Questa è la storia di una bambina triste… morta nel
grembo di un fato troppo nero e ingiusto.
Ella era bella con le paffute
guance rosa, ed i capelli color delle rose.
Tutto per lei era affascinante,
ogni albero, ogni persona…. Un sorriso sempre stampato sulla bella faccia.
Ma
nel suo piccolo cuore vi era un'ombra, però, che non poteva levarsi.
Ogni
notte piangeva da sola, stringendosi al petto quel piccolo orsetto che
sorrideva, nonostante vedesse le sottili righe d'argento sulle guance
dell'amica.
E le campane suonavano, scandendo, altrettanto tristi, il suo
destino.
Nei suoi occhi vi era la stessa consapevolezza di coloro che non
hanno più nulla da perdere… una spaventosa bambola di porcellana.
Nel suo
sguardo vi era lo stesso vuoto che prendeva i morti.
Nulla la faceva più
ridere, dopo quel giorno.
Solo sangue e tante luci blu e rosse… ed un dolore
che non poteva essere cancellato.
Ogni lacrima racchiudeva tutte le sue
paure, che davanti a nessuno fu mai versata… troppa freddezza nelle parole
scandite dall'anima.
Voleva un'unica canzone ad accompagnarla… una marcia
funebre, e tutte le volte che vedeva qualcuno morire, le salivano le lacrime
agli occhi e pensava:
"Ecco… loro hanno trovato il coraggio di andarse!
Perché io no?"
Ed ogni volta il rimorso e l'amarezza per il tempo trascorso
lì la rendevano morta… un guscio di sangue rappreso.
Le sue giornate erano
fatte di una chiesa lontana dal mondo, dove andare a piangere, cercando qualcuno
che l'avrebbe portata via da ciò che non voleva… e ogni singolo singulto le
provocava ancora più dolore.
Andava, cercava e trovava solo il vuoto e la
polvere.
Così smise di cercare qualcuno e si lasciò andare ai ricordi, seduta
sul davanzale di una finestra a guardare le stelle
Guardò il sole con astio,
un'ultima volta, e pensò a quanto un tempo l'avesse amato… e la sua vita
cambiò.
Il tempo fu scandito solo dal suono dei suoi passi sopra le terre dei
morti, e le persone la guardavano con paura, misto a diffidenza. I morti la
visitavano ad ogni ora, ed il suo senso rivolto al futuro.
Nulla può più
consolare ciò che non esiste…
Ed anche tutt'ora ella piange, nella sua piccola
cameretta, stringendosi al petto di diciassettenne un piccolo orsetto di
peluche.