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Autore: Adrian Melancholia    28/08/2012    4 recensioni
Hai fatto irruzione nella mia vita all’improvviso. Come i primi raggi di sole al mattino, hai trovato il modo di passare attraverso la mia finestra chiusa. Timido e discreto, ma al tempo stesso insistente, prepotente.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Decay

“I hear their silence
Preaching my blame.
Will our strenght remain
If their power reigns?”

Hai fatto irruzione nella mia vita all’improvviso. Come i primi raggi di sole al mattino, hai trovato il modo di passare attraverso la mia finestra chiusa. Timido e discreto, ma al tempo stesso insistente, prepotente. E quando ho deciso di aprire la finestra hai brillato in tutto il tuo splendore su di me. Sarò sdolcinato, sì, ma dico sul serio: tu hai portato luce nella mia vita.

Eravamo due sbandati, noi. Passavamo le giornate fra alcool, droga, pillole. Due problematici, socialmente inaccettabili. Falliti, senza futuro. Questo diceva di noi la gente, questo eravamo.
Non che sia cambiato molto, no.
Tuttavia tu hai trovato il modo di entrare nel mio mondo, ed io sono entrato nel tuo. Siamo tanto uguali quanto diversi.
Ci sei tu, con il tuo passato di sangue, le tue incertezze, le tue paure, che nascondi tutto dietro un sorriso ed una parola gentile.
Ci sono io, con la mia violenza, i miei dubbi, le mie paranoie, che tengo sempre su quella maschera di apatia ed indifferenza che stai lentamente riuscendo a sfilarmi.
Ora stiamo provando a migliorarci, per il nostro bene. E’ più difficile di quanto immaginassimo ma siamo forti noi, insieme. Fa così paura tutto questo.

Spesso ancora cedo all’alcool, o a qualche droga. Mi dispiace, questa realtà è troppo per me e voglio tenere lontano i pensieri che ancora non so gestire. So che è lo stesso anche per te. So che tu capisci. Sai che perdo il controllo quando mi tornano alla mente quei ricordi. E tu ne porti i segni. Ricordo tutto di quel giorno.

Tu non eri in casa, ed io andavo avanti e indietro per la cucina buia, inquieto. Avevo finito la droga, non c’era più birra. Non avevo modo di scacciare quei pensieri che cominciavano ad insinuarsi nella mia mente. Mi ero seduto a terra e mi stingevo la testa fra le mani, mentre rivivevo i momenti in cui Lui entrava in camera di un me di appena tredici anni, il ghigno malizioso che faceva intendere tutte le sue intenzioni . Quante volte era successo prima? Non sopportavo quel pensiero, i ricordi e le emozioni che ne seguivano: il crack delle ossa che si spezzano,le mie urla, il mio braccio rotto, la paura, l’impotenza, la determinazione, la stanchezza, le parole, gli schiaffi, quel coltello, ancora sangue, stavolta il Suo. E una fuga disperata. Avevo preso ad urlare e graffiarmi le braccia quando tu eri entrato, nemmeno ti avevo sentito, perso nella mia disperazione. Eri accorso ad aiutarmi, mi avevi stretto a te, cercando di consolarmi. Ma ero fuori di testa, non ti riconoscevo. Non mi accorsi nemmeno di aver preso quel coltello, di averti lacerato la maglia con esso ed aver infierito sul tuo corpo senza pietà, scambiandoti per Lui, credendo di essere ancora a quel giorno. Ti avevo portato d’urgenza all’ospedale, avevi rischiato grosso perdendo tutto quel sangue, ma sorridevi ancora, dicendo che se mi faceva bene potevo farlo tutte le volte che volevo.

Quelle parole mi hanno convinto a non farti mai più male e non fare mai niente che possa farti andare via. Mi appartieni come io ti appartengo, nulla può separarci ormai.
Da quando ci sei ho creato un mondo tutto mio, di cui fai parte: un mondo dove non è tutto terribile come sembra, dove anche io posso essere una persona normale, dove non rischio di impazzire in ogni momento. Tutte menzogne. Le pillole devo prenderle comunque, altrimenti non sto calmo.

Davvero non so come fai a starmi accanto. Oggi pomeriggio lo psichiatra ha detto che sono pazzo, che ho una mente troppo fragile, e tu sei qui a dirmi che non t’importa, che io sono forte e sono tuo e non mi abbandonerai mai, che sono gli altri i pazzi e che noi troveremo un modo per andare avanti e superare tutto questo. Non sai quanto lo spero.
Sperare.
Mi suona nuova questa parola, questo sentimento. E’ un sentimento? Non lo so, non m’importa davvero. Con te sto riscoprendo la vita in tutti i suoi aspetti. Non credevo di poterlo dire, ma è bello, per quanto difficile e distruttivo. Con te sento di poter conquistare il mondo!
Eppure le persone non capiscono quanto forte sia il nostro amore. Lo considerano un’eresia, per loro è sbagliato. Non voglio sentirli. Li sento mormorare mentre camminiamo per strada tenendoci per mano. Sento le loro accuse silenziose, gli sguardi indignati. Che stiamo facendo di male? Questo è amore. Possibile che le persone siano impazzite fino al punto di non accettare più l’amore? E’ talmente assurdo, non riesco a crederci. Ma tu dici che non t’importa di cosa pensino loro, anche se tu sfoggi i lividi causati dal nostro “sbaglio”.
Ti hanno picchiato perché stai con me, che sono un uomo, e stare con un uomo non va bene secondo loro. Davvero, per quanto mi sforzi io non capisco e questo mi fa impazzire. Li ucciderei tutti, se solo ciò non ti causasse sofferenza. Perché tu sei gentile, hai un animo buono, tu sei speciale e pensi sempre al bene degli altri. Specialmente al mio.
Ma lo psichiatra continua a ripetere che non c’è soluzione, da quel che ho io non si guarisce.
Ma cos’ho, io? Ancora non l’ho capito. Non m’importa, tu sei con me e questo basta a portar via la paura. Un po’ mi dispiace di averti trascinato in questo mio mondo incasinato, finendo per incasinare di più anche te; ma si sa: io sono egoista e da tale non lascerò mai andar via il mio piccolo raggio di sole.

***

Ora ho paura. Dicono che devono rinchiudermi.
Ma non sono pazzo, no, io non volevo far male a quella persona.
Non volevo davvero.
Ma ti aveva ferito ed ho reagito d’istinto.
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.
Siamo seduti sul freddo pavimento del salotto da ore ormai, ed io non riesco a fermare le lacrime. Voglio prendere delle pillole, quelle mi fanno stare meglio, ma tu continui a sussurrare che non ne ho bisogno, che tu sei l’unica pillola che può guarirmi completamente.
Ed io ti credo, ho bisogno di crederci, voglio farlo con tutto me stesso.
Perché io ti amo.
Ora lo psichiatra dice che siamo pazzi entrambi e che la prossima settimana ci trasferirà in un centro di salute mentale. Nonostante le mie proteste continua a dire che è necessario e non c’è altra scelta. Almeno ci assicura che resteremo insieme e che la nostra relazione non sarà in alcun modo ostacolata.
Io ho una paura tremenda, ma tu sei tranquillo e ripeti che va tutto bene. Secondo te i pazzi sono loro, lo dici sempre. Noi non abbiamo nessuna colpa, niente di male, siamo perfetti e loro ci accusano solo perché hanno paura di noi e sono invidiosi della nostra perfezione, che loro non potranno mai raggiungere. Le tue parole mi calmano sempre. Sento di poter affrontare qualsiasi cosa se tu sei con me. Non avrò paura se stringerai la mia mano. Ce la faremo, supereremo anche questo, insieme.

*** 

Sono ventiquattro mesi, diciassette giorni, due ore e cinquantuno minuti che siamo in questo centro. Ed è da ventuno giorni, sette ore e tredici minuti che ci troviamo in isolamento. Non era nelle nostre intenzioni uccidere, volevamo solo spaventarlo, quel piccolo stronzo. Ma la situazione è sfuggita di mano, ha continuato ad insultarci ed è finito male. Era affascinante con quel liquido scarlatto che gli usciva copioso dal collo. Non riesco a pensare che non se lo meritasse, anzi. Io sono felice che abbia avuto ciò che meritava.
Tutti loro continuano a non capire. Ci osservano, ci studiano come fossimo alieni. Dici che non capiranno mai, che le loro menti sono troppo sottosviluppate per arrivare a capire i concetti che muovono le nostre azioni, per capire il nostro amore o soltanto le nostre parole. Ma a noi non importa nulla di loro, del mondo, vero? Ci siamo solo io e te, sarà così per sempre.

“Let’s show them that we can
Free our minds and find a way.
The world is in our hands,
This is not the end.”


Note: Finalmente ho pubblicato. Dove sono i fazzolettini quando servono? *Commozione*
Questa era una one-shot che avevo in cantiere da...un secolo, circa. E' ispirata alla canzone See who I am dei Within Temptation, le strofe ad inizio e fine storia sono di quella canzone.
Beh, che dire, ho cercato il più possibile di far notare la follia di entrambi i piccioncini e spero di aver sortito l'effetto desiderato. Pensavo di scriverci una storia a capitoli, ma vorrei dei consigli, per cui tu che leggi, ti sarei infinitamente grato se lasciassi un commentino. *v*
In ogni caso, grazie per aver letto.
~

   
 
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