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Autore: Mika    04/06/2004    1 recensioni
Una canzone di ricordi...ecco quello che è per Gabriella ' Hanno ucciso l'uomo ragno.'
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle otto e mezza di sera Gabriella varcò la porta di casa

Una canzone di ricordi.

Alle otto e mezza di sera Gabriella varcò la porta di casa. Era esausta: Il primo che avesse osato dire che fare la cassiera era facile, avrebbe rischiato la vita in quel momento. Andò in camera e si spogliò. Mentre s’infilava una leggera camicia celeste squillò il telefono. Sapeva già chi era. Erano i suoi che la chiamavano. I genitori della ragazza erano via per una settimana e mezza al mare( era agosto) ma lei non aveva potuto seguirli per via del lavoro. Di certo come ultima arrivata non poteva pretendere di avere subito le ferie, ad Agosto per giunta.

"pronto."

"Ciao Gabriella."

"Ciao Mamma."

"Tutto bene?"

"Si."

"Il lavoro?"

"Tutto bene"

"Hai cenato?"

"Non ancora sono appena rientrata."

"Ieri sera ti ho chiamata ma non rispondevi."

"Ah si, sono uscita con Federica, dato che ieri facevo il mattino."

"Dove siete andate?"

"A vederci un film e a mangiare un gelato."

"Okey , ora vado ti salutano anche papà e Roberta."

"va bene salutali da parte mia."

"Mi raccomando se hai bisogno di qualcosa chiama la nonna o Maria."

"D’accordo Mamma."

"Ciao."

"Ciao Mamy"

Gabriella rimise giù il telefono con un sospiro, erano via da solo da due giorni e già l’avevano bombardata di telefonate, aveva ventidue anni ma i suoi genitori la trattavano come una ragazzina. A stento era riusciti a convincerli ad andare al mare anche senza di lei. A Gabriella non dispiaceva rimanere sola a casa, anzi…le piaceva avere casa tutta per se, si sentiva a suo agio. Quando non lavorava restava a casa a leggere, ascoltare musica oppure a scrivere al computer mentre chattava con le amiche, o ancora, se non era troppo stanca usciva con Federica, che per quelle due settimane sarebbe rimasta a Vercelli prima di ritornare a Firenze per l’università.

Andò in cucina e si mise su un po’ di riso con dei piselli, apparecchiò in salone e mangiò guardandosi una punta dei ‘ I cavalieri dello zodiaco’ cartone che aveva amato sin da bambina e con cui era cresciuta. Una volta che ebbe finito di mangiare e guardare la tv, lavò i pochi piatti. Poi invece di andare ad accendere il computer come sempre, prese un libro, accese la luce in salone e la radio. Mise su una stazione che trasmetteva un po’ di tutta la musica italiana; a Gabriella piaceva poco la musica straniera perché essendo una schiappa con l’inglese non comprendeva bene il significato delle canzoni, e per lei questo era importante, perché una canzone non era solo musica…era poesia, e una poesia la puoi capire a fondo solo se conosci la lingua in cui è scritta. Certamente anche lei aveva alcune canzoni straniere che amava molto, ma solo perché, con enorme sforzo, ne aveva fatto la traduzione, e sapeva esattamente qual era il messaggio della canzone.

Andò a sdraiarsi fuori al balcone con il libro da leggere in modo che potesse godere appieno della dolce brezza che tirava e intanto la musica riempiva l’aria. Si mise in modo che la luce della stanza illuminasse il libro, e prima di immergersi nella lettura prestò un attimo attenzione alla canzone che andava e sorrise. Se ci fosse stata sua sorella Roberta l’avrebbe ascoltata volentieri…stava andando infatti ‘ Infinito’ di Raf. Poi s’immerse nella lettura del libro.

Era una storia molto interessante, dato che parlava di un esperienza personale di Danielle Steel, la sua autrice preferita, e la stava seguendo con passione, in neanche un giorno era quasi arrivata alla fine del libro. Ma per quanto il libro fosse interessante appena dalla radio cominciarono ad uscire le prime note di una canzone a lei fin troppo familiari , alzò la testa per cantare insieme a ‘ Max’

‘ Solita notte da lupi nel bronx

nel locale stan suonando un blues degli Stones…’

Gli 883, quanto piacevano a Gabriella! Sapevano parlare di tante cose, soprattutto delle ‘ cose che contano’, gli adorava. Certo c’erano canzoni molto più vere, più belle di ‘ Hanno ucciso l’uomo ragno’ ma per lei quella canzone era piena di ricordi, ricordi teneri e tanto lontani nel tempo, ma che riviveva sempre con estremo piacere ogni volta che ascoltava quella canzone…continuò a cantare fino alla fine della canzone, e poi, chiudendo il libro, si girò e ,fissando le stelle, si allontanò dal presente per raggiungere il passato e si rivide , ragazzina dodicenne seduta sul bus che la conduceva a scuola….

"Adesso basta, Paolo, vieni qui e siediti davanti, così la smetti di fare casino infondo al bus" Disse la signorina bionda addetta a controllare i ragazzi sul pullman nel tragitto dalla centrale alla succursale. Il ragazzo obbedì, anche se di controvoglia, e si sedette nella prima fila a destra, dove sul sedile vicino al finestrino c’era una ragazzina con un libro di scuola aperto. Era robusta, non grassa, solo un po’ tonda, aveva capelli corti, ricci e castani, portava un paio di spessi occhiali da vista, e l’aria tremendamente timida. Sapeva inoltre che l’accompagnatrice che quest’anno avevano era dovuta a lei. Non avevano mai avuto un’accompagnatrice sul pullman, ma quell’anno si, dato che c’era una ragazza che soffriva di un leggero handicapp alle gambe e che aveva bisogno d’aiuto, più che altro per scendere e salire sul pullman. Ascoltò non volendo la lezione che ripeteva a bassa voce.

"‘Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor
di croste.’" Recitò la ragazza

"‘
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi*
." continuò lui

 

 

"Adoro questa poesia." disse lui sorridendo alla ragazza vedendo che la guardava sorpresa e interrompendola

La ragazza si voltò verso il ragazzo e timidamente contraccambiò il sorriso e disse

"Anch’io."

Il ragazzo tese la mano

"Paolo, piacere, frequento la terza media."

"Gabriella, prima media, piacere mio." disse stringendo un po’ titubante la mano al ragazzo.

§§§§§§

"Ehi, Gabbie, ascolta." Disse Paolo porgendole un auricolare della cuffia con cui ascoltava il walkman

Ormai Paolo sedeva sempre vicino a Gabriella, dato che solo lei riusciva a tenerlo calmo, e la signorina lo metteva sempre vicino a lei. Paolo di conseguenza non andava neanche più a sedersi con i suoi amici, si sedeva direttamente accanto a lei.

"Oh ‘hanno ucciso l’uomo ragno.’ L’ho sentita qualche volta ma non so di chi è e non la so." disse candidamente Gabriella

"Scandaloso, assolutamente scandaloso!" disse con un aria da finto scioccato il ragazzo "bisogna rimediare ragazzina" aggiunse scherzando.

Da quel giorno Paolo si mise ad insegnarle la canzone.

"‘ Dritta sicura si mormora che…?’" chiese Paolo canticchiando alla ragazza e invitandola così a proseguire.

"‘ I cannoni hanno fatto boom’"

"Manno! Bang! ‘ i cannoni hanno fatto bang’ e la porta non fa ‘ Slash’ ma ‘ Slam’!"

"Ah…ho capito…s..scusa."

"Dai, mica è grave, riproviamo?"

"O..okey."

Alla fine Gabriella sapeva a memoria , e benissimo quella canzone. Paolo non sapendo che altra canzone insegnarle le insegnava tutte le canzoni romaniste da bravo tifoso della Roma che era. Stavano bene insieme, si divertivano e ridevano tanto, anche se solo durante i brevi tragitto dalla centrale alla succursale e ritorno. Gli altri ragazzi cominciarono a malignare deridendoli e prendendoli in giro chiamandoli i ‘ fidanzatini.’ Ma soprattutto prendevano in giro Gabriella , in particolare le ragazze, ma forse solo perché erano invidiose, Paolo era un bel ragazzo: alto capelli neri, leggermente spettinati e occhi verdi, molte avrebbero fatto carte false per stare con lui , e gli rodeva un po’ che ci riuscisse ‘ l’ultima arrivata e per di più zoppa’. Ma non capivano, loro erano amici e basta, e i due ragazzi si accontentavano di questo. Era un’amicizia pura ed innocente, quindi entrambi ignorarono le voci, come si dice nel gergo romanaccio ‘ non gliene poteva fregà de meno’. Ma Paolo si accorse ben presto che la ragazza stava da sola, se non parlava o scherzava con lui stava sempre china su qualche libro, oppure canticchiava guardando fuori dal finestrino, non scambiava una parola nemmeno con in suoi ‘compagni/compagne di classe. O meglio erano loro che la ignoravano.

"Ciao Gabbie, finalmente si torna a casa le lezioni, per oggi sono finite eh?" chiese raggiante il ragazzi sedendosi accanto a lei e buttando la cartella ai propri piedi.

"Si…già" disse triste Gabriella

"Ehi, Gabbie, ma che hai?"

"Ho…preso una nota."

"Oh, dai sai quante ne ho prese io?"

A Gabriella si riempirono gli occhi di lacrime

"Scusa, non volevo…"disse Paolo "ti va di dirmi come è andata?"

"Ecco vedi ieri come al solito sono uscita prima dalla classe per venire qui al pullman e la professoressa, stranamente, ha dato i compiti quando io già non c’ero, dicendo ai compagni di telefonarmi e dirmi dei compiti, solo che nessuno me lo ha detto, io quindi non ho fatto i compiti e ….mi ha dato la nota." a questo punto le lacrime rigarono il viso della giovane

"Ma tu glielo hai detto che nessuno ti ha avvisata?"

"Oh, si certo, però una ragazza le ha detto di avermelo riferito sul pullman, gli altri hanno confermato e…be non ci ha creduto…" disse fra i singhiozzi Gabriella.

"Razza di bastardi." disse Paolo stringendo una mano a pugno

Gabrella fece spallucce

"Ascolta, Gabbie, è da un po’ che volevo chiedertelo, ma come mai i tuoi compagni ti lasciano sempre sola?"

"Oh suppongo che sia perché…be perché sono così.."

"Così come?"

"Andiccapata"

"E allora?" chiese quasi indignato Paolo "Cammini un po’ male, ok , e con questo?"

"Be…sono diversa…e i diversi fanno paura."

"Paura? Mica sei contagiosa!"

"Oh no, certo che no…ma sono pur sempre anormale"

"Credi a me, Gabbie, gli anormali sono loro."

"Grazie. Lo sai Paolo? Tu sei la sola persona con cui io abbia rapporti nel mondo della scuola, al di fuori di te, non parlo con nessun altro…"

Gabriella scoppiò in lacrime. Paolo non sapendo che rispondere le accarezzo una mano , e nel mentre, dalla radio uscirono le note della ‘ loro’ canzone.

‘Tutto ad un tratto la porta fa..’

"Slash!" Esclamò forte Paolo per farsi sentire dalla ragazzina. La giovane alzò lo sguardo divertita e fra le lacrime, sorrise. Il ragazzo le fece un segno con la testa per invitarla a cantare con lui.

"‘Dritta sicura si mormora che i cannoni hanno fatto BOOM‘" cantarono forte i due ragazzi. Poi scoppiarono a ridere, e Gabriella si scordò della nota e dei suoi compagni. C’era qualcuno che non aveva paura di essere amica di una diversa.

§§§§§§

Estate ultimo giorno di scuola. Paolo finite le lezioni si diresse subito al pullman dove trovò già seduta la sua amica

"Ciao Paolo."

"Ciao Gabbie." disse sedendosi accanto a lei.

"Contento che sia finita la scuola?"

"Per te forse, io ho ancora gli esami."

"Oh gia è vero, in bocca al lupo."

"Crepi. Gabbie questo è per te." Disse Paolo porgendole un pacchetto.

"Per me, e perché?"

"Be per me questa è la fine della scuola e a meno che non venga bocciato all’esame non ci vedremo più" disse un po’ dispiaciuto il ragazzo

"Oh, anche se venissi bocciato non ci rivedremo lo stesso."

"E perché? Cambi scuola??"

"Cambio direttamente città Paolo. Lascio Roma."

"Come mai?"

"Mio padre deve trasferirsi per lavoro."

"E dove vi trasferite?"

"A Vercelli."

"Diavolo, ma è lontanissimo Gabbie."

"Si lo so, ma li ci sono i nonni materni, e li hanno trovato un buon posto per papà.-

"Allora non ci vedremo davvero più…"

"Temo di no Paolo."

Per un minuto calò il silenzio. Paolo e Gabriella si fissarono un po’ imbarazzati, ognuno di loro aveva dato tantissimo all’altro e non si sarebbero più rivisti.

"Be non lo apri?" Chiese il ragazzo indicando all’amica il pacchetto

"Oh, si si.."

La ragazza aprì il pacchetto e ne uscì fuori un diario segreto dalla copertina azzurro pastello con disegnate sopra delle note musicali.

"Un diario segreto?" domandò perplessa la dodicenne

"Be sai io…"

"Scrivi un diario?" domando ridendo

"No, ho un quaderno dove riscrivo tutti i testi delle canzoni che mi piacciono. Mi sembrava brutto regalarti un semplice quaderno. Mi piacerebbe che tu riscrivessi su quel diario le canzoni che più ti piacciono. Spero non ti dispiaccia se l’ho inaugurato io-"

"No, figurati."

"Be non apri per vedere che canzone ho scritto?"

"Non ne ho bisogno." Sorrise Gabriella " Mi dispiace Paolo , io non ho niente per te."

"Oh, non importa Gabbie, fammi un regalo solo" disse mentre il pullman si fermava alla fermata e l’aiutava a scendere.

"Cosa?."

"Regalami i tuoi ricordi. Non dimenticarmi mai"

Gabriella scese e prima di dirigersi alla macchina dove l’aspettava sua madre, si avvicinò al ragazzo gli diede un bacio sulla guancia e disse

"Come potrei dimenticarti?, no, non lo farò mai, te lo prometto. Addio Paolo."

"Addio Gabbie."

 

Gabriella, la Gabriella di dieci anni dopo, si alzò da terra, prese con se il libro rientrò in casa, spense la radio e la luce del salone, e andò in camera sua. Aprì il secondo cassetto della sua scrivania e ne trasse un diario un po’ rovinato dalla copertina azzurra e con le note musicali. Aveva mantenuto la promessa fatta a Paolo. Non l’aveva mai dimenticato…le note della canzone che gli aveva insegnato lui le avevano impedito di farlo. Aprì la prima pagina del diario e accarezzò la superficie dove un ragazzo aveva scritto quasi dieci anni prima.

‘Solita notte da lupi nel bronx
Nel locale stan suonando un blues degli Stones
Loschi individui al bancone del bar
Pieni di whisky e margaridas
Tutto ad un tratto la porta fa 'slam'
Il guercio entra di corsa con una novità
Dritta sicura si mormora che
I cannoni hanno fatto 'bang'

Hanno ucciso l'Uomo Ragno
Chi sia stato non si sa
Forse quelli della mala forse la pubblicità
Hanno ucciso l'Uomo Ragno
Non si sa neanche il perché
Avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè

Alla centrale della Polizia
Il commissario dice che volete che sia
Quel che è successo non ci fermerà
Il crimine non vincerà
Ma nelle strade c'è il panico ormai
Nessuno esce di casa nessuno vuole guai
Ed agli appelli alla calma in tv
Adesso chi ci crede più

Hanno ucciso l'Uomo Ragno

Chi sia stato non si sa
Forse quelli della mala forse la pubblicità
Hanno ucciso l'Uomo Ragno
Non si sa neanche il perché
Avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè

Giù nelle strade si vedono gangs
Di ragionieri in doppio petto pieni di stress
Se non ti vendo mi venderai tu
Per 100 lire o poco più
Le facce di Vogue sono miti per noi
Attori troppo belli sono gli unici eroi
Invece lui sì lui era una star ma tanto non ritornerà

Hanno ucciso l'Uomo Ragno...
Chi sia stato non si sa
Forse quelli della mala forse la pubblicità
Hanno ucciso l'Uomo Ragno
Non si sa neanche il perché
Avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè.**

 

 

FINE

 

 

*il pezzo della poesia è tratta dalla poesia di Giovanni Pascoli ‘ la cavalla storna’

** ‘ Hanno ucciso l’uomo ragno ‘ è degli 883

  
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