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Autore: Kris    10/03/2007    5 recensioni
Una splendida stanza, ben arredata e luminosa: a dispetto della polvere conservava l’essenza stessa di chi l’aveva occupata. E una foto, anch'essa coperta dalla polvere, in una giornata particolare.
"Anche se sei lontano… Anche se ci odi…"
[SasuSaku; PoV Sakura; lievemente amara]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polvere


Lo spostamento d’aria causato dall’apertura della porta sollevò una lieve onda di polvere che danzò con lentezza nel fascio di luce. Un raggio del tramonto penetrava dolcemente in quella camera da letto abbandonata, attraverso la porta-finestra che stava di fronte alla ragazza, grande quanto tutta la parete. Al di là del vetro c’era un terrazzo altrettanto abbandonato.
Una splendida stanza, assolutamente. Arredata piuttosto bene e ordinata, per essere la camera da letto di un ragazzo.
A dispetto della polvere conservava l’essenza stessa di chi l’aveva occupata.

Ai muri erano appesi un paio di rotoli scritti, ma lei non si soffermò a leggerli. Fece scorrere l’occhio assente sull’arredamento semplice eppure funzionale.
Il letto era ampio, almeno una piazza e mezza, con tre cuscini appoggiati alla testiera; su un piccolo comodino erano appoggiati un abat-jour, una pila di libri e dei rotoli di pergamena disposti a piramide. Vicino alla porta-finestra c’erano anche una poltrona e un tavolino con dei bicchieri ricoperti dalla polvere degli anni. Nel terrazzo si vedevano un paio di vasi che ricevevano l’acqua solo dalle piogge. La scrivania correva invece lungo la parete a sinistra, sotto un’ampia finestra: completamente sgombra, escluso un televisore e una foto rivolta verso il basso.


Era una bella stanza, molto luminosa



[Al contrario dell’animo di chi l’abitava in passato]




situata al secondo piano della grande casa del capoclan, nel settore Uchiha del villaggio di Konoha.


La ragazza si avvicinò alla cornice e sollevò la foto.
La sua mano si riempì di polvere, ma non ci fece caso.
Nella luce del tramonto vide una foto vecchia di almeno quattro anni dai colori ancora brillanti. La foto di un gruppo di ninja appena adolescenti insieme al loro maestro dai capelli grigi come argento.
Una ragazza dai capelli rosa gioiosamente posizionata tra due ragazzi che si guardavano in cagnesco. Forse troppo gioiosamente rispetto a loro due, in effetti.
Il maestro posava le mani sulla testa dei ragazzi scompigliando loro i capelli, il sorriso nascosto da una maschera nera.
Sakura soffermò lo sguardo sul ragazzo moro alla sua destra, poi si guardò intorno.
Non c’erano altre foto in quella stanza.
Le lacrime le salirono agli occhi: tristezza, commozione… forse entrambi.


[L’unica foto…]



Forse in passato ce n’erano state altre: una foto di famiglia, la foto di due fratelli che ridevano felici… ora non c’era nulla. Non indagò su dove fossero finite.



[Perché?]



La luce diventava sempre più tenue man mano che il sole lasciava il passo alla luna; una luce aranciata si diffuse, illuminando il letto vuoto.



[Che stanza luminosa…]



Una luce color del fuoco, calda, avvolgente.



[Ma a volte il fuoco uccide]



Si allontanò dalla scrivania e si diresse verso il terrazzo. Sfiorando appena la maniglia aprì la porta finestra, sorpresa che non fosse arrugginita. Su un tavolino giaceva un vaso di fiori ormai morti, mentre poco distante una pianticella dava ancora germogli e rendeva più vivo quello scenario desolato. Si avvicinò alla balaustra e ci si appoggiò con le mani, lasciando che il vento le accarezzasse il viso e giocasse coi suoi capelli, come dita invisibili. Nessun suono giunse a lei. Quell’enorme quartiere, così sofisticato, trasudava nobiltà da ogni pezzo di legno o cemento che lo componeva, eppure non dava nessun cenno di vita.


[Che cosa triste]


Sotto di lei sbiaditi simboli di ventagli bianchi e rossi dipinti sul muro iniziavano a nascondersi nell’oscurità.
Il cielo diventava sempre più striato di rosso e rosa, e dalla sua posizione poteva godersi il tramonto in modo spettacolare. Certo, guardarlo sola in quel quartiere abbandonato la intristiva ancora di più.
Con una piccola spinta si allontanò dalla ringhiera e ritornò nella stanza, intravedendo le orme dei propri sandali sulla polvere; chiuse delicatamente la porta e gettò di nuovo lo sguardo sulla foto.
Con un gesto estremamente lento, titubante, la ripose come l’aveva trovata.



[Basta così, Sakura.]



Senza neanche accorgersene si ritrovò all’ingresso della casa di Sasuke; non aveva tolto i sandali non per maleducazione, ma proprio per la polvere. Nessuno entrava in quella casa da così tanto tempo… le sembrava di essere una ladra, un’usurpatrice, di aver profanato un luogo quasi sacro.
Aprì la borsa che le penzolava dalla spalla e ne estrasse una rosa.
Rosso sangue, dalle foglie frastagliate… e ancora con tante spine. Tolse la fiala che conteneva l’acqua e annusò il fiore inspirando a fondo il suo profumo.
Era davanti alla porta e la sua ombra si proiettava sugli scalini.
Con un gesto fluido fece cadere il fiore proprio lì, di fianco ad altri due scheletri di rosa, vecchi di anni. Di uno e due anni, rispettivamente. Quella era la terza, ancora colorata, e suonava come una nota stonata di fianco a quei mucchietti di cenere nera che una volta erano petali e foglie.




[Buon compleanno, Sasuke-kun.]
[Buon compleanno.]





«Sono a casa»
La madre di Sakura si affacciò dalla cucina e la vide entrare con aria mesta.
«Cosa c’è, Sakura-chan? Perché hai le mani così nere?»
«Oh… Libri polverosi in biblioteca.»
Sorvolò il dialogo e filò con passo svelto in camera dopo essersi lavata in bagno le mani piene di polvere.
Polvere nera, scura, pece sulla sua pelle quasi albina.
Si asciugò le mani con un gesto di stizza.
Polvere della casa di Sasuke-kun, ma era sempre polvere.

Quando entrò lanciò sul letto la borsa di tela; quella cadde pesantemente, facendo fuoriuscire parzialmente un libro.
Le sembrò quasi che qualcuno trattenesse il respiro per la sorpresa.
Evitò di guardarsi allo specchio per scoprire una Sakura turbata: triste, arrabbiata, forse entrambe.
Ma non poté ignorare la foto sulla scrivania, in bella vista. L’aveva messa lì all’epoca per poterla vedere sempre non appena si svegliava, ma ora… ora la faceva solo soffrire vederla. In piedi, poi, dopo aver visto quella di Sasuke rivolta verso il basso.



[Non c’è nulla da fare…?]



«È finita… eh?» sibilò appena. Posò la mano sulla cornice e la fece dondolare: sembrava ci stesse giocando guardando malinconicamente gli sguardi dei protagonisti, ma in realtà stava meditando se girarla o lasciarla in piedi.
Vide la data scritta dietro la cornice.
«Quattro anni… In realtà saranno stati 10 mesi, forse.»
Con un gesto elegante riposò l’oggetto sul tavolo, e rivolse l’immagine verso il basso.



«…kura…»



La stanza era vuota eccetto lei, come lo era fino a pochi minuti prima quella di Sasuke.




[Anche se sei lontano…]


[Anche se ci odi…]





«Sakura…»
La ragazza voltò il capo all’improvviso, sorpresa, sentendosi chiamare da una voce maschile.

[No…]




Buon compleanno, Sasuke-kun.






N.d.A.: Uhm… l’ho scritta in un impeto d’ispirazione. Mi piaceva l’immagine di Sakura nella stanza di Sasuke, così… sola in mezzo alla polvere. Devo avere una mente malata °_°’’
Collegata alla mia fanfic su Naruto Memories don’t fade senza nessuna pretesa, “tratta” dal capitolo 8. Una specie di scena parallela non scritta, ecco.
Non so cosa pensarne… a voi il commento! Mi piacerebbe proprio sentire la vostra opinione in merito ^^

Leggibilissima anche separatamente, anzi… direi che è nata proprio come one-shot che può essere letta da chiunque separatamente, e successivamente l'ho collegata.
Ultimamente sto scrivendo un numero assurdo di one-shot. Mi piacciono. Sono incisive e pregnanti di sentimento (che sia sentimento positivo o negativo, questo dipende dalla fic). Uhm… Ita-kun, aspettami, arriverà il tuo turno. °_° A presto ^^
   
 
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