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Autore: Clira    29/08/2012    1 recensioni
Roxanne e Damon si amavano. Prima. Ma poi qualcosa di terribile era accaduto.
Una serata di terrore, una cicatrice. Roxanne viene portata via dai soccorsi e Damon non può fare nulla per salvarla.
Passano gli anni, sette anni e Roxanne torna a Mystic Falls in occasione delle nozze tra Elena e Stefan, ma un altro durissimo colpo la attende: Damon, il suo grande amore, si è sposato. Chi è questa donna? Roxanne è disperata, ma non può dimenticare Damon.
Che cosa accadrà ora che si sono ritrovati? Quali sono i reciproci sentimenti?
In questa storia TUTTI i personaggi sono UMANI!!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: PROLOGO
 

“Stefan Salvatore ed Elena Gilbert annunciano il loro matrimonio, Fell’s Church, Mystic Falls il giorno 21 marzo  2011 alle ore 11.00”

«Oh mio Dio! Oh mio Dio, papà!»  sentii dei passi affrettati verso il salotto e qualche istante dopo mio padre fece il suo ingresso in salotto. «Tesoro! Ti senti male?» «Niente affatto! Guarda!» e così dicendo gli porsi l’invito. Lui sorrise. «E così alla fine si sposano…» «Avevi qualche dubbio in proposito?» «In effetti no, anzi, mi sorprendo che ci abbiano messo così tanto tempo a decidersi, si sono sempre amati molto…». «Papà, ti prego ci posso andare?» «Roxy, ormai non hai più l’età per dovermi chiedere il permesso, certo che ci puoi andare se ti fa piacere e sai una cosa?» «Dimmi…» «Stavo pensando che ormai sei guarita del tutto, o quasi e se ti fa piacere…cosa ne diresti di tornare ad abitare a Mystic Falls? Capisco che non sia Los Angeles, ma lì ci sono tutti i tuoi vecchi amici e per di più…» ma non gli feci neanche finire la frase che già gli avevo lanciato le braccia al collo con un grido di gioia, facendo ridere anche lui, cosa che di rado avveniva. «Lo devo prendere come un sì? »
 
Sei mesi dopo…
Guardavo fuori dal finestrino dell’auto di mio padre, il camion dei trasporti ci seguiva. Non avevo detto a nessuno dei miei amici che sarei tornata a Mystic Falls, non sapevo neanch’io perché, ero tesa, per qualche motivo mi sentivo molto tesa.
Elena, Bonnie e Caroline erano le mie migliori amiche e mi mancavano terribilmente, ma erano passati ben sette lunghi anni dall’ultima volta che le avevo viste; sette anni da quella maledetta sera.
Ci eravamo appena diplomati, non erano passati neanche dieci giorni e io avevo davanti a me così tante aspettative; il futuro mi aspettava; la mia nuova  vita mi aspettava. Una vita che pensavo avrei condiviso con Damon. Ero piena di speranze e poi, in un momento, la sera del 15 luglio, tutto era stato distrutto in un momento.
«Tesoro, ci sei?» «Papà, scusami, stavo pensando…» «I vecchi ricordi cominciano a riaffiorare?» «Puoi dirlo forte…» risposi più a me stessa che a lui. La mia infanzia e la mia adolescenza erano in quella piccola cittadina; quelli erano stati i periodi più felici della mia vita, specialmente l’infanzia, quando ancora mia madre era con me, quando pensavo che fosse una madre come tutte le altre  che mi amava incondizionatamente. Un mattino mi svegliai e lei non c’era più, mio padre mi disse che se n’era andata, senza dare alcuna spiegazione.
Ad un tratto, passammo davanti quella che un tempo era stata casa nostra; e il mio cuore perse un battito. Vidi due bambini giocare nel giardino, a quanto pare adesso ci abitava un’altra famiglia. Chissà se erano a conoscenza di ciò che era avvenuto in quella casa sette anni prima…
Arrivammo in fondo alla strada e mio padre svoltò a sinistra, guidò per altri cinque minuti e poi arrestò l’auto proprio davanti ad una graziosa villetta dipinta di bianco con una veranda in legno e un bel giardinetto.
«Eccoci arrivati» disse mio padre. Il camion si fermò dietro di noi e un gruppo di uomini vestiti di blu scesero per cominciare a trasportare i nostri mobili.

***

Erano passati tre giorni da quando avevamo fatto ritorno a Mystic Falls, ma gli addetti al trasloco di quella ditta erano talmente efficienti che ormai mancavano soltanto la stanza da letto di mio padre e la mia. Mio padre aveva davvero scelto la migliore ditta di tutta Los Angeles.
La mattina seguente decisi di fare una passeggiata per la mia vecchia cittadina, quando ad un certo punto fui travolta dalla furia scatenata di un bambino che mi arrivava al ginocchio; poteva avere al massimo cinque anni. «James, sta un po’ attento a dove vai!» fu richiamato da una voce maschile che mi suonò familiare. «Accidenti James, chiedi scusa alla….Roxanne?» io guardai sbigottita quell’uomo, non riuscendo a credere ai miei occhi. «Professor Saltzman?!» «Mio Dio, da quanto tempo! Come stai? Cosa ci fa qui? Quando sei tornata?».
Alaric Saltzman era stato il mio insegnante di storia al liceo; onestamente il migliore insegnante che avessi mai avuto. «Sono appena tornata qui con mio padre…ci siamo trasferiti da un paio di giorni.» «Roxanne, chi l’avrebbe mai detto? «Tu…insomma…come stai?» mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, imbarazzata. Non era esattamente il mio argomento preferito di cui parlare. «Io sto bene professore, ci sono voluti anni, ma mi sono ripresa» «Questo mi rende molto felice, ma non darmi del lei, per favore, mi fai sentire vecchio.» ridemmo entrambi, poi chiesi: «E questo ometto chi è?» Alaric prese in braccio il bambino. «Lui è mio figlio: James. Senti Roxanne…cosa ne diresti di venire a pranzo da noi? Dopotutto sono passati sette anni, ci saranno molte cose da dire…» «A pranzo da voi…? Alla fine tu e Jenna vi siete sposati?!» lui rise «Chi credi che sia la madre di questo bambino?» «Mio Dio, quante cose mi sono persa in questi anni…» sospirai.
«Allora riuscirai a recuperarne parte venendo da noi a pranzo; la domenica vengono tutti da noi, anche se cominciamo a stare stretti dato che noi da soli siamo in cinque e poi ci sono anche tutti gli altri…» «In cinque?!» «Poco meno di due anni fa abbiamo avuto altri due gemelli e diciamo che ci tengono molto impegnati» «Lo immagino!» «Allora che dici…? Ci saranno anche Elena, Bonnie e tutti gli altri.» «Sei sicuro? Insomma, se avete poco spazio» «Di certo tu non farai differenza. Ti aspettiamo a mezzogiorno, sicuramente farai una gran sorpresa a tutti quanti.» « Va bene, a più tardi allora e grazie per l’invito!»
E detto questo tornai a casa. Spiegai brevemente a mio padre cosa era successo quella mattina e dopo cominciai subito a prepararmi perché ormai erano le dieci e mezza e prima di andare volevo anche farmi una doccia.

*«Dannazione Rox, com’è che non capisci?!» «Oh, adesso sarei io quella che non capisce?!» «Quel tipo ti stava appiccicato come un polipo! E poi andiamo…è un idiota, non fa per te!» « Parla quello che se ne scopa una diversa ogni sera! Sei un arrogante presuntuoso!» gli occhi di Damon in quel momento lampeggiarono di rabbia.
Stavamo litigando selvaggiamente dopo che lui aveva sbattuto fuori da casa mia un ragazzo che frequentavo da poco. Non ero mai stata così adirata con qualcuno in tutta la vita. «Pensi di poter venire qui a fare quello che vuoi e trattarmi come una ragazzina di dodici anni?!».
Per fortuna mio padre in quel momento non era in casa, altrimenti avrebbe pensato che fossimo sul punto di ucciderci e sarebbe irrotto in camera mia con una delle sue pistole; lui infatti era un militare.
«Beh, a quanto pare da sola non sei capace di prendere le decisioni giuste!» quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: mi avvicinai al moro assestandogli un potente schiaffo  in pieno volto. In un primo momento lui mi fissò come impazzito, ma un istante dopo, senza che neanche me ne rendessi conto, le sue labbra erano sulle mie e il mio corpo era stretto fra le sue braccia calde e sicure.*


Quello fu l’inizio della mia relazione con Damon; un rapporto che mi aveva sconvolto, resa felice come mai in vita mia, fatto soffrire e arrabbiare. Ma io lo amavo. Nonostante tutto ero perdutamente innamorata di quel ragazzo.
Cercavo qualche abito tra quelli sparsi per tutta la mia stanza non ancora sistemata, dopotutto probabilmente a quel pranzo ci sarebbe stato anche Damon e al solo pensiero il mio cuore iniziava a battere all’impazzata.
Alla fine optai per un paio di jeans neri e un maglione rosso a collo alto; dopotutto era gennaio inoltrato e per strada c’era la neve. Ad un tratto però mi voltai contro lo specchio che avrei dovuto appendere sopra la scrivania e il passato tornò a sbattermi in faccia. Evitavo volutamente gli specchi quando non indossavo una maglietta e al mare o in piscina ormai indossavo soltanto costumi interi. Non volevo sbattere contro il mio dramma ogni volta che guardavo il mio corpo, vedendo quell’orrenda cicatrice che sfregiava il mio addome. Infilai subito il maglione e presi la borsa, passando un velo di rossetto sulle labbra e dell’ombretto bianco sulla palpebra.
«Papà, io sto uscendo!»  «Va bene tesoro, ci vediamo più tardi e fa attenzione» «Stai tranquillo, lì sono tutti amici» dissi sorridendo.
Rick aveva detto che lui e Jenna abitavano ancora nella vecchia casa, mentre Elena e Stefan convivevano nel vecchio pensionato dei Salvatore, nel quale avrebbero abitato anche dopo le nozze, mentre Jeremy dopo il college si era trasferito a casa di Bonnie; anche loro stavano insieme dai tempi del liceo.
Dopo dieci minuti a piedi arrivai davanti alla villetta e suonai alla porta. Nulla era cambiato da come lo ricordavo. Venne ad aprire Rick con un sorriso sulle labbra. «Eccoti qui, entra pure, ho fatto arrivare gli altri dieci minuti prima e adesso sono tutti seduti in sala da pranzo ad aspettare che arrivi l’ospite d’onore.» «Oh no ti prego, lo sai che non mi piace  stare al centro dell’attenzione!» «Ormai è troppo tardi, avanti; vieni» detto questo mi posò una mano sulla schiena e mi accompagnò nella stanza da pranzo. Prima entrò lui «Allora signore e signori…ecco il misterioso ospite di cui vi ho parlato!» quando entrai tutti rimasero bloccati per un istante, quindi fui io a parlare. «Elena, sono venuta a darti la conferma per l’invito al matrimonio!» frase stupida da dire, ma ero così emozionata che non mi uscì nient’altro.
Un momento dopo, Caroline lanciò un urlo e mi corse incontro, stringendomi forte. Dopo di lei vennero tutti gli altri e per qualche minuto non capii più  niente. Stavo cominciando a riprendermi un po’ quando udii una voce familiare alle mie spalle che fece fermare il mio cuore. «Ehi Rox» era la voce sensuale di Damon. Mi voltai per ritrovarmelo davanti in tutto il suo splendore. Mi strinse a sé come faceva una volta, ma dopo qualche secondo si staccò e subito ne sentii la mancanza.
Poi mi si avvicinò una giovane donna che stava al fianco di Damon. Le parole che mi rivolse furono le più dure della mia vita.
«Ciao, io sono Sage…la moglie di Damon.»

 
Prologo della mia nuova ff. So che è un po’ lungo   e magari all’inizio noioso, ma  presto diventerà più interessante!
Già in questo capitolo abbiamo visto in un flashback come iniziò la sua storia con Damon e viene introdotto un misterioso evento che costrinse Roxanne ad abbandonare Mystic Falls, qualcosa di grave a quanto pare data la cicatrice. Inoltre, prima la ragazza stava con Damon ed ora, dopo sette anni, lo ritrova sposato con un’altra donna.
Che cosa si è persa la ragazza in tutto questo tempo? Spero di avervi incuriositi almeno un po’ e mi farebbe piacere che cosa ne pensate! Intanto grazie a tutti per essere passati! L'attrice a cui ho pensato per la parte di Roxanne è Rachel Nichols, mentre suo padre Victor Garber!

 
  
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