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Autore: chaska    27/08/2012    1 recensioni
Fra un gotto esplosivo e l'altro -è assurdo come riuscisse a berne tanti!- mi raccontò che in quell'ufficio ci lavorava un altro tizio, un robot diceva. Solo che quella mattina aveva avuto una grave crisi depressiva, e giù un altro gotto. Diceva che quel robot aveva cominciato a gridare che di lì a poco si sarebbe tagliato tutti i circuiti con la penna per le firme digitali. Per sua immensa sfortuna, l'impresa venne resa impossibile dalla corta catenina che teneva ancorata la suddetta penna alla scrivania, quindi niente suicidio. Fu per quel motivo che lei venne chiamata per quel giorno a lavorare nell'ufficio delle nominalizzazioni -che razza di termine poi. Tempo di trovare un sostituto, le avevano detto. E lei aveva dovuto passare il suo giorno libero in quell'inferno. «Capisco perchè voleva farla finita.»
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dilemmi esistenziali di un novello viaggiatore nel tempo

A betacchi, perchè accostare il suo nick a
questa stupida storia mi diverte, e tanto.
E perchè fondamentalmente la odio,
anche se le voglio bene(?)

A Xseo, perchè rimarrà sempre nei nostri cuori,
per nostra sfortuna.





La signorina Steele mi guardò disperata da dietro le lenti dei suoi occhiali. Credo mi stesse chiedendo pietà, mentre cercava con tutta se stessa di evitare di sbattere la testa sulla scrivania di quell'ufficio.
In realtà più tardi, quando in un comune moto di cameratismo andammo a bere un drink insieme, mi rivelò che lei non doveva nemmeno essere lì quella mattina.
Fra un gotto esplosivo e l'altro -è assurdo come riuscisse a berne tanti!- mi raccontò che in quell'ufficio ci lavorava un altro tizio, un robot diceva. Solo che quella mattina aveva avuto una grave crisi depressiva, e giù un altro gotto.
Diceva che quel robot aveva cominciato a gridare che di lì a poco si sarebbe tagliato tutti i circuiti con la penna per le firme digitali. Per sua immensa sfortuna, l'impresa venne resa impossibile dalla corta catenina che teneva ancorata la suddetta penna alla scrivania, quindi niente suicidio.
Fu per quel motivo che lei venne chiamata per quel giorno a lavorare nell'ufficio delle nominalizzazioni -che razza di termine poi. Tempo di trovare un sostituto, le avevano detto. E lei aveva dovuto passare il suo giorno libero in quell'inferno.

«Capisco perchè voleva farla finita.»

Sentenziò prima di bere l'ennesimo gotto.
Ma ehm, forse è meglio partire dall'inizio.
Signori e signore, il mio nome è... uh, lasciamo perdere.
Ho 28 anni suonati, e dopo aver ammirato le immensità dello spazio e del tempo ed essermi perso nei sistemi circolari perpetui dell'impianto di raffreddamento del TARDIS, ma soprattutto dopo essere uscito sano di mente da ambedue le imprese, posso finalmente definirmi un viaggiatore del tempo.
Però sarebbe opportuno chiarire un paio di concetti.
Innanzi tutto, non tutti i signori del tempo sono anche dei viaggiatori del tempo. Prendete in considerazione la signorina Steele: lei voleva vivere in maniera tranquilla insieme ad un possibile compagno, ma le cose non stavano andando come progettato, almeno a suo dire. Invece io avevo un ardente desiderio di scappare da Gallifrey.
No, non era colpa di strascichi adolescenziali o altro, avevo semplicemente un problema con l'intero pianeta. Avete visto in che razza di modo si vestono? Delle tuniche rosse, o a volte arancioni.
Dio, io odio le tuniche! Volevo scappare solo per trovare un altro pianeta dove le tuniche non esistevano. E magari dove pranzavano a base di biscotti. Ah, sognavo il paradiso, ecco cosa. Quindi avevo urgenza di partire verso la mia agognata ricerca, e devo dire che partivo bene. Insomma, avevo anche un TARDIS. Beh, era abbastanza acciaccato, dopotutto era appartenuto a mio nonno, e in un mondo dove si vive per mille anni o poco più, capirete cosa questo significhi.
Però era un inizio, insomma. Magari il primo viaggio l'avrei speso nel futuro, per fargli fare un check-in per renderlo decente.

Ehm- scusate, sto divagando. Sappiate solo che mancava un ultimo compito da espletare, una sorta di tradizione per ogni signore/viaggiatore del tempo che si rispetti, ovvero la scelta del nome.
Sì, sapete, quei nomi del tipo 'il Dottore', o 'il Maestro', o 'l'Avvocato', quei nomignoli che ti fanno apparire tanto figo davanti agli alieni.
Io il mio nome l'avevo scelto già tempo addietro.
L'Astronauta. Ah, che nome. Certo, quando lo dico alla gente mi ridono dietro, ma insomma, è fantastico! Cosa potrei volere di più? Nulla! Viaggiare attraverso il tempo e lo spazio, alla ricerca di un mondo amante dei biscotti e contro le tuniche, lasciandomi alle spalle l'eco del mio nuovo nome.
Ah, ecco il paradiso che sognavo.
Paradiso che, con un bip mi fu negato.

«L'Astronauta è già impegnato.»

Mi disse l'ancora sconosciuta signorina Steele con voce atona.

«Cosa?»

Con un moto di insofferenza, voltò il monitor e ticchettò sullo schermo. C'era una lunga lista di nomi, a accanto al mio prediletto un'altra scritta.

Sweetie, that's mine.

Ma che cavolo..?

«Vede, è un punto fermo nella storia. Non può prenderlo nè reclamarlo in altro modo. Provi con un altro.»

E così un pezzetto del mio paradiso mi scivolò fra le dite.
Lì cominciò la mia lenta agonia. Tre ore davanti quell'infernale scrivania a snocciolare un nome dietro l'altro senza successo.
Proposi l'archeologo, il procuratore, l'oratore, il ginecologo. Ma niente, tutti occupati. Che poi ci tenevo davvero ad avere un nome che fosse collegato ad una qualche laurea, le donne impazzivano per quel genere di cose, ma evidentemente tutti ci avevano pensato prima di me, così abbassai il tiro.
Quindi passai a l'orografo, per poi andare al vetraio per infine sperare nello scultore.
Ma niente, nemmeno quelli.
In preda alla più acuta disperazione, gridai la mia ultima possibilità.

«Veda lo scaricatore di porto, allora!»

Il bip seguente mi fece rabbrividire. Era disponibile. Cielo, era disponibile.
Mi immaginai abbordare una qualsiasi ragazza, il passo elegante, gli occhi magnetici e un vestito costoso addosso. Ecco, dicevo, mi immaginavo mentre mi avvicinavo a questa ragazza e con voce bassa mi presentavo.

 "Salve, sono lo scaricatore."

Oh, magari non ci avrebbe fatto caso. Insomma, magari in una mia prossima rigenerazione sarei stato simile a George Clooney e quindi il mio fascino avrebbe soppiantato quella lacuna.
Cos- oh, lasciatemi sognare per favore!
E sì, anche noi Signori del Tempo amiamo George. Per Dio, tutti lo amano nell'universo, ed è una bella pacchia per i viaggiatori nel tempo. Fanno un viaggietto nel futuro, affittano un suo film, se lo guardano tranquillamente a Gallifrey quante volte vogliono e poi puff, lo riportano nel futuro.

Ehm, scusate mi sono messo a divagare di nuovo.

Comunque no, non scelsi quel nome, e l'occhiataccia che la signorina Steele mi lanciò mi fece spaventare parecchio.

«Senta, le propongo una soluzione.»

«La ascolto.»

Mi aggrappai alla scrivania disperato.

«Attiviamo i consigli automatici del sistema. Lui tirerà a sorte e ci mostrerà un nome disponibile a caso. Ecco, qualsiasi il sistema sceglierà, sarà il suo nome, va bene?»

Dio se era pericoloso, ma non avevo altra scelta, stavo impazzendo.
Quindi annuii, madido di sudore per l'ansia.
Furono i secondi più lunghi e terribili della mia vita, e quando il bip risuonò terribile nell'ufficio, credo che mi partì un cuore.
La signorina Steele lesse attentamente il risultato e alzò il volto sorridente verso il mio.

«Bene, piacere di conoscerla, Signor Idraulico.»

Oh, l'idraulico.
Rimpiansi di non aver scelto lo scaricatore di porto. Almeno era divertente.

«Venga, le offro un gotto esplosivo.»



Signori e signore, il mio nome è l'Idraulico, e se nel vostro mondo il mio nome significo 'il grande e oscuro signore di tutte le cose', allora avvertitemi, così verrò a stabilirmi da voi.
I biscotti li porto da me.








Nota: Sì, lo so, non ha minimamente senso. Yeah(?)
E la dicitura Whati If riguarda tutta la struttura sociale di Gallifrey, perchè ce ne ho messa di fantasia per scrivere di queste idiozie, già.
*si prepara al lancio delle pietre*
   
 
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