Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: _Emma    29/08/2012    2 recensioni
Nella mia vita ci sono stati dispiaceri e sofferenze
Non so se riuscirei ad affrontarli ancora
Non mi posso fermare adesso, ho viaggiato così lontano
Per cambiare questa vita solitaria.

[Partecipante al contest "Pacchetto su misura d'autore!" su Writer's Palace, indetto da Akemi_Kaires] [Prompt: Agonia][Dedicata alla Channa♥]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic
Prompt: Agonia

I want to know what love is


Nella mia vita ci sono stati dispiaceri e sofferenze


Povertà. Fame. Solitudine. Rabbia. Delusione. Tristezza. Perdita.

Non so se riuscirei ad affrontarli ancora

E’ stata dura. Ho vinto contro questi demoni. Ma non voglio farlo di nuovo. Non ce la farei.

Non mi posso fermare adesso, ho viaggiato così lontano

Sono sul treno diretto a Capitol City, e mi allontano sempre di più da te.

Per cambiare questa vita solitaria.

Sei stato la mia unica arma contro la solitudine.

E ora sono di nuovo isolata.

Guardo dal finestrino del treno il distretto 12 farsi sempre più piccolo, sempre più lontano. Sento qualcosa che mi serra la gola, e un’unica parola continua a rimbombare nella mia testa.

Gale.

Ti ricordi? Ti ricordi quando ci siamo incontrati la prima volta? Io notai le tue trappole, iniziai ad esaminarle. Tu spuntasti dal folto del bosco, facendomi sussultare. Mi dissi che il furto era punibile con la morte.

Avevi forse intenzione di denunciarmi?

Avevo paura. Non potevo morire. Assolutamente no. Non potevo lasciare sole la mia sorellina così patita e mia madre depressa. Sarebbero morte di fame, senza di me.
Io ti risposi con sicurezza che le stavo solo guardando, dato che le mie trappole non prendevano mai nessuna preda. Guardasti con aria attonita il coniglio che tenevo in mano, chiedendomi allora come avevo fatto a prenderlo. Mostrandoti il mio arco ti dissi, con un leggero orgoglio nella voce, che l’avevo ucciso. Come mi ero sentita fiera di me stessa, quando la punta della mia freccia si conficcò profondamente nella pupilla innocente dell’animale. Il primo coniglio che avevo ucciso da sola, seguendo i consigli che mio padre, cacciatore provetto, mi aveva insegnato con grande perizia. Mi guardasti. Sembravi sorpreso che una ragazzina appena dodicenne fosse così abile da riuscire a cacciare da sola. Così spavalda da entrare nei boschi, che erano assolutamente proibiti. Mi chiedesti di guardare il mio arco, la mia fedele arma. Diffidente, lo posai con delicatezza nelle tue mani grandi e segnate da cicatrici, dicendoti che il furto era punibile con la morte. E tu mi sorrisi. Quando la tua bocca si curvava in quel modo, sembravi una persona completamente diversa. Ma io non ero pronta a ricambiarti, non ancora. Fu solo dopo molti mesi che anche il mio viso si aprì in un sorriso per la felicità di essere con te. Per tutti questi anni ti ho considerato un compagno di caccia, un amico. Anche se, lo ammetto, a volte non riuscivo a smettere di pensare alla tua bellezza. Facevo tacere i miei pensieri dicendomi che io non ero abbastanza carina per te. Avrei voluto dirtelo, ma ogni volta che stavo per farlo orribili pensieri mi attraversavano la mente… e il cuore.

Non sei per niente carina.

Rovinerai la vostra amicizia!

Non gli piacerai mai, lo sai benissimo.

Sei solo una sciocca ragazzina con una cotta infantile.

Lui piace a Madge. Lei è tua amica, non puoi farle questo! Sarebbe crudele!

Voi due siete solo compagni di caccia, non prova nulla per te, se non simpatia e amicizia.

E stavo zitta, limitandomi a guardarti. Iniziammo a condividere tutto, come se stessimo eseguendo un ordine muto. Pensieri, tecniche di caccia, segreti, prede. E lentamente, molto lentamente, ci affezionammo l’uno all’altra. Alle nostre rispettive famiglie. Io, con te, mi sento al sicuro. No, mi sentivo. Perché non ti vedrò mai più. Morirò, questo lo so benissimo. Comunque, l’unica cosa importante è che ho salvato Prim. La mia sorellina…
No, non posso pensare a lei. Le ho fatto una promessa che non posso mantenere. Lei crede in me. E anche Gale. Il pensiero di Gale mi dona qualche speranza. Ha ragione, io sono una cacciatrice. Gli altri tributi sono le mie prede. E anche se so che ucciderli sarà durissima, devo pensare a lui. A Gale. Al mio migliore amico. Al ragazzo che amo. Mi concentro sul rumore del treno che sferraglia sulle rotaie. Qui sopra c’è anche Peeta. Mi sento deglutire. Come farò a uccidere lui? Mi ha salvato la vita, e io odio avere debiti con la gente. E poi lui è così… così… buono. Come si può uccidere una persona buona? Devo tenermi lontana da lui. D’ora in poi è il mio nemico. E probabilmente si sarà dimenticato di me. Scaccio dalla mente il ragazzo del pane e mi concentro di nuovo su Gale. Non sono brava, quando si tratta d’amore. E’ questo ciò che provo per Gale? Amore? O è solo una stupida cotta? No… Impossibile. Non sono così superficiale da prendere delle semplici cottarelle. Io lo amo. Ma non potrò mai averlo. E lui non lo saprà mai. E se gli scrivessi un biglietto? Sicuramente glielo darebbero, insieme alla mia tomba. Ma io non sono brava a scrivere ciò che penso. Il tutto dovrebbe essere accompagnato dai miei gesti, da sguardi, da carezze. Non posso metterli in un misero pezzo di carta. Una lacrima minaccia di uscire dai miei occhi. In fretta sbatto le palpebre. Non è il momento di essere debole. Devo essere forte. Per Gale. Per Prim. Anche per la mamma. Non devo far capire a nessuno quanto sono spaventata, soprattutto non a loro. Procurerei loro solo dolore e sofferenza. La mia sorellina piangerebbe, la mamma se ne andrebbe di nuovo, Gale… cosa farebbe Gale? Sicuramente soffrirà. Ma cosa farà? Non credo che piangerà. Una vividissima immagine mi riempie la mente in modo sgradevole. Gale. Che piange. E una ragazza lo abbraccia, consolandolo. Una cieca rabbia mi prende. Voglio che lui sia mio. Solo mio. E se non posso averlo io, voglio che lui non sia di nessun altro. Sono egoista. Egocentrica. Invidiosa. Possessiva. Gelosa. Ma adesso non mi interessa. Scuoto la testa. Ora non posso pensare a lui. Non posso permettermelo. Devo pensare a me, adesso. Alla mia sopravvivenza. Ho scarse possibilità di vittoria, lo so. Ma so cacciare. So vivere nei boschi. So uccidere. Non le persone, ovviamente. Ma Gale ha ragione. Alla fine, tra loro e le mie solite prede, non c’è poi molta differenza. Tutti noi tributi saremo le marionette di Capitol City. Uccidere una marionetta sarà semplice. Sarà esattamente come se mi trasferissi nei boschi del distretto 12, come una giornata con Gale a cacciare, pescare o semplicemente a osservare silenziosamente la natura che ci circonda. Ce la posso fare. Ce la devo fare. Mi fermo. Prima di concentrarmi solo su me stessa, voglio dedicare un ultimo pensiero a Gale.

Gale, con te mi sono sentita protetta. Mi sono sentita a casa.

Mi hai fatto da padre, fratello, compagno.

Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.

Non dimenticarmi.

Ti amo.

E, se dovessi sentire la mia mancanza, sappi che anche io ti penso sempre.

Grazie per tutto ciò che hai significato per me e per tutto ciò che hai fatto.

Non potrò mai, mai e poi mai ringraziarti abbastanza.

Addio, Gale.

Nella mia vita ci sono stati dispiaceri…

Che tu mi hai aiutato a cancellare.

e sofferenze.

La più grande di tutte è stata lasciarti.
 

L'angolo di Emma:
Allora. Questa è la mia prima fic di Hunger Games, quindi non è molto bella D: Senza contare che io non amo la Galeniss... ma sono stata costretta ad usare questa coppia, quindi vabbè. Spero che vi piaccia^^ Ah, sì... è dedicata a Sumi-chan, che è una persona meravigliosa e ama questa coppia^^

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: _Emma