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Autore: Juliefer    27/08/2012    36 recensioni
Io. Ad un loro concerto in prima fila.
Le due affermazioni non combaciavano. Eppure quella sera mi sentivo l’eccezione che confermava la regola.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let me dream
Juliefer




A mio padre,
che ha sopportato me e le mie fantasie,
che si è appassionato alla loro voce,
e che, da quindici anni, fa parte del mio sogno.

 

 
  
 

 
Osservavo le vie di Roma scorrere dal finestrino.
Appoggiai la fronte sul vetro e lo appannai con le labbra.
Il freddo della superficie liscia mi trapassò e un brivido mi percorse la schiena.
Era dicembre. Mi strinsi nella giacca.
La tensione mi divorava da dentro. Le gambe mi tremavano.
Forse per il freddo, forse al solo pensiero della destinazione di quel viaggio.
Mamma mi aveva consigliato di non mettermi quelle calze. Le temperature erano basse. E io, come al solito, non le avevo dato retta. Dovevo essere carina.
-Quanto manca?- chiesi a mio padre, alla guida.
-Su per giù dieci minuti, tesoro.- rispose sfiorandomi il ginocchio con la mano.
Dieci minuti. Solo dieci minuti e mi sarei persa tra tutta quella gente. Solo dieci minuti e avrei coronato il mio sogno. Solo dieci minuti e, di fronte a loro, tutto avrebbe perso senso.
Un ricordo fece capolino dalla mia memoria e lasciai che si mostrasse liberamente.
Meno pensavo al presente, meglio era.
 
-Tanti auguri, amore mio.- mi sussurrò la mamma all’orecchio passandomi una confezione incartata.
La aprii con gli occhi lucidi. Una boccetta di profumo Chanel. L’adoravo. Le regalai un sorriso a trentadue denti e l’abbracciai teneramente.
-Niente smancerie… È il mio turno ora!- esclamò mio padre consegnandomi una bustina di carta bianca.
-Papà, mamma, ve l’avevo detto… Niente cose costose!- mormorai cercando di costruire un’espressione imbronciata.
Scoppiarono a ridere entrambi.
Offesa, mi fiondai sulla bustina. Cercai di aprirla in tutti i modi e il risultato fu un taglietto sul polpastrello dell’indice destro.
Incurante delle gocce di sangue, riuscii nel mio intento e un sorriso vittorioso si disegnò sulle mie labbra.
Lanciai un’occhiata curiosa ai miei genitori.
Tirai fuori il contenuto della bustina. Due biglietti.
Li squadrai cercando di trattenere il pianto ma una lacrima traditrice mi rigò il volto.
L’asciugai frettolosamente e strinsi i miei genitori in un abbraccio.
-Grazie.. Grazie per avermi regalato la possibilità di sognare.
 
Sfiorai la piccola cicatrice sul dito, annusai la sciarpa che mi avvolgeva il candido collo. La fragranza dolce di Chanel inondava la macchina.
Strinsi tra le mani quei biglietti. Tornai ad ammirare le meraviglie della mia città di notte.
Le strade erano illuminate e le luci si riflettevano sul Tevere. L’antico prevaleva sul moderno. La sua perfezione si rifletteva ovunque, nella gente stessa.
-Eccoci qui. Siamo arrivati!
Indicò la grande arena e un sorriso ebete comparve sul mio volto.
Fortunatamente trovammo parcheggio non molto distante e ci dirigemmo verso i posti prenotati.
Il grande anfiteatro era gremito di persone. Ragazze che urlavano in direzione del palco, che sventolavano cartelloni disegnati, che piangevano, che indossavano magliette color evidenziatore per farsi notare.
Mi sentivo a disagio. Nella mia semplicità ero fuori dal contesto.
Avrei voluto tanto mischiarmi a quella folla, gridare, tirando fuori l’anima, applaudire con tutte le mie forze e saltare sopra gli altri pur di arrivare più vicina possibile a loro, ma la tensione aveva pieno possesso del mio corpo.
Mio padre mi prese la mano e mi guidò tra la gente. Avanzavamo sempre di più. Gli lanciai uno sguardo interrogativo.
Lui mi ignorò e continuò a trascinarmi fin sotto il palco.
-Questi sono i nostri posti.
Il mondo mi cadde sopra.
Io. Ad un loro concerto in prima fila. Le due affermazioni non combaciavano. Eppure quella sera mi sentivo l’eccezione che confermava la regola.
Mi aggrappai a papà e gli stritolai la maglietta dal nervosismo.
Mi sorrise, stampandomi un leggero bacio sulla fronte.
Un silenzio improvviso calò sulla folla. Rivolsi lo sguardo verso il palco e cinque bellissimi ragazzi uscirono dalle quinte.
La vista mi si appannò. Stavo vivendo sulla mia stessa pelle il momento che avevo aspettato da quella che sembrava una vita.
Le migliaia di persone si fecero sentire e un boato scoppiò all’interno dell’arena.
Iniziarono a cantare salutando le fan. Sembrava tutto così surreale.
Ripetei le parole con loro, applaudii alla fine di ogni canzone, piansi con ‘More than this’ e sorrisi quando dal concerto si passava al cabaret.
I loro volti, le loro risate, le loro voci. Era tutto così bello.
Il tempo passò velocemente ed arrivò il momento per interagire con le ammiratrici.
Ogni ragazzo chiamava sul palco una fan che, a sua scelta, poteva rivolgergli delle domande.
Le ragazze intorno a me si sbracciarono, alzarono le mani al cielo, urlando ogni volta che lo sguardo di uno dei ragazzi squadrava i loro volti.
Abbassai lo sguardo.
Una voce roca e, allo stesso tempo, melodiosa biascicò qualche parola al microfono puntando un dito verso la folla impazzita.
Mio padre mi scosse e fui costretta ad alzare gli occhi, incrociando quelli sfacciatamente verdi dell’inglese.
-Hey you, come here!
Rimasi paralizzata. Harold Edward Styles mi aveva appena invitata a salire  sul palcoscenico del loro concerto.
Mi offrì una mano ma le mie membra non si spostarono di un millimetro.
-C'mon, babe!
Mio padre mi incoraggiò e mi spinse verso di lui.
Lo fulminai con lo sguardo e un sorrisetto malizioso comparve sul suo volto.
Contro la mia volontà, mi arrampicai al braccio del riccio e, in meno di un battito di ciglia, mi ritrovai sulla superficie di legno.
-Good choice, Harry.- sentenziò Zayn Jawaad Malik squadrandomi da capo a piedi.
Il riccio mi fece l’occhiolino.
-What is your name, bella?
Bella. Dio, ma ti sei visto? Tu chiami bella a me.
Feci per rispondere ma la mia lingua non si mosse e le parole rimasero intrappolate da un groppo in gola. Guardai il corpo del ragazzo davanti a me svanire lentamente. Il suo sorriso con le fossette annullarsi in un istante. Le urla delle fan diminuire d’intensità fino a sparire completamente.
Pian piano tutto divenne sfocato e ogni cosa intorno a me si dissolse in una nuvoletta di vapore.
 
Mi svegliai bagnata. Il lenzuolo bianco strappato accanto a me.
Niente più ragazze urlanti. Nessun palcoscenico. Nessun cantante inglese. Nessuna voce fuori campo. Niente sguardo incoraggiante di mio padre. Solo io e il mio letto.
Mi guardai intorno confusa. Il respiro pesante di mio fratello dal letto accanto al mio. Il cane sdraiato sul tappeto ai miei piedi. Io e i miei capelli biondi che mi ricadevano in ciocche disordinate sul viso.
Il panico si impossessò del mio corpo magro e delicato e singhiozzi sommessi lo scossero, facendolo tremare in preda a spasmi.
Di tutto quel bellissimo sogno, ero rimasta solo io e le lacrime che scendevano incuranti sul mio volto.










 


Trullallero!
Ciao meraviglie! Volenti o nolenti (?) 
sono tornata dalle vacanze per pubblicare i capit... ehm, per studiare, sisi.
Voi, come state? Passate bene le vacanze?
Mi siete mancate tantissimo, dalla prima all'ultima! 
Mi dispiace se ho risposto in ritardo ai vostri messaggi
o se non sono riuscita a passare da voi per recensire.
Lo farò al più presto!
Spero che questa mia OS vi sia piaciuta, in particolar modo perchè è tutto vero.
Quattro notti su cinque mi vengono a trovare, e spesso sono sogni poco casti lol
Harry, qui sopra, è qualcosa di wqlpjnhrwtzxcpljyt.
Bene, scappo a mangiar.. ehm, a studiare!
Ho ancora un bel po' di versioni di greco da finire ed il rientro a scuola è imminente ç.ç
*Sparatemi*
In bocca al lupo a chi deve sostenere gli esami di riparazione! 
Love ya,
 
//g.
 
P.S. Avete visto le foto dal set di LWWY? Dio, io sono morta. 
   
 
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