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Autore: visbs88    27/08/2012    2 recensioni
Sono così solo, in queste notti gelide e vuote. Tutto ciò che riesco a sentire è la tristezza che si stringe intorno a me e al mio castello, soffocandomi. È un fantasma che mi avvolge in un abbraccio di sofferenza opprimente e doloroso, che attanaglia la mia mente e ferisce il mio cuore, che costringe quei ricordi che vorrei seppellire nelle profondità della mia anima a rimanere invece in superficie, lì dove la loro presenza è insopportabile.
I ricordi e i pensieri più cupi di Anton Herzen.
[Questa storia partecipa all'iniziativa di White Pages pro scrittura sugli Sfigafandom]
[Scritta per l'iniziativa Una ficcy... al prompt e per la Challenge Fluff - Angst - Missing Moment - AU indette entrambe dal forum contest & Challenge Mania]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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FALLING INSIDE THE BLACK

 
Iniziativa: Una ficcy… al prompt (Contest & Challenge Mania).
Prompt: Anime gemelle.
Challenge: Fluff – Angst – Missing Moment – AU indetta dallo stesso forum linkato sopra.
Tabella / Prompt: Angst / 02. Ferita.
Titolo: Falling inside the Black.
Introduzione: Sono così solo, in queste notti gelide e vuote. Tutto ciò che riesco a sentire è la tristezza che si stringe intorno a me e al mio castello, soffocandomi. È un fantasma che mi avvolge in un abbraccio di sofferenza opprimente e doloroso, che attanaglia la mia mente e ferisce il mio cuore, che costringe quei ricordi che vorrei seppellire nelle profondità della mia anima a rimanere invece in superficie, lì dove la loro presenza è insopportabile.
I ricordi e i pensieri più cupi di Anton Herzen.
Personaggi: Anton Herzen, Sofia.
Rating: Arancione/16+.
Generi: Angst, Introspettivo, Song-fic, in piccola parte Erotico, credo.
Avvertimenti: Lemon, One-shot, Missing Moments.
Pairing: Anton/Sofia.
Numero parole (Contatore Word): 1.701.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma della Level-5 e di chiunque ne detenga i diritti. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. La canzone a cui la fic si ispira e da cui prende anche il titolo è Falling inside the Black degli Skillet (qui per ascoltarla). Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.

 
Buona lettura.

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[Tonight I'm so alone
This sorrow takes ahold
Don't leave me here so cold
Never want to be so cold
Your touch used to be so kind
Your touch used to give me life
I've waited all this time, I've wasted so much time]

 
Sono così solo, in queste notti gelide e vuote. Tutto ciò che riesco a sentire è la tristezza che si stringe intorno a me e al mio castello, soffocandomi. È un fantasma che mi avvolge in un abbraccio di sofferenza opprimente e doloroso, che attanaglia la mia mente e ferisce il mio cuore, che costringe quei ricordi che vorrei seppellire nelle profondità della mia anima a rimanere invece in superficie, lì dove la loro presenza è insopportabile.
Non importa che stagione sia, non importa quanto torrida possa essere l’estate o ridente la primavera: io sono circondato dal freddo. Non è quello a cui le altre persone sono abituate, quello da cui ci si può difendere con un pesante cappotto o una sciarpa calda: è qualcosa che ormai vive in me e si nutre di me, che è strisciato fin dentro le mie ossa quando ancora ero tanto stordito dalla disperazione da non tentare neppure di scacciarlo. È il gelo che solo un amore perduto può lasciare, è il freddo della solitudine che si trasforma in un veleno che minaccia di cambiarmi per sempre. Cosa posso fare per difendermi, se non aggrapparmi al ricordo dei giorni più felici della mia esistenza? Eppure sono proprio quelli che vorrei dimenticare, e a poco a poco ai miei occhi diventano sempre più crudeli: giocano con i miei sentimenti, loro e la tristezza e il dolore, la felicità e la sofferenza sono ormai alleate per distruggere il mio cuore. Le ferite nella mia anima sanguinano e si aggravano sempre più, orribili piaghe ormai incurabili ed infette di quello che forse comincia ad essere odio. Giorno dopo giorno la crepa nei miei sentimenti si fa più profonda e la mia preghiera diventa più disperata: non lasciarmi in quest’orrendo gelo, non ho mai voluto diventare così.
Perché, al contrario, tu mi hai abbandonato, Sofia?
 

***

 
Quella sera eravamo lontani dai saloni più ampi del mio castello, dalle luci dorate, dagli inchini dei servitori e dai pranzi sontuosi: di certo il lusso nelle mie stanze non mancava, ma in quell’occasione l’oro non scintillava, la morbidezza delle lenzuola non era importante, non le badavo. Il centro di ogni mio pensiero, ciò che più di prezioso esisteva fra quelle mura eri solo tu.
I raggi pallidi della luna erano il nostro unico lume, e quella luce argentea rendeva ancora più delicato il tuo viso. Gli occhi grandi e profondi, i capelli lunghi e morbidi, le tue guance candide, non c’era cosa che non adorassi di te, non c’erano difetti in quella che ormai sapevo essere la mia unica, insostituibile anima gemella. Quella fu la notte, tuttavia, in cui venni a conoscenza di altri particolari di te, di altri motivi per amarti e per cui ti amai: la passione che potevi trasmettermi con i tuoi baci, seppur sempre con la dolcezza che ti era propria, le tue dita delicate prima tra i miei capelli e poi sotto i miei vestiti, il tuo modo di sussurrare il mio nome, incerta, insicura, innamorata. E io, ormai completamente schiavo del mio amore e del mio desiderio nei tuoi confronti, ti baciavo il collo, assaporavo le tue labbra, ti sorridevo come per dirti che non c’era nulla al mondo che potesse andare male o farti soffrire, non in quel momento solo nostro. Non ci fu malizia, quella notte: solo abiti che uno alla volta, lentamente, si separavano dai nostri corpi e scivolavano sul pavimento, solo i nostri sguardi persi l’uno nell’altro, solo noi, legati per sempre. Mani che accarezzavano la nostra pelle nuda, discrete ma sensuali, i tuoi sospiri mentre le mie labbra si posavano sul tuo seno, il tuo calore, la tua bellezza: dettagli che mi facevano fremere di desiderio e gioia mentre mi beavo del tuo profumo. Mi muovevo con cautela, pur essendo anche impaziente di renderti mia e mia soltanto.
E poi arrivò il momento di unire la mia carne alla tua al pari di come già erano i nostri cuori. Entrai in te, ti abbracciai stretta e ti baciai; tu tremasti per il dolore e poi gemesti per il piacere, e a quel suono mi sentii come appena arrivato in un paradiso costruito solo per me e per la mia infinita felicità. Ti amavo, tu e la tua grazia impareggiabile, il tuo corpo bianco e il tuo sorriso dolce e la tua pelle umida, ti amavo e ansimavo ascoltandoti mentre ancora una volta chiamavi il mio nome. Com’era bello pronunciato da te, e come mi sentivo speciale mentre realizzavo ancora una volta la mia immensa fortuna nell’averti incontrata.
Dopo quella notte, non fui più in grado di apprezzare davvero altra voce che non fosse la tua, o altra musica oltre a quella del piacere che ci stavamo regalando a vicenda: suoni meravigliosi, un’armonia afrodisiaca che unita alle sensazioni fisiche del mio corpo era qualcosa che neppure nei miei sogni più irrealizzabili avevo mai saputo immaginare.
Venni insieme a te, dentro di te, dicendoti con voce strozzata che ti amavo, le uniche parole che seppi pronunciare, le più adatte, le più stupende.
Neppure tutto l’oro della miniera di mio padre varrà mai per me quanto quel momento.
 

***

 
Il tuo tocco era così gentile, era come se mi infondesse la voglia di vivere: essa si sta prosciugando ora in me, sopravvivo solo grazie alla speranza di rivederti. Aspetto da così tanto tempo, e ho paura di ammettere che forse si tratta solo di minuti, ore, giorni sprecati: vuoi davvero che questo mio timore si avveri, Sofia? E se persino la mia speranza si prosciugasse, inghiottita nella voragine che è la ferita del mio cuore, cosa ne sarebbe di me? Hai mai pensato a cosa avrei provato io quando mi hai tradito, quando mi hai abbandonato? Non ti ricordi del mio amore? Quanto spesso in questi anni grigi mi sono domandato cosa provasti tu durante la nostra prima notte insieme. Ero sempre stato così certo della sincerità del tuo affetto, al punto da definirci semplicemente perfetti l’uno per l’altra, mi ero fidato così tanto di te. Avevo letto nei tuoi occhi felicità mentre giacevamo nudi e abbracciati tra le mie lenzuola… sembravano sentimenti tanto autentici, i tuoi. Come hai fatto a fingere in maniera così incredibile, Sofia? E se non fingevi, come hai potuto dimenticare ogni cosa e lasciarmi così, solo in una città morente? Quanto darei perché tu potessi rispondere a questa mia domanda: forse con il tuo aiuto potrei riuscire a voltare le spalle al passato, ricucendo poco a poco le mie piaghe; ma allo stesso tempo so che simili pensieri sono futili, perché tu non mi aiuterai mai più, in nessun modo.
 

[Don't leave me alone
‘Cause I barely see at all
Don't leave me alone, I'm
Falling in the black
Slipping through the cracks
Falling to the depths can I ever go back?
Dreaming of the way it used to be
Can you hear me?

Don't leave me here like this
Can't hear me scream from the abyss?
And now I wish for you, my desire]

 
Più la solitudine si fa pesante, più le ferite sanguinano, e più io fatico a rendermene conto. La mia situazione si aggrava, il dolore sembra non avere limiti, sto scivolando in un baratro senza fondo, ma piano, a poco a poco, mentre il fardello della tua perdita si aggrava impercettibilmente ogni giorno, al punto che cogliere le differenza diventa qualcosa di arduo. Ma a volte mi sveglio dai miei incubi la notte, sudato, le mani tese ad afferrare le tue –invisibili, lontane–, e a quel punto, per qualche misero istante prima di tornare nell’oblio ad alimentare il mio tormento, capisco.
Sto cadendo nelle tenebre nere. Provo ad arrampicarmi alle nude pareti di roccia che sembrano avvolgermi come per soffocarmi, ed ogni volta ricado nelle crepe del mio stesso io, sporcandomi di fango e sangue. Il sole brilla e io non riesco a vederlo, le rupi del mio dolore mi sovrastano scure e minacciose; e sotto di me c’è l’abisso, orribile e crudele, e se mai ci arriverò so che sarà come se la mia umanità venisse distrutta. Riesco già a sentire le mie grida nell’inferno delle mie lacrime; d’altronde, non fingo già d’essere un vampiro per allontanare coloro che non farebbero altro che ferirmi ancor di più? Non sono già nell’immaginario degli abitanti di Folsense un mostro crudele ed assetato di sangue? E se lo diventassi davvero, se mi trasformassi in un essere completamente privo di pietà e sentimenti? Forse sarebbe l’unico modo per salvarmi dal mio tormento, dall’amore distrutto che hai lasciato dietro di te. Riuscirai a sentire le mie urla, le mie suppliche, le mie disperate richieste d’aiuto? Ti raggiungeranno dalle profondità del mio baratro, o sei troppo lontana? Le ignorerai, o forse capirai l’enormità del dolore che mi hai inferto?
Più cerco di rispondermi, più sprofondo in basso.
 

[You were my source of strength
I've traded everything
That I love for this one thing
Stranded in the offering]

 
Freddo, paura, abisso, amore, odio, abbandono. Sono davvero solo parole che vorticano nel mio cervello? No, sono qualcosa in più, sono spine che affondano nella mia carne, sono pezzi di ferro rovente che marchiano la mia anima –li senti? Le nostre essenze d’esseri umani erano gemelle, le ho sempre considerate tali, senti cosa provo?
Eri la fonte a cui attingevo la mia forza, e sei sparita, sparita insieme a qualcun altro. L’ultimo tentativo che farò per ritrovarti sarà questa lettera, che affiderò a questo scrigno, uno dei cimeli più preziosi della mia famiglia, perché tu ti meriti tutto ciò a cui ho ancora una vaga affezione. Lo meriti perché se devo ricordarti voglio farlo pensando ad una ragazza incapace di ferirmi, graziosa, gentile, innamorata. Ho avuto la possibilità di ricominciare, di provare ad avere una nuova vita lontano da te, da mio fratello e da mio padre, e l’ho rifiutata perché ero troppo debole per coglierla.
Fa’ in modo che non mi penta di averti attesa: torna, Sofia.

 
 
 
Spazio autrice:
Ciao a tutti =) è la prima volta che posto nel fandom del Professor Layton, e anche più in generale che scrivo su un videogioco. Sono un po’ emozionata, sì.
Prima cosa: non l’ho messo nello schemino per non allungarlo troppo, ma la fic esiste anche grazie all’iniziativa pro scrittura sugli Sfigafandom del gruppo Facebook “Circolo dei recensori” del sito White Pages. Detto questo…
Il mio dilemma più grande è stato scegliere il rating di questa storia, per via di quella scena pseudo-lemon che ho inserito. Vacillavo tra l’arancione e il rosso e alla fine su consiglio di amiche ho scelto l’arancione, perché dettagli particolari non ce ne sono, la cosa si vede però non si vede. Siete liberissimi di dirmi che non siete d’accordo, io cercherò di tenere conto anche dei vostri pareri; cercate però di non confondermi troppo, per favore, sono già una testa bacata di mio.
Oltre a ciò, comunque… dopo aver finito per la seconda volta Lo Scrigno di Pandora non ho resistito alla tentazione di scrivere su Anton, che mi ha completamente conquistata sia per l’aspetto –ammettiamolo, che è alquanto grazioso– sia per la sua personalità che spero di aver reso al meglio.
Boh, non ho altro da dire, spero che vi sia piaciuta. Un commento mi farebbe tanto piacere, negativo/positivo/neutro o che ne so io.
Un bacio, visbs ^^
   
 
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