Ronzio di api che si infila nella testa e non
vuole più uscirne. Rumore sordo di una campana di un campanile trasandato che
batte i suoi rintocchi in modo molto confuso. Stridio di unghie che graffiano
su una parete liscia. Sensazione. Presagio. Ammonizione. Morte.
Rukia Kuchiki osservava pensierosa dalle
sbarre della prigione, in cui era obbligata a rimanere, il patibolo sul quale,
a breve, sarebbe stata giustiziata. Una strana sensazione l’aveva colpita
qualche attimo prima, come una pallottola che si fa spazio tra il ghiaccio,
creando un foro da cui tutti i sentimenti umani escono fuori per dare spazio al
disagio e all’ansia. Si tartassava psicologicamente per cercare di trovare una
spiegazione, inutile dire che quel vuoto creatosi non veniva colmato.
Un ombra cupa nascosta
nel candore del suo corpo.
La poca luce che entrava dall’unica finestra
della cella, illuminava di profilo il volto della Shinigami. L’atmosfera era
macabra e tremendamente silenziosa. La voce dirompente di Renji non si sentiva
più, anche lui era andato via.
Quando pochi minuti prima era scoppiato
l’allarme che indicava un intrusione nella Suol Society le era salito il cuore
in gola. Lui era lì. Era tornato per salvarla.
Ma la gioia della notizia scomparve subito
dopo quando sentì la voce sicura e gelida del fratello.
Byakuya l’avrebbe ucciso. No, non sarebbe
morto per lei. Che stupido che era stato Ichigo. Non doveva venire, gliel’aveva
detto!
Dispiacere e amarezza
celati dietro soffici ciglia.
Il tempo continuava inesorabilmente il suo
corso, senza dare conto a nessuno. Ogni secondo che passava era come una
martellata dritta al cuore. Ogni minuto che si depositava nel fondo della
clessidra della vita era come un pugnale conficcato nell’anima. Rukia non
sopportava quella situazione. Non sopportava il vento che muoveva
silenziosamente i fili d’erba vicino al patibolo dove sarebbe stata
giustiziata. Non sopportava il sudore perlato che le inzuppava la fronte. Non
sopportava la sua sensibilità così estremamente fragile. Non sopportava lui,
Ichigo. Il silenzio dimorava sovrano nella fredda cella. Lei non l’aveva mai
sopportato.
L’anima non parla.
Il cuore non pulsa.
Il sangue non scorre.
Tutto ciò è un silenzio
assordante.
Un ossimoro.
Un’utopia.
Gli Shinigami non esistono. Sono solo composti
formati esclusivamente da materia spirituale. Sono astrattismi creati da un
qualcosa di Superiore. Sono tante anime che non hanno nulla di concreto. Vivono
con il solo scopo di porre fine alle insofferenze dei morti. Non dovrebbero
provare nessun tipo di emozioni: freddi e impassibili come un iceberg solitario
che si impone ai navigatori stanchi e avviliti. Portatori di morte, di
solitudine e di disperazione.
Tu no, sei diversa da tutti quanti, Rukia. Non
sei come loro. Non odi. Non disprezzi. Non ferisci. Per questo motivo sei stata
condannata.
“Noi temiamo ciò che
non possiamo vedere”
Hanno paura di te,
perché tu hai un cuore.
Sensazioni strane che partono dal basso ventre
per poi infondersi in tutto il corpo. Lieve pressione sulle palpebre scaturita
dalla stranezza della situazione. Tentativi vani di resistervi cessati quando
oramai le lacrime hanno fatto il loro ingresso nell’esteriorità del mondo
interiore.
Il tonfo sordo di quest’ultime che si
infrangono sul gelido e liscio pavimento della cella, minimamente paragonabile
al dolce e lieve suono di un goccia d’acqua che cade in una stanza piena di
cristalli.
Lampo nel candore del
cielo.
Sforzi inutili per cercare di nascondere tutte
le preoccupazioni. Essere ipocrita non serve, ma nessuno da ascolto a questa
affermazione. Tentiamo di fuggire inesorabilmente dalla realtà perché ci
spaventa. Per arrivare a questo scopo utilizziamo ogni mezzo a nostra
disposizione. Però, la verità prima o poi uscirà fuori e colpirà le nostre
anime fendendole con la sua enorme scure. Vivere con la consapevolezza di una
menzogna e con il timore che questa venga scoperta e svelata.
Onda che si infrange
sugli scogli.
Rumore sordo di piccoli passi che si muovono
sul terreno. Preludio. Rumore di lame che si scontrano con altre lame.
Odore di sangue che fuoriesce dalle ferite marchiate sulla carne. Energie
spirituali che aumentano e diminuiscono di potere, fino allo sparire. Ansimi,
gemiti e spasmi di dolore che inondano il silenzio dell’atmosfera. Ichigo è là.
Da qualche parte a combattere per la sua salvezza. A lottare per lei.
Luce nel buio del suo
essere.
Fuoco che arde e che viene immediatamente
spento dall’acqua. Vento che viene placato dai raggi del sole. Istinti che si
sostituiscono alla ragione. Due divinità che combattono mettendo a nudo le
proprie anime. Vita per vita. Sogni per sogni. Speranze per speranze. L’odore nauseabondo
del sangue galleggia nell’aria più forte che mai. Sentimenti che trapelano dai
fori della pelle, scacciati dall’odio di uccidere il proprio nemico. Cuori che
si fermano perché non c’è nulla di umano in quello scontro. Due entità
spirituali che combattono una contro l’altra. Due anime che si battono per
cause differenti, ma spinti dallo stesso desiderio di eliminare l’avversario.
Due corpi che si muovono lacerando l’aria con le loro rispettive Zampakutou.
Buio nella luce del
suo cuore.
La lotta finisce, uno delle due divinità è il
vincitore di quello scontro che non avrà mai pari. L’odore del sangue è
completamente sparito per lasciare il posto a quello della morte. Presagio.
I battiti del cuore che si fanno più veloci, perché l’esito è oramai segnato.
La risposta alla domanda la si conosce, ma
molte volte non si vuole pronunziarla per paura che sia vera. Ansia.
Lacrime che escono a flusso, senza poter più essere fermate. Il tempo scorre
più velocemente perché ha saziato la sua sete con il sacrificio umano avvenuto
pochi istanti prima. Il cielo piange la morte di un uomo. Nell’aria il solito
silenzio snervante regna sovrano.
L’anima non parla.
Il cuore non pulsa.
Il sangue non scorre.
Tutto ciò è un silenzio
assordante.
Un ossimoro.
Un’utopia.
Se c’era una cosa che Rukia non sopportava più
del silenzio, era la verità.
Il giudice Supremo
aveva già sentenziato la morte di un uomo.
Il cielo aveva già
pianto per lui.
L’aria l’aveva già
ricordato per qualche secondo, mentre il cuore non smetterà mai di farlo.
La sua anima aveva
raggiunto il culmine della spiritualità.
Oramai era solo cosa
astratta, impercettibile, invisibile.
Il ricordo di lui non
sarebbe mai svanito del tutto.
Ecco che anche quello strano silenzio
cessò per lasciare il posto alla verità. La voce di Byakuya, gelata e profonda
che nascondeva un qualcosa di sadico e cinico, proruppe in quella stasi
monotona e straziante. Rukia non voleva sentire, preferiva fuggire da tutto e
da tutti. Non voleva conoscere anche se, in cuor suo, sapeva che presto l’avrebbe
raggiunto. Ma prima di allora avrebbe dovuto combattere, giorno dopo giorno,
con quel silenzio assordante che le lacerava lo spirito.
L’anima non parla.
Il cuore non pulsa.
Il sangue non scorre.
Tutto ciò è un silenzio
assordante.
Un ossimoro.
Un’utopia.
“Presto o tardi,
Ichigo, ti raggiungerò.
È una promessa.”
A/N
La mia prima Fiction che ha come protagonisti
i personaggi di Bleach. E chi se non Rukia e Ichigo potevano colmare questa
voglia che avevo di scrivere su un manga che praticamente amo?
Mi dispiace molto che questo Fandom non sia
molto frequentato e spero ardentemente che si popoli presto.
Ringrazio in anticipo tutti quelli che
commenteranno e tutti quelli che si limiteranno a leggere soltanto.
Saluti,
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono: sono
di proprietà dell’autore del manga “Bleach”, Tite Kubo.
La frase "Noi temiamo ciò che non possiamo vedere" è stata
presa dal volume "2" del suddetto albo