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Autore: Atlantislux    11/03/2007    3 recensioni
Da qualche parte, nel passato, nel futuro, o forse in un universo parallelo, Rip van Winkle incontra qualcuno di molto importante per lei.
Genere: Science-fiction, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Dejà Vu

Dedicata alla bravissima fanwriter canadese Shini02. Questa storia potrebbe essere un seguito possibile della sua "Sempre Avanti"


Dejà Vu


Si lisciò il colletto dell’uniforme, dando un’ultima occhiata al suo riflesso nello specchio. L’immagine era quella di una donna giovane, dai lineamenti belli ma severi, ingentiliti da uno spruzzo di lentiggini sul naso.
Il Tenente Comandante Rip van Winkle strinse gli occhi, perdendo solo un ultimo istante a sistemarsi dietro le orecchie due ciocche ribelli di lucidi capelli neri.
Odiava quei capelli e quelle lentiggini e, dopo dieci mesi passati in quella base ai confini dell’universo conosciuto, cominciava anche ad odiare la divisa che era stata così orgogliosa di ricevere una volta diplomata all’Accademia della Flotta.
Istintivamente abbassò gli occhi verso il suo torace, implacabilmente appiattito dall’opaco tessuto nero.
“Quando questa guerra sarà finita mi comprerò un vestito giallo e me ne andrò al mare. Starò tutto il giorno sdraiata sulla spiaggia a guardare le onde” mormorò.
Rip nascondeva accuratamente dentro di sé la bambina gentile e sognatrice che era stata solo pochi anni prima. Quella che piangeva ascoltando l’opera, e che aveva sentito il cuore spezzarsi il giorno che il padre le aveva annunciato la sua ammissione all’Accademia.
Ma passato lo shock iniziale, e messi melanconicamente da parte i suoi sogni, Rip aveva preso ad amare quello che stava facendo, diventando in poco tempo uno degli studenti migliori.

Sospirò, prendendo in mano, per l’ennesima volta, la foto che conservava del padre. Il generale Erik van Winkle era stato un famoso eroe di guerra, e che la figlia seguisse le sue orme era quello che tutti si erano aspettati. Era stato dovere, un sacrificio, ed un onore per lei.
La sua mano guantata accarezzò la foto.
“E pensare che io sognavo di diventare una famosa cantante…”.
Adesso cantava solo nella solitudine della sua stanza, immaginando di stare interpretando il ruolo di un orgoglioso e prode soldato, che difendeva la patria da innumerevoli schiere di sanguinari nemici. In quei momenti era felice, come non lo era mai stata in vita sua.
I suoi sogni ad occhi aperti furono interrotti dal cicalio del video; il volto di un giovane addetto alle comunicazioni apparve sullo schermo.
“Tenente Comandante, è desiderata con la massima urgenza in sala riunioni quatto.”
Rip annuì distrattamente.
“Dica al Presidente che sto arrivando.”

Ripose la foto e uscì dalla stanza, infilandosi svelta in uno degli ascensori.

Percorse rapida i corridori fino ad arrivare a destinazione. I soldati di guardia si misero sull’attenti, mentre le porte si aprivano silenziosamente per farla entrare.
Lo sguardo del Presidente, il Maggiore Max Montana, si fissò su Rip e lei rispose con un leggero cenno della testa, andando a sedersi rigidamente al suo posto.
Le mani le si strinsero in grembo, mentre tentava di acquietare un residuo di nervosismo.
Era sempre così, ma non poteva farci niente. Il Presidente non era di quelli che mettevano le persone a loro agio. Eppure la sua figura non aveva nulla di fisicamente minaccioso, anzi. Era quasi ridicolo seduto là, a capotavola, fasciato nell’uniforme bianca da comandante in capo, troppo stretta per la sua taglia. E nemmeno la sua voce era potente o autoritaria.
Eppure era il punto verso il quale tutti guardavano, il loro faro, l’uomo che aveva guidato il suo popolo in una folle sfida al resto dell'umanità.

La prima volta che suo padre gliel’aveva presentato lei ancora un cadetto, e lui non era ancora Presidente ma, nonostante avesse solo il grado di Maggiore dell’esercito, tutti sapevano che avrebbe avuto una brillante carriera.
Il Maggiore, come lo chiamavano semplicemente tutti, l’aveva salutata e Rip si era messa a tremare. Così, senza una ragione.
Lui invece, un ometto di tutta la testa più basso di lei, aveva stirato le labbra in un sorriso immenso. E invece di stringerle la mano le aveva messo le sue sulle spalle, scuotendogliele calorosamente.
“Sarà un piacere averla nella mia squadra, cadetto Rip van Winkle.”
Il Maggiore aveva stupito tutti, di solito non era così espansivo, ma il padre di Rip aveva gongolato estatico, spazzando via le perplessità della figlia.
“Questo ti porterà ai massimi vertici della Flotta, bambina mia” le aveva sussurrato.
Rip aveva annuito, mortalmente pallida, non osando rivelargli che si era sentita morire, sotto il tocco del Maggiore.

Erano passati quasi dieci anni e molte battaglie ma, oramai venticinquenne, Rip ancora provava timore in sua presenza. Una paura irrazionale, che non riusciva a spiegarsi, e che percepiva anche sui volti degli altri che componevano lo Stato Maggiore del Presidente.
L’unico che sembrava a suo agio in sua presenza era l'aiutante, il Maresciallo Schrodinger, ma era così giovane e fanatico che probabilmente si vergognava a mostrare in pubblico timori da femminuccia.
Fu lui ad annunciare, strappandola alle sue fantasticherie, che la Sesta Flotta aveva raggiunto la base.

Rip fissò il gigantesco monitor dal quale si poteva godere un’impressionate veduta del campo stellato che circondava la base.

Là, nel vuoto, una moltitudine di astronavi guerra stava apparendo: cacciatorpediniere, incrociatori, fregate, porta-caccia con i loro associati gruppi da battaglia, e le due colossali ammiraglie gemelle, con la loro forma a cuneo impossibile da non riconoscere. La potente Sesta Flotta era stata richiamata dai confini del quadrante per lanciare un massiccio attacco al cuore delle postazioni nemiche.

Rip fece scorrere gli occhi sui rapporti che aveva davanti.
Il comando della Sesta Flotta era stranamente diviso tra due ufficiali, due fratelli: l'ammiraglio Luke Valentine e suo fratello Yan.
Rip fissò per un secondo il cognome. Vagamente ricordò che suo padre le aveva parlato di un collega, un altro brillante generale della sua generazione.
‘Evidentemente non sono l’unica a seguire la tradizione di famiglia’ pensò, scorrendo il file con il curriculum dei due comandanti.
Non si aspettava niente di meno che l’eccellenza ma, mentre Luke Valentine corrispondeva al clichè, il fratello sembrava aver passato gli anni all’Accademia collezionando note disciplinari.
Un sorriso stirò le labbra di Rip. Quante volte lei stessa era stata ripresa per schiamazzi notturni? Le sue compagne di stanza non avevano mai amato che lei passasse le notti a cantare nel bagno.

Il suono della porta che si apriva la distolse dai suoi pensieri. Distrattamente alzò gli occhi, atteggiando il volto alla più neutrale delle espressioni.
Aggrottò le sopracciglia alla vista dei due uomini, alti ed impeccabili nelle loro divise da ufficiali, mentre uno strano brivido le faceva alzare i fini capelli sul collo. Lei conosceva i fratelli Valentine. Ne era certa. Ma quando poteva averli incontrati?
Si sedettero di fronte al Presidente, fissandolo senza quell’apparente timore che tutti gli altri esibivano.
Lei lanciò uno sguardo al monitor esterno.
'Suppongo sia facile quando hai una tale potenza di fuoco dietro le spalle e, da quello che ho appena letto, pronta a colpire non appena i fratelli Valentine schioccano le dita.'
Il Maggiore sorrise, appoggiando i gomiti sul piano del tavolo.
“Benvenuti a Base Millenium. L’attacco verrà lanciato, come da programma, tra ventiquattro ore standard. Hanno già cominciato l’approvvigionamento di materiali alle vostre navi. Avrete tutto quello che avete richiesto. E la Terza Flotta è stata spostata sul lato del quadrante da voi lasciato scoperto.”
L'ammiraglio Luke annuì. “Non ci aspettavamo niente di meno da un fine stratega come lei, Presidente.”
Rip avvertì una leggera vena di piaggeria nelle parole dell’uomo. Aveva lo sguardo di uno abituato a piegare gli altri ai suoi voleri, ma evidentemente non doveva trovare offensivo adulare i suoi superiori.
E, come comandate di Flotta, sopra di lui c’era solo il Maggiore Montana.
I due si scambiarono altri convenevoli, in fin dei conti tutto era già stato deciso e quella era solo una riunione informale per salutare dei camerati che avrebbero potuto non ritornare più alla base.
Il fratello di Luke sedeva quieto accanto a lui, non facendo niente altro che guardarsi attorno con un'aria annoiata dipinta sulla bella faccia abbronzata.
'Questo non è un politico...'
Poi il suo sguardo cadde su di lei e l'espressione dell'Ammiraglio virò da tediata a perplessa.
Rip distolse gli occhi, infastidita. Quello sguardo stava facendo insistentemente suonare un campanello d'allarme nella sua testa.
Sentì il sangue abbandonarle il viso mentre un ricordo atroce minacciava di riemergere. Era qualcosa che galleggiava sotto la superficie dei suoi pensieri, come un lontano ricordo, o una foto sbiadita, che lei non era in grado di mettere a fuoco ma che sapeva essere importante.
Per tutto il resto del breve incontro tenne insistentemente lo sguardo fisso sul monitor principale, rifiutandosi di incontrare ancora i gelidi occhi ambrati dell'Ammiraglio Yan.
Le stelle, là fuori, dopotutto erano veramente belle.

Quando i due si alzarono per andarsene, dopo aver ricevuto i loro ordini, Rip diede solo un leggero cenno della testa, ricominciando finalmente a respirare normalmente. Non riusciva a capire perché fosse così scossa, o il senso di perdita che stava sperimentando adesso.
'È solo stanchezza' si disse.
Guardò il Maggiore. La faccia sprofondata nelle mani, l'uomo sembrava meditare qualcosa. Improvvisamente si riscosse. Si rizzò sulla sedia, fissandola.
“Tenente Comandante van Winkle.”
“Presidente” rispose la sua voce, sicura.
“Vorrei invitarel'Ammiraglio Yan Valentine a cena. Può recapitare lei il messaggio?”
Senza volerlo le mani le si serrano a pugno sotto il bordo del tavolo.
“Agli ordini” rispose comunque.
La richiesta le parve alquanto strana ma, mettendo da parte i suoi dubbi, scattò in piedi. Dopotutto chi era lei per mettere in discussione gli ordini del Presidente?

Trovò i fratelli Valentine nel corridoio che portava alla camera del teletrasporto.
Le diedero un’occhiata, prima di scambiarsi un sorrisetto.
Il viso le si imporporò.
‘Chi vi credete di essere?’
“Tenete Comandante Rip van Winkle, dello staff del Presidente.”
“Lo so” le rispose tagliente Luke Valentine. “Ci siamo visti prima.”
“Nel caso l’aveste dimenticato.”
L’ultima cosa che voleva era permettere a quell’arrogante di dimenticare il suo grado.
“Ho un messaggio per l'Ammiraglio Yan Valentine.”
Rip fissò Luke negli occhi. “Privato.”
Questa volta lo sguardo del biondo ufficiale non riuscì a nascondere la sorpresa. Si girò verso il fratello, poi verso di lei.
“Perfetto” le disse con una certa aria tesa. “Vi lascio soli.”
Fece un ceno a Yan. “Ci vediamo dopo noi.”

Lei lo lasciò scomparire, le mani fermamente strette a pugno lungo i suoi fianchi.
“Allora? Cos’è questa cosa così importante?”
Yan si appoggiò contro la parete, incrociando le braccia.
A Rip non piaceva il suo sorriso. Aveva qualcosa di allusivo, di vizioso. E neanche il tono di voce, leggermente roco.
‘Comincio a capire il perché di tutte quelle note disciplinari. Tu non sei uno che segue le regole vero?'
Ma tenne i suoi dubbi per sé.
“Il Presidente desidera che sia suo ospite a cena.”
Per un secondo il perpetuo sorriso di Yan vacillò, e lei credette di vedere un'ombra di terrore passare nei suo occhi topazio.
Ma l'uomo ci mise un secondo a riprendersi.
“E ci sarà anche lei?” le chiese.
Rip non poté fare a meno di arrossire violentemente.
‘Ma che dice?’
“No di certo” rispose netta, forse un po’ troppo precipitosamente. Ma d’altronde non era abituata ad un approccio così diretto. Al contrario, di solito difficilmente veniva notata.
Lui si mise a ridere.
“Peccato dover passare quella che potrebbe essere la mia ultima sera vivo con quello. Non è poi così sexy. Ma lei che fa dopo?”
“Niente che le interessi.”
Fece un passo indietro, sempre più a disagio. Anche se leggermente lusingata.
Malgrado la rudezza dell’approccio era pur sempre uno. Frequentava ancora l’Accademia l’ultima volta che qualcuno l’aveva invitata fuori.
E l'ammiraglio poteva anche avere un aspetto inusuale ma era sicuramente degno di una seconda occhiata. La sua aria irriverente poi l’attirava, lei che invece era sempre stata così seria.
Rip strinse le labbra, riscuotendosi.
‘Stupidaggini. È anche un mio superiore. Meglio che me ne vada.’
Chinò la testa in un leggero inchino.
“Scusi le mie parole. Le auguro una buona serata, Ammiraglio.”
Senza aspettare una risposta si voltò per andarsene.
“Aspetti.”
Si bloccò, sorpresa dalla richiesta, mentre il tono con il quale era stata pronunciata le spedì un lungo brivido giù per la schiena.
Lo fronteggiò, rossa in viso.
“Non credo che lei sia nella posizione di farmi queste richieste. E io di accettarle. Ci sono delle regole severe…”
L'Ammiraglio stavolta si mise a ridere, e sembrò sincero. Si staccò dal muro, alzando le mani di fronte a sé.
“… per le quali non si può avere una relazione con i colleghi” finì per lei. “Lo so, lo so. Che palle. Ma a me non hanno mai importato.”
La fissò con quegli strani occhi, offrendole il sorriso più innocente che riuscì a produrre. “Tenente, non stia sempre sulla difensiva e non prenda tutto così seriamente. Vorrei solo conoscerla, perché io sono certo che noi due ci siamo già visti da qualche parte. È che non riesco a ricordare dove, o quando.”
Per un attimo l'Ammiraglio sembrò a corto di parole.

Il cuore di Rip accellerò i battiti.
'Non sei niente altro che un figlio di puttana, Ammiraglio. Ma sembri sincero, e bere qualcosa con te non mi ucciderà.'
“Ci penserò” gli concesse. Prima di esibirsi, stavolta, in un perfetto saluto militare. Si girò velocemente sui tacchi e se andò, sperando che lui non la rincorresse o facesse qualcosa di strano. L'Ammiraglio Yan Valentine sembrava il tipo dal quale aspettarsi di tutto.
Invece gli giunse solo la sua voce. “Mi trovi al bar di prora, Tenete Comandante van Winkle.”
Rip sentì le labbra, involontariamente, stirarsi in un largo sorriso.
E, per quanto potesse essere stupido ed infantile, non poté trattenersi dal chiedersi se all'Ammiraglio Yan piacesse il mare. E i vestiti di colore giallo.

  
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