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Autore: d_melfarst    28/08/2012    1 recensioni
Un viaggio straordinario!
Una ragazza semplice dalle qualità inaspettate si troverà, suo malgrado, a vivere e ad assaporare la magia di un mondo dalle sfaccettature imprevedibili. Un mondo che imparerà ad amare e a condizionare, conscia che la sua realtà a Boston la attende.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! :) Questo racconto è composto da 16 capitoli, ma, dato che alcuni sono troppi lunghi, penso che li dividerò.
Che dire... è una storia fantasy e di avventura per ragazzi. I primi capitoli sono molto descrittivi e un po' monotoni,
ma mi piace delineare il ritratto dei personaggi principali, quindi secondo me le descrizioni sul carattere e sull'aspetto sono essenziali.
Penso che pubblicherò un capitolo a settimana. 
Spero che questo primo capitolo sia di vostro gradimento e ringrazio in anticipo chi leggerà o recensirà. PS: siate clementi! :)

XOXO, D_Melfarst


CAPITOLO 1 - LA SCUOLA DI BOSTON -

 

-Tutto era rimasto come allora, immutato nel suo antico splendore: gli archi,
i monumenti, i templi... che meravigliose rovine!- .
La professoressa di storia parlava in maniera concitata e gli occhi le luccicavano 
pieni di entusiasmo ogni volta che raccontava ai suoi allievi argomenti che riguardavano 
la sua materia.
-Richardson, parlami della guerra di Troia e della connessione con Ulisse, il famoso 
e mitologico re di Itaca-. 
Patrick Richardson era sempre piuttosto distratto durante le lezioni e quindi la domanda
inaspettata della professoressa Aniston fu per lui come un fulmine a ciel sereno.
-Io... veramente... cioè...- farfugliò qualche parola e l’intera classe rise fragorosamente,
scatenando ira nell'insegnante che, rossa in volto, si rivolse ad Annabel Carty,
la ragazzina più ricca della classe, ma anche la più saputella, che ovviamente
rispose adeguatamente alla sua domanda. Annabel fu interrotta dalla campanella
della fine delle lezioni.
-Ciao Dolly, ci vediamo domani!-
-Ciao Kristel, ciao Patrick-.
La scuola, al termine delle lezioni, era sempre un guazzabuglio di scalpitanti ragazzi, 
di zaini e di insegnanti che si accalcavano nei corridoi nel tentativo di guadagnare 
al più presto la via d’uscita. In tutta quella confusione non si riuscivano quasi a distinguere 
le pareti con appesi cartelloni, carte geografiche, foto e quant’altro; era un gran brulicare 
di persone, del tutto simile ad un formicaio! In tutta quella confusione, Dolly si accorse 
di aver dimenticato sotto il banco il libro di storia, che le sarebbe servito per il compito 
durante il pomeriggio; tornò indietro verso la sua classe e si imbatté in Vincent, 
che, arrogante come sempre, le chiese ridendo:
-Dolly, che cosa hai dimenticato oggi?-.
Ma la ragazza, che non si faceva intimorire di nulla, gli rispose: 
-Fammi passare Vincent, togliti da davanti!- e così, entrata in classee recuperato il libro, 
corse di nuovo fuori verso la libertà. 
L’aria di primavera si era fatta tiepida in quella bella giornata di fine aprile e si respirava 
un intenso profumo di fiori sollevato dal vento. 
Dolly Di si sentiva rinascere; la primavera era infatti la sua stagione preferita e lei
adorava respirare quella brezza odorosa che le scompigliava i lunghi capelli neri lucenti, 
che sotto i raggi del sole sembravano ancora più corvini e come uno scialle di seta 
le ricadevano morbidi sulle spalle. Una folta frangia le nascondeva in parte la fronte, 
sotto la quale erano come incastonati due grandi e profondi occhi color nocciola, 
molto intensi, desiderosi e curiosi di scoprire tutto ciò che vi era intorno. 
Il suo viso era di un ovale quasi perfetto, se non fosse stato per una piccola cicatrice 
sul mento che aveva sin da piccola, da quando era accaduto quel terribile incidente. 
Il naso di Dolly, piccolo e dritto, era proteso ad annusare i fiori del parco e quando 
la ragazza si chinava ad odorarli sembrava un cane segugio; questo atteggiamento 
faceva parte della sua personalità; infatti anche a scuola, durante le lezioni, 
Dolly muoveva la testa e fiutava l’aria quasi come se dovesse portarle chissà quali novità.
Quella ragazzina, che aveva solo quindici anni, era spesso per la classe un punto
 di riferimento, non tanto per le materie, quanto per le situazioni che si verificavano 
durante la giornata. Probabilmente il suo carisma derivava dal fatto che fosse una ragazza
 semplice ma molto risoluta, che difficilmente si scoraggiava e che vedeva sempre 
il lato positivo nelle cose, anche se spesso era l’unica a vederlo.
La sua migliore amica abitava a due isolati da casa sua e frequentava un’altra classe; 
si chiamava Shelly, ed erano assolutamente diverse... forse per questo motivo andavano 
così d’accordo. Shelly era timida e introversa, molto studiosa; a scuola prendeva sempre
dei bellissimi voti e aiutava spesso Dolly a studiare. Era più alta di Dolly, i suoi capelli
più corti erano color del miele e i suoi occhi vivaci, che lei spesso nascondeva abbassando
la testa e arrossendo fino alla radice dei capelli, erano di un verde cupo; portava gli occhiali,
ma solo per leggere, e con essi mitigava una spruzzata di capricciose lentiggini cosparse
sul suo piccolo naso. Shelly vestiva in modo più classico di Dolly, che invece preferiva
un paio di jeans e una maglietta. 
Anche se così diverse, quelle due ragazze insieme costituivano una vera forza! 
Spesso la madre di Shelly chiedeva a Dolly di fermarsi a cena da loro e la ragazza 
accettava con grande gioia. 
Dolly invece non aveva più i genitori e viveva con una cugina della mamma che si occupava 
di lei da ormai dieci lunghi anni; si trovava molto bene con lei che, anche se non più giovanissima, 
faceva del suo meglio per seguirla nei compiti e nella vita, e le voleva molto bene. 
Lucy, così si chiamava, viveva in un appartamento nel centro di Boston, con un piccolo
giardino intorno alla casa dove amava coltivare fiori di tutti i generi. Possedeva un vero talento
nel custodire anche piccoli bonsai e trascorreva ore ed ore a parlare con loro. La mattina 
appena sveglia li salutava e poi durante la giornata li interpellava continuamente.
Dolly e i suoi genitori avevano avuto un brutto incidente d’auto quando lei aveva cinque anni, 
in seguito al quale suo padre e dopo qualche giorno sua madre morirono. Si salvò solo lei, 
riportando qualche lieve ferita; le rimase poi nel tempo soltanto una piccolissima cicatrice 
sul mento, segno indelebile di quel terribile momento.
-Dolly, tesoro, a che cosa stai pensando?-. Era la voce dolce di Lucy, che scuoteva 
la ragazza dai suoi pensieri. 
-Oh, Lucy, scusa... non avevo visto che eri qui!-.
Lucy portava i capelli raccolti dietro la nuca che le conferivano, contrariamente al suo 
carattere, un aspetto piuttosto austero e rigoroso e i lineamenti del suo viso, a volte rigidi 
e tirati, si addolcivano ogni volta che il suo sguardo si posava su Dolly, per poi diventare
 morbidissimi quando conversava con le sue piantine.
-Sai, oggi ho visto in televisione un programma di botanica dove facevano vedere 
gli innesti tra due piante diverse...- iniziò Lucy.
-Lucy... oggi a scuola ci hanno dato il modulo per la gita da firmare; andiamo a visitare 
il “Bosco degli Oleandri”! Mi è venuto in mente adesso che mi hai parlato delle piante.-
-Oh... che bella notizia! Vorrei venirci anch’io! E’ molto distante da qui?-, domandò Lucy 
con aria interessata.
-No, ci hanno detto che è a circa due ore di pullman verso nord, vicino alla stazione di
“Guardian Tree”-, rispose Dolly, che non vedeva l'ora di trascorrere un’intera giornata
con i suoi amici!
-Ricordati di portare la macchina fotografica, così potrai scattare tante foto!-
-Ok... certo Lucy!-, concluse la ragazza, per poi andare a fare i compiti nella sua stanza.
Mentre era con la testa sui libri, pensava ai suoi compagni e si divertiva ad immaginarli 
alla gita, mentre mangiavano il loro pranzo al sacco; pensava ad Annabel, che 
per quel giorno avrebbe dovuto fare a meno della cameriera e del servizio d’argento; 
a Patrick, sempre con la testa tra le nuvole a pensare alla sua musica; a Vincent, sempre
controcorrente; a Kristel, a Pauline, a Josh, a Shelly...
Sbattè le palpebre un paio di volte, tornando alla realtà, e si accorse che il telefono
squillava già da qualche secondo; si precipitò a rispondere.
-Ciao Dolly! Sono Patrick... ti ho chiamata per sapere a che pagina sono gli esercizi 
di matematica per il compito di domani.-
-Patrick... non mi dire che non li hai ancora fatti! Bisogna studiare le pagine che il prof.
ci ha spiegato l'ultima volta e fare tutti gli esercizi a pag. 345... Come farai adesso 
che è già sera?-
-Non ti preoccupare! A proposito... vieni alla gita?-
-Sì, Lucy ha firmato.-
- Bene, a domani. Ciao Dolly-
-Ciao...- rispose la ragazza con un filo di voce. Patrick era gentile, carino, 
ma completamente fuori dal mondo! Suonava il pianoforte da quando era piccolo 
e spesso si esibiva in pubblico con saggi di musica, insieme ad altri suoi compagni di corso; 
per questo motivo la scuola per lui passava in secondo piano. 
Arrivava sempre in ritardo, spesso di corsa e spettinato; Dolly si ricordava ancora 
di quella volta che era entrato in palestra con due scarpe da ginnastica diverse tra loro: 
-Non trovavo la gemella!- disse il ragazzo, facendo ridere tutti! 
Nonostante il suo temperamento stralunato, Patrick era un ragazzo molto simpatico. 
Era alto e di ossatura piuttosto minuta; i suoi capelli biondo cenere erano lunghi fino
alle spalle e perennemente scompigliati; aveva dei lineamenti estremamente fini e dolci 
e, paradossalmente al suo aspetto spesso non curato, sembrava che in lui dimorassero 
due personalità ben distinte: l’una ribelle ed estroversa, l’altra raffinata e timida.
 
Il mattino dopo, la sveglia fece saltare dal letto Dolly e le interruppe bruscamente 
uno strano sogno...
Si trovava in un posto piuttosto buio, dove non riusciva a vedere le cose con chiarezza; 
le persone erano coperte da dei lunghi mantelli e non parlavano. 
Dolly cercava disperatamente una fonte di luce, ma non era in grado di trovarla. 
Poi la sveglia fece il resto.
"Che sogno inquietante!”, pensò, alzandosi e stiracchiandosi.
Fece colazione, si lavò e si proiettò con determinazione verso la scuola, 
ripassando mentalmente la lezione di matematica per la prova.

La mattinata passò rapidamente e, tornata a casa, la ragazza si preparò 
per la lezione di danza, che era una delle sue più grandi passioni.
Frequentava un corso di danza classica e moderna già da qualche anno 
e le piaceva molto.
La palestra era molto spaziosa e il pavimento in legno satinato formava dei disegni 
geometrici che impreziosivano la sala. Appesi al soffitto vi erano decine di faretti luminosi
che conferivano alla palestra un aspetto decisamente delicato. Nella parte centrale della sala
c’era una parete a specchio, che permetteva ai ragazzi di valutare i loro movimenti.
L’insegnante era piuttosto esigente e severa con gli allievi, ma li sapeva anche gratificare 
quando gli esercizi venivano eseguiti correttamente e con passione.
Erano quasi alla fine dell’anno scolastico e dovevano fare le prove per lo spettacolo finale. 
Al corso partecipavano circa venti ragazzi, cinque dei quali erano maschi.
Anche quel giorno l’insegnante accese lo stereo e la lezione ebbe inizio. 
Alcuni esercizi di riscaldamento erano d’obbligo e poi via con le prove per il saggio, che era costituito
da un balletto classico seguito da uno moderno.
Dolly fece un respiro profondo, liberò la mente da ogni pensiero e si concentrò esclusivamente sul suono vellutato del pianoforte, lasciando che il suo corpo venisse trasportato dalla successione delle note.

  
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