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Autore: doctorC    28/08/2012    1 recensioni
Storia ambientata diversi anni dopo la fine di Dragon Ball Z, quando solo pochi dei personaggi che conosciamo sono ancora in vita.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Majin Bu, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C17 camminava nervosamente tra le vasche.
«Ci vuole ancora molto?» chiese con impazienza.
«Se quella cernia non avesse cantato tutto il tempo, avrei già finito.»
C17 sapeva bene che qualsiasi altro scienziato avrebbe potuto spendere tutta la sua vita a cercare di ricavare qualcosa da quei dati, mentre Sakana ci aveva lavorato poco più di mezz’ora. Tuttavia, la situazione lo rendeva poco lucido.
«Smettila con queste stronzate! Cosa c’è in quel computer?»
Senza scomporsi, lo scienziato tolse i suoi occhiali da lettura ed indossò quelli da miopia, per poi voltarsi verso il suo datore di lavoro.
«Avevi ragione. Sono stati impiantati dei ricordi nella mente di quel ragazzo.»
C17 aprì la bocca in una espressione vittoriosa, ma l’urlo gli rimase strozzato in gola, di colpo aveva realizzato l’inutilità di quella scoperta.
«C-come pensi che potremmo sfruttare questo a nostro vantaggio?»
«Ti sei spinto fino al laboratorio segreto del tuo peggior nemico senza avere un piano?» rispose il vecchio con saccenteria, cercando con lo sguardo l’approvazione delle trote che sguazzavano dietro C17.
Il ragazzo ammutolì, per quanto strambo, Sakana aveva sempre ragione.
«Ci sarebbe un’altra notizia…» aggiunse il vecchio, guardandosi intorno con aria distratta.
«C-cosa?» Rispose il ragazzo, sempre meno convinto di avere una soluzione.
«Il dott. Gero era così scrupoloso che ha conservato una copia dei dati di memoria originali…»
C17 trattenne il respiro. Poi, con gambe e voce tremanti, trovò il coraggio di parlare: «E…»
«Sì» rispose Sakana «Ci sono anche i tuoi e quelli di C18.»
C17 ammutolì, ma era possibile immaginare i suoi pensieri.
«Riguardo alla domanda di prima… Il codice con cui sono stati salvati questi ricordi è identico a quello usato per la programmazione di Cell. Potrei costruire un apparecchio radio in grado di proiettarli direttamente nella mente di C21.»
Il suo interlocutore non parlava più, ma annuiva per fargli capire che stesse ascoltando.
«I rischi sono alti. Non credo di poter riuscire a cancellare i vecchi ricordi a distanza, quindi si mescolerebbero ai nuovi, e non riuscirebbe a distinguere la verità.»
L’androide dai capelli scuri trovò il coraggio di rispondere, sebbene sommessamente: «Non mi sembra che abbiamo molte alternative…»
«Non ne abbiamo.» rispose Sakana, voltandosi verso i suoi strumenti e mettendosi subito al lavoro. Senza rivolgere lo sguardo a C17, aggiunse: «Sai, questa complicazione non ci sarebbe, per te…»
C17 non aveva pensato ad altro, si aspettava questa proposta e sapeva già cosa rispondere: «Vorrei prima parlarne con C18. Sai, questa non è una cosa che riguarda solo me.»
«Capisco» disse lo scienziato, che continuava a non rivolgergli uno sguardo, per non mostrargli la sua espressione imbarazzata.
A Satan city, la situazione era meno rosea.
Con Buu in mille pezzi ed un cadavere ai piedi di C21, le speranze di vittoria sembravano davvero basse.
Fu allora che i terrestri mostrarono le loro caratteristiche migliori: il coraggio e la determinazione.
Voltaren illustrò il suo piano ai compagni, che dimostrarono di possedere un animo all’altezza della situazione che si prospettava.
«Maki, è da un po’ di tempo che non lo fai, pensi di riuscirci ancora?»
«Non offendermi, Voltaren! La mia famiglia si tramanda quest’arte da generazioni.»
Era una capacità curiosa, in effetti, ma che sulla Terra aveva dei precedenti.
Maki incrociò le braccia dietro al collo, chiuse gli occhi ed abbassò il capo per raccogliere la concentrazione. Pochi secondi di pausa ed un urlo accompagnò la comparsa di una nube bianca intorno al suo corpo, che in un istante si tramutò in una enorme fionda.
«Fantastico!» Esclamò Daikon, che non aveva mai visto un simile prodigio.
Una voce buffa proveniva dalla fionda: «La mia trasformazione ha un tempo limitato, per cui cerchiamo di fare in fretta!»
Voltaren accontentò l’amico: «Zoster, tocca a te»
L’aura di Buu continuava a scendere, mentre Zoster incrociava per quanto poteva le sue corte braccia sul petto. Anche per lui ci volle qualche attimo per raccogliere la concentrazione, ma una volta allargati nuovamente gli arti, il suo corpo si sdoppiò, lasciando di stucco i civili che erano rimasti a guardare.
L’operazione fu ripetuta da entrambe le copie, ed in breve c’erano quattro Zoster pronti a svolgere la loro parte del piano.
«Splendido!» Disse Voltaren, rivolto al compagno «Questa è la parte più delicata…te la senti?» Le quattro copie annuirono in sincronia.
Una di esse venne caricata sulla enorme fionda costituita dal corpo mutato di Maki, mentre Daikon e Voltaren tendevano l’elastico.
«Ehi tu! Brutto muso!!» urlò Voltaren a C21.
Questi si voltò con disinteresse, mentre da ogni parte del suo corpo dei lampi di energia scura continuavano ad attaccare i frammenti di Buu, ormai prossimo alla disfatta.
In men che non si dica, una strana palla piena di escrescenze si dirigeva verso di lui.
Scagliò un pugno, cercando di trapassarla come aveva fatto con Micheal, ma il risultato lo sorprese. Invece di bucarsi, il suo avversario gli si era avvolto attorno all’arto, aderendo ad ogni angolo della sua superficie. Lo stesso evento si ripeté per ogni arto.
Il mostro meccanico si guardò intorno, disorientato. Portò per quanto possibile un braccio davanti al volto, per proteggersi, e poi si immobilizzò.
Un sorriso vittorioso comparve sul volto di Daikon: «Ce l’hai fatta! Sei un genio!!»
Ma Voltaren non rispose. Continuava a guardare i frammenti del maestro che si ricomponevano lentamente, troppo lentamente. Si era indebolito troppo.
«Non durerà abbastanza.» disse Daikon, che si era reso conto della situazione «Dobbiamo finirlo noi»
Senza dare il tempo al suo compagno di accorgersene, Voltaren si posizionò sulla fionda.
Daikon esitò, ma poi gli corse dietro.
«Fermo! Lascia che sia io a farlo!»
«No!» Disse digrignando i denti, tra le lacrime. «Tu sei l’unico in grado di dargli il colpo di grazia. Se sarà necessario, dovrai ammazzare anche me.»
Si lanciò direttamente sul volto del suo nemico, colpendolo con delle gomitate alla testa. Un suono metallico si diffondeva nell’aria.
Constata l’insufficienza della sua forza, girò dall'altra parte e usò tutta l’energia che aveva in corpo per allargare le braccia dell'androide.
Era come piegare un palo della luce, non riusciva neanche a immaginare quanto potesse essere forte e resistente mentre era in attività. Rosso per lo sforzo, era riuscito a lasciare il volto del suo avversario vulnerabile.
Nonostante la folla, nell’aria regnava un silenzio innaturale, interrotto solo dallo scricchiolio delle ossa di Voltaren, che erano prossime alla rottura.
Daikon sospirò, si concentrò su quel silenzio, e portò le mani, una sopra l’altra, alla fronte, palme rivolte al suo avversario.
«MASENKO!» esclamò. Gli era bastato vedere la tecnica un’unica volta al torneo per essere in grado di padroneggiarla.
Il lampo demoniaco si diresse perfettamente verso il suo bersaglio, che ben presto scomparve dentro ad un fumo nero.
Diradatosi, questo lasciò spazio ad una figura alta, che teneva tra le mani un corpo esanime.
Tra i resti in parte carbonizzati ed in parte insanguinati, Daikon riconobbe il compagno, Voltaren.
C21 rideva, mentre ai suoi piedi si trovava, privo di sensi, il povero Zoster, tornato uno.
  
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