Continuava a guardarsi attorno sospettoso, come se dovessero saltargli addosso da un momento all’altro, sbranandolo, riducendo a brandelli le sue povere carni e cibandosi con cupidigia del sangue fuoriuscito dal suo corpo martoriato, lo stesso sangue riversatosi a terra a formare un oceano cremisi.
“Scappa, finché sei in tempo” . Quella piccola vocetta si era insinuata con prepotenza nelle sue orecchie e nella sua mente, facendolo arrivare sul baratro della pazzia. Non aveva la minima idea a chi appartenesse; forse alla sua coscienza o, semplicemente, ad un qualche istinto primordiale che aveva reso possibile la sopravvivenza del genere umano fino a quel momento.
Per quanto quel suggerimento gli fosse parso invitante, lui non si mosse, ignorando ogni fibra del suo essere che lo incitava a mettersi a correre a perdifiato tra le strade trafficate, tra le luci artificiali dei lampioni e delle insegne luminose, a uscire da quella stanza che, probabilmente, sarebbe diventata la tomba della sua anima.