Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Lua93    27/08/2012    8 recensioni
«Ti dispiace?» Si lamentò Bella abbassando lo sguardo sul suo corpo avvolto solo da un asciugamano troppo piccolo. Era la prima volta che Isabella incontrava uno dei tanti ragazzi di Jessica in giro per la casa, solitamente non uscivano mai dalla camera da letto, salvo per andarsene.
Il ragazzo sembrò risvegliarsi, e arrossendo visibilmente si voltò dall’altra parte.
«Non credevo ci fosse qualcuno». Disse con voce bassa. Bella sussultò, e si accorse di stare tremando, non poi così certa di farlo a causa del freddo.
«Tu chi sei?» Gli domandò indietreggiando fino a raggiungere la porta della sua camera, e nascondendosi dietro di essa, rimase a fissare il ragazzo che ancora le dava le spalle.
«Emmh… mi chiamo Edward e sono un compagno di corso di Jessica». Rispose quest’ultimo leggermente imbarazzato, passandosi una mano tra la folta chioma ramata.
Isabella inarcò un sopracciglio, indispettita. Si era ritrovata improvvisamente innervosita, quasi gelosa del fatto che Jessica fosse riuscita a conquistare un ragazzo talmente bello da sembrare irreale. Un sentimento, la gelosia, a lei totalmente estraneo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6 Capitolo                                                                                        
                                                                                                                                  The Cider house rules
                                                                                                                                                                     6


Succedeva che a volte, quando lei sollevava lo sguardo trovava i suoi occhi. Era come se la stesse aspettando, come se fosse naturale per lui vedere gli occhi di lei riflessi nei suoi. Ed era bello, vedere il proprio riflesso in un altro colore, in una diversa luminosità, aveva il sapore dell’ignoto e contemporaneamente di qualcosa che si era sempre saputo.
Isabella aveva smesso di chiedere della sua moleskine, godendosi ogni attimo di quella serata, diversa dalle altre.
«Non credo di aver mai avuto interesse per la musica folk, preferisco la classica». Edward ridacchiò, Isabella aveva iniziato a fargli mille domande, ognuna diversa dall’altra. A Edward piaceva vedere le sue guancie gonfiarsi quando otteneva una risposta che non le soddisfaceva, o mordicchiarsi il labbro inferiore quando invece una risposta era fin troppo diretta.
«Non riesco a immaginarlo, secondo me sei più un ragazzo da discoteca», continuò lei, giocherellando con il bordo della tovaglia color panna.
«Non dico che le odio, però preferisco una serata con gli amici in un pub piuttosto che  in discoteca, e poi non dovresti etichettarmi te l’ho già detto» la riprese sorridendole, «ci sono tante cose che non sai di me», continuò guardandola dritto negli occhio, in modo gentile, anche se avrebbe voluto dirle tante altre cose. Bella inarcò un sopracciglio, «per esempio?»
«Parlo francese», rispose con calma Edward, sorridendo leggermente.
«Non ti credo», controbatté Isabella, però incuriosita da quella nuova confessione.
Il ragazzo fece spallucce, «e sbagli a non farlo».
«Dimmi qualcosa in francese allora», lo sfidò Isabella, intrecciando le braccia sul tavolo e avvicinarsi di più, per poterlo guardare dritto negli occhi.
«Cosa vorresti sentire?» Gli chiese, imitando i suoi movimenti, Bella sussultò presa alla sprovvista quando se lo ritrovò a pochi centimetri dal suo viso.
Balbettò qualcosa d’incomprensibile, arrossendo visivamente sotto lo sguardo divertito di Edward. «Non saprei, qualsiasi cosa».
«Tes yeux sont beaux», sussurrò a basso voce Edward, perdendosi sulle labbra socchiuse di Isabella.
«Cosa significa?» Domandò incredula.
Edward sorrise, «i tuoi occhi sono bellissimi».
Bella indietreggiò leggermente, imbarazzata. Nessuno gliel’aveva mai fatto  talmente tanti complimenti in una sola serata, nessuno mai in un’altra lingua. E non poté fare a meno di pensare, che per quanto quell’appuntamento fosse sbagliato lei non ne aveva mai vissuto uno così bello.
Rimase in silenzio per un po’, avvertendo gli occhi di Edward addosso, pensò che fosse meglio cambiare argomento, prima di andare a fuoco sotto quello sguardo.
«Come hai scoperto questo posto? Mi sembra abbastanza distante dal centro di Chicago» gli chiese infine, incuriosita, mentre aspettavano l’arrivo del dolce che non tardò ad arrivare.
Edward in un primo momento si era irrigidito, distogliendo lo sguardo, «mi ci hanno portato qualche tempo fa i miei genitori». Aveva risposto lapidario.
«Oh, i miei genitori non sono così minuziosi nella scelta di un ristorante». Ridacchiò Isabella, notando una nota d’irritazione nella voce di Edward. Pensò di esserne lei la causa, ma poi, dopo che entrambi rimasero in silenzio, Edward tornò a sorridere. Quello era per lui un tasto dolente, però si era ripromesso di non far entrare i suoi problemi personali in quell’appuntamento, lo riteneva troppo speciale per poter essere rovinato.
«Prima non mi sembravi affatto male, sulla pista da ballo», precisò il ragazzo, portandosi in bocca un pezzo di torta sacher, ordinata dopo un’abbondante cena a base di strane pietanze dal sapore irresistibile.
Bella ridacchiò leggermente, «questo perché non era un ballo troppo movimentato, sono una frana con i piedi» gli rispose gustandosi anche lei il suo pezzo di torta, ricoperta da panna montata. «Sono un pericolo pubblico anche solo quando cammino», aggiunse prendendosi in giro.
Edward sorrise per educazione, ma non la pensava esattamente così.
«Credo che potrei mangiarne altre cinque di fette, è buonissima questa torta», disse mordicchiandosi il labbro inferiore, leggermente macchiato agli angoli da un leggero strato di cioccolato. Edward la trovo una cosa dolce. Quella ragazza era così diversa da tutte le altre donne che aveva frequentato. Da quando si erano seduti lei non aveva mai commentato neppure una volta qualche coppia seduta ai tavoli vicini, cosa che solitamente le altre ragazza facevano, non si era mai lamentata sul cibo, sulla lentezza dei camerieri, sulla musica troppo moscia, tutt’altro, Isabella aveva detto di amare molto la musica classica. E ora quello, forse era la prima volta che Edward sentiva quelle parole fuoriuscire da delle labbra femminili. Isabella non si curava neppure della dieta. Cominciava a desiderare che quell’appuntamento non giungesse mai al termine, non avrebbe voluto lasciarla tornare a casa. Cosa ci si può aspettare da una così? Si chiedeva, e più la guardava, più capiva che non si poteva conoscere la risposta, neppure abbozzarla. Isabella l’avrebbe sempre sorpreso.
«Potresti mangiarne quante ne vuoi, sei così magra», le disse senza cattiveria, ma Isabella a quell’affermazione s’irrigidì impercettibilmente.
Sorrise cortesemente quando il cameriere si avvicinò per portare via i piatti. Edward chiese il conto, mentre Isabella si alzò per raggiungere il bagno delle signore. Credeva che fosse più educato non esserci quando Edward avrebbe tirato fuori il portafoglio. Pensava che fosse poco elegante osservare il proprio cavaliere pagarle davanti.
Quando raggiunse il bagno, al piano inferiore, si accorse di alcuni uomini seduti comodamente davanti al bancone del bar, vestiti con abiti eleganti, mentre si gustavano i loro Martini. Due di loro si voltarono verso di lei, sorridendole maliziosamente, ma Isabella, ignorando i loro sguardi entrò nel bagno delle signore, ritrovandosi al centro di una stanza circondata da specchi, con due piccoli lavandini e due porte in legno bianco. Osservando il suo riflesso alle specchio, cercò di non badare alla clavicola che le bucava la pelle, facilmente visibile anche in lontananza. Ignorò le sue gambe lunghe e sottili, forse troppo, cercò persino di non pensare a quello che aveva detto Edward. Sei così magra. Quelle tre parole erano uscite fuori con dolcezza, come se fossero la cosa più giusta da dire, quella cosa che magari l’avrebbe fatta arrossire e poi sorridere trionfante perché l’avrebbe visto solo come un complimento, non come una critica.
Bella sei così magra, ma cosa c’è che non va, non ti piace quello che cucino?
Tesoro non piangere, stringiamo un pò questo lato e un altro po’ quest’altro e vedrai che il pantalone ti starà una meraviglia.
Isabella, io e tuo padre siamo preoccupati, cos’è questa storia delle ossa di vetro?
Fece un respiro profondo, poi altri due, si risistemò il trucco leggero che durante la serata era scivolato via dal suo viso e si passò nuovamente il lucidalabbra, convincendosi che poteva andare bene anche così.
Rimase in bagno per altri cinque minuti, pur sapendo che Edward aveva con tutta probabilità già pagato il conto e la stava aspettando fuori la porta, ma qualcosa dentro di lei le impediva di fare anche solo un passo. Era una strana paralisi quella che inspiegabilmente le impediva di muoversi, qualcosa che partiva dal profondo dei suoi pensieri. Edward aveva la sua moleskine, aveva letto i suoi racconti. E fu quel pensiero che terrorizzò Isabella. C’erano storie lì dentro che non appartenevano a nessun’altra, lì dentro c’erano pezzi di diario, pezzi della sua vita
C’era una storia particolare lì, qualcosa d’intimamente viscerale.
Si sentì invadere da uno strano sentimento, un misto tra rabbia e paura, non sapeva bene come comportarsi ora che la serata era giunta al termine. Stava cercando d’infondersi un po’ di coraggio per uscire dal bagno e raggiungere Edward, ma il rumore della porta che veniva aperta e poi socchiusa più delicatamente, la costrinsero a voltarsi, incuriosita.
Una donna vestita di nero si avvicinò a uno dei due lavandini liberi, teneva i capelli scuri legati in un chignon all’altezza della nuca e sulle labbra un rossetto scuro. Incontrò lo sguardo incuriosito di Isabella attraverso il riflesso dello specchio.
«Buonasera»,disse la donna con voce materna.
Bella la fissò interdetta, certa di averla già vista da qualche parte.
«Tutto bene signorina?»le domandò voltandosi, «ti senti poco bene?»
Isabella scosse la testa, «mi scusi e che ho come l’impressione di averla già vista da qualche parte».
La donna annuì, come se sapesse già la risposta, «mi capita spesso, peccato non poter dire la stessa cosa di te».
«Isabella Swan», si presentò la mora allunandole una mano, sorridendole educatamente.
«Modo curioso di presentarsi, non mi era mai capitato di conoscere una persona così», ridacchiò la donna sconosciuta, ricambiando la stretta debole di Bella, «sono Didyme Volturi, è un piacere fare la tua conoscenza»
Bella trasalì, finalmente cosciente, «lei è la moglie del Professore Marcus Volturi?» chiese con il cuore in gola.
Didyme annuì, «tu invece, devi essere una sua alunna».
«Si, ho anche partecipato al party organizzato dal rettore in onore di suo marito, per suoi trent’anni di eccellente lavoro all’interno dell’università». Aggiunse Isabella, sperando di attivare qualche ricordo nella mente della donna. Si erano incontrate all’inizio dell’anno, solo che la festa era troppo affollata e i personaggi di spicco non si concedevano mai a qualche chiacchiera con gli studenti.
Didyme arricciò le labbra, divertita,«purtroppo non mi ricordo di te, ma è un vero peccato, perché sembri essere una personcina davvero deliziosa».  Le disse parlandole come se si conoscessero da una vita.
Bella arrossì a quel complimento, e si limitò a ringraziare la donna, ricambiandola con altrettante belle parole.
«Suvvia cara, non c’è mica bisogno di tutti questi vezzeggiativi  così mielosi, mi hai già conquistata con la tua curiosa presentazione in bagno», disse ridacchiando, «cosa ne dici di uscire da qui e raggiungere invece mio marito nell’atrio? Sono certa che sarà più che felice di vedere una sua alunna».
Isabella solo dopo quelle parole si rese conto di essere in un bagno all’interno di un ristorante e che fuori da quella porta Edward la stava aspettando. Probabilmente con una certa ansia dato che erano già diversi minuti che si trovava lì dentro.
«Mi farebbe molto piacere, ma sono qui con un ragazzo» bisbigliò Isabella leggermente imbarazzata.
Didyme sorrise, «mi piacerebbe molto conoscere il fortunato, invitiamo anche lui a prendere un drink, come hai detto che si chiama?»le domandò prendendola sotto braccio, mentre s’incamminavano verso la porta.
Bella la fissò interdetta, «si chiama Edward ma lui non è-» La signora Volturi non le diede neppure il tempo di finire la frase, che già aveva ripreso a parlare con voce allegra, «che nome affascinante, e dimmi cos’è che fa?»
La mora sospirò rassegnata, pensava che quell’incontro  fosse un colpo di fortuna, ma sentendo parlare la donna stava già cambiando idea, «studia medicina».
Didyme sbatté le palpebre eccitata, «ho sempre amato gli uomini col camice bianco. Si prospetta davvero una bella serata, non credi anche tu cara?»
 
Le dita di Edward tamburellavano nervosamente sulla superficie liscia di marmo, mentre i suoi occhi saettavano da una parte all’altra del salone, prima sulla porta dei bagni, poi sul viso del barista che dialogava tranquillamente con dei clienti infondo al bancone. Erano passati più di dieci minuti da quanto Isabella si era alzata dal tavolo per raggiungere le toilette, lui aveva pagato e poi era sceso al piano inferiore per aspettarla. Pensò che le fosse successo qualcosa all’undicesimo minuto, e al tredicesimo si era persino alzato dallo sgabello per raggiungerla. Poi ci aveva riflettuto ancora un paio di minuti, arrivando alla conclusione che non sarebbe stata affatto una buona idea quella d’irrompere nel bagno delle signore, solo perché non vedeva uscire Isabella. Era una donna dopo tutto, anche se diversa dalle altre.
«Non devi arrabbiarti ragazzo, le donne fanno sempre attendere» una voce amichevole costrinse Edward a voltarsi nella sua direzione, allontanando gli occhi dalla porta del bagno.
Sollevò leggermente gli angoli delle labbra ritrovandosi davanti un uomo di mezz’età, con due grandi occhi castani e i capelli brizzolati. Indossava un completo gessato e stava seduto comodamente su una poltrona di pelle nera, dietro il bancone, quando ottenne l’attenzione del ragazzo si alzò per raggiungerlo e sedersi accanto a lui.
«Ho parecchia esperienza e ti posso assicurare che ci vorranno altri cinque minuti buono, prima che la tua signora esca dal bagno», aggiunse posandogli una mano sulla spalla, «nel frattempo cosa ne diresti di bere qualcosa?»
Edward fece un cenno al barista, facendolo avvicinare, poi si voltò a guardare l’uomo, incuriosito.
«Cosa preferite?» Domandò gentilmente il barista, rivolgendosi per prima all’uomo più anziano.
«Un Martini secco con ghiaccio», rispose facendo una pausa, poi dando un’occhiata veloce ad Edward riprese a parlare, «per lui una vodka liscia».
Il barista annuì, voltandosi di spalle per preparare i due cocktail. Edward lo fisso sorpreso, «come faceva a sapere che avrei ordinato una vodka?»
L’uomo fece spallucce, «te l’ho detto, tanti anni di esperienza».
Incuriosito da quello sconosciuto che aveva attirato la sua attenzione, Edward era pronto a fargli qualche domanda, quando la voce di una donna adulta, attirò l’attenzione dell’uomo.
«Marcus, ho una sorpresa per te», cinguetto Didyme con accanto Isabella, sorpresa di vedere Edward parlare con il suo professore.
I due uomini si voltarono contemporaneamente, uno sorpreso, l’altro visibilmente divertito.
«Signorina Swan che piacevole sorpresa», il professore si alzò dallo sgabello salutando educatamente la sua alunna, allungandole la mano affinché lei potesse ricambiare il saluto.
Bella arrossì, «buonasera professore». Distolse l’attenzione dall’uomo per incontrare gli occhi di Edward che la fissavano interdetti.
Marcus sembrò notare quello strano gioco di sguardi e con un sorrisetto malizioso si voltò verso un Edward sempre più confuso, «ed ecco la tua signorina, che piacevole sorpresa non trovi?»
«Voi vi conoscete?» Domandò Isabella, rivolgendosi al professore Volturi e a Edward.
«Mai visto prima di questa sera, però avevamo appena iniziato una piacevole conversazione davanti a due drink, vi unite a noi?» chiese ironicamente osservando sua moglie.
Isabella sospirò affranta, il suo professore non si comportava mai in quel modo in classe, era difficile vedergli spuntare un sorriso sulle labbra, ma quella sera, forse perché in compagnia della moglie, sembrava un’altra persona.
Edward si alzò dallo sgabello, avvicinandosi ad Isabella per cingerle un braccio intorno alla vita, «stai bene?» le sussurrò all’orecchio, mentre Marcus faceva accomodare sua moglie su una delle quattro poltroncine di pelle, intorno a un tavolino in legno, proprio davanti al bancone.
«Io non so che fare», ammise la mora, cercando negli occhi chiari di Edward la risposta ai suoi dubbi. Quest’ultimo sembrò capire perché le sorrise teneramente, «è solo un drink, andiamoci a sedere», le disse spingendola dolcemente verso il tavolino, poi così come Marcus aveva fatto per sua moglie, Edward fece accomodare Isabella, per poi sedersi proprio accanto a lei.
«Signorina Swan sono felice di averla incontrata, ho una bella notizia per lei» proruppe Marcus, sorridendole.
Bella aggrottò le sopracciglia, mentre il cameriere portava i due cocktail ordinati precedentemente, per poi ordinarne altri due sotto indicazione di Didyme.
«Sono usciti i risultati dell’esame?»domandò innocentemente, sentendosi leggermente irritata a causa della presenza di Edward. Si conoscevano da troppo poco tempo per permettergli di entrare a far parte della sua quotidianità, ma davanti al suo professore non avrebbe mai potuto dirgli nulla.
Marcus scosse la testa, «per quelli ci vorrà Mercoledì».
«Tesoro non rischi di annoiare il giovane Edward, avrete tempo per parlare di scuola», ridacchiò divertita Didyme, posando la piccola mano sulla gamba del marito per attirare la sua attenzione.
Edward sorrise, «sinceramente sono incuriosito anche io, adesso».
Isabella gli lanciò un occhiataccia che venne interpretata da Edward come una richiesta d’aiuto perché ricambiò con più dolcezza.
La mora sbuffò, intuendo che non aveva altra scelta, «di cosa si tratta professore?»
«L’ avrei convocata Lunedì per annunciarle la notizia, ma sono felice di averla incontrato questa sera, così potremmo festeggiare», le rispose enigmatico, «una settimana fa ho letto il racconto che mi ha inviato», fece una pausa osservando incuriosito la reazione di Edward, visibilmente divertito da quella situazione. Isabella al contrario avrebbe tanto desiderato essere risucchiata dalla terra e sparire per sempre.
«Quello che ha ritenuto banale?»Non riuscì a trattenersi anche se un secondo dopo aver pronunciato quelle parole si morse la lingua. Ormai il danno era stato fatto, tanto valeva vivere le conseguenze.
Edward fissò sbigottito il professore, «noiosi? I racconti di Bella? Io non credo proprio, penso ci sia stato qualche errore di valutazione»
«Oh ma infatti è così. Isabella io non le ho mai detto che i sui racconti erano banali, io le ho semplicemente detto  che quel racconto conteneva solo un sacco di sciocchezze», le disse mantenendo il tono cordiale di sempre.
Bella s’irrigidì davanti a quelle parole, pensando che infondo era esattamente la stessa cosa, le aveva appena ripetuto quello che già aveva avuto modo di comprendere in privato. Quello che scriveva non aveva alcun senso, forse avrebbe dovuto arrendersi.
«Aspetti un attimo, sciocchezze? Caro ma cosa stai dicendo, tuo fratello vuole pubblicare il suo racconto, come puoi definire quel piccolo capolavoro tale?» Didyme sembrò sorpresa e con stupore si voltò verso Isabella, «sei stata tu a scrivere quella storia su Annie?»
Bella annuì timidamente, «credo di essermi persa qualcosa»,ammise voltandosi verso il suo professore.
In quel momento arrivò il cameriere con il suo drink, e Bella senza neppure sapere che cosa contenesse lo bevve tutto in un sorso, facendo una smorfia per il suo gusto amaro.
Edward le posò una mano dietro la schiena, accertandosi che stesse bene.
«Tesoro mi sarebbe piaciuto dirglielo con altre parole», disse Marcus rivolgendosi alla moglie.
«Oh perdonami caro e che quella storia mi ha conquistata».
Il professor Volturi ridacchiò, per poi rivolgere nuovamente la sua attenzione verso Isabella,«le stavo dicendo signorina Swan che per me quello che ho letto erano tutte sciocchezze, ma non per mio fratello, conosce Aro Volturi?» La sua era una domanda retorica, era ovvio che Isabella lo conosceva, non dal vivo ovviamente, ma era impossibile non averlo mai sentito nominare, e a sapere chi fosse era anche Edward, che non riuscì a fare a meno di sorridere al ricordo di quanto aveva litigando con il padre davanti al direttore del Chicago Times.
«Ho fatto leggere il suo racconto ad Aro, chiedendogli cosa ne pensasse e lui mi ha risposto che era perfetto. Ha intenzione di pubblicarlo la prossima settimana, sempre se lei è d’accordo». Terminò con un sorrisetto mentre terminava il suo Martini.
Isabella sembrava non riuscire più neppure a respirare davanti a quella rivelazione. Sentiva solo che il suo cuore battere all’interno della sua casa toracica come mai prima di quella sera. Avvertì gli occhi farsi sempre più lucidi, forse per l’effetto del drink, forse per l’emozione che quella notizia aveva scatenato dentro di lei.
Didyme le sorrise compiaciuta, «è un’ottima opportunità Isabella, complimenti».
Sembrava un sogno. Come se il destino le stesse indicando la strada, una cosa così bella era impossibile che potesse accaderle, eppure il fato sembrava aver scelto proprio lei quella sera.
Edward non avrebbe mai voluto interrompere quel momento così speciale, ma si sentiva in dovere di spezzare quel silenzio, preoccupato per Isabella. «Annie, la protagonista del racconto, non è la ragazza con le ossa di vetro?»

 

 

Sono tornata. Ebbene si, dopo più di tre mesi ricompaio in questo fandom con un nuovo capitolo. Prima di tutto volevo chiedervi scusa per il ritardo, ma come avevo annunciato nell'avviso, avrei ritardato nel postare a causa degli esami. E dopo quelli diciamo che mi sono presa una lunga e meritata vacanza xD Ma adesso eccomi di ritorno! Non so bene cosa dire, fa strano ritornare dopo tutto questo tempo. Il capitolo era pronto da un paio di settimane ma io non mi sentivo mai pronta, lo trovavo sempre incompleto o non abbastanza gradevole, insomma, solite noie da scrittori-si bè si spera un giorno- mai soddisfatti. In realtà ciò che più temevo era il vostro giudizio, anzi è qualcosa che temo ancora perché la paura non è andata via del tutto. Diciamo che come Isabella sono restia in quasi tutte le cose. In questo capitolo abbiamo un bello scossone eh? E voi che pensavate a un possibile bacio, ma quando mai io sono stata così prevedibile? Chi mi conosce sa bene che io amo sorprendere i mie lettori . Più che altro sto seminando tanti piccoli semi che presto cresceranno. Semi che riguardano Isabella e il suo carattere così chiuso e sensibile, forse dovuto a un avvenimento passato? Chi lo sa, in questo capitolo ho lasciato un grandissimo indizio e nel prossimo lo vedremo in maniera molto più esplicita. Un altro seme piantato è quello di Edward e della sua famiglia, cosa li ha portati a non parlare più? Perchè la madre di Edward si è schierata dalla parte del marito e non da quella del figlio? Io dico solo di non pensare subito di conoscere la possibile risposta, non è così facile da indovinare. E poi abbiamo i personaggi secondari, che nelle mie storie saranno sempre al pari dei protagonisti, come Alice e il coinquilino Jasper (se vi aspettate un appuntamento a quattro siete fuori strada ^^) e Susan, Mark, Jessica e Patrick che chissà se lo rivedremo. Dico solo di stare attenti a tutti i personaggi ù.ù
Detto questo vi lascio alle vostre riflessioni, nell'attesa di leggere cosa ne pensate di questo capitolo. Mi raccomando qualsiasi dubbio o domanda non esitiate a contattarmi.
Un ultima cosa prima di andare via. Le vacanze sono quasi terminate, tra meno di un mese si ritornerà a scuola, o meglio ritornerete a scuola. Fa strano dirlo, ma l'avventura delle superiori purtroppo e terminata, per questo motivo, consiglio a chi invece, ancora la sta vivendo, di viverla a pieno. Sono davvero gli anni più spensierati, non si dimenticheranno facilmente. 
Però la fine di un ciclo non significa mica che tutto è terminato, tutt'altro, una nuova avventura mi attende, ossia il mondo universitario. Per chi di voi vi è già dentro, vi andrebbe di raccontarmi qualche vostra esperienza, brutta o bella che sia? Qualsiasi cosa, anche una storia d'amore nata e morta in meno di tredici minuti in biblioteca :3
Ci sentiamo tra una settimana. Godiamoci questi ultimi giorni di Agosto ^^
Lua93.

P.S. Grazie per averci aspettato <3


   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Lua93