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Autore: Milla Chan    29/08/2012    2 recensioni
La prima volta che successe, Norvegia allungò le mani per prenderlo in braccio e calmarlo, ma le ritrasse immediatamente non appena lo sfiorò, spalancando gli occhi. Si guardò le mani ustionate, un forte odore di bruciato nell’aria mischiato ai lamenti angosciati di Islanda, le lacrime che evaporavano velocemente sulle sue guance.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Islanda, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non passò molto tempo prima che capisse che quel bambino islandese era molto più che speciale.
 
Lo spaventava quando trovava del ghiaccio tra le coperte. Polvere ghiacciata, fine e gelida, oppure segni di bruciature sulle lenzuola.
Lo spaventava quando, dopo giorni di inquietudine ingiustificata, il bambino iniziava a piangere disperato, i suoi capelli color polvere sfumavano verso un grigio più intenso e le iridi viola diventavano liquide e in subbuglio.
La prima volta che successe, Norvegia allungò le mani per prenderlo in braccio e calmarlo, ma le ritrasse immediatamente non appena lo sfiorò, spalancando gli occhi. Si guardò le mani ustionate, un forte odore di bruciato nell’aria mischiato ai lamenti angosciati di Islanda, le lacrime che evaporavano velocemente sulle sue guance.
Era terribilmente bollente e non si riusciva a toccarlo.
Solo in seguito capì che quel suo modo spaventoso di agire era legato ai vulcani della sua isola.

Lo spaventava, lo spaventava in continuazione, quel piccolo islandese che aveva portato via con sé.
 
Capì di essere davanti a qualcosa di sconvolgente, potente, più di lui o di qualsiasi altro. Eccezionale.
A volte provava una strana sensazione, come di timore, ripensando all’energia che riusciva a sostenere, a quanto la natura sembrava essersi compressa in quel corpicino all’apparenza fragile, il modo in cui sembrava essere sul punto di esplodere quando urlava e si teneva la testa tra le mani, diffondendo un calore insopporabile e lasciando bruciature su ogni cosa toccasse.
Poi c’erano i momenti del gelo, quelli in cui l’aria attorno a lui ghiacciava, la sua pelle gelida come quella di un cadavere, ed è stato traumatico affrontare anche quello. Ma notò che con il passare del tempo, le sue reazioni terrificanti andavano via via affievolendosi, quasi stesse imparando a tenerle sotto controllo.
 
Rivide come in un sogno il momento in cui si girò indietro, su quell’isola gelida ed inesplorata, trovandosi davanti quel bambino in lacrime con riflesse negli occhi le fiamme che avvolgevano le case, mentre gridava a pieni polmoni di smetterla, smetterla subito.
Quando aveva visto il terrore nel suo sguardo, assieme ad un intenso istinto di protezione per il suo popolo, e si era sentito colpire al cuore da qualcosa di invisibile e distruttivo.
 


Si ridestò quando si sentì prendere per mano.
Abbassò lo sguardo e vide che il bambino gli sorrideva quieto.
Ricambiò la stretta, più dolcemente che poté, con un'espressione addolcita che riusciva a mostrare solo al bambino.
 
Il bambino. Il suo bambino. Il suo piccolo Islanda.
 
Per quanto fosse difficile prendersi cura di lui, per quanto lo terrorizzasse l'idea di perderlo o che qualcuno -lui stesso, magari- gli facesse del male, non gli importava. Lui lo avrebbe tenuto al sicuro finché ne avrebbe avuto la forza.
   
 
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