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Autore: Jude    10/03/2007    1 recensioni
Il primo incontro di Harry e Ginny dopo la morte di Silente...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due

Ginny era seduta sull'erba umida vicino ad uno stagno, nel giardino della Tana.
Aveva in mano una manciata di sassolini bianchi sporchi di terra ed ogni tanto ne gettava uno in acqua e lo guardava affondare lentamente.
Dondolava piano la testa da destra a sinistra e i suoi lunghi capelli rossi si muovevano delicatamente nella brezza della sera.
Ogni tanto una lacrima scendeva lungo la sua guancia e si andava a posare sulle labbra.
Era dolce assaporarla, ma era amaro il pensiero di farla uscire dai suoi occhi.
Non era facile, però, resistere a quell'impulso.
In un certo senso, era anche liberatorio.
Non era necessario che urlasse tutto quello che sentiva, bastava piangere in silenzio.
Aveva appena chiuso gli occhi per far scendere più facilmente una piccola goccia d'acqua salata lungo suo viso, quando sentì delle foglie scricchiolare vicino a lei.
Subito dopo, vicino alla sua mano posata a terra, i ciuffi di erba si abbassarono.
"Come stai?" chiese una voce calda e dolce.
Ginny, tenendo ancora gli occhi chiusi, scrollò le spalle con indifferenza, ma dentro di lei sapeva che avrebbe voluto rispondere.
"Non credo che in questo modo capirò qualcosa..." continuò il ragazzo.
"Lo so." sussurrò Ginny a labbra strette, come se avesse paura di aprirle.
Il ragazzo continuò a fissarla e vide una lacrima nascere dalle sue lunghe ciglia, scivolare lungo il suo piccolo naso ed arrivare alla bocca.
Ginny assaporò quella lacrima con dolce amarezza.
Sentiva uno strano formicolio alla nuca e sapeva che Harry la stava fissando.
"E' strano." disse alla fine. "Non so se sarà facile continuare senza di lui... Era così forte la sua presenza vicino a noi."
Continuava a tenere gli occhi chiusi per la paura segreta di incontrare quelli di lui, così limpidi, eppure così oscurati dalla mano della morte e dell'abbandono.
"Anche io ho paura." rispose Harry. Aveva percepito quella debole nota di panico nella sua voce e, anche se sperava con tutto se stesso che fosse solo un'illusione, era troppo evidente per negare la sua presenza.
"Come...?" cominciò Ginny.
"No, non chiedermelo." la interruppe Harry. "Non so come sia possibile, ma ormai ho imparato a riconoscere quella piccola sfumatura della voce..."
Ginny finalmente si decise ad aprire gli occhi. Il castano luminoso delle sue iridi si posò sul viso di Harry ed un tremito la scosse, come se un improvviso spiffero si fosse infiltrato sotto la sua maglietta, solo per farla rabbrividire.
Poi, lentamente, come se solo in quel momento si fosse resa conto che Harry era il solo che potesse capire il suo stato d'animo, dato che la causa di quel dolore era proprio lui, gli si avvicinò e gli posò la testa sulla spalla.
Harry non ebbe alcuna reazione; si limitò ad accarezzarle i capelli con la mano, lentamente.
Insieme videro le ombre allungarsi, creando strane forme scure davanti ai loro occhi, ed il sole scendere piano dietro le montagne all'orizzonte.
Si sentivano fuori dal tempo e dallo spazio.
Era come se fossero in un universo parallelo dove entrambi riuscivano a comprendersi, ma sia l'uno che l'altra erano perfettamente consapevoli di vivere in un' illusione, in un sogno, in una bolla di sapone che sarebbe esplosa al minimo contatto con il mondo esterno.
E questo contatto avvenne.
Semplicemente.
Una foglia cadde dall'albero sulle ginocchia di Harry e, quando lui distolse lo sguardo dall'orizzonte e alzò una mano per raccoglierla, il loro mondo si dissolse come nebbia.
Ginny si riscosse ed alzò lo sguardo verso Harry, poi, senza neanche pensarci, appoggiò la testa sulla gamba del ragazzo e si distese sul terreno freddo.
Lo guardò negli occhi a lungo, come se volesse dirgli qualcosa, ma non ne avesse il coraggio.
"Ho sempre paura che una parte di me venga portata via dal vento e non torni più indietro." disse infine Ginny. "Come questa foglia."
"Cosa vuoi dire?" chiese Harry, perplesso.
"E' come se una parte del mio cuore vagasse libera per questo giardino e solo quando ne ha voglia tornasse da me." rispose lei.
Harry la fissò in silenzio per alcuni minuti.
Poi prese di nuovo in mano la foglia.
Guardò Ginny negli occhi e gliela porse.
Lei la rigirò tra le mani, certa che prima o poi avrebbe dovuto spiegare quale fosse la sua foglia.
"E... quale parte di te vola via?" chiese Harry.
Ginny ci pensò per un attimo, ancora incerta se rispondergli.
"Tu." disse, dopo aver deciso che non gli avrebbe nascosto niente di tutto quello che provava.
"Ogni tanto," continuò. "Ho l'impressione che il dolore di averti lontano cancelli totalmente tutto quello che mi passa per la testa. Invece, quando è proprio il fatto di non pensarti ha renderti sempre più distante, il tuo viso torna vivido nella mia mente, come se non se ne
fosse mai andato."
Harry le mise una mano sugli occhi.
"Pensa a me." le disse.
"Come?" chiese Ginny, vagamente sorpresa.
"Pensa a quel momento di calma perfetta che viviamo sempre quando siamo da soli, solo noi due..." spiegò Harry.
"Ci sto provando..." sussurrò lei.
"Shh... non parlare. Guardalo solo con il tuo cuore." disse Harry.
Ginny chiuse gli occhi, che erano ancora aperti, nonostante la mano di Harry le impedisse di vedere qualunque cosa.
Pensò al tramonto, a quel cielo di un rosa pallido che un attimo prima li aveva accolti a braccia aperte. E, anche se non aveva guardato Harry in quel momento, si accorse che tutte le cose che vedeva avevano qualcosa a che fare con lui: vedere il verde delle piante era come osservare i suoi occhi, i rami di un albero scossi dal vento somigliavano ai suoi capelli ribelli e il vento caldo di un giorno d'estate non era altro che uno dei suoi morbidi abbracci.
Alla fine spostò la mano di Harry dai suoi occhi.
"Ogni volta che volo via pensa che sono in ogni tuo gesto, in ogni tua parola e in ogni cosa che ti circonda. Non dimenticarlo." le disse Harry, consapevole del fatto che Ginny aveva provato quella bellissima sensazione di felicità appagante che anche lui sentiva dentro di sé ogni
volta che pensava ai suoi occhi.
Ginny continuò a fissare la foglia, come ipnotizzata.
Intanto la luna stava spuntando da dietro una nuvola rosa.
Era una luna nascente.
"Harry," disse a quel punto."Mi prometti una cosa?"
"Cosa?" chiese lui.
"Non lasciarmi mai più." rispose lei.
"Io-" cominciò Harry, ma Ginny lo interruppe.
"No, niente scuse. Promettimelo."
"Sai che non potrei mai lasciarti." disse Harry.
Il volto di Ginny si aprì in un ampio sorriso.
All'improvviso si mise seduta con le gambe vicino a lui.
Si scrutarono per un momento, poi, come se quell'universo parallelo li avesse rapiti di nuovo, si avvicinarono.
I loro nasi si sfiorarono dolcemente.
I loro occhi erano una muta esortazione.
Entrambi si persero in quel vortice di colori.
Poi, finalmente, le loro labbra si dischiusero e, come se si fossero resi conto solo in quel momento di quello che stavano per fare, si cercarono l'un l'altra, fino a quando naufragarono in quel mare di dolcezza infinita.
  
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