nel suo silenzio. Giovanni sospira, stendendosi sul letto.

“Cazzo, Matteo..ma passi da un estremo all'altro però...” lui e Francesco si scambiano un'occhiata di intesa. Vado verso l'armadio e sistemo il tappeto, poi sposto i piedi di Francesco dalla scrivania. Butto nel cestino i residui di terra che le suole hanno lasciato sul piano, e gli porto via la chitarra dalle mani.

“Mi sembra di capire che voi sapete qualcosa che io non so. Ditemela. Ditemela adesso perchè io impazzisco. Schizzo male e vado fuori di testa. Mi ha fottuto il cervello, quella lì. Con i suoi cazzo di modi di fare. E contro il sistema, e amo il mondo, e preferisco i girasoli.”la scimmiotto, distorgo la sua immagine agli occhi dei miei amici, voglio che sappiano quanto stupida e falsa sia.

“Ecco cos'è. E' una falsa. Una che presta libri, che ama il mondo, che si rotola coi cani, che mi porta a vedere i ponti con le luci blu, che è sempre gentile con tutti. Falsa, impostata, stronza.”

Francesco sospira, come Giovanni.

“Matteo, adesso basta. Non volevamo dirtelo noi, ma stai evidentemente esagerando. Paola è innamorata di una persona. E lo sappiamo sia io che Giovanni...” Guardo Giovanni che ora è seduto sul mio letto, preoccupato. Una ruga gli attraversa la fronte e cerca di interromperlo schiarendosi la voce, ma Francesco prosegue imperterrito “ Si, è innamorata di una persona. Ma questa persona non è Marco, come puoi ragionevolmente pensare. E' tua sorella.” Espira, e i suoi occhi cercano i miei, ma io sono troppo impegnato a cercare di decifrare quello che mi ha appena detto per guardarlo e vedere davvero la tua faccia.

“No..no aspetta fammi capire. Paola è..l'ex di mia sorella? Io..mi sono innamorato..dell'ex di mia sorella? Io ho scopato con l'ex di mia sorella?!” Sto urlando, ma non riesco a farne a meno.

Mi accascio sul letto, e Giovanni mi batte una mano su una spalla, cercando di farmi forza.

“Coraggio Matteo...non è morto nessuno...coraggio...” mi volto verso Giovanni. Ho il cuore in gola, e un male indefinito allo sterno.

“Che cazzo vuol dire che non è morto nessuno? Che cazzo dici? Sono andato a letto..con l'ex ragazza di mia sorella! Ti rendi conto? Sono innamorato di una..che è innamorata di mia sorella!” Bussano alla porta della mia stanza. Entra Alessandra, e viene dritta verso di me. Gli occhi verdi brillano di determinazione e di affetto. Rivolge un cenno sbrigativo ai miei due amici, che si dileguano in fretta.

“Mi hai sentito...” alludo alle urla di poco prima. Lei annuisce, e i capelli rossi le ricadono davanti al viso. Si siede sul letto accanto a me, mettendosi le mani in grembo.

“...posso parlare?” Mi chiede, dolcemente. Fa un piccolo sorriso quando annuisco.

“Paola..è una ragazza strana. Sotto molti punti di vista può essere considerata una ragazza normale, ma non lo è. Ha più ombre di quante si possano immaginare per una come lei. L'hai vista no? Va in giro saltellando, sorride sempre, è sempre gentile con tutti. Ma ha un lato che cade completamente a pezzi. Un lato che pochi hanno avuto la sfortuna, o la fortuna di vedere. Io ho voluto farlo, lei mi ha accontentata e io l'ho distrutta. Non sapevo come comportarmi. Hai presente quando tu stai andando in macchina e all'improvviso ti si spegne per non so che cosa? Ecco. Lei mi ha mostrato il lato insicuro, quel pezzo di lei che nascondeva tutte le paranoie e i brutti pensieri. E io ho preso paura. Aveva perso tutta la sicurezza, tutto il sole che aveva. Non avevo capito che le bastava solo un po' di tempo.” Mi accarezza una guancia, togliendomi la lacrima di frustrazione che mi è scappata dagli occhi. “ Ehi, si fida di te. Accontentati di questo. Non potrà amarti, ma si fida di te. E ti vuole bene. Non è una che fa sesso col primo che capita. In generale, non fa sesso con gli uomini. Hai avuto la fortuna che si fidasse di te fino a questo punto, coso. Se l'è fatto il tatuaggio, alla fine?” mi chiede, prendendomi la mano. Sto battendo i denti dal tremore che mi ha assalito, ma riesco ad annuire lo stesso. Mi tocco sotto al lobo dell'orecchio, vicino all'attaccatura dei capelli.

“Ha..ha una A con un piccolo cuore...” mi aveva spiegato che quel tatuaggio era per una persona che non c'era più. Ora capisco cosa intendeva. Alessandra sorride appena, e mi abbraccia. Non so come, riesco a ricambiare quella stretta. Probabilmente questo è il primo abbraccio che ricevo da lei, in diciannove anni.

“Vuoi che ti lasci solo? Scusami..avrei dovuto dirtelo io. Quando Marco mi ha detto chi era lei non ce l'ho fatta. Non avercela con me per questo, per favore.” Annuisco un po' confusamente, ma al tempo stesso comincio a sentire il respiro farsi regolare, e il cuore tornare a battere a ritmo normale. Alessandra esce, spegnendo la luce. Sa le mie abitudini. Fa entrare nella mia stanza Vagabondo, che mi si distende a fianco, sul letto. Si addormenta subito dopo, e il suo russare regolare mi regala una tranquillità che non credevo di poter provare in un momento così. Gli accarezzo i peli del muso, e lui emette un piccolo sbuffo, che mi fa sorridere. Mi porto la destra al viso e le lacrime cominciano a scorrermi lungo le guance. Non ho mai pianto molto, possibile che una ragazza di diciott'anni che conosco da due mesi riesca a farmi versare lacrime? No, non è solo per lei. E' il tutto. Ha fatto sesso con me perchè si fidava. E del suo amore per il mondo. Lei che regala pezzi di pizza ai barboni. Lei che schizza male se non si fa quello che vuole lei. E che vuole sempre aver ragione. E che prende e va via o si chiude nel mutismo. E' questo che mi ha fregato, di lei.

 

Giorno 81

Arrivo al bar e la vedo. Sta leggendo un libro, questa volta non è in ritardo. Anzi. Io sono stato mezz'ora indeciso sul cosa risponderle, dopo il suo messaggio. Vediamoci, diceva. Parliamone. Sono qui per parlarne ma non voglio. Non voglio sentirmi dire che ama mia sorella. Mi siedo davanti a lei, serio. Lei mi fa un sorriso, un sorriso dei suoi, e si sposta i capelli con la mano destra. Appoggia il libro sul tavolo e io riesco a leggerne il titolo. Stargirl. Ecco cos'era quell' “irl”. Stargirl. Arriva il cameriere, e lei ordina per sé, i soliti due tramezzini e la coca cola.

“Per me un caffè.” Il cameriere prende le ordinazioni e si allontana, zoppicando leggermente.

“Ma a te non piace, il caffè!” esclama lei, mettendo il libro nella borsa. Non ha la sacca bianca e nera, oggi. Ha una borsa di pelle bordeaux, a forma di bauletto.

“Senti, io non ho voglia di parlare con te. Lo so, sono esagerato perchè ci conoscevamo da due mesi e io a dirti ti amo e adesso a stare così di merda per una stronzata veramente ma non ho voglia.” Sto per alzarmi, ma lei mi ferma afferrandomi per un braccio.

“Resta. Resta qui, per favore.” Mi chiede, senza togliere la mano dal mio polso. Mi risiedo, di malavoglia. Lei aspetta che io mi sia sistemato, poi comincia a parlare, piano.

“Io ho detto a tua sorella che la amavo dopo una settimana che eravamo insieme. Ci frequentavamo da circa un mese e gliel'ho detto. Perchè era vero. Era vero che la amavo. Lei è sempre stata incapace di dirmelo. Diceva che mi voleva bene. Diceva che ci teneva a me, ma io non ho mai sentito dalla sua bocca le parole “Ti amo.”. Ma si comportava come se fosse vero. Come se ci credesse e come se fosse così anche per lei. Ma non me l'ha mai detto. Matteo, mi hai detto ti amo perchè pensi che sia vero. Ma io non ti amo. Non sarò la prima né l'ultima a cui lo dirai e che ti risponderà così, e così per la ragazza che avrai davanti non sarai il primo che le risponderà di no. Penso che tu me l'abbia detto perchè ero la prima a provare un interesse per te, dopo Martina. Io non penso che tu mi ami davvero. Non penso nemmeno che tu sappia cosa sia, l'amore.” si stringe nelle spalle e distoglie lo sguardo da me “non lo so nemmeno io, per inciso. Ma so che l'amore non sei tu. Il mio, di amore, non sei tu.”

“Nick Hornby direbbe che quando pensiamo all'amore siamo abituati a pensare a qualcosa di astratto. In realtà l'amore è una persona. La persona a cui pensiamo quando pensiamo all'amore”

Lei batte le mani un paio di volte, ammirata.

” 'Tutta un'altra musica.' Un libro bellissimo, ma non uno dei miei preferiti. Il suo capolavoro per me è 'Alta fedeltà' L'ho amato dalla prima all'ultima pagina. E' questo il mio problema, forse. Amo troppo. Disperdo amore. Lo disperdo, e quando arriva la persona a cui voglio darlo tutto, non ne ho più.” Si morde l'unghia del pollice. Arriva il cameriere con il caffè per me, e i suoi due tramezzini con la coca cola.

“Ciccia, ciccia!”esclama lei, puntando un tramezzino verso il cielo e addentandolo subito dopo.

“Perchè non ti sei mai aperta con me?”Le chiedo. Ho una miriade di domande da farle, che mano a mano mi vengono in mente. Lei mastica, poi manda giù. Prende la coca cola in mano, versandola nel bicchiere. Osserva la schiuma che si forma, e mi risponde senza smettere di guardare le bollicine.

“Perchè tu non eri pronto. Né volevi vederlo. Mi fido di te, ma non volevo che vedessi l'altra parte di me. Ho sentito Alessandra ieri, mi ha detto del vostro discorso. Il lato che cade a pezzi è un lato precluso ai più. L'ha visto solo lei. E mi ha devastata. Per cui ho detto basta, che non deve vederlo più nessuno. Ho cercato di cambiare vita, di cambiare aria, di cambiare la parte sbagliata di me. Che c'è, te l'assicuro.”tira su col naso e beve, per poi continuare “ho cercato di innamorarmi di te. Non pensare che non ci abbia pensato. Ma non posso. Non ci riesco” lo dice quasi scusandosi, cercando forse di sdrammatizzare.

“Non ti capisco, Paola. Non ti capisco davvero. Sei venuta a...”

“Oddio si, sono venuta a letto con te, ma vedi? Tu stai basando tutto su quello. Per me il sesso non è importante, a me non me ne frega un cazzo di essere venuta a letto con te!”Sbatte le mani sul tavolo. La lattina cade e la coca cola si spande sul tavolo, allargandosi in una macchia scura.

“Tu non capisci, Matteo. Se non mi fossi affezionata a te, se non avessi voluto farti felice non sarei mai venuta a letto con te. Sapevo che ti avrebbe reso felice, e ho cercato di tirarti fuori dal letargo che ti eri creato, dal tuo stato di rana sotto al fango. Ho cercato di farti capire che boh, forse ogni tanto fa anche bene tornare a sperare. E se ti guardi intorno, e dico intorno bene, capirai che ho ragione. Lo so che adesso non riesci a perdonarmi. E che ti sembro solo una stronza, e lo sono. Ma tu non mi ami. Non ami me, ami il fatto che qualcuno si sia interessato a te dopo Martina. E quel qualcuno sono stata io. Adesso hai aperto gli occhi, ora svegliati, e muoviti.”Si alza senza lasciarmi il tempo di replicare, mettendosi il cappotto con gesti bruschi, nervosi.

“Dove vai?” Intuisco la risposta, ma spero che non sia quella che immagino. Lei mette sei euro sul tavolo, accanto alla lattina di coca, ancora di traverso.

“Dalla Ale. Dobbiamo parlare di un po' di cose, io e lei.” Si avvicina a me, dandomi un bacio su una guancia. Saluta il barista ed esce, la vedo camminare velocemente lungo la via e sparire tra la folla e il buio. La coca cola comincia a gocciolare giù dal tavolino, senza che nessuno faccia qualcosa per fermarla. Appoggio la testa nell'incavo della mano, cercando di racimolare le informazioni giuste per avere un quadro preciso. Ma non ce la faccio. La mia mentalità ordinata e scientifica ora come ora sta facendo cilecca. Non riesco a pensare, non riesco a concentrarmi su niente. Ha colpito nel segno, comincio ad ammetterlo anche io. Non l'amavo, amavo l'idea di lei come di qualcuno che si interessasse a me. Ma mi piaceva, lei. Mi piace da matti. Mi alzo, il caffè è ancora immacolato, fuma nella tazza. Prendo i soldi di Paola e pago anche il mio caffè. Come ogni volta, non si è fatta offrire niente.

 

  
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