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Autore: Mandie    27/08/2012    3 recensioni
Un topo annoiato che parte per una vacanza...e ad attenderlo trova un'amara sorpresa!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una soffitta buia e polverosa. L’unica fonte di luce proveniva dal lucernario nella parte destra della soffitta. La stanza era piena di vecchi giocattoli, libri di scuola, mobili ormai inutilizzabili.
Questa soffitta non era però completamente disabitata: era il regno del nostro protagonista, il topo Renzo.
Il topo Renzo non era uno schifoso topaccio grigiastro con la coda lunga e i baffi saltellanti. Anzi, se qualcuno lo avesse definito così si sarebbe offeso. Noi, lui era un grazioso topino sui toni del marroncino e del grigio tenue, con gli occhi vispi e i baffi rigogliosi.
Amava la sua soffitta più di ogni altra cosa, anche se c’era poco da mangiare. Però aveva compagnia. Ogni tanto qualcuno andava a dormire lì, ed il topo Renzo poteva finalmente chiacchierare con qualcuno, anche se questo qualcuno aveva spesso la presunzione di russare della grossa tutte le volte che attaccava a squittire.
La vita nella soffitta era tranquilla, ma da qualche giorno, il topo Renzo cominciava a sentire su di sé la monotonia della quotidianità. Forse aveva solo bisogno di cambiare aria per qualche tempo. Dopotutto, non era tipo da avere molti amici.
Decise che per la prima volta da quando era nato, cioè da otto settimane, sarebbe andato a visitare altri luoghi, magari avrebbe diversificato dalle soffitte e avrebbe scelto luoghi più aperto e con più possibilità di riempire lo stomaco. Decise, insomma, che era il momento di prendersi una bella vacanza.
Non portò nulla con sé. Dopotutto non aveva bisogno di niente.
Un po’ camminando, e un po’ saltellando (quando la pavimentazione era scivolosa), giunse finalmente in un bel luogo soleggiato, scaldato dal sole della primavera inoltrata e inondato del profumo dei fiori. Non sapeva dove si trovava. Non era mai stato in un posto simile prima. C’erano tanti edifici l’uno accanto all’altro e un bel fiume che scorreva dietro di essi. Pareva essere un piccolo borgo, ma il topo Renzo non ne era affatto sicuro. Non aveva mai visto un borgo in vita sua.
Iniziò ad esplorare la zona in cerca di qualcosa da mangiare.
Ma ad un tratto, dalla profondità della tenebra in cui la ruota del mulino era immersa, una figura spaventosa cominciò a delinearsi di fronte ai suoi occhi.
La creatura indossava un floscio cappello a punta rosso, una giacca verde dai bottoni dorati, i pantaloni grigio scuro, le guanciotte piene e l’aria indiavolata.
Il topo Renzo rabbrividì di paura. Sapeva di chi si trattava.
Il famigerato Nanetto del Borghetto.
Il protagonista delle fiabe del terrore che raccontavano nella tribù dei topi.
Nanetto del Borghetto che in quel momento stava brandendo un’accetta verso lo sventurato topo.
Il topo fece l’unica cosa possibile: scappare a gambe levate, tagliere la corda. Avrebbe saltato i fossi per la lunga, se fosse servito a fuggire dal temuto Nanetto.
Dopo aver fatto diversi metri, riuscì finalmente a seminarlo.
Sbuffando, riprese la via di casa. Decise che non sarebbe più andato in vacanza, se poi doveva finire accettato da uno stupido nano da giardino.
 
 
  
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