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Autore: Yuls    27/08/2012    0 recensioni
Tutto ha inizio nell'estate del 1970. Da li i ricordi di Lily e Sev, si susseguono, quasi giorno per giorno.
"Desiderava avvicinarsi di più, ma per ora, quello era il nascondiglio migliore che gli permetteva di osservare le due sorelle da vicino.
Più volte aveva pensato di uscire allo scoperto e di parlarle, ma era sempre in compagnia di sua sorella Tunia, o come diamine si chiamava."
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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CAPITOLO 1

“Il profumo del Giglio”

 
27 giugno 1970, pomeriggio
Era più graziosa del solito quel giorno, come costatò un giovane Severus Piton.  Indossava un abitino estivo di cotone bianco, intonato con il giglio dello stesso colore che portava con eleganza tra i lunghi capelli rossi.
Desiderava avvicinarsi di più, ma per ora, quello era il nascondiglio migliore che gli permetteva di osservare le due sorelle da vicino.
Più volte aveva pensato di uscire allo scoperto e di parlarle, ma era sempre in compagnia di sua sorella Tunia, o come diamine si chiamava.
Lily saltellava qua e là per il parco, in cerca di fiorellini, e più di una volta si era avvicinata tanto al cespuglio dietro al quale era nascosto Severus, che il ragazzo aveva quasi desiderato di diventare invisibile.
Infine, si sedette qualche metro più distante e dispose i fiorellini in cerchio, sul prato.
«Tunia, vieni qua!» la chiamò, allegra.
La sorella, che si stava dondolando distrattamente sull’altalena, la degnò della sua attenzione.
«Non mi va.» bofonchiò. «Ho già visto quel trucchetto mille volte.» aggiunse con una punta d’invidia nella voce, mentre si sistemava la coda di cavallo con aria d’importanza.
Una fugace ombra di tristezza passò sul volto della più giovane, mentre muoveva le dita sopra i piccoli fiorellini.
Gli steli si allungarono e s’intrecciarono fino a formare una graziosa coroncina di margherite.
La bambina la prese tra le mani e la posò con delicatezza sulla testa della sorella.
«Non la voglio! Mi fa schifo!» obiettò Petunia, e con la mano libera se la strappò dai capelli e la buttò per terra. Poi, si alzò precipitosamente dall’altalena e la calpestò.
«Non sei molto gentile, sai?» mormorò Lily, sul punto di piangere. La sorella maggiore la ignorò, mentre procedeva a passi spediti verso casa.
Severus, da dietro il cespuglio, strinse le labbra. Doveva uscire allo scoperto? Doveva consolarla?
Qualcosa dentro di lui lo trattenne.
Se non le fosse piaciuto? Se fosse scappata via urlando?
In quel momento una lieve brezza si alzò, carezzando le chiome degli alberi che si stagliavano contro il cielo arancione del tramonto. Scompigliò i capelli di Lily e, quando il bambino ispirò, un delicato profumo di giglio solleticò le sue narici.
 
***
 
30 giugno 1970, sera
Severus si rigirò più volte nel suo letto malmesso, ma non riusciva ad addormentarsi, turbato da svariati pensieri.
Così, prese la sedia dalla sua scrivania e la avvicinò alla finestra impolverata. Si sedette, poggiando i gomiti sul davanzale e guardando il cielo notturno con occhi assenti.
Erano due giorni che non andava da Lily e l’ultima volta aveva litigato violentemente con Petunia per una sciocchezza. Sapeva, ormai, che la più giovane non veniva mai al parco senza la sorella, quindi doveva aspettare che si riappacificassero per sperare di rivederla.
Abbassò lo sguardo sul riflesso della luna riflessa nelle acque del fiume che scorreva a pochi metri da casa sua, ma quella, alcuni minuti dopo, scomparve dietro le ciminiere.
 Si alzò dalla sedia e tornò al suo letto, rannicchiandosi sotto il lenzuolo sottile. Uno squittio e uno zampettare leggero che provenivano dalla soffitta, ruppero il silenzio. Severus trasalì e si voltò dall’altra parte.
Pian piano si lasciò scivolare nel mondo dei sogni, popolato da margherite, gigli e da una bambina con i capelli rossi e gli occhi verdi.
 
***
 
1 luglio 1970
«Dove hai passato ieri tutto il giorno?»
Quella mattina, il tono glaciale di suo padre lo accolse appena ebbe messo piede in cucina.
«Sono affari miei.» rispose e sussultò non appena la mano di Tobias lo colpì in viso, con un sonoro schiaffo.
«Questo è per la tua sfrontatezza, ragazzo. E ora fila in camera tua, senza colazione.» gli ordinò il padre, perentorio.
Severus ubbidì, trascinando i piedi fino alla sua stanza. Sbatté la porta alle sue spalle e si gettò sul letto ancora sfatto.
Dove aveva passato il tempo tutto il giorno precedente? In cerca di gigli sulle colline oltre il fiume.
E cosa non poteva alleviare la mancanza di Lily, che non vedeva già da un po’, se non il profumo del giglio?
Un lieve bussare alla sua porta lo riscosse dai pensieri. Fece capolino sua madre che, in silenzio, era sgattaiolata fin su per portargli un vassoio con del cibo.
«Appena hai finito, nascondilo sotto il letto.» gli suggerì, poi poggiò il vassoio a terra e richiuse la porta in silenzio.
Severus osservò per un po’ la tazza di latte, le due fette biscottate e la pesca matura prima di decidere di mangiare. L’accoglienza del padre, come il solito, gli aveva fatto passare la voglia. Poi, però, la fame ebbe la meglio.
Mentre addentava le fette biscottate con appetito, ripensò a sua madre che, premurosa, aveva disubbidito a Tobias. Rivide i suoi occhi grigi piuttosto tristi, incastonati in un viso pallido incorniciato da capelli di un biondo spento.
Suo padre, essendo Babbano, odiava la magia. E soffocava quella di Eileen.
Non passò molto che udì delle urla dal piano di sotto. La disubbidienza le stava costando cara.
Severus non scese a pranzo, ma sua madre non tornò con altro cibo. Tuttavia, verso le tre del pomeriggio, il ragazzo sgattaiolò fuori, diretto al piccolo parco.
Quel giorno, però, la fortuna fu dalla sua parte. Appena arrivò, notò le due bambine che si dondolavano sull’altalena.
Severus si nascose dietro al suo solito cespuglio a osservarle.
La risata cristallina di Lily riecheggiò nel parco e al cuore di Severus mancò un colpo.
La guardava, mentre si spingeva sempre più in alto…e più in alto… e più in alto.
«Lily! Basta!» esclamò la sorella, con una nota di spavento nella voce. Lily rise ancor di più.
«LILY!» protestò Petunia, stavolta smettendo di dondolare.
La bambina raggiunse il punto più alto e spiccò il volo, restando sospesa un po’ più del normale, e atterrando insolitamente aggraziata sul prato.
«Lily! La mamma ha detto che non puoi farlo!» la rimproverò la sorella, una volta raggiunta la bambina.
«Perché? Non mi sono fatta niente! E non ho nemmeno sciupato i sandali nuovi! Smettila di essere così invidiosa, Tunia.»
Petunia la guardò furente e tornò sull’altalena, dandole le spalle.
Severus, da dietro il cespuglio, aveva osservato tutta la scena, ammirato, e ora ridacchiava in silenzio.
Lily si morse un labbro, e andò a sedersi poco più in là sul prato, attenta a non sporcarsi l’abitino a fiori.
Prese una margherita e la posò sul palmo della sua mano. Poi la tese e osservò il piccolo fiore aprire e chiudere i petali. Cacciò una risatina, poi chiamò Petunia.
«Che vuoi?» sbottò acidamente la sorella.
«Tunia! Tunia, guarda cos’ho imparato!» esclamò Lily, tendendo la mano verso di lei. Petunia si sedette vicino a lei senza entusiasmo e guardò cosa la sorella le stava mostrando.
La piccola margherita ripeté ciò cui era stata sottoposta poco prima, aprendo e chiudendo i petali delicati. Petunia indietreggiò.
«Smettila! Non fare più così!» si lamentò la sorella maggiore, indietreggiando e guardando torva Lily.
La piccola parve offesa perché la sua idea per farsi perdonare non aveva funzionato a dovere.
«Ma…perché fai così? Non ti fa mica del male.»
«No…ma…come fai? Perché tu puoi? Ed io no?» sbottò Petunia. Dal suo tono trasparivano desiderio e capriccio.
«Che vuoi che ne sappia, Tunia?» le domandò Lily, con un tono innocente, ancora con la mano tesa. Quando la sorella notò il fiore che si muoveva ancora, diede uno schiaffo alla mano della bambina, facendolo cadere sul prato.
«Sei cattiva, Tunia!» mormorò Lily con gli occhi lucidi. L’altra sbuffò, guardando altrove. «Scusa!» disse, poco sincera.
Quando posò gli occhi sul cespuglio poco distante, s’immobilizzò. Vide una scarpa logora che spuntava da lì dietro. Anche Severus se ne accorse e, che fosse il momento giusto o meno, uscì allo scoperto.
Si avvicinò cauto alle due bambine, ma vide la più grande che si alzava in piedi e indietreggiava, dirigendosi all’altalena.
Forse a causa del suo abbigliamento non stava facendo una buona impressione. Le sue scarpe logore erano di qualche numero più grande, i suoi pantaloni erano troppo corti, e la giacca troppo lunga. Quest’ultima, però, non poteva toglierla. Nonostante stesse morendo di caldo, gli serviva per nascondere l’imbarazzante camicetta a quadri bianca e rossa.
«E tu chi sei?» gli chiese acidamente Petunia. Lui non rispose subito, ma guardò Lily che si limitava a squadrarlo in silenzio. Non riusciva a capire se fosse spaventata o meno. La sua espressione era distaccata.
Severus si mordicchiò il labbro, nervoso.
«Ah, lo so chi sei! Sei il figlio dei Piton! Quelli che abitano giù a Spinner’s End, Lily! In quel letamaio! Vicino al fiume!» sbottò a un tratto la più grande delle due. Il ragazzo si limitò a ignorarla.
«Io lo so cosa sei.» disse lui ad un tratto.
«Scusa?» gli domandò la bambina, strappando alcuni fili d’erba.
«Sei… una strega!»
Lily si alzò in piedi per l’indignazione.
«Non sei molto gentile, sai?» esclamò offesa, rivolgendogli la stessa domanda che aveva fatto alla sorella pochi giorni prima.
Si diresse, con fare altezzoso, verso quest’ultima, procedendo a grandi passi e con il naso per aria.
«No…aspetta, non volevo dire questo.» biascicò Severus, ormai paonazzo. Si avvicinò alle due bambine e deglutì.
Ignorò lo sguardo sprezzante che le due bambine, che si tenevano aggrappate ai pali dell’altalena, gli stavano riservando.

«Sei una strega. E’ già da un po’ che ti tengo d’occhio, sai? Però…non c’è niente di male. Anche la mia mamma lo è. Ed io sono un mago.» disse lui, torcendosi le mani dal nervosismo.
«Un mago!» esclamò Petunia, ridendo presuntuosamente. Severus diventò ancora più rosso in viso.
«Ma perché ci stavi spiando, eh?» proseguì quella.
«Io non vi stavo spiando!» ribatté il bambino, un po’ troppo sulla difensiva. «E non te, comunque.» aggiunse rivolto a Petunia. Lei lo guardò in cagnesco.
«Tu sei una Babbana!» disse, poi, Severus, ma il tono con cui lo disse sembrò un’offesa.
«Andiamo, Lily.» ordinò la più grande delle due, prendendo per mano Lily. Si allontanarono entrambe con passo spedito, lasciandosi dietro un profumo di giglio.
Il bambino le guardò amareggiato, poi si voltò, diretto a Spinner’s End, pentendosi di ciò che aveva appena fatto.
 
 
Note dell’autrice
 
Ed eccoci alla fine del primo capitolo. Qualche opinione? :D
Okay, devo dire che questa idea è nata per caso. Mi piace moltissimo la coppia Sev/Lily e mi dispiace che zia Row non gli abbia dato molto spazio all’interno del libro.
Ho letto molte altre bellissime fanfiction, ma mi sono chiesta “perché non ne scrivo anche io una?”. Ed eccomi qui… è a capitoli (ancora non so quanti saranno), ed è una sorta di raccolta dei ricordi dell’estate del 1970, quando i nostri piccoli protagonisti avevano appena dieci anni.
Spero l’abbiate gradita ( e di aggiornare presto, eheheh)!
Un bacio,
Yuls
  
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