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Autore: delilaah    28/08/2012    18 recensioni
Dietro ad un nome si possono nascondere molte cose: un viso, un carattere, un lavoro, un'anima. In questa storia tutto ruota intorno ad un nome elegante e aggraziato ed alla ragazza che porta quel nome. Ma in fin dei conti si può mentire su tutto, non trovate? Soprattutto quando quel nome nasconde dei segreti che non possono essere raccontati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


«Allora ragazzi che dite? Si può fare, no? Mi sembra un compromesso più che ragionevole.»

Il discografico sembrava fiero della sua proposta. Ne era così convinto che per tutto il viaggio si era convinto che fosse assolutamente a prova di bomba, anzi, a prova di bamboccioni. Sapeva che esponendo in maniera dettagliata e accurata il suo progetto avrebbe potuto convincere tranquillamente già la metà di loro; quelli che però, effettivamente, lo preoccupavano erano Harry e Liam, gli unici un po’ più svegli degli altri e in grado di non farsi fregare.

«Mmh, io non lo so. Sono dubbioso.» esordì Liam, sistemando coltello e forchetta sopra il suo tovagliolo, «E’ una buona offerta, non mi fraintenda, ma onestamente penso che, dato che torniamo dopo un po’ di assenza, dovremmo farlo col botto. Capisce quello che intendo, no?»

Che due coglioni.

Louis non aveva fatto altro che ripetere queste tre parole nella sua testa, all’infinito, per tutta la serata. Il posto era carino, era un semplicissimo ristorantino italiano, un po’ fuori mano ma accettabile e la gente che vi lavorava era cordiale, e discreta soprattutto.
Continuava a fissare i suoi compagni senza sosta, passando da un volto all’altro come se stesse aspettando il segnale prima di scatenare l’inferno. Facendo questa citazione mentale si rese conto di avere una voglia repressa di rivedere Il Gladiatore; voglia che però fu subito soffocata per ritornare a lamentarsi su quello che stava accadendo.

Erano passati due anni e mezzo, il che corrisponde ad un’infinità di giorni e ad una marea di ore, e lui si era sistemato benissimo. Da quando gli One Direction avevano perso quello “sprint” che aveva imbambolato miliardi di ragazzine erano finiti nel dimenticatoio. Erano stati spremuti fino all’osso come delle macchine da soldi dalla casa discografica che aveva monopolizzato la loro carriera, le loro vite e persino la tabella di marcia che riguardava il loro metabolismo. Erano arrivati a controllare tutto, qualsiasi cosa, senza alcun ritegno, purché fruttasse soldi, tanti bei soldi. E così era stato.

«Non possiamo magari.. non lo so, pensarci un po’ su?» azzardò Niall, diventando improvvisamente paonazzo in viso. La scarsa presenza dei riflettori l’aveva reso timido e impacciato. Di nuovo.

Portatemi via di qui. Non me ne frega un cazzo, lo giuro.

La cantilena mentale di Louis sembrava non avere tregua. Per lui starsene seduto a quel tavolo, con davanti quella sottospecie di Orso Yogi, e discutere di un probabile ma forse anche non probabile futuro rinnovo di quello stesso contratto che avevano bruscamente – e malignamente – interrotto gli stessi discografici, era uno strazio. Una tortura cinese, un’agonia, l’ennesima prova di come stesse sprecando preziose ore della sua vita.
Perché a lui, in quel preciso momento della sua vita,  non fregava davvero più niente. O per lo meno, non quanto fregava agli altri.

Non aveva più voglia di ritornare ad essere un burattino nelle mani di gente che non aveva la sua fiducia; non aveva più voglia di prendere aerei e treni in continuazione per tentare di avere dei rapporti con la sua stessa famiglia; non aveva più voglia di buttarsi in mezzo ad una folla di ragazzine urlanti – ormai cresciute – che lo acclamavano bramose ed eccitate come se avessero davanti la reincarnazione del dio del sesso. Stava così bene come stava ora: tranquillo, rilassato, libero.
Tutti i soldi che aveva guadagnato negli anni precedenti gli avevano permesso di vivere di rendita senza alcun genere di problema, ovviamente limitando le spese folli e le macchine super lussuose. Ma a lui andava tremendamente a genio.
Era single, giovane, ricco e spensierato. Perché avrebbe dovuto rientrare di nuovo in quella gabbia dorata fatta di sogni e promesse che ormai non lo attiravano più?

«Veramente questa sera pensavo di concludere l’accordo, visto che le condizioni andavano solo perfezionate e che quindi ne eravate già a conoscenza.» rispose il discografico, arricciando il naso per sistemare gli occhiali e assumendo un’espressione imperscrutabile.

E ti pareva. Ecco il solito rompipalle con la fretta sotto il culo.

Louis, nel frattempo, aveva continuato a giocherellare con l’orlo del bicchiere, del tutto estraneo e disinteressato nella conversazione. Stava disperatamente cercando di far uscire quei suoni un po’ striduli che riescono a controllare i giocolieri per strada, quando dispongono i bicchieri in scala e li riempiono di quantità diverse di acqua, ma non ci riuscì. Così gettò distrattamente lo sguardo dall’altro lato della sala, e la sua attenzione fu catturata da una scena insolita.
Vide due ragazze, una mora ed una bionda, piuttosto giovani, sedute ad un tavolo poco distante assieme a due tizi che avevano tutta l’aria di essere due imprenditori alto locati e benestanti, anche se piuttosto stagionati. Si chiese come mai due ragazze così carine e così giovani volessero passare del tempo con due marpioni d’altri tempi, ma non riuscì a darsi una risposta.

«No, non possiamo firmare questa sera. Non se ne parla.» incalzò Harry piuttosto irremovibile, «Ci dia almeno una settimana di tempo per fare le nostre considerazioni, signore. Infondo senza i componenti della band, la band non esiste. E nel nostro caso o siamo tutti d’accordo o non se ne fa nulla.»

Louis fece illuminare lo schermo del cellulare: 11.13 pm. A quel punto continuò a seguire la scena che l’aveva tanto interessato, sforzandosi di leggere il labiale delle ragazze per inserirsi nella conversazione ma niente, non riuscì a capirci un tubo.
Ad un tratto uno dei due signori si alzò, prese la mano di una ragazza, le stampò un bacio sulla nocca e poi la aiutò ad alzarsi e rivestirsi, aprendo per lei il colorato e alquanto soffice scialle di seta che completava il suo vestito blu notte. Qualche istante più tardi l’altro uomo fece lo stesso e si intrattenne per qualche altro minuto a parlare con la giovane bionda, che indossava invece un vestito rosso porpora. Erano entrambe posate, eleganti, quasi perfette.
Li seguì con lo sguardo mentre si avvicinavano sottobraccio all’uscita, e poi lanciò uno sguardo perso al tavolo ormai rimasto vuoto. E ora che cosa avrebbe fatto? Il suo passatempo preferito si era appena dileguato nel buio delle strade londinesi.

No, un momento. E quello cos’è?

Louis si alzò da tavola senza avvisare o badare nessuno, mentre i quattro amici e il discografico lo fissavano intimoriti, temendo che potesse magari essere posseduto da un qualche fantasma o spirito ribelle.

«Louis ma che fai? Sei diventato scemo?» gli chiese Zayn, grattandosi un poco la testa e facendo spallucce in direzione degli altri.

Il ragazzo lo zittì con un cenno della mano e si avvicinò al tavolo delle ragazze, raccogliendo dal divanetto che poggiava al muro uno scialle rosso porpora che si accompagnava perfettamente con il vestito che aveva visto prima.
Così lo strinse forte e corse verso la porta, strizzando gli occhi per vedere se quella ragazza era ancora nei paraggi. Per sua fortuna la intravide qualche metro più in la, mentre rideva fragorosamente ad una barzelletta che stava raccontando uno degli imprenditori e flirtava con lui.

«Ehi! Hai perso questo!»

La ragazza si voltò, raccogliendo i capelli in una mano e avvicinandosi con passo sicuro verso di lui. Nel buio della sera sembrava anche più bella, con quei riflessi di luna che le coloravano i capelli.

«Sei gentile, temo di averlo dimenticato. Ti ringrazio.»

«No problem» le rispose Louis, infilando le mani in tasca e dondolando un poco, «E se non te l’avessi riportato io che avresti fatto?»

«Molto probabilmente avrei chiamato il ristorante più tardi per chiedere informazioni sul mio scialle. Grazie per l’interessamento.»

«Si, tranquilla. Ma dimmi un po’... com’è che esci con quei vecchi che sembrano anche un po’ pervertiti?»

La ragazza sorrise e ammiccò, sembrando estremamente sicura di se. Era come se non avesse paura di niente e nessuno, era perfetta anche presa in contropiede da quella inaspettata e per niente timida curiosità che Louis ostentava.

«Sono due persone interessanti, ci si sta bene in compagnia. Pensi che non dovrei uscire con gente come loro?»

«No, infatti»

«E con chi dovrei uscire allora? Con gente come te?»

«Si, decisamente» continuò il ragazzo, annuendo con il capo per rendere la sua argomentazione più convincente, «Sei decisamente sprecata per dei tipi come quelli.»

«Di nuovo, grazie per l’interessamento e grazie mille per lo scialle.» gli rispose la ragazza, allungando la mano affinché lui gli porgesse il pezzo di seta.

Louis le porse lo scialle come previsto e, mentre lei lo afferrava, scorse un piccolo tatuaggio a forma di stella all’interno del suo polso.
«Posso sapere almeno come ti chiami?»

«Ci sono delle cose che non puoi sapere, cose che non posso dirti e che non capiresti. Ad ogni modo ti ringrazio di nuovo per lo scialle, me ne ricorderò.»
Detto ciò la ragazza ritornò con passo elegante e tranquillo dai suoi amici, che l’avevano aspettata in silenzio mentre squadravano da testa a piedi quel giovane che le aveva gentilmente riportato il capo d’abbigliamento.
 

Non avere paura, scoprirò chi sei. Fosse l’ultima cosa che faccio. 













Io..... si insomma, non ho saputo resistere. La mia testa si è riempita di idee il secondo dopo aver annunciato la fine dell'altra fan fiction (Give Me Love) e neanche a farlo a posta eccomi qua con un'altra storia. 
Spero vivamente che vi piacerà, dato che è estremamente particolare e per niente facile da capire. Spero anche che non mi prenderete per una pazza scatenata che scrive cose pazze. Vorrei solo, di nuovo, la vostra totale onestà, cosa che amo e ammiro. Questa fan fiction la troverete stupida o geniale, non ci sono vie di mezzo. E' come il bianco e il nero, giorno e notte: o piace o non piace. Quindi di nuovo lascio a voi l'ultima parola.

Se non si era capito, in questa storia i protagonisti sono di quasi tre anni più vecchi, quindi è ambientata nel futuro. Questa volta ho preferito incentrare quasi tutto su Louis anche se vedrete comunque gli altri ragazzi all'interno della vicenda. E' solo una questione di trama: non volevo crearne una simile all'altra, quindi si cambia radicalmente.

Che dire, fatemi sapere presto! Se vi piace mettetela nella seguite e se volete renderla popolare anche nelle preferite, sono tutte così che mi renderebbero super felice!

Un bacio grande a tutti,
Giuls. 
  
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