Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: Cristie    29/08/2012    3 recensioni
Dal testo : - Rose, potrei rigenerarmi altre dieci volte, cambiare il mio aspetto, avere caratteri diversi. Ma mai…mai potrei anche solo lontanamente cominciare a dimenticare il tuo volto. Qui Rose – e si indicò la testa – e qui – e si sfiorò i due cuori pulsanti – Ci sarai sempre -.
Rose ed il Dottore, ancora per un'ultima volta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Doctor - Altro, Rose Tyler
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bene, bene, bene eccomi qui dopo un periodo di latitanza dal fandom! Come state? Siete pronti per l'inizio della nuova serie? Personalmente io non vedo l'ora, così un pò per coincidenza (avevo già scritto questa one shot, ma non ho mai avuto tempo per pubblicarla), un pò per l'adrenalina per l'attesa della 7x01 vi propongo questa.
Da aggiungere solo un paio di cose, nella storia si fa riferimento a serie passate del DW, per la precisione alla fine della seconda serie, ed alla fine della quarta ovvero la rigenerazione di Ten T__T.
Mi sembra giusto dirlo per tutti coloro che non seguivano le serie precedenti.
Comunque per domande, chiacchierate vi linko la mia pagina FB: 
https://www.facebook.com/CristieEfp







My Happy Ending.
 
 

- Si! Si! E ancora siii!!! – urlò il Dottore, saltellando intorno alla pulsantiera del Tardis.
Amelia Pond rimaneva lì a fissarlo, leggermente stupita, era convinta di aver visto tutte le stramberie del suo amico d'infanzia, ma ogni volta riusciva sempre a stupirla.
- Cos’è successo stavolta ?– fece suo marito Rory, arrivandole da dietro.
- Non ne ho la più pallida idea, ha visto il monitor ed ha cominciato a saltare – disse lei continuando a scrutarlo.
Intanto il Dottore cominciò ad armeggiare sulla console, bisbigliando a voce bassa non facendo capire ai coniugi suoi compagni di viaggio cosa stesse dicendo.
- Pond andate a prepararvi! Si esce-
- Ma per andare dove? – chiese Rory.
- A Londra che domande! – fece l’alieno, dandogli di nuovo le spalle.
- Torniamo a casa?- si aggiunse Amy, in attesa di risposte.
- Ma non la vostra Londra, andiamo in un mondo parallelo! –
- E come?- chiese uno dei due.
- Disincronia spazio temporale, è una frattura naturale dell’universo che avviene naturalmente, permette la sincronizzazione delle multi-realtà. Rimettendole tutte nello stesso lasso temporale. Avviene una volta ogni diecimila anni. Non posso non approfittarne!-
 - Sai che non abbiamo capito quasi nulla? Praticamente andiamo in una Londra che non è la nostra Londra?- domando Rory cercando di tirare le somme e ricevette un gesto affermativo dal Dottore.
- La sincronizzazione durerà circa otto ore. Quindi abbiamo tutto il tempo per andare a dare una sbirciata –
- Non capisco perché sia tanto importante, infondo questa Londra non può essere così tanto diversa dalla nostra.- borbottò Amy, non contenta della visita.
- Vedrai Amelia, vedrai. Comunque atterraggio tra tre…due..uno! – ed arrivò il rumore che preannunciava l’atterraggio della nave.

 

***

Le porte della cabina blu si aprirono. E si ritrovarono in una delle viette poco distanti dal centro. Le persone camminavano e una lieve musica si udiva in lontananza.
- Wow, che diversità – si lasciò sfuggire la rossa.
- Sono le undici del mattino, per essere sicuri di tornare nella nostra realtà ci rivediamo qui davanti alle quindici, non fate tardi! -  si raccomandò il Dottore.
- Perché devi ricordarcelo tanto restiamo insieme …Dottore?- chiamò Rory guardandosi intorno, per poi venire preso per la manica della sua consorte.
- Guarda in alto – disse lei. E Rory vide qualcosa che mai aveva visto volare in vita sua.
- Dirigibili – sussurrò lui. Mentre uno gli passava sopra in quota.

 

***

 

Il Dottore si fece una lunga passeggiata, godendosi una Londra col sole. Evento raro anche se in una realtà parallela.
Camminando si ritrovò di fianco ad una recinzione di un parco giochi, c’erano tante famiglie con bambini che giocavano allegri.
L’alieno si avvicinò ad un gruppo di ragazzini che stavano giocando a calcio, e si chiese se per caso avrebbero fatto giocare anche lui.
- Hey!!!!! –urlò al gruppo, ottenendo l’attenzione dei giocatori. – Posso giocare? – come risposta ottenne il silenzio. Quando un ragazzino moro con una maglietta rossa prese la palla dalle mani del suo amico e gliela tirò con un calcio – D’accordo starai in squadra con noi, siamo di meno. -
Il Dottore sorrise e togliendosi la giacca e sciogliendosi il farfallino li depose a terra e li raggiunse.

 

***

- Però che partita! – fece l’alieno, al ragazzo che li aveva passato la palla.
- Non sei  niente male. – gli disse il ragazzino moro prendendo la palla – ora che fai?-
- Mah…nulla sono solo di passaggio –
- Potresti venire con me dai miei genitori, stanno facendo una grigliata con degli amici-
Il Dottore accettò volentieri, sempre contento di passare il tempo in compagnia, poi chiese al ragazzo il suo nome e lui rispose gonfiando il petto – Mi chiamo Peter –
- Bene Peter, portami a mangiare! -
- Sei strano forte lo sai? – gli disse Peter, come ad informarlo della sua stranezza, cosa che fece scoppiare dal ridere.
Camminarono attraverso vari gruppi che come i genitori del moro si stavano godendo quella magnifica giornata di sole.
- Ecco sono lì -ed indicò con il dito. In tutta risposta qualcuno alzò la testa. E incominciò a camminare verso di loro.
- Quello è mio padre! A lui posso chiedere di invitarti, con la mamma non posso vincere – disse il ragazzo al vento, perché il Dottore era totalmente concentrato sulla figura che si stava avvicinando sempre di più.
- Papà, lui è un mio amico. L’ho conosciuto prima è un po’ strano ma è un mago a giocare a calcio…Può venire a mangiare da noi? E’ solo di passaggio, non resterà molto…e –
- Sei tu – il bambino a quelle parole si fermò a guardare suo padre, aveva un’espressione che non aveva mai visto sul suo viso. Tanto che chiese preoccupato – Papà..?-
L’uomo si riscosse di colpo, e si rivolse al figlio. – Va tutto bene, va dalla mamma e di a tutti di cominciare a mangiare, io arriverò tra un po’. Vado a parlare con lui alla caffetteria qui davanti. È un amico – e il ragazzino si girò verso il Dottore, e questo annui lentamente. Peter lo vide più pallido. E fece come gli aveva detto suo padre. Andò di corsa da sua madre a mangiare.
Di colpo rimasero solo due. L’uomo si avvicinò al Dottore e gli bisbigliò – Seguimi lei non deve vederti – e lo superò a passo svelto mettendo le mani nelle tasche dei jeans.

 
 

***

 La mente del Dottore elaborava informazioni in maniera frenetica. Osservava ed assimilava. Il confronto tra lui e la sua metacrisi umana. Un tempo avevano le stesse fattezze. Ed ora non potevano essere più di diversi. Lui alieno, in giacca e farfallino. Più giovane e decisamente più eccentrico.
L’altro metà umano, in felpa e jeans. Diverso da come era lui, camminata lenta e sguardo attento.
Rivedeva nella sua copia vecchi atteggiamenti che ormai non erano più suoi.
Arrivano alla caffetteria ed andarono a sedersi.
-Come sei arrivato qui? Credevo che fosse impossibile viaggiare ancora tra le dimensioni- chiese la sua metacrisi.
- Disincronia spazio temporale – rispose semplicemente il Dottore. A quelle parole, l’altro sbarrò gli occhi dalla sorpresa.  Il Dottore sapeva quanto lui poteva tenerci, era una delle cose che l’alieno si era portato dalla sua rigenerazione.
- Quindi eccoti qui – fece la metacrisi.
- Dovevo almeno provare, riuscire a vederla a vedere se tu eri riuscito a farla felice…-
- John è il mio nome, me l’ha suggerito Rose – fece John alzandosi le maniche della felpa che portava.
Il Dottore continuò ad osservare l’individuo che aveva davanti. Analizzando similitudini e differenze, peculiarità che una volta gli appartenevano, ma che ormai poteva solo vedere come uno spettatore. Vedere i caratteri somatici che una volta gli appartenevano maturare, comparire rughe in espressioni che prima non ne avevano. I capelli una volta indomabili ora ordinati in un banale taglio maschile. E poi il suo sguardo, era quello che più lo turbava. Poiché non lo riconosceva. Anni trascorsi con quella faccia, e non riconoscere il perché dello sguardo penetrante era una cosa sconvolgente.
Avrebbe voluto dire e chiedere tante cose, ma l’unica cosa che gli uscì fu – Avete un figlio –
John sorrise – Peter ha sette anni ed è un vero uragano. Rose ha voluto dargli il nome di suo padre. Quello della tua dimensione, con quello presente qui non è mai riuscita a stabilirci un vero rapporto. E così questo sei tu ora  -
- Già. In che anno siamo? – chiese il Dottore cambiando la posizione e mettendosi comodo.
- Sono passati dieci anni dalla mia nascita. Io e Rose siamo sposati da nove –
- Com’è la vostra vita? Com’è lei?- domandò ancora in tono febbrile, come carico di ansia.
- È una vita umana. Lei ha preso il diploma, e sta preparando la tesi di laurea. Vuole fare l’insegnante d’asilo. Adora i bambini. Io invece faccio il consulente per il Torchwood in questo mondo. Cresciamo nostro figlio. Paghiamo le tasse, andiamo in vacanza e a volte litighiamo – nel sentire quella frase il Dottore alzò la testa. – Perché mi stai dicendo tutto questo? Perche non mi fai domande su come mi sono rigenerato…?-
- Perché io c’ero. Qui – rispose John e si indicò la testa. -  La notte, rivivevo quello che tu facevi. E voglio dirti grazie, anche se nessuno te lo dirà mai. Per tutta la tua, la nostra sofferenza. Grazie per tutto quello che hai fatto.-
Ancora una volta il Dottore non sapeva cosa rispondere, di certo non pensava di ricevere un ringraziamento da quello che una volta era se stesso.
- Voglio farti una domanda a cui ora potrai rispondere sinceramente. Perche?-
- Cosa?- fece il Dottore guardandolo serio con quei suoi occhi azzurri.
- Il perché della mia esistenza, perché non hai cambiato il passato per non far lasciare la leva a Rose quel giorno. Perché non hai fatto di tutto per tenerla al tuo fianco. Perché non gli hai mai detto quanto l’hai e continui ad amarla. -  disse John a voce bassa, per non farsi sentire dagli altri clienti.
Il Dottore rimase a riflettere, cercando le parole giuste per rispondere. –  La verità è che la tua creazione non è stata casuale, sapevo che prima o poi avrei dovuto crearti. Donna è stata solo il catalizzatore. Il tuo scopo era quello di passare di passare tutta la tua vita con Rose. Tu sei il mio regalo per lei. –
- Non trattarmi come se non fossi qui davanti a te senza un cervello! – sibilò John irritato.
Il Dottore alzò le mani in segno di resa – Tu hai voluto la verità. Non ho mai potuto dirle quello che provo per lei…perché dirle che l’amavo sarebbe stato un errore per entrambi. Io non posso darle quello che lei ha bisogno. Io non posso invecchiare con lei, e non posso fermarmi, posso solo continuare a viaggiare, fino alla fine…-
- Lei non mi ha voluto subito, all’inizio non è stato facile per nessuno. Ero perso e confuso, e Rose che era l’unica ragione della mia esistenza, non voleva vedermi…-
- E poi cos’è successo?-
- Ti sei rigenerato, la nostra connessione si è interrotta ed io ho cominciato a vivere, non ero più una tua copia. Da quel momento c’ero solo io. Ed ho cominciato a corteggiarla. – nel dire questo si passò una mano tra i capelli. – Sembra successo una vita fa – disse più a se stesso che al suo interlocutore.
Anche il Dottore si mise a riflettere su quelle parole.

 
 

***

 
 
 

 - John?- chiamò una voce famigliare. Che fece mancare un paio di battiti ad entrambi i cuori del Dottore.
Lei era lì nella caffetteria che cercava suo marito tra i tavoli pieni di gente. La metacrisi era di spalle, ma l’alieno poteva vedere Rose in tutta la sua interezza.
Gli anni erano passati anche per lei, ma l’emozione che lui provava a vederla era come quella sera di Capodanno. Qualche istante prima della sua rigenerazione.
I suoi tratti si erano fatti più asciutti, ancora più da donna se era possibile. Ora i suoi capelli erano ancora lunghi, e sembrava che superassero di poco le spalle.
- Sono qui! – la chiamò John alzando una mano per farsi vedere.
Rose li raggiunse in pochi passi.
- Ero preoccupata, Peter mi ha detto che ti eri allontanato. – si rivolse a suo marito passandogli una mano lungo la schiena in una lenta carezza, lui alzò la testa sorridendo.
Mille ricordi di una vita lontana affiorarono nella mente del’alieno.
Quando l’unico custode del caldo sorriso di Rose era solo lui.
Quando dopo essersi appena rigenerato l’universo gli sembrava nuovamente inesplorato.
Quando ancora il doppio battito dei suoi cuori si faceva più veloce ad ogni abbraccio della ragazza.
Esattamente come ora.
Con la differenza che ora Rose non lo avrebbe mai riconosciuto ai suoi occhi appariva come un uomo sulla trentina .
Intanto la bionda aveva continuato a parlare con il marito, presentandogli il giovane “collega di lavoro”, a quella frase Rose si fece più attenta.
- Salve, sono Rose la moglie di John – e gli tese la mano.
Lui un po’ indeciso guardò la sua metacrisi, che annui impercettibilmente con il capo. Così allungò la mano. Ed entrambi si ritrovarono in quella delicata stretta di mano.
Perché esistono legami, sentimenti, qualunque nome gli si voglia dare, che non cessano mai d’esistere, che travalicano realtà parallele e rigenerazioni, facendo sì che tempo e spazio non diventino altro che concetti astratti.
- Rose?- suo marito la riscosse dal torpore. Conscio di quello che sarebbe accaduto sé la stretta di mano fosse continuata anche solo una manciata di secondi in più.
- Mi scusi… - fece la bionda al giovane che teneva ancora per mano – Non ci siamo già incontrati?-
Troppo tardi.
Il Dottore sciolse in fretta la stretta. – Non mi dispiace, mi sono appena trasferito…ora vogliate scusarmi, ma devo andare –
E lì lasciò entrambi lì a quel tavolo.

 
 

***

 
 

Camminare a passo svelto verso il Tardis, era questo quello che contava. Il resto non era importante
Amy e Rory non si sarebbero persi. Lui avrebbe passato il resto del tempo ad attenderli.
Quello che contava era mettere più distanza possibile tra lui e Rose.
Aveva ottenuto quello che voleva. Finalmente le sue domande sul destino di Rose avevano avuto risposta.
Era serena. Ed aveva una vita sicura.
Con la sua metacrisi accanto per il resto della sua vita, con un figlio nato dal loro amore.
Se erano queste le risposte che voleva…perché faceva così male?
Nel ripercorrere il tragitto verso la sua nave desiderò per un solo secondo essere John l’umano con novecento anni di vite vissute, che sarebbe invecchiato accanto a l’unica compagna di viaggio che mai avrebbe voluto lasciar andare.
Perso in questi cominciò a rallentare solo quando vide la rassicurante cabina blu farsi sempre più vicina.
- Dottore…-
Lui irrigidì le spalle, e seppe irrimediabilmente che il suo proposito iniziale : sapere cose ne fosse stato della vita di Rose, senza entrare in contatto con lei…fallì miseramente.
Smise di camminare, fuggire non aveva più senso ormai, dietro le sue spalle udì Rose fare lo stesso.
Il Dottore rimase esattamente in quella posizione non avendo il coraggio di voltarsi, era molto più facile prima, quando lei non sapeva chi fosse.
- Dottore…guardami. Ti prego –
Il tono straziante di Rose lo costrinse a chiudere gli occhi.
Perché certe cose non cambiavano mai, Rose era una sua costante.
Avrebbe potuto cambiare nuovamente : nuova faccia, nuovi compagni, nuove avventure.
Ma Rose avrebbe ritrovato sempre la sua anima, la sua vera essenza.
Perché aldilà delle rigenerazioni, delle sue stravaganze e dei suoi due cuori, rimaneva un’anima sola l’ultimo della sua specie condannato a trascinarsi la polvere dei secoli.
Che il destino in un gioco spietato aveva fatto incrociare con un’anima eterea come Rose.
La sua compagna, così affine quanto contraria:
Lei umana, lui alieno.
Lei giovane, lui con ormai mille anni di vita.
Lei che sarebbe invecchiata ed inevitabilmente sfiorita, lui che aveva ancora a disposizione altre due rigenerazioni ed un numero imprecisato di anni prima che la sua storia potesse giungere al termine.
Prese un respiro profondo e si decise a voltarsi.

 
 
 

***

 

- Ciao Rose – cercò di farselo uscire in maniera amichevole, come due amici che si rivedevano da tempo. Peccato che così non fosse.
La donna non contraccambiò il saluto, rimase invece ad osservarlo a memorizzare i suoi nuovi tratti con mal celata sorpresa, con la stessa espressione nel momento della sua precedente rigenerazione.
Poi un passo, ed una mano leggera che si posava sulla guancia del’alieno.
- Come è successo?- chiese la bionda, riferendosi alla sua rigenerazione.
Il Dottore non seppe cosa rispondere. – Più o meno come la volta precedente. Un mondo da salvare ed una razza che crede di poterne prevaricare un’altra – tono leggero ed incurante, che nella attuale rigenerazione sembrava essere predominante.
Ma Rose aveva sempre guardato oltre – Ma Donna che…? –  uno sguardo le fece togliere il coraggio di terminare la domanda.
Donna Noble, con la sua vena ironica e sarcastica.
Che ha assorbito tutto la vasta conoscenza dei Signori del Tempo, troppe informazioni per una mente umana.
- Sta bene…non ricorda nulla..ma sta bene è tornata a fare la sua vita, è al sicuro -
Il tono di amarezza della risposta spinse la donna a fare la domanda fondamentale.
- Eri ..da solo? – il Dottore chiuse gli occhi, ed appoggiò la guancia sulla mano di lei, - Ho assorbito delle radiazioni…non è accaduto subito. Ho avuto il tempo per salutarvi tutti in un certo senso, ma tu Rose sei stata l’ultima nel’universo a vedermi con quel’aspetto. Era il primo gennaio del duemila e cinque…- poi non ebbe il coraggio di finire, l’unica cosa che poté fare fu appoggiare la fronte su quella di lei.
- Io mi ricordo…stavo tornando a casa, c’era un uomo in penombra…eri tu? –
Il Dottore annuì.
- La tua voce…come ho potuto non ricordare? -
- È passato, non pensarci – e le passò una mano dietro la nuca, tornando a chiudere gli occhi, mentre il mondo intorno a loro continuava ad andare avanti, le persone passeggiavano ignari di tutto.
Se solo il tempo si fosse bloccato in quel’istante, solo loro due, allora sarebbe stato semplicemente perfetto.
- Il Tardis! -  indicò Rose, non staccando gli occhi dalla cabina blu.
- Vieni – e prendendola per mano la condusse nella cabina.
- È diverso…- valutò la bionda guardandosi intorno, con una espressione sempre più amara, che il Dottore non riusciva a spiegare. - …tu, il Tardis. Non sei più il mio Dottore..-
Quello, per l’alieno fu veramente troppo, l’afferrò saldamente per le spalle conducendola davanti a lui.
- Rose, potrei rigenerarmi altre dieci volte, cambiare il mio aspetto, avere caratteri diversi. Ma mai…mai potrei anche solo lontanamente cominciare a dimenticare il tuo volto. Qui Rose – e si indicò la testa – e qui – e si sfiorò i due cuori pulsanti – Ci sarai sempre -.
 La donna sorrise, colpita da quelle parole.
Il Tardis d’un tratto parve rianimarsi, facendo emettere un gemito di sorpresa a Rose. – Cos’è?-
- Il mio tempo qui sta per scadere, tra breve dovrò tornare nel mio universo -
- E poi Dottore? Quanto tempo dovrò aspettare per ritrovarti –
Il Dottore fece un sorriso malinconico, e poggiando le labbra sulla fronte della donna le disse silenziosamente addio – Tu hai già una parte di me Rose, l’uomo che hai accanto. E questa è l’ultima volta che ci incontriamo. Ed ora forza, dobbiamo uscire. Qualcuno ci sta aspettando. –
Rose sapeva che il Dottore aveva facoltà nascoste, quindi non doveva sorprendersi più di tanto se alla fine le sue parole si erano rivelate fondate.
Suo marito e suo figlio stavano seduti ad una panchina poco lontani dal Tardis, stavano conversando con una giovane coppia.
Tutti si voltarono al loro arrivo, John si avvicinò a Rose e la strinse forte tra le braccia – Tutto bene? – chiese lui a bassa voce, e la donna annuì piano con la testa.
- È ora di andare Pond! – ed i due ragazzi salutarono in fretta per fiondarsi nel Tardis, a quanto pare la gita non era stata poi così tanto di loro gradimento.
Così rimasero solo la famiglia Smith ed il Dottore. – Allora questo è un addio –
- Cosa farai tu? – gli chiese il suo clone umano, intuendo già la risposta, ma volendo assicurare Rose.
- Tornerò alla solita vita, ci sono ancora molte cosa da vedere, e voi beh… continuerete la vostra vita. Per cui Allonz-y! –
- Hey! Quella è la mia battuta! – lo riprese John.
- Una volta era anche la mia –
 

 
 
Così il Dottore avviò nuovamente la sua cabina blu, tornando al suo universo. A nuove avventure.
A nuovi compagni di viaggio, esseri speciali raccolti in epoche e pianeti diversi.
Disse addio a colei che riportò la luce nei suoi cuori, dopo anni di guerre e di colpe.
Sempre avanti, senza mai fermarsi,senza un passato nè futuro.
Solo un eterno presente.
Ultimo della sua razza, a vigilare su un universo sempre in un continuo cambiamento, l’ultimo baluardo di un antico sapere che lui stesso aveva distrutto. Sacrificando il suo stesso popolo per gli altri.
Si crede solo il Dottore, e questo è il suo più grande sbaglio, perché il suo ricordo continua a perdurare ovunque egli abbia mostrato la sua presenza.
Crede di essere da solo, ma non sa di avere la famiglia più grande di tutte.
Quella dei figli del tempo, essi non hanno razza o tempo o dimensione uguale, ma che ad una sola chiamata del Dottore arriverebbero anche dai confini più remoti delle galassie più estreme.
Per lui, sempre in movimento e sempre avanti.
Un'anima e due cuori che rasentano l’immortalità.
 
 
 

- Me la racconti di nuovo mamma? – chiese Peter assonnato, Rose sorrise e rimboccandogli le coperte – Ormai è tardi, domani ti racconterò un’altra avventura del Dottore -
- Promesso? –
- Promesso – ed mentre usciva dalla stanza la donna sussurrò – Buonanotte – e spense la luce.
Rose si diresse da suo marito, che osservava la pioggia cadere sulla città, lo abbracciò da dietro.
John si rilassò al suo abbraccio – Si è addormentato? –
- Si -
- Rose…-
- Se n’è andato John, ora ci siamo solo noi. È il mio lieto fine –
Quelle parole bastarono a calmare l’uomo, che era nato per essere a fianco di quella donna. Non per sempre, solo per una vita umana.
Ma a John sembrò che fosse tutto il tempo del mondo.

 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: Cristie