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Autore: Akiram_len    28/08/2012    2 recensioni
Questo è uno sfogo, il mio personale sfogo in un giorno così vicino al mio compleanno: è lo sfogo di una ragazza, per la mancanza che sente ogni giorno della sua vita.
Dal testo:
La gente dice che quando si perde qualcuno, il dolore si affievolisce sempre più, giorno dopo giorno, fino a non essere più dolore, ma nostalgia.
Sono passati 13 anni, 4 mesi e 20 giorni, e il mio dolore persiste.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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28_08_12 Tra due giorni è il mio compleanno.
Per molte persone è un giorno lieto.
Per molte persone è il giorno più felice dell’anno.
Per molte persone è l’unico giorno che merita un festeggiamento.
Per me è il giorno che più mi ricorda la sua mancanza.
Per me significa un altro anno senza di lui.
Per me è tristezza.
Sono passati 13 anni, 4 mesi e 20 giorni dalla sua scomparsa.
13 anni, 4 mesi e 20 giorni dall’ultima volta che l’ho visto.
Non avevo neanche 4 anni quando mi è stato detto che non l’avrei rivisto mai più.
La gente dice che quando si perde qualcuno, il dolore si affievolisce sempre più, giorno dopo giorno, fino a non essere più dolore, ma nostalgia.
Sono passati 13 anni, 4 mesi e 20 giorni, e il mio dolore persiste.
La sua mancanza, il vuoto che ha lasciato dentro me, è qualcosa che non riuscirò mai a riempire.
Le persone non capiscono. Non possono capire. Perché non si può spiegare con delle parole ciò che si sente.
Il dolore, la tristezza, è sempre dentro me, in ogni attimo del giorno.
Certo, la felicità non manca, non sono depressa, ma a volte non riesco ad essere felice, perché ricordo che lui non può esserlo insieme a me. Non più.
E quello che più fa male, è il non ricordare.
Sì, perché più passano gli anni, e più dimentico: i suoi occhi quando mi guardava indulgente, la sua bocca ridente quando giocavamo insieme, ma soprattutto, la sua voce. Non la ricordo. Ed è terribilmente doloroso.
Si potrebbero contare sulle dita di una mano i ricordi che ho di lui.
Sono sfocati, latenti, ma ci sono, e quei pochi a volte mi risollevano nei momenti più bui.
Quando successe, mia madre mi disse che era stato così buono che Dio l’aveva premiato rendendolo un angelo, ed io, nella mia ingenuità di bambina di 3 anni e mezzo, volevo solo che scegliesse qualcun altro.
Col tempo, l’ho immaginato come il mio angelo custode, che veglia costantemente su di me.
A volte la sera, quando sono sola e al buio nella mia stanza, mi ritrovo a parlare con lui, con il suo ritratto, di come è stata la mia giornata, dei sentimenti che provo, oppure gli lascio semplicemente un bacio con la punta della dita su quelle sue labbra così simili alle mie.
Mi manca, mi manca davvero tanto, e spero che esista davvero un altro mondo dopo la morte, ho bisogno di crederci. Perché solo così posso andare avanti con la mia vita, sapendo che un giorno lo rincontrerò, e staremo insieme per sempre.
Nel frattempo, cercherò di ricordarti il più possibile.
Ti mando un bacio, spero tu lo riceva in qualunque posto sia.
Mi manchi, Papà.
La tua piccola principessa, Marika.
  
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