Film > Biancaneve e il Cacciatore
Ricorda la storia  |       
Autore: Artemis Black    27/08/2012    3 recensioni
[Biancaneve e il Cacciatore]
[Snow White & the Huntsman] Ho scritto questa storia perchè il finale di Biancaneve e il Cacciatore mi ha lasciato un pò l'amaro in bocca, diciamo che mi sarei aspettata di meglio. Quindi la mia testolina ha cominciato a elaborare la propria fine, ed eccola qua! Spero vi piaccia :D
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Image and video hosting by TinyPic
 

Quando sono andata a vedere il film Biancanve e il Cacciatore, sono rimasta un pò delusa dal finale.
Così la mia testolina ha cominciato a fantasticare su un finale diverso.
Ebbene, eccolo qui diviso in due parti!
Spero vi piaccia :)
 Artemis Black 

 



PARTE UNO

La guerra era finita.
I miei uomini erano tutti nelle loro case, con i propri figli e le proprie mogli. Dopo chissà quante notti passate a pregare e sperare in un loro ritorno, adesso potevano riabbracciarli felici e continuare la loro vita insieme. Almeno quelli che ce l’avevano fatta.
Era stata dura annunciare ad alcune famiglie la perdita del proprio caro.
“Non dovreste farvi carico della morte degli uomini rimasti vittima della strega. Loro si erano prodigati a combattere per un futuro migliore e se vedessero quello che siete riuscita a fare, ne sarebbero fieri.” Mi continuava a dire il duca Hammond.
Quello che diceva era giusto, ma come potevo non pensarci. Le prime notti dopo l’assalto erano state difficili per me: incubi atroci, insonnia. La mia dama di compagnia aveva paura a lasciarmi sola, così era rimasta affianco a me a vegliare sul mio sonno e a calmarmi ogni qualvolta che mi svegliavo urlando.
Le poche ore di sonno non riuscivano a contrastare la mia stanchezza e la mia spossatezza durante il resto del giorno. Gli impegni che adesso mi spettavano come regina, erano troppi e io non mi ero ancora abituata al mio nuovo stato sociale. Li delegavo al mio segretario e più fidato uomo politico che conoscessi, duca Hammond, che era ben lieto di aiutarmi.
Tra tre giorni esatti avrà luogo il mio incoronamento ufficiale. Ci sarà la cerimonia d’investitura, i banchetti, balli e musica per tutta la città: una festa vera e propria.
Io ero nata per sedere sul trono e ne ero consapevole, fin da bambina. Ma i vari eventi che si erano creati dopo la morte di mio padre, il mio imprigionamento, la mia fuga, la guerra contro la strega Ravenna, avevano posticipato il mio insediamento. Fortunatamente ero stata abbastanza forte da riprendere ciò che mi apparteneva e questo lo devo a mia madre, che mi ha sempre insegnato a reagire ed avere fiducia in me stessa.
Eppure mi sentivo agitata. Lo avevo raccontato a Giselle, la mia dama, e lei mi aveva risposto che era semplicemente stress e ansia, a tutti capita.
Già, ma non a tutti capita di possedere un reame e governarlo.
Ero persa nei miei pensieri quando qualcuno bussò alla mia porta.
“Mia regina, le sarte hanno finito di cucire il vostro vestito per la cerimonia, sarebbe meglio che lo provaste per vedere se va bene.” Mi disse Giselle, entrando a testa bassa.
Annuii senza parlare.
Una schiera di signore entrarono nella mia stanza e cominciarono a svestirmi. Mi misero su di un piedistallo con uno specchio di fronte.
Mi fecero indossare l’abito, stringendo il bustino fino a farmi mancare il fiato e mi raccolsero accuratamente i capelli in uno chignon.
Quando finalmente mi guardai allo specchio senza loro attorno, vidi una donna che non riconoscevo. L’abito era di velluto color rosso scarlatto con la parte davanti del corpetto color oro e tanti merletti sul bordo dei due colori. Era lungo e molto pomposo, con una corona bianca alta intorno al mio collo e il bustino che faceva risaltare il mio seno. Le maniche dell’abito erano larghe e lunghe, ricamate e intarsiate di piccole perle. Di per se l’abito era molto elaborato, forse troppo per me.
“Vi piace, maestà?” mi chiese una delle sarte.
Aspettai a rispondere, mi guardai  a lungo allo specchio.
“Come mi sta?” chiesi.
Tutte si prodigarono nel farmi complimenti, a riempirmi di lusinghe, soltanto Giselle non proferì parola e io me ne accorsi.
“Giselle, che ne pensi?” le chiesi.
Lei mi sorrise e aggiunse che mi stava molto bene. Ma glielo leggevo negli occhi che non era quello che pensava veramente.
“Giselle, dimmi la verità, mi fido di te.” Le dissi.
Lei rimase in silenzio per un po’, poi si avvicinò a me e mi chiese se poteva fare delle piccole modifiche. Io acconsentii.
Giselle era una delle poche ragazze che mi guardava e mi parlava alcune volte, come se fossi una sua coetanea, non come le altre che guardavano solo il mio importante titolo nobiliare. Era per quello che l’aveva scelta.
Le sue piccole mani cominciarono a togliere la corona intorno al mio collo, a staccare qualche merletto sul corpetto e a togliere un po’ di “pomposità” al vestito. Il risultato fu quello che speravo: un abito ampio abbastanza ma non troppo, ricami e lustrini qua e là ma che non ricoprissero del tutto la stoffa, così da far risaltare il color rosso e i capelli sciolti invece che legati uno chignon erano il tocco finale. Mi guardai allo specchio e acconsentii sorridendo.
“Adesso va meglio.” Dissi.
Le altre sarte guardarono con stupore Giselle e poi mi sorrisero.
“Labbra rosso sangue e chioma di nero fulgore, è questa la vostra bellezza.” Aggiunse infine Giselle.
Aveva ragione, i miei capelli e le mie labbra erano in risalto grazie a quel vestito.
Congedai le sarte e diedi libera uscita a Giselle mentre io mi recai alle scuderie, dove il mio fidato cavallo bianco mi aspettava, già sellato. Mi ero cambiata d’abito, indossavo un paio di pantaloni scuri maschili e un corpetto di pelle color marrone, con un mantello che mi copriva le spalle. Una volta montata a cavallo, tirai giù il cappuccio sul mio volto e presi la mia spada.
Mi addentrai nella foresta oscura per andare a trovare una mia vecchia amica.
Spronai il mio destriero al galoppo. Sentivo i rami bassi degli alberi sfiorarmi la schiena e graffiare il mantello. Il sentiero si faceva sempre più stretto e insidioso, ma appena usciti fuori da quella boscaglia di alberi e foschia, il sole tornava a splendere alto nel cielo.
Rallentai e lasciai che i miei occhi si godessero la vista: una vasta pianura con erba alta e verde si stagliava di fronte a me. Un pascolo di cavalli poco distante cominciò a seguirmi, vidi spuntare tra l’erba alcuni bambini festosi che si avvicinarono a salutarmi. Arrivati al villaggio, tutti mi accolsero con gioia e felicità: le donne che erano sulle rive del fiume lasciarono i panni a mollo nell’acqua per venirmi a salutare, anche le altre che erano in casa a cucinare o a lavorare la terra. Tutto il villaggio si fermò per venirmi ad accogliere e la cosa mi riempiva il cuore di immensa gratitudine.
“Bentornata Biancaneve.” Mi disse l’anziana.
“Felice di rivederti, Alis.” Dissi sorridendo e abbracciandola.
Feci un giro del loro nuovo accampamento, dopo che Ravenna aveva distrutto il precedente per catturare me. Non me l’ero mai perdonato, infatti li avevo aiutati a costruire questo e inoltre avevo mandato un po’ di viveri poiché l’inverno era alle porte. Alcuni uomini che erano stati costretti ad arruolarsi nell’esercito della regina, adesso erano contadini tornati alle proprie terre, tornati alle proprie famiglie.
L’aria che si respirava era carica di energia positiva, di rinnovamento, di gioia e prosperità: ti alleggeriva il cuore.
Mi sedetti sul pontile di legno costruito sul fiume, dove erano ormeggiate varie barche. Osservai i bambini giocare in mezzo all’erba alta a nascondino. Mi rilassava e in un certo senso, riuscivo a riposare il mio cervello pieno di pensieri, impegni, carte burocratiche etc etc.
Ad un tratto uno stormo di uccelli si levò in cielo dall’erba alta, i bambini si fermarono e cominciarono a guardare sospettosi l’area in cui stavano giocando. I miei riflessi mi avevano già fatto scattare in piedi con la mano sull’elsa della spada.
Poi una figura maschile, alta e abbastanza imponente uscì dall’erba e i bambini lo accolsero esuberanti: era il cacciatore.
Il mio cuore si fermò, il respiro mi si bloccò in gola e la mia bocca si aprì in un’espressione stupita. I muscoli delle mie spalle si rilassarono, ma quelli del basso ventre cominciarono a contrarsi: c’è chi le chiama farfalle, chi vespe, chi dice che si hanno solo quando si è veramente innamorati, io dico soltanto che ogni volta che avevo quella sensazione, il mio cervello andava in tilt e il mio cuore batteva all’impazzata. Era difficile per me tenere un comportamento lucido in sua presenza.
Lo guardai in lontananza, senza farmi vedere, studiai i suoi vestiti, i suoi lineamenti, i suoi capelli, il suo atteggiamento nei confronti di quei bambini: era dolce e gentile con loro.
I suoi capelli color grano erano legati in una coda, aveva una leggera barba ed i suoi occhi color del cielo, erano più belli che mai, soprattutto  quando erano sorridenti.
Da quando mi aveva salvato con un suo bacio dal sonno eterno, la mia vita era cambiata. Anzi, era cambiata già dal nostro primo fatale incontro nella foresta.
Ma quello che era successo poteva rimanere solo nei nostri cuori, nelle nostre menti, perché io sono una regina adesso e lui è soltanto un cacciatore.
Mi feci coraggio e uscii allo scoperto. Quando lui alzò la testa, sul suo volto lasciò trasparire lo stupore e la felicità nel vedermi. Ma durò un attimo, poi tornò serio.
Mi avvicinai, senza parlare, lo guardavo negli occhi senza distogliere lo sguardo. Se fosse stato a palazzo, lo avrebbero additato come spudorato senza ritegno perché non aveva abbassato gli occhi ma bensì aveva tenuto testa al mio sguardo, qui invece io ero una persona come le altre e anche lui. Perciò nessuno fece caso al nostro scambio di sguardi, carichi di sentimento e passione, che soltanto attraverso essi potevamo regalarci.
“Ciao Eric.” Dissi.
“Ciao Biancaneve.” Rispose lui.
Restare in silenzio a guardarsi, scrutarsi, era molto più bello che parlare e perdersi in chiacchiere.
“Andiamo a fare un cavalcata?” propose lui. Annuii con un lieve accenno.
Prendemmo i cavalli e cavalcammo nella quiete del bosco poco distante dal villaggio. La natura al mio passaggio cominciò a fiorire splendente e le fate, che si accorsero di me, intonarono un canto leggero e soave che accompagnò tutta la nostra cavalcata.
“Tra tre giorni c’è la mia incoronazione.” Dissi.
Lui si girò verso di me un attimo, poi continuò a guardare avanti.
“Ci sarai?” gli chiesi. Il mio cuore stava aspettando quella risposta, quella parola che l’avrebbe reso felice almeno un po’.
“Vedrò.” Mi rispose. Persi un battito.
“Perché non vuoi venire?” dissi senza troppi giri di parole.
Si fermò di botto e smontò da cavallo. Si diresse verso un salice piangente senza voltarsi indietro e senza rispondermi. Scesi anch’io e lo seguii in silenzio.
Quando lo vidi fermarsi ai piedi dell’albero gli urlai:” Perché?” spalancando le braccia.
Rimase in silenzio, stringendo le spalle e i pugni.
“Perché?” gridai nuovamente.
“Perché sono solo un cacciatore! Un misero insignificante plebeo che non dovrebbe sedere tra le file dei nobili!” mi rispose urlando.
“Non lo sei ai miei occhi.” Gli risposi con voce sommessa.
Si girò e sorpreso mi guardò.
“Mi renderesti immensamente felice! Rallegreresti un giorno cupo per me.” Rivelai.
Si avvicinò con passo leggero senza staccare gli occhi da me. Prese le mie mani e poggiò la sua fronte sulla mia.
“Allora vieni con me, potrei renderti felice tutti i giorni.” Disse.
Il mio cuore rimase estasiato da quelle parole, ma fu ferito nel profondo perché sapevo che non potevo abbandonare il mio popolo.
“Non dire così, ti prego.” Dissi con voce rotta dalle lacrime.
Chiudemmo tutti e due gli occhi per far fronte a quella triste realtà. Mi baciò la tempia e si staccò da me, prese il suo cavallo e sparì tra la nebbia e le mie lacrime amare.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Biancaneve e il Cacciatore / Vai alla pagina dell'autore: Artemis Black