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Autore: Eliessa    29/08/2012    4 recensioni
Anna è a Trieste.
Luca è a Roma.
Due città, due vite diverse, fatte di bugie e segreti.
La fine della vita di Luca, la rinascita di Anna.
Forse non tutto è come sembra.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Iniziando dalla mia fine, qualcosa è cambiato.

 


Giugno 2009                                                            
-Ed io che so diventato roba vecchia?- chiese Luca sapendo bene che da quel momento il suo rapporto con Anna avrebbe preso una piega sbagliata. Sapeva che si sarebbero allontanati.
-No, tu non lo sarai mai.- ripose mentendo Anna, consapevole anche lei che si sarebbe allontanata dal suo Luca. Voleva fingere di credere che tutto sarebbe rimasto come sempre, che sarebbero rimasti gli Anna e Luca di un tempo.
 
[…]
 
Giungo 2010
Era passato un anno da quando Anna e Luca si erano salutati al distretto.
Anna si era trasferita a Trieste insieme ad Abel.
Luca invece era rimasto a Roma.
Roma, una città che prima per lui era tutto, ora era niente.
Da quando Anna l’aveva lasciato, lui era in mano al destino. Dapprima sembrava aver preso bene la decisione della donna di trasferirsi, ma poi con il tempo si mostrò per quella che era la realtà, ovvero la tristezza di sapere che la donna che amava era via da lui.
Si ripeteva che il loro era “un amore a modo loro”, ma la verità era che Luca non voleva convincersi del tutto di amare Anna, proprio come un uomo ama una donna.
Elena, la sua collega, la sua amica, la sua salvezza, si era accorta già da tempo dello stare male di Luca, così passava tutto il tempo che poteva con lui, cercando invano di farlo stare meglio.
Una sera, come tante altre lei si presentò a casa del suo commissario, ed appena le aprì la porta, aveva subito notato qualcosa di strano nello sguardo dell’uomo.
Aveva notato i suoi occhi spenti del tutto.
Aveva pianto ed anche molto a giudicare dalle occhiaie e gli occhi rossi.
 
-Che c’è? Senti la sua mancanza più degli altri giorni oggi?- chiese Elena.
-Oggi è un anno esatto che Anna si è trasferita a Trieste. E sempre oggi mi è arrivata questa lettera, è sua.-
-Che dice?- chiese curiosa Elena, non pensando che quel pezzo di carta fosse la causa della disperazione di Luca.
-Leggila tu, per favore. Io non ci riesco.- Elena aprì quel pezzo di carta stracciato da Luca ed iniziò a leggere.
 
“Ciao Luca,
Ti scrivo perché non c’è la faccio a parlarti.
Prima di tutto ti chiedo scusa, sono sparita ma questi lontano da te sono serviti a tante cose, a capire me stessa, la nostra storia, quello che potevamo essere e che… che non siamo stati, che mai potremo essere.
Questi mesi lontano sono serviti ad allontanare definitivamente la speranza di un futuro con te. Qualche tempo fa ho incontrato un ragazzo. Ora mi verrebbe da scriverti il suo nome, lo vedi come sono fatta? E invece no, è meglio di no.
Con lui sto bene. All’inizio eravamo solo amici, gli ho raccontato di me, di te, di noi.
Ha capito, ha avuto pazienza. È un ragazzo d’oro sai, ti piacerebbe.
Eh beh, insomma ad un certo punto è nato qualcosa.
È riuscito a farmi immaginare un futuro sereno Luca.
E poi è successa una cosa bellissima. Luca sono incinta, sono incinta. Ti voglio bene.”
 
-Capito Ele? Ora tutte le speranze che avevo sono state distrutte da questa lettera. Da questo stupido foglio di carta.- disse arrabbiato Luca.
-Luca, non vi siete parlati in tempo, non vi siete mai chiariti fino in fondo. Era normale che lei si sarebbe rifatta una vita.-
-Si, ed il prezzo della sua felicità sai a cosa equivale? Al mio fallimento come persona e come commissario. È un periodo che non ci sto più con la testa. Ele, io mollo tutto, mollo la polizia.-
-No ti prego, stai farneticando. Sei troppo confuso.-
-Confuso non è nulla. Quante volte ti ho detto che appena ci sarebbe stato un momento di pace al Decimo sarei partito per andare da Anna e confessarle tutto? Prima era la speranza a tenermi in vita, ma questa è stata distrutta da una misera lettera, ed io…-
-Ma tu puoi sempre andare da lei.-
-A fare che? A vederla felice nelle braccia di questo tipo di cui non mi ha neanche voluto dire il nome? No, non ci riesco. Che sia anche felice, ma io non ci sarò più per lei basta.-
-Luca, no. Ora basta. Non ne posso più di vederti così. O domani vai da lei, o ti ci spedisco io. Se la ami devi dirglielo. Se sei riuscito a farla innamorare di te, ci sarà una seconda possibilità per voi.-
-No, oramai è tutto finito, tutto. Domani faccio richiesta in Questura per lasciare la polizia e poi vedremo che succede. Lascerò Roma.-
-Invece di lasciare la polizia perché non ti prendi un’aspettativa? Potrai decidere se lasciare veramente ciò che ami oppure continuare a lavorare. Non fare scelte a sangue caldo, fidati te ne pentirai.-
-Di una cosa mi pento, di non aver confessato tutto ad Anna la sera dopo che eravamo arrivati a fare quasi l’amore. La sera dopo ci siamo chiariti ma… ma sono stato un codardo.-
-Ed allora fa come ti dico io, prenditi un periodo di pausa, e va a Trieste. Va da Anna, parlatevi, chiaritevi. Ma ora, non in un futuro lontano. Per il tuo voler aspettare vedi come sono andare le cose?-
-E va bene. Farò rischiata per un’aspettativa per motivi personali. Ma non starò via più di un mese.-Lo sguardo di Luca ritrovò un minimo di luce. Poteva sperare ancora. E la speranza era ciò di cui aveva bisogno.
-D’accordo.-
-Mi raccomando Ele, il distretto è nelle tue mani.-
-Si, ma adesso basta parlare di lavoro.-
-Che fai ti fermi a cena? Non so cosa posso offrirti, dovevo andare a fare la spesa, ma dopo quello che ho letto…-
-Tranquillo, ordino delle pizze.-
-Marco, Giulia e Davide non penseranno male che ultimamente rimani sempre qui?-
-Ma la finisci di dire cavolate?- disse ridendo Elena per poi dare uno schiaffetto al collo di Luca.
 
Intanto la notte era calata su Roma, Elena fece il suo rientro a casa, mentre Luca preparò un piccolo trolley per il suo soggiorno a Trieste. Prenotò on-line il volo di andata e l’hotel ed ora non doveva far altro che aspettare. Tra meno di 24 ore si sarebbe ritrovato davanti ad Anna, per la prima volta dopo tanti mesi. Lui non era mai andato a trovarla e lei non era mai scesa a causa dei corsi all’università.
È vero, lì era andata per rifarsi una vita lontano dal suo amore impossibile, oramai lo chiama così, soprattutto da quando stava con Fabio.
E così, per cercare di levarsi una volta per tutte Luca dalla testa, gli inviò quella maledetta lettera, scrivendogli anche una bugia: non era incinta.
 
Erano le 6 quando la sveglia di Luca iniziò a suonare insistentemente.
Dieci minuti di puri pensieri, di domande senza risposte e poi il commissario si alzò.
Una doccia, una buona colazione a base di caffè e merendina e poi l’uomo si cambiò per andare dapprima in Questura e poi al Decimo.
Una volta arrivato al commissariato, radunò Elena, Lorenzo, Gabriele, Ugo, Vittoria e Giuseppe nel suo ufficio.
 
-Come mai questa riunione?- chiese Lorenzo.
-Come avrete sicuramente notato tutti quanti, in questo periodo non sto bene per nulla, così da questa mattina ho chiesto un’aspettativa.-
-Eh, per quanto tempo?- chiese preoccupato Ugo.
-Un mese. Tranquilli, non vi lascerò soli.-
-Ma non c’è nulla che possiamo fare per te?- continuò Vittoria.
-Si, una cosa per me potete farla, continuare a lavorare come avete fatto fino ad ora. Il commissariato sarà in mano di Elena, mi raccomando, non deludetemi.-
-Ma Luca… perché proprio ora?-
-Vittò, non ho detto che me ne vado per sempre. Ho chiesto un mese, ho troppa confusione in testa da un anno a questa parte.-
-Ed in questa confusione centra per caso Anna?- lo bloccò Gabriele.
-Si, c’hai preso. Centra Anna. Ragazzi, è tutto qui, abbiamo finito.-
-Allora a presto Luca.- disse Ugo. Tutti uscirono dall’ufficio del commissario, tutti tranne Elena.
-Luca, vuoi che accompagni all’aeroporto?-
-No, tranquilla, prendo un taxi, anzi vado subito perché ho il volo fra meno di due ore.-
-D’accordo. Mi chiami quando arrivi?- Luca annuì. –Buon viaggio e buona fortuna.-
-Grazie, ne ho proprio bisogno. A presto Ele.- Luca abbracciò l’amica e poi andò fuori ad aspettare il taxi che arrivò in meno di dieci minuti.
Arrivato all’aeroporto aspettò almeno un’ora prima di imbarcarsi sull’aereo.
In meno di due ore di sarebbe ritrovato a Trieste e forse per caso avrebbe anche incontrato Anna.
Una volta salito sull’aereo, Luca pese il suo I-Pod e iniziò ad ascoltare musica. Una riproduzione causale che iniziò con Vorrei dei Lunapop, la stessa canzone che trasmetteva la radio il giorno in cui Luca aveva accompagnato alla stazione Anna ed Abel. In quel momento Luca, di sottofondo alla canzone, iniziò a farfugliare, ma ciò che Anna era riuscita a sentire bene era: “Io vorrei poterti amare fino quando tu ci sarai, sono nato per regalarti quel che ancora tu non hai…”
E per non ricordare un momento così triste, Luca passò alla canzone successiva. Ma in quel momento qualsiasi musica, qualsiasi parola gli ricordava Anna.
Un’ora e mezza e l’aereo di Luca era arrivato a destinazione. Con ancora le cuffie nelle orecchie aspettò che arrivasse il suo trolley e poi mandò un sms ad Elena: Per il momento sono arrivato, il resto si vedrà.
Una volta uscito dall’aeroporto raggiunse l’hotel che aveva prenotato la notte prima.
Arrivato lì si sdraiò sul letto.
Non sapeva dove abitava Anna, non sapeva nulla della sua vita a Trieste. L’unico indizio che aveva era l’università.
Dopo una buona mezz’ora decise di uscire da quella stanza e di andare a fare un giro in quella nuova città.
Sconosciuta per lui, ma non per Anna.
Uscito da un negozio di souvenir, si scontrò con una donna che teneva per mano un bambino.
Era lei, era Anna. La sua Anna.
 
-Luca!- fu l’unica cosa che riuscì a dire la donna.
-Si, sono io.- rispose l’uomo. –Ciao Abel.- continuò a dire per rompere quel fastidioso silenzio.
-Che ci fai qui?- chiese la donna.
-Mi sono preso un periodo di vacanza.-
-Perché?- Luca non poteva rispondere a quella domanda. -Va bene, puoi anche non dirmelo, ma almeno si può sapere perché non mi hai chiamato?-
-Perché non volevo disturbarti ora che hai una famiglia.- Eh già, Luca sapeva che Anna era incinta.
-Una chiamata potevi farla.-
-Vabbeh, comunque ti trovo bene. Sei in forma, come sempre.-
-Si, qui sto bene. Avevo bisogno di cambiare aria. Trieste mi sta facendo bene.- Mentiva. Anna continuava a mentire. Roma le mancava. Luca era ciò di cui necessitava.
-Ed il tuo nuovo compagno, come sta?-
-Sta bene. Niente niente sei venuto per conoscerlo?!- disse la donna facendogli l’occhialino. Sapeva mascherare bene il suo stato d’animo. La sua tristezza, la sua voglia di dire all’uomo che aveva davanti “Ti amo”.
-No, te l’ho detto, sono solo in vacanza.-
-Vabbeh allora questa sera ti invito a cena. Casa mia è quella.- continuò a dire Anna indicando una palazzina.-
-D’accordo, alle 20?-
-Perfetto.A stasera Lù.-
-Ciao Luca.- rispose il bambino dai capelli rossi.-
-Ciao bello, Anna.- finì di dire l’uomo per poi tornare in hotel.
Dopo l’incontro con Anna non aveva più voglia di andare in giro. Era andato a Trieste per parlarle, ma ad un tratto aveva perso la voglia.
L’aveva vista bella, sorridente, allegra, piena di vita e tutto questo senza di lui.
Al contrario Luca era triste e senza più la voglia di vivere.
Ma si fece coraggio. Se la cena non fosse stata l’occasione buona per parlarle l’avrebbe fatto il giorno dopo. E se neanche quel giorno ci sarebbe riuscito avrebbe aspettato altre 24 ore.
Si, aveva deciso di stare a Trieste e di parlare. Doveva sapere che lui la amava ancora.
Doveva sapere che se era infelice era solo per la sua assenza.
La sera Luca fu puntuale. Alle 20 era sotto casa di Anna.
Si fermò al cancello ed improvvisamente gli sembrò di essere tornato ad un anno prima, quando era andato di notte a cercarla al Samovar e lei era tra le braccia di Dorian.
Ora Anna era lì, ma nelle braccia di quest’uomo di cui ancora non sapeva il nome.
Vedendo quella scena, apparentemente d’amore decise di non salire e per la prima volta in vita sua aveva dato buca ad Anna.
Quello che però non poteva sapere è che Anna ed il fidanzato stavano litigando, e quello che Luca vedeva non erano carezze, ma schiaffi evitati.
Iniziarono a litigare perché Anna gli aveva raccontato di aver visto Luca ed averlo inviato a cena, ma lui credeva che gli stesse nascondendo altro, perché in fondo sapeva che non era riuscito a dimenticarselo ed Anna stanca degli insulti e delle mani alzate, lasciò il fidanzato.
Fabio, preso dalla rabbia uscì di casa sbattendo violentemente la porta.
Anna, che era sola in casa perché Abel era rimasto a dormire da un amico, si accasciò sul divano ed iniziò a piangere, nella speranza che Luca sarebbe arrivato il più presto possibile a salvarla.
Ma Luca quella sera non salì a casa della donna, né tanto meno poteva sapere ciò che era successo.
Sarebbe andato la mattina per colazione, e si sarebbe fatto perdonare e se tutto fosse andato per il verso giusto, le avrebbe parlato.
Anna era a casa, continuava a piangere ad un tratto chiuse gli occhi riaprendoli il mattino seguente solo perché qualcuno suonava il campanello in modo insistente.
Quel qualcuno era Luca ed Anna si era appena accorta di aver passato la notte da sola, sul divano a piangere.
Appena Anna aprì la porta, Luca non immaginava minimamente ciò che gli si sarebbe presentato davanti gli occhi.
Anna in lacrime con un po’ di sangue al labbro inferiore. Il sacchetto che teneva in mano con dentro i cornetti, gli cadde dalle mani.
 
-Cazzo è successo Anna?-
-Niente.-
-Non mentire.-
-Mi hai dato buca, questo è successo e dal mio migliore amico non me lo aspettavo.-
-E siccome io ti ho dato buca, il tuo nuovo fidanzato ti mette le mani addosso? Perché ti ha messo le mani addosso, vero?- Anna annuì. -Sono il solito stronzo.-
-Beh, come darti torto.-
-Non hai capito nulla. Ieri sera io ero venuto, ma dal cancello vedevo te ed il tuo fidanzato…-
-Fabio, si chiama Fabio.- aggiunse subito Anna.
-E vabbeh, te e Fabio insieme, ma non pensavo fossero schiaffi quello che vedevo. Ti va di metterci sul divano e mi racconti cos’è successo?- Anna annuì ed insieme andarono a sedersi sul divano.
-Ieri sera, quando Fabio è tornato da lavoro, gli ho raccontato di averti incontrato ed averti invitato a cena, ma…-
-Ma?- chiese Luca.
-E va bene, basta mentire, basta. Sono stanca, quindi ascoltami bene perché non so se riuscirò di nuovo a dirlo.-
-Cosa? Cos’è che non riesci a dirmi?-
-Che io sono ancora innamorata di te…che mi sono messa con Fabio solo perché pensavo di poterti dimenticare, e soprattutto non sono incinta. Ho mentito perché ho capito che tu non volevi stare con me ed ho finito per convincermi che la vita che sto facendo qui era quella giusta per me, ma non è così. E non sono stata neanche tanto convincente nella lettera, se ti sei precipitato subito qui da me. Perché è per me che sei venuto, vero?-
-Si, sono qui solo per dirti che… che ti amo. Ti ho sempre amato, ma non l’ho voluto ammettere. Dopo tutto il casino dello scorso anno, quando mi ero deciso a parlarti, sei voluta partire, ed allora ti ho lasciato andare perché non dovevi continuare a soffrire.-
-Evidentemente ci sbagliavamo entrambi. Forse il modo per non soffrire è stare insieme.-
-Forse dovremo ricominciare da dove tutto è iniziato.-
-Forse… troppi forse.- disse Anna avvicinandosi alle labbra di Luca e baciandolo dolcemente. Questa volta Luca non si tirò indietro, questa volta andarono avanti e non se ne pentirono.
Questa volta era la volta giusta per poter essere felici. Questo era il loro destino, stare insieme.
Quella mattina non si erano ritrovati solo due amici, ma due innamorati.
[…]
Erano le undici del mattino quando Fabio tornò a casa. Voleva far pace con Anna, ma non sapeva che lei aveva già fatto un’altra scelta.
Aveva preferito Luca a Fabio. Ma questa non era una novità.
D’altronde Fabio ne è stato sempre consapevole.
Anna non lo ha mai amato. Ha solo visto in Fabio una persona a cui aggrapparsi per poter continuare a vivere anche senza Luca.
Lei non l’ha mai voluto ammettere fino in fondo e Fabio ha sempre fatto finta di credere a quell’amore che da parte di Anna era inesistente.
 
-Anna, Anna tesoro sei in casa?- disse Fabio entrando.
-Si, sono in camera.- rispose la donna seccata, mentre l’uomo continuò a camminare per raggiungerla.
-Ah, tu dovresti essere il famoso…-
-Luca. E tu saresti Fabio.- quest’ultimo annuì.
-Anna, perdonami. Ricominciamo?-
-No, Fabio, non funziona così. Segnati la data di ieri perché è il giorno in cui ci siamo lasciati.-
-Ma non può essere.- rispose Fabio. –Non preoccuparti, non mi arrendo facilmente. E tu.- continuò a dire puntando il dito a Luca.
-Giù le mani.- rispose secco Luca con calma apparente.
-Ok, ok, ma non finirà qui.-
-È già finita.- rispose la donna. Dammi solo il tempo di prendere le mie cose e ti lascio la casa. Ah.- continuò Anna prendendo dal comò le chiavi di casa. –Queste non mi appartengono più.-
-Addio Anna.- dette le ultime parole l’uomo andò via.
-Finalmente insieme.- disse Luca quando sentì l’uomo uscire di casa.
-Ci puoi giurare ora non cambio idea.- Disse Anna mentre a Luca arrivò un sms al telefonino. –Con chi mi tradisci?- chiese ironica la donna.
-Con nessuno, questa sicuramente sarà Elena.- Prese il telefonino dalla tasca dei jeans. –Infatti, senti che scrive: “Sei sparito, devo cercarti come poliziotta o ti fai vivo tu da civile?”-
-Ah però, spiritosa. Rispondile: “Se mi vuoi mi trovi questa sera a casa.”-
-Che…che vuoi dire?-
-Che casa di Roma è nostra, lo è sempre stata e non sai quanto mi manca. Mi manca la nostra casa, il nostro rapporto, i miei amici, il Decimo, la mia città. Mi manca tutto di Roma, qui sono fuori posto. Io e Trieste non abbiamo nulla che ci lega.- Luca non riuscì a replicare nulla e così baciò Anna.
-Questa è la casa di Fabio, per fortuna di mio non c’è nulla. Che dici se io vado a prendere Abel mentre tu prepari la mia valigia?-
-Mi sembra perfetto.- rispose Luca. –Ma non andremo a Roma.-
-Come no?-
-No. Io ho preso un mese di vacanza per te, e quindi decidi dove vuoi andare ed io ti ci porterò. Io, te ed Abel, saremo come una famiglia.-
-Luca! Davvero lo faresti?-
-Certo. Allora, dimmi un posto dove vorresti andare ma non ci sei mai potuta andare.-
-Difficile così su due piedi.-
-New York, Vancouver, Hawaii, Bahamas… devi solo dirmi un qualsiasi posto, il primo che ti viene in mente.-
-Londra.- rispose di getto.
-Perfetto, vai a prendere Abel, raccolgo la vostra roba e partiamo subito.-
-Amore!- disse Anna avvicinandosi a Luca per baciarlo, ma lui si scostò. –Perché?-
-Perché se ti avvicini sono capace di non staccarmi più da te.- Anna rise alla sua battuta, s’infilò una giacchettina ed uscì.
Luca intanto era indaffarato a mettere in valigia i vestiti della fidanzata e di Abel.
Finiti di sistemarli, prese alcuni scatoloni e c’infilò i testi universitari di Anna, i libri di Abel e tutto ciò che si erano portati da Roma, come quadretti, pupazzi e borse.
Prima di chiudere gli scatoloni ci infilò un bigliettino: “Elena, sei l’unica che possa tenermi queste scatole fino al mio arrivo. Un mese non di più. Sono a Londra con Anna ed Abel. Ci vediamo tra un mese”.
Anna arrivò in un’ora e subito vide gli scatoloni.
-E questi? Vengono a Londra con noi?- chiese
-No, vanno a casa di Elena.- disse Luca mentre si avvicinava al bambino per salutarlo.
Dopo aver caricato tutto su un taxi, andarono prima ad un ufficio postale per spedire gli scatoloni a Roma e poi andarono all’aeroporto e prima di prendere il volo per Londra aspettarono tre ore.
Ma cos’erano tre ore in confronto alla vita che avevano davanti da quel momento in poi?
Insieme aspettarono, s’imbarcarono ed in poco tempo arrivarono a Londra.
Potevano stare lì un mese. Godersi quella città, il tempo che avevano a disposizione, perché sapevano bene che una seconda possibilità non ci sarebbe stata e poi avrebbero lasciato fare tutto al destino.
Non erano partiti con l’intenzione di visitare un determinato luogo, ma facevano ciò che gli veniva in mente man mano che passeggiavano.
Un viaggio senza pensare a nulla.
[…]
Ma il tempo passa. Il mese a disposizione per loro era terminato.
Quel mese non fu solo un momento per Anna e Luca, ma anche per Luca ed Abel dove giorno dopo riuscirono ad avere un rapporto di fiducia, un rapporto bello come quello che aveva con Anna.
Rapporto che non era riuscito ad avere con Fabio perché non lo accettava in quanto figlio di un criminale.
Ma per Luca no. Per Luca, Abel era come un figlio, come un bambino il cui padre biologico ha voluto che avesse una vita differente dalla sua, non per niente Dorian, prima che fosse ucciso da Nadia, lo affidò ad Anna. Sapeva che lei non gli avrebbe fatto mancare l’amore e gli avrebbe fatto avere una vita normale, quella che tutti i bambini dovrebbero avere.
[…]
Tornati a Roma, Anna e Luca lasciarono le valigie a casa, e senza neanche rinfrescarsi dopo il viaggio subito andarono a casa di Elena. Erano le otto di sera, quindi era logico trovarla lì. Luca suonò il campanello ed a riceverli fu Davide.
-Che bella sorpresa.- disse Davide vedendo i tre alla porta.
-Più che altro siamo venuti a liberavi dai nostri cartoni. Penso che vi siano stati d’intralcio abbastanza.-
-Figurati, per due scatole. Dai entrare, rimanete a cena?- disse Davide, facendoli accomodare sul divano in salone.
-No, non vorremo disturbare.- disse Anna.
-Finitela ed entrare. Elena dovrebbe arrivare a momenti.-
-Ah, non è in casa?- chiese Luca.
-No, l’ho chiamata mezz’ora fa e mi ha detto che doveva sbrigare le ultime pratiche.-
-Chiamala e dille di lasciar perdere, domani si vedrà.- ma Luca neanche finì la frase che Elena era rientrata. Anna subito corse tra le braccia dell’amica che dapprima non l’aveva neanche vista, poi entrambe continuarono ad abbracciarsi, farfugliandosi qualcosa del tipo: Che bello vederti, mi sei mancata amica mia.
Dopo svariati minuti, finalmente si ricordarono di non  essere soli a casa.
-Luca.- disse Elena. –E finalmente, tutto è bene quel che finisce bene, no?-
-Eh già, visto? L’ho riportata qui. E non solo lei.- disse Luca riferito ad Abel.
-Abel, come stai.-
-Bene, molto bene.- rispose l’ometto.
-Senti Dà, Marco è tornato?- Chiese Elena al marito.
-No, cena fuori con Giulia.- ripose Davide.
-Chi è Giulia?- chiese Anna
-La fidanzata di Marco.- rispose Elena.
-Ah, complimenti a Marco, finalmente.-
[…]
 
E così quella sera del 10 luglio, tutto era tornato alla normalità.
Anna, Abel e Luca erano tornati a Roma ed ora niente avrebbe potuto dividere quel legame così forte.
Ora risiedevano nella stessa città, avevano due vite quasi identiche, senza più bugie e segreti.
Quella sera era l’inizio della loro vita a Roma.
Quella sera era l’inizio di una vita nuova.

 
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Nda:


1.La lettera che legge Elena è la stessa letta da Luca nel primo episodio di Distretto di Polizia 10.

2. La canzone citata è: Qualcosa di grande dei Lunapop
 
Grazie a tutti per essere passati a leggere questa storia!
Eliessa
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