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Autore: DROGATADINIALLJAMES    27/08/2012    0 recensioni
Finalmente i miei genitori decidono di mandarmi al concerto dei One Direction che però si tiene a Londra. Alla fine del concerto, non abbastanza sazia per potermene tornare a casa, decido di infiltrami di nascosto nei camerini. Quando mi scoprono tentano di mandarmi fuori, dove però si sta espandendo un virus letale e contagioso, così mi fanno tornare nel camerino, dove tra me e Niall Horan accadrà del tenero.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: Mamma, papà io parto!
 
Ancora il tempo di mettere in borsa il mio nuovissimo iPhone e le cuffie per il viaggio, ed ero pronta. Scesi le scale con quell’indistinguibile emozione di chi parte per una magica destinazione. -Mamma, papà io parto!
- Ti sta bene quella maglietta! Chi è quel bel giovanotto stampato sopra? - disse mia madre.
- Mamma, quante volte te lo devo dire? E’ Niall Horan! - risposi io quasi scocciata, ma orgogliosa.
- Tra un mese non saprai più nemmeno il suo cognome … - disse mio padre, mentre leggeva il giornale seduto sulla poltrona.
- Tra un mese quel cognome sarà inciso sulla mia fede nuziale, papà. - ribattei io con la fierezza di chi sa di cosa sta parlando.
- Oh tesoro, - continuò mia madre - non sai nemmeno quanto sono emozionata per te! Andrai a Londra, vedrai un mucchio di cose! Oh, anche io alla tua età avevo così tanto spirito di viaggiare per il mondo!
- Mamma, vado per il concerto! Che oltretutto è il concerto migliore a cui parteciperò finora e che sono sicura mi cambierà la vita! - risposi con gli occhi lucidi di commozione.
- Oh piccola mia, non farmi piangere ora - disse mia mamma in lacrime - Mi mancherai tanto, non so se potrò resistere per tutto questo tempo senza di te!
- Mamma ci rivediamo tra una settimana. Tu goditi le tue vacanze a New York e non pensare a me, perché ci sentiremo tutti i giorni. - consolai quella povera donna che mi aveva allevato sin dalla mia nascita e che non poteva vivere senza di me.
- Certo piccola mia, tu va e divertiti. Ti voglio bene tesoro mio - disse mia madre più commossa di prima.
- Mamma dai, lo sai che odio piangere, e inoltre mi si sbava il trucco! Ahah dai vieni qui che ti abbraccio.
Un ultimo abbraccio con la mamma e un bacio a papà e poi esco. Fuori mi aspetta in auto la mia migliore amica Anita e sua cugina Gaia.
- Carol, sei pronta? Ah! Non vedo l’ora di essere a Londra! - mi assalì Anita, non appena a bordo. 
- Ani, non puoi capire come sono contenta, senti il mio battitto! - le replicai eccitata.
- Si batte fortissimo, ma mai quanto il mio! Zayn, sto arrivando amore mio! - continuò Anita.
- Scommetto che se misuriamo i nostri battitti, il mio ti batte di gran lunga! Amo i One Direction più della mia stessa vita, e stasera farò colpo su Niall! - esultai io.
- Ahah voi due siete pazze - proseguì Gaia, - C’è bisogno di urlare e litigare in questa maniera? Ahah amo i One Direction ma non faccio la squilibrata come voi!
- Allora ragazze, partiamo? - aggiunse il padre di Ani.
- Papà, e ce lo chiedi? Vuoi per caso andare anche a farti una lampada prima di mettere in quarta questo rottame?
- Ahah Anita, il tuo attraente padre non ha bisogno di lampade! E poi non ti preoccupare, il volo è tra un ora e arriviamo all’aeroporto nella metà della metà del tempo! - rispose Ugo.
E fu così che lasciammo casa e ci dirigemmo verso quello che era il nostro sogno. 
All’aeroporto eravamo tute pronte ed emozionate. Nelle nostre teste scorrevano già le immagini di un fantastico giorno che si sarebbe andato a realizzare.
- Bene, ragazze allora io vado, è ora che voi prendiate il vostro aereo. - disse Ugo un po’ rattristato, o forse solo un po’ preoccupato.
- Hai detto bene papà! Oh che emozione, Londra arriviamo!!! - esclamò Anita come una psicopatica ma poi - Hey, papà, che fai? Piangi per caso?
- Oh no, è che mi è entrato un moscerino nell’occhio. Okay, forse questa scusa è giù stata usata troppe volte… E’ vero, sono un po’ commosso. Sai sei la mia piccola, mi preoccupo per te. Londra è una grande città, e tu bocciolo, ancora una cucciola d’uomo, sola, dispersa … Spero te la caverai. -
- Papà ho 16 anni, le mestruazioni e il rischio di partorire un bebè. Saprò cavarmela non ti preoccupare, okay?
- Okay, piccolo bocciolo. Il tuo papà ti penserà ogni giorno.
- Okay papà. Anche tua figlia avrà qualche pensiero su di te. Okay, avrà tanti pensieri su di te. Ora noi andiamo, ci vediamo tra due giorni! 
- Va bene bocciolo, tanti auguri e buon viaggio.
- Grazie papà, ciao!
- Ah! Sai già cosa devi fare appena arrivi, vero?
- Si, papà! Me lo hai ripetuto minimo ottocento volte! Ora ciao seriamente però, non voglio perdere l’aereo…
- Allora ciao! Ciao anche a voi ragazze!
- Arrivederci signor Ugo! - salutammo anche noi il papà di Anita.
Poco dopo eravamo sedute a bordo dell’aereo che ci portava da Milano a Londra. Che l’avventura inizi!
  
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