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Autore: alexbigs    29/08/2012    1 recensioni
Max Weis, quando si svegliò quella mattina, aveva una gran voglia di urlare. E lo fece. Gridò a squarciagola, come un dannato, in preda a delle forti convulsioni; faceva sobbalzare persino il suo letto.
--- è un po' lungo ma perchè è solo il primo capitolo, comunque recensite e fatemi sapere com'è :D
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Max Weis, quando si svegliò quella mattina, aveva una gran voglia di gridare. E lo fece. Urlò a squaciagola, come un dannato , in preda a convulsioni talmente forti da muovere il letto.
Non riusciva a fermarsi, era come un vulcano che doveva espellere tutti i lamenti repressi dentro di sè.
Nel frattempo si guardava attorno, ma vedeva solo sagome nere sfuocate che tentavano di calmarlo o di immobilizzarlo a letto; una di quelle persone , in particolare, gridava con un tono feroce e deciso, ma lui non riusciva a capire una parola.
In fine si calmò quando qualcuno gli tirò una forte sberla sulla guancia.
La sua testa si girò e ricadde sul cuscino, lui perse un attimo i sensi e si tranquillizzò; poi riaprì ancora gli occhi, stavolta senza la voglia di urlare, e esaminò l'ambiente in cui si trovava.
Era una deliziosa stanza ampia e di legno, piena di quadri raffiguranti torrenti e montagne, con un gigantesco armadio a muro; lui si trovava su un letto, avvolto da soffici coperte che profumavano di fragola, e aveva accanto una finestra che faceva entrare quelli che sembravano raggi del Sole pomeridiano, quando la notte prende il posto del giorno.
Poi guardò in faccia le figure che lo avevano calmato, e stavolta le vide chiaramente: c'era un uomo, sulla sessantina, con capelli e barba bianchi e candidi come la neve , due occhi azzurri come i laghi di montagna e una faccia simpatica e sveglia; poi c'era una ragazza sui vent'anni, vestita in abiti color rosa confetto, ed era di carnagione pallida con i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Infine, vicino a lui, c'era una vecchietta con i capelli cotonati, biondissimi, e vestita bene. Dava l'idea della ricca.
Fu proprio quest'ultima  a parlare a Max: - Finalmente ti sei svegliato ... perdonami per lo schiaffo, ma il baccano che facevi era una cosa indicibile! Era come se fossi posseduto!-.
-Oh ... - bisbigliò lui - quindi lei mi ha tirato quello schiaffo , mi brucia ancora la guancia ... ma dove sono?-.
-A "casa Light", caro mio! Ti accudiremo noi finchè non ti riprendi... io sono Angela. - disse la vecchia - e loro sono mia nipote Sarah e mio marito Bernard. Mio figlio Jules ti sta preparando qualcosa da mangiucchiare, caro.-
-Ah ...- rispose Max - ma come ci sono finito qui?- poi tentò di sollevare il suo busto con i gomiti, ma era così stanco e stravolto che non ce la fece e la sua schiena ricadde sul letto.
-Ma ce lo devi dire tu come sei finito qui, caro - ribattè Angela - la nostra guardia forestale ti ha trovato nella foresta, privo di sensi. Ti ha preso in braccio e ti ha portato qui in paese. Fortunatamente io sono una eccellente medica e sono riuscita a curarti, perchè avevi la febbre molto alta, allora ti ho tolto i vestiti e ti ho messo in questo pigiamino ... insomma, non ti ricordi nulla?-
-Boh ... - disse Max - provo a pensare se mi ricordo qualcosa ... - e così provo a ricordarsi del giorno prima, o da dove veniva, ma non gli veniva in mente nulla. Gli sembrava di essere nato in quel giorno, prima di svegliarsi in preda alle convulsioni.
-Nulla?- domandò la signora Light.
-Nulla. - rispose l'altro - Comunque che vestiti avevo addosso? Magari trovo qualcosa per ricordarmi chi sono ... riesco a ricordare solo il mio nome!-
-Eccoteli qui i tuoi vestiti- disse Angela, prendendo una camicia e dei pantaloncini corti che erano appoggiati ad una sedia - Dai un occhiata pure, caro.-
Dato che la maglietta era una comune camicetta e non aveva tasche, passò direttamente ai pantaloncini di jeans, e frugò; le uniche cose che trovò furono una foglia secca e un rametto.
-Zero? - domandò la vecchia.
-Meno di zero. Non c'è nulla. Non so chi sono! So che mi chiamo Max Weis, niente di più!- disse lui.
Angela lo guardò con aria preoccupata e gli accarezzò i capelli, poi lui le domandò: - Scusi signora ma , esattamente, in che paese mi trovo?-.
-Oh, già , mi sono dimenticata di dirtelo!- rispose lei - ci troviamo a White Ville, sulle montagne. Infatti intorno a noi ci sono idilliaci boschi.-
-E in che regione ci troviamo?- chiese nuovamente Max.
-Boh!- risposero in coro tutti e tre i Light.
Lui li fissò sorpreso e gridò:  -COME BOH?-
-Boh, caro, non lo sappiamo, non mi importa in che regione siamo, e neanche in che nazione siamo.  Non mi serve saperlo. - rispose Angela.
Ora Max si stava davvero agitando. Non si ricordava nulla del suo passato e ora aveva nella stanza tre persone che non avevano idea della regione in cui si trovavano! Aveva però la certezza che fossero inglesi dato che parlavano la sua stessa lingua.
Poi la porta della camera si aprì ed entro Jules Light, il figlio di Angela, che doveva avere almeno quarant'anni e, a vederlo, ispirava una strana fiducia; portò il vassoio fino al letto di Max, che osservò cosa conteneva.
C'era un piatto di minestra di verdure, contornato da crostini al pomodoro, e poi c'era una bottiglietta di vetro contenete acqua gelida; all'uomo non piacevano quelle cose, però si accontentò, prese il cucchiaio e incominciò a bere la minestra.
-Oh caro, mangia pure in santa pace, non sto qua perchè sennò sono una chiacchierona ... - disse Angela, frettolosa - ci vediamo domani mattina, riposati. Verso le otto ti verrò a svegliare. - E così si congedò.
"Mah ... " pensò Max fra sè e sè " dove sono finito? E cose le fa pensara che starò tutto il tempo a dormire fino alla ...  "i suoi pensieri si fermarono. Il suo cervello smise di sfornare idee su idee. E lui cadde addormentato con la testa a penzoloni.

C'era un foglio a righe bianchissimo davanti a lui. Candido, addirittura, come la neve illuminata dal Sole.
La visuale si spostò e riuscì a vedere un calamaio di fianco alla pagina; una mano di un rosa strano, simile a quello delle perle, si avvicinava lentamente  al calamaio, fino a che un indice non andò a intingersi dentro. Quando venne tirato fuori, la sua impronta di inchiostro venne impressa sul foglio.
La mano si ritirò poi, fuori dal suo campo visibile, ma tante goccioline rosse caddero sulle righe nella pagina, fino a che i suoi occhi non si mossero ancora, volti verso l'alto.
Si poteva vedere il palmo della mano che , lentamente, si squarciava.
Il sangue andò a colare sopra la sua faccia, aumentando di quantità, fino a che tutto il suo campo visivo non venne ricoperto di rosso ...


Poi Max Weis si svegliò.
-Ehy?- disse Angela , in vestaglia sulla porta della sua camera.
-Buongiorno signora Light ... è già mattina?- domandò l'uomo.
-Oh sì. So che ti apparirà come un gesto maleducato e folle, però perdonami se ti ho messo del tranquillante nella zuppa. Non avresti dormito fino a oggi, il che sarebbe stato un problema.- si giustificò la vecchia.
-Ah, quindi lei ha messo il tranquillante?- domando Max, stupito - Cavolo, mi sembra di aver dormito per secoli ... -
-Ancora una volta ti chiedo scusa, caro.- disse Angela - Ma ora forza, alzati da quel letto e vieni a fare colazione!-.
Così lei se ne andò, lasciando Max da solo e confuso a riflettere. Guardando fuori dalla finestra vide una casa bianchissima davanti a lui, illuminata dai raggi del Sole del mattino, e sentì i cinguettii degli uccellini sul davanzale.
Si alzò dal letto e si guardò attorno, rendendosi conto di dormire in una stanza simile a un delizioso e pulito cottage.
Sentii un profumo di caffè e così aprì la porta della sua camera, per poi scendere le scale e giungere in un salotto da favola: ampio, con un tavolino di legno levigato nel mezzo, su cui i Light stavano facendo colazione; quadri e vetrine si alternavano vicino alle pareti, che erano dipinte di un verde color menta.
Dalle finestre entravano raggi di sole che illuminavano il tutto, dando un senso di accoglienza e di vitalità che raramente si vedono, e il tutto gli dava una strana idea di "ricchezza".
-Oh vieni caro. Siediti. Ti ho preparato una tazza di caffè, una di succo di pera e una brioches al cioccolato! - lo invitò Angela.
Max si sedette e si godette la deliziosissima colazione che gli era stata preparata, ascoltando passivamente i discorsi della famiglia Light, che gli apparve così felice e favolosa; ad un certo punto, però, Angela andò a prendere dei vestiti e glie li porse a lui, invitandolo a indossarli :  - Fra cinque minuti si esce, è giusto che tu faccia conoscenza di questa città, almeno finchè non ti ricordi chi sei. Senza memoria non si può andar lontano, caro.-
Lui allora acconsentì, salii in camera sua e si cambiò; poi scese e si ritrovò davanti Angela, vestita tutta in un completino di lana rosa, che gli sorrise e gli domandò: - Siamo pronti, signore?-.
-Certo!- acconsentì lui.
-Bene. Allora ti do il benvenuto - disse la vecchia, afferrando la maniglia dell'uscio - in White Ville - e spalancò del tutto la porta.
Un ondata di Sole colpì in faccia Max, che dovette ripararsi e aspettare che i suoi occhi si abituassero, poi uscì di casa e si guardò attorno.
Era in un villaggio fatto da tante villette di legno o di marmo, splendenti e ben curate, con decorazioni floreali o sul balcone e nel piccolo giardinetto davanti a loro; il terreno era fatto di erba tagliata sottilissima, sembrava quasi artificiale, ma si capiva che non lo era perchè in mezzo ad essa si vedevano spicchi di terra.
Sopra alle case si estendevano molti cavi elettrici, e più su c'era un cielo azzurrissimo , con nuvolette bianche simili a zucchero filato; cercando di intravedere la fine del villaggio, invece, si potevano notare le punte degli alberi della foresta attorno a loro e , oltre , le verdi montagne erano visibilissime.
-Wow ... - bisbigliò Max. Quel paese era una favola!
-Vieni, dobbiamo andare al municipio. Devi conoscere assolutamente il sindaco e il vice sindaco!- disse Angela, mettendosi una borsettina lillà sulla spalla e trascinando via Max.
I due si incamminarono per le strade , e intanto l'uomo continuava a guardarsi attorno incantato; c'era sempre qualcuno, per la strada, che li salutava con un sorriso allegro e amichevole.
Tutti avevano un aria spensierata, soddisfatta, e in effetti con case di quella portata chiunque sarebbe stato soddisfatto dalla propria vita, inoltre il villaggio era fantastico e aveva qualcosa di fiabesco.
Spesso Angela si fermava a parlare con molte signore, sue amiche, e anch'esse davano l'idea di essere molto ricche e ben curate.
Dopo varie fermate, chiacchierate e presentazioni, finalmente erano arrivati nella grande piazza davanti al municipio, un piccolo edificio con le fattezze di un tempio greco, e sulle sue bianche scalinata facevano contrasto i vestiti di due uomini; Angela e Max andarono incontro proprio a loro due che, quando li videro arrivare, li salutarono con due gioiosi sorrisi amichevoli.
-Ehy Franc! Ehy Scott! Qual buon vento ? - disse la vecchia ai due uomini.
-Bene, bene! - rispose uno dei due, un tizio con due occhi di ghiaccio e capelli biondissimi, sorridendo - E questo è il nostro nuovo arrivato è? Come ti chiami? - domandò , rivolto a Max.
-Sono Max Weis, piacere!- rispose lui.
-Oh, piacere Max! Io sono Francis Scottland, il sindaco di questa città, e il mio amico simile a Brontolo qui vicino a me è Scott Franctown, il vice sindaco!- spiegò l'altro mentre continuava a esibire un sorriso abbagliante.
-Sai Francis - intervenne Scott - non sono Ariel, non mi servono due gambe, quindi la mia voce non l'ho ancora venduta a Ursula. Potevo parlare anche io. - il vicesindaco teneva il broncio, ma poi si girò verso di Max e con aria gioviale gli disse: - Comunque piacere! -
-Ehm il piacere è tutto mio ... - rispose , imbarazzato, il "nuovo arrivato".
-Beh, ragazzi, perchè non vi conoscete meglio?- propose Angela.
-In che senso?- domandò Max.
-OH Sì! - esclamò il sindaco, e il suo sorriso si allargò ancora di più -CHE FANTASTICA IDEA, ANGELA! Brava! Io propongo di andare a pescare!-
-Già, ottima idea - concordò il vicesindaco -hai mai pescato, Max?-
-Nono, mai, infatti non so se è una bella proposta... è un po' presto per conoscersi ... - rispose lui.
-Ma non diciamo sciocchezze! Non è mai troppo tardi o troppo presto per fare amicizia. - ribattè Francis - Oggi andremo a pescare, vedrai che ti insegnamo noi! Ti serve solo una canna da pesca, e il divertimento è fatto!-
Ma Max continuava a rimanere titubante. Quei due nuovi tizi, insomma ... erano strani. Teatrali. Quei sorrisetti non erano autentici, lo si poteva vedere da un miglio. Gli sembrò di essere in una recita, nel bel mezzo del palcoscenico.
-Avanti , signor  Weis, un po' di coraggio, sia più aperto!- lo incoraggiò Angela.
Così alla fine cedette, più che altro per esasperazione: - Daccordo. Ci sarò.-
I due sindaci scoppiarono a ridere, si misero a battere le mani e , come sempre, sorrisero.
-Oggi pomeriggio, alle tre, in questa piazza!- disse Francis.
E così si congedarono.

Angela portò Max nel negozio di articoli sportivi, e chiese al commerciante di dargli una canna da pesca.
-Oh, lei oggi va a pescare?- chiese l'uomo oltre il bancone, rivolto all'altro.
-Sì, perchè?- rispose Max.
-Oh no nulla - ribattè quell'altro - anzi spero che lei si diverta oggi , il lago è favoloso, però spesso abboccano pesci giganteschi. Quindi, le consiglio ... questa.- mentre diceva ciò, il commerciante prese una canna da pesca grande e la diede nelle mani del suo cliente -Robusta ma al tempo stesso leggera, flessibile e comoda. La canna da pesca perfetta! Inoltre, dato che è il nuovo arrivato, le faccio uno sconto sul prezzo!-
-Perfetto, prendo questa!- decise Max.
Poi si congedò anche dal commerciante, e rimasero solo lui e Angela.
-Allora, caro, ti stai divertendo? Come ti pare questo villaggio?- chiese la vecchia.
-Assurdo ... non so ... bello ma boh c'è qualcosa che mi confonde.- rispose Max.
-Logicamente!- ribattè Angela -non ricordi più il tuo passato, la confusione nel tuo cervello dovrebbe essere all'ordine del giorno!-

Max, Francis e Scott stavano camminando nella foresta.
-Dove siamo diretti?- chiese il primo.
-Qua vicino c'è uno splendido lago, vedrai che ti piacerà! - rispose il sindaco.
Ed infatti, dopo cinque minuti giunsero ad una grande distesa d'acqua, di un azzurro puro, e di cui non si riusciva a vedere sotto la superficie; il paesaggio era idilliaco, da cartolina, e il Sole rendeva tutto più brillante.
-Wow ... - bisbigliò Max, per la seconda volta durante il corso della giornata.
-Già. - concordò il sindaco - ora però vai su quel pontile , siediti e ora ti spiego come si pesca. -
Dopo dieci minuti di breve lezione, Max si era messo comodo su una sedia a aspettare che il pescce abboccasse e a guardarsi attorno; scrutando fra gli alberi, vide una piccola baracca sigillata e chiese: -Quella cos'è?- indicandola.
-Oh, no nulla, solo un deposito per gli attrezzi, non ci serve.-rispose Scott.
-Ma un deposito degli attrezzi sigillato in quel modo? Con le catene?- ribattè Weis.
Per un attimo ci fu silenzio.
-Ehm ... - tentennò il sindaco - Beh vedi, Max, in pratica ... Oddio, girati, un pesce ha abboccato!-
Lui obbedì agli ordini e si girò: la sua canna da pesca vibrava e tirava.
"Il mio primo pesce! Piccola emozione!" pensò Max, ironico; poi prese l'attrezzo e incominciò a tirare per prendere la sua preda.
E a quel punto, qualcosa schizzò fuori dall'acqua come un razzo, finendo sul pontile dietro di lui. Era un essere umano, una donna.
Aveva una lingua rossa e lunga, e dentro di essa l'amo si doveva essere infilzato, ma non era quella la cosa strana; infatti aveva la pelle di un colore verde acqua, denti gialli e sul collo aveva dei taglietti che ricordavano vagamente delle branchie.
I suoi occhi erano fuori dalle orbite , contornati da occhiaie, e indossava un vestitino bianco ed elegante.
-Oh mio dio ... - bisbigliò Max, scioccato.
-Sant'Iddio, ma cos'è questo essere? - commentò il vicesindaco, incredulo.
Ad un certo punto, la creatura incominciò a saltellare in una maniera che a Max ricordò quella dei pesci fuori dall'acqua , e continuò così per due minuti; ma la cosa peggiore è che continuava a fissarlo, incessantemente.
Dentro di lui stava salendo un sentimento di paura misto ad angoscia e ansia, e continuava a sibillare: - Dio, dio, dio ,dio ...-, portandosi una mano al cuore.
Dopo un po', però , la donna smise di muoversi e rimase immobile, senza dare segni di vita, e a quel punto Francis prese coraggio e si avvicinò per toccarla.
-Nulla. - commentò - Non si muove. Morta, stecchita.-
- N-n-noi - balbettò Scott - dobbiamo portarla in paese, Angela deve visitarla! Oh mio Dio, ma cos'è questo essere? Oh Dio ...-
E a quel punto Max notò un dettaglio ancora più sconvolgente. Il palmo della mano destra della ragazza, era squarciato.

Jules, Bernard, Sarah e Max erano seduti nella camera dei coniugi Lights, attenendo l'arrivo di Angela; dopo quasi un'ora questa entrò nella stanza con un vassoio, e diede a tutti loro una tazza di caffè fumante.
-Allora, cara, com'è andata? Qual'è la sentenza?- chiese Bernard.
Lei prese un respiro profondo, sorseggiò il suo caffè e poi disse: - Che fosse morta beh, quello è chiaro a tutti. Perciò ho tentato di identificarla, ma non l'ho mai vista da nessuna parte ... e non ha certo fattezze umane. Magari sarà una povera storpia che , da fiumi lontani, è giunta qui, boh. Ora comunque non importa più.-
Tutti quanti acconsentirono , tutti tranne Max.
Egli saltò in piedi e chiese, sconvolto: - COME? Ma siete matti? Trattate questa faccenda con così tanta leggerezza? Ho pescato un demone! -
-Oh suvvia - ribattè Angela - non era un demone dai .-
-Ma cosa c'entra! - esclamò lui - sta di fatto che questa ragazza-pesce esiste e non sappiamo nulla di lei, e se magari ne vivono altre nel lago?-
-Ma ti pare?- commentò Sarah, ironica.
Per Max fu troppo.
-Mpf, basta, tenetevi il caffè!- gridò, appoggiandolo sul comodino vicino al letto - io me ne vado a dormire. E a pensare a quella povera crista.-

VIDE QUALCUNO CHE SALIVA LE SCALE, ILLUMINATE DALLA LUCE DELLA LUNA, MA RIUSCII A DISTINGUERE SOLO LE GAMBE E, AI PIEDI, DUE STIVALI INFANGATI.
QUEL QUALCUNO SI AVVIAVA SU PER I GRADINI, FACENDOLI CIGOLARE, FINCHè PERò UNO NON CIGOLò UN PO' TROPPO.


E Max si svegliò.
L'orologio segnava le tre di notte, così gli venne subito il pensiero che ci fossero i ladri in casa.
Saltò giù dal letto e, armandosi di coraggio, accese la luce del corridoio per poi aprire la porta... e non trovarsi davanti nessuno.
"Ah ... era solo un sogno." pensò , scocciato.
Quindi spense la luce, chiuse la porta e se ne tornò fra le sue comode coperte.

L'INDIVIDUO CHE SALIVA LE SCALE ERA BLOCCATO A METà, IMMOBILE. VIDE UNA LUCE ACCENDERSI E ILLUMINARLO MEGLIO, PER POI SPEGNERSI ; SENTII ANCHE UNA PORTA CHIUDERSI , E QUELLA FIGURA RIPRESE LA SALITA.
FINCHè NON ARRIVò DAVANTI ALLA PORTA DELLA CAMERA DI MAX.
RIMASE A FISSARLA, INCANTATO E ACCAREZZANDO IL LEGNO, FINCHè POI NON BUSSò.


E Max si svegliò ancora, di soprassalto.
Stavolta era sicuro di avere sentito qualcuno bussare, così accese la luce e corse velocemente ad aprire la porta; ancora una volta, non c'era nessuno davanti a sè.
Irritato la rispense, richiuse l'uscio e si voltò per tornare fra le sue comode coperte.
Solo che sopra di esse c'erano due stivali infangati.


Francis Scottland era molto, molto agitato, e Scott lo capiva dal modo in cui il sindaco parlava, cioè veloce come un razzo, e dal manifestarsi di tic quali mordersi le unghie o schioccarsi le dita o grattarsi il naso furiosamente.
-Stai calmo, Franc! - disse il vicesindaco al suo capo - solo con la calma risolveremo tutto.-
-Ma hai visto?! C'eri anche tu o con la testa e con la coscienza eri altrove?- ribattè Francis - Marlene la pazza è diventata, boh ... un pesce? Non so esattamente come definire una creatura del genere ... e poi perchè proprio quando c'è Max? Dannazione, incomincerà ad avere i primi sospetti.-
-Vuoi farlo fuori, vero?- domandò Scott.
L'altro uomo rispose di sì con un cenno della testa.
-Bene. Ma lui , a differenza di Addy, non metterà in pericolo il nostro villaggio. - disse il vicesindaco - quindi ucciderlo è un reato, e anche noi dopotutto abbiamo dei principi morali.-
-Sì , ok, su questo posso essere daccordo - ribattè Francis - ma non capisco perchè Marlene la pazza ora è morta perchè ha abboccato all'amo, letteralmente!-
-Io penso che centri suo padre - ribattè Scott - penso che tenga a questa città quanto te. E infatti la sua recitazione nel fingere stupore e dispiacere è stata pessima ...-
-Ma chi, Arnold Pineapple? Quello che tiene il negozio di articoli sportivi?- domandò Francis.
-Sì, lui , e io penso sia giunto il momento di andarlo a trovare ... - propose il vicesindaco.
-Certo, ovviamente - concordò il signor Scottland - il nostro segreto non deve trapleare. Per nessun motivo.-


  
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