Un attimo ancora…
Strilli. Imprecazioni. Insulti.
Parole inutili che si perdono nel silenzio…
“ Sakura no!”
“ Non ti sto chiedendo il permesso.”
Si è concluso quel tempo.
“ Ma io ti dico comunque di no! Tu non ci
andrai!”
“ E sarai tu ad impedirmelo?”
Si è concluso anche quel tempo.
Tutto tace, perentoriamente. È lo sgomento,
l’incredulità.
La paura!
Non sei mai stata una cattiva bambina. Né mai
hai disobbedito al volere di tua madre o di tuo padre, quale che fosse.
“ Sakura! Io voglio che tu…”
“ Non importa quello che vuoi tu, mamma. E
non importa quello che vuole papà. Quello che voi volete vale meno di zero al
momento.”
Tua madre sgrana gli occhi così simili ai
tuoi – eppure così diversi! – e sembra tremare sotto il peso delle parole
appena udite. Tuo padre, al suo fianco, le poggia una mano sulla spalla quasi a
volerla sorreggere; anche i suoi occhi sono colmi di stupore, leggermente
dilatati. Entrambi, in definitiva, non riescono a credere che tu abbia appena
detto una cosa simile.
Dov’è la vostra
Sakura?
“ Ma tesoro! Io e tua madre vogliamo solo…”
“ So perfettamente cosa volete, papà: voi volete il meglio per me. È quello che
ogni genitore desidera per il proprio figlio. Ma il meglio, per me, non è
quello che voi credete che sia. Restare… Non andare… non è quel meglio.”
“ E allora il meglio per te è un dannato campo di battaglia? È il fronte? È la…
guerra…?”
Inarchi un sopracciglio sentendo la voce di
tua madre tremare nel pronunciare l’ultima parola. È spaventata, lo sia per
certo. E non è in grado di comprendere quel concetto.
“ Sakura, per favore! Non credere di sapere
cosa sia meglio per te. Sei ancora una bambina dopotutto!”
CRACK!
Il tavolo di legno cede sotto la pressione
delle tue dita che hanno stretto troppo. Ora le tue mani sono piene di schegge.
“ Sakura!”
Alzi lo sguardo su tua madre, e i tuoi occhi
mandano scintille. Indietreggia, la donna che credeva di conoscerti meglio di
chiunque altro, non riconoscendoti più.
Dov’è la tua bambina?
“ Smettila! Smettila mamma! Smettila di
paragonarmi a quella ragazzina. Avevo dodici anni all’epoca.”
Rabbia, e insofferenza, nella tua voce.
“ E ora ne hai appena sedici! Dannazione
Sakura! Hai tutta la vita davanti. Vuoi davvero buttarla via su un campo di
battaglia?”
“ Buttarla via?”
Tua madre barcolla tremante, davvero
spaventata dal tuo tono gelido. Ormai non sa più chi sei, non riesce più a
riconoscere la figlia a cui ha dato la vita nella ragazza che le sta davanti.
Ma tu non dici niente. Semplicemente volti le spalle ai tuoi genitori, e sorda
ai loro richiami ti sbatti con forza la porta alle spalle.
L’aria fresca della sera ti sferza i capelli
corti, e alcune ciocche s’incastrano fastidiosamente tra le ciglia. Le sposti,
scocciata, e osservi Konoha che piano inizia a prendere forma; la città sta
lentamente rinascendo, e qua e là già s’intravedono interi quartieri e strade.
Alcuni negozi hanno riaperto da poco, e i bambini iniziano nuovamente a correre
ridendo, richiamati dalle madri. Ma nonostante questo non puoi non provare una
stretta di nostalgia al petto, memore della Konoha in cui sei cresciuta, giunta
in quel periodo al suo massimo splendore. E poi tutto è crollato.
Fragile come un castello di sabbia.
Vi siete creduti invincibili. Avete creduto
che niente e nessuno potesse minare il vostro Villaggio, che Konoha non avrebbe
mai potuto cadere.
Che sciocchi!
No, non sciocchi. Solo ingenui, così pieni
d’ideali e sogni.
E ora cosa rimane?
Scacci quella fastidiosa voce e inizi a
correre, a saltare di tetto in tetto, fermandoti solo quando arrivi in uno spazio
vuoto, colmo solo di terra. Lì, fino a poco prima, sorgeva l’Accademia Ninja. Ora
c’è solo un cumulo di niente.
Avanzi di un passo, salvo poi fermarti e
sospirare piano. Se chiudi gli occhi puoi ancora vedere l’edificio, i suoi
corridoi e le sue aule; puoi ancora sentire le voci chiassose e festanti dei
piccoli studenti, i loro sbuffi durante le lezioni e le spiegazioni di questo o
quel Maestro.
“ Ehi frontespaziosa!”
Il richiamo – inconfondibile! – di Ino ti strappa ai ricordi scaraventandoti
nuovamente nella realtà. È davanti a te, vestita di un pinocchietto bianco e
una maglietta arancione, con la lunga coda bionda che sferza l’aria. Ha lo
sguardo limpido, così diverso da come immagini essere il tuo in quel momento.
“ Ciao Ino.” La saluti senza voglia, tornando
a guardare il nulla. Un’altra morsa ti stringe il petto.
La bionda inarca un sopracciglio, perplessa. Nota
immediatamente i tuoi occhi scuri, così come non lo sono mai stati, percorsi da
una turbinosa tempesta; ci sono cupi nuvoloni neri, in quei tuoi occhi chiari,
che minacciano una pioggia che potrebbe trasformarsi in un alluvione.
“ Che c’è, frontespaziosa?” Ti domanda allora Ino, affiancandoti. Puoi essere
considerata, in definitiva, la sua migliore amica.
“ Ho… avuto una discussione con i miei
genitori.” Ammetti allora, dopo un attimo di esitazione. Ino ti guarda
sconcertata: da quando tu litighi
con i tuoi genitori? “ Strano, eh? Proprio io! E dire che mia madre si è sempre
vantata di avere una figlia modello, ubbidiente e rispettosa.”
“ Ti ricordo che avevamo dodici o meno anni,
non avevamo appena subito un attacco di portata tale da distruggere Konoha e
non eravamo state chiamate sul campo di battaglia con un preavviso di neanche
un giorno. Credi che questo possa influire?” Ridacchia Ino, memore anche lei di
un’accesa discussione con il padre, avvenuta appena venti minuti prima. E tu
questo lo sai, visto che conosci alquanto bene il carattere ansioso di Inoichi
quanto si parla della sua adorata figlioletta.
“ Con cosa se n’è saltato fuori stavolta?”
Domandi infatti, già immaginando la litigata di casa Yamanaka.
“ Oh, niente di che. Davvero.” Ti rassicura
Ino, un sorriso infastidito a disegnarle le labbra. “ In fondo non può fare né dire
niente, dato che si tratta comunque di un ordine del Hokage. Ha dovuto
accettare. A malincuore.”
“ Ma?”
“ Ma tutte le sue rassicurazioni e i suoi
consigli mi hanno fatto venire il mal di testa! E attenta a questo, Ino!, e occhio
a quello, Ino!. Mi dio! Come se fossi deficiente! Va bene che non sono mai
stata in guerra, ma anche io al pari suo sono stata addestrata per essere un
Ninja. Ok, forse non proprio al pari suo.” Aggiunge poi, pensandoci bene, e fa
un’alzata di spalle. Tu ridacchi, poi il tuo sorriso si spegne ripensando alla
discussione avuta con i tuoi genitori.
“ Secondo i miei sto buttando via la mia vita e mi hanno categoricamente vietato di andare a farmi ammazzare su quel campo di
battaglia!. Testuali parole di mia madre, eh!” Dici sbuffando contrariata.
“ Sei arrabbiata con loro?”
“ No.” Neghi immediatamente, lo sguardo che si fa lontano e improvvisamente
triste. E Ino capisce che stai per confidarle qualcosa, proprio come facevi in
un tempo lontano che sembra stato solo un sogno comune. “ O meglio: sì, ero
arrabbiata.” La bionda ti guarda e rimane in silenzio, aspettando. “ Vorrei
solo che loro capissero quanto sia importante per me. So che può sembrare da
idioti, o da pazzi, che io voglia andare in guerra, però…”
“ C’è tanto, in questa guerra, per te. Vero?”
Ti blocca improvvisamente Ino. Anche il suo sguardo si è fatto lontano, perso
forse nello sforzo di comprendere i tuoi sentimenti. Ma non è facile, e la tua
bionda amica lo sa perfettamente. “ Speri che… bè, che dopo tutto torni come
prima. Con Sasuke nuovamente a Konoha.”
“ Probabilmente è la motivazione peggiore per
andare a combattere.” Ammetti allora. Sei tuttavia consapevole che c’è dell’altro,
oltre a quel desiderio vecchio ormai di anni, a spingerti verso la battaglia. E
Ino sa anche questo. Lo ha capito.
Per qualche minuti rimanete tutte e due in
silenzio, perse ad osservare quel luogo vuoto che un tempo ha contenuto la
vostra infanzia. Ed entrambe siete con la mente rivolta al passato, a quando i
problemi erano i giochi da fare e i compiti dell’Accademia; a quando un Team,
una squadra, neanche sapevate cos’era; a quando amore e amicizia erano concetti
labili, tanto resistenti quanto effimeri; a quando i sogni, i desideri, erano
solo quelli che si facevano di notte, dormendo, o guardando le stelle cadenti
in una notte limpida. Era l’infanzia, quella. Era il tempo dell’ingenuità e
dell’innocenza. Era il tempo che non tornerà più.
Alzi lo sguardo piano, fino a quando i tuoi
occhi si scontrano con i Volti di Pietra. Gli Hokage del passato e del presente
fissano benevoli il Villaggio, quasi a volerlo abbracciare e rassicurare. Sono stati
grandi Ninja, loro, i cui nomi continueranno a percorrere le pagine della
storia per secoli e secoli. E tutti sono stati accumunati da un unico
desiderio, che ora senti di condividere anche tu.
“ Vorrei che i miei genitori capissero cosa
sento in questo momento.” Dici improvvisamente, riscuotendo Ino dai suoi
pensieri e portando il suo sguardo su di te. Ti volti a fissarla, i tuoi occhi
sono tornati limpidi, privi di nuvoloni cupi. “ Voglio proteggere Konoha, Ino. E
voglio proteggere i suoi abitanti.
Lo so, forse sono solo un’ipocrita. Ho desiderato
così tanto il ritorno di Sasuke al Villaggio da non rendermi conto delle
conseguenze a cui stavamo andando incontro, della guerra che avrebbe potuto
scatenarsi tra i Paesi. E sono un’egoista, perché per un mio desiderio non ho
guardato in faccia nessuno, e ho fatto soffrire Naruto legandolo con una
stupida promessa. E sono anche una stupida, perché dico di voler proteggere
Konoha e i suoi abitanti, quando non ho nemmeno la forza di proteggere me
stessa probabilmente. Però io…”
“ Forse da sola non c’è la puoi fare, ma in due di sicuro si.”
Guardi Ino con gli occhi spalancati, quasi
umidi di lacrime. E poi le sorridi, consapevole. Non sei la sola il cui
desiderio è quello di proteggere il tuo Villaggio. È un desiderio che condividi
in primo luogo con Naruto – lui e il suo sogno di diventare Hokage! – e poi con
tutti gli altri.
“ Sai, frontespaziosa,
dopo la morte di… Asuma…” E la voce di Ino si blocca un attimo, carica di
dolore. “ Shikamaru ha detto una cosa, a me e a Choji. Ci ha detto che ora
tocca a noi, che ora è il nostro turno di proteggere questo Villaggio, di
crescere quelli che verranno. E dato che Shikamaru è un genio…”
Ridi, forte, e Ino ride con te.
Sì, è vero: ora è il vostro turno. Tocca a
voi adesso. E questo vorrebbe dire che ti dovresti voltare, e andartene, magari
a casa a scusarti con i tuoi genitori e a spiegar loro le tue motivazioni. Eppure
rimani ferma.
Un attimo ancora…
Hai come l’impressione che questo sia l’ultimo
momento che ti sarà concesso per essere bambina. Dopo sarà la guerra, il campo
di battaglia, i morti e il sangue.
Per questo chiudi gli occhi, e ti abbandoni
per l’ultima volta ai ricordi del passato, ricordando quand’eri bambina.
Un attimo ancora…
Quando riapri gli occhi quelli di Ino ti
fissano sereni.
“ Credo sia ora di andare.”
“ Si.”
È stato solo un attimo, l’ultimo, ma ti è
bastato.
È chiaro che io di
notte dovrei dormire, anziché scrivere ff. Però ieri
sera mi è capitato di vedere l’episodio dell’inizio della Guerra, quella del
discorso di Gaara, e l’ispirazione è partita a raffica.
Mi piaceva, poi, l’idea
di quest’ultimo attimo.
Vabbè, ora tocca a
voi.
Mi fate sapere che
ne pensate con un commentino???
ByeBye