Esser ferma ad osservare una dannata porta la stava corrodendo, avrebbe voluto strillare, saltare, condividere la gioia che provava in quel momento con il mondo intero, ma se l'era imposto, "niente atteggiamenti da fan impazzita".
Finalmente l'uscio si dischiuse, e un timido ragazzo biondo sporse la testa. Le sorrise dolcemente, per poi invitarla ad entrare.
L'ambiete era immerso nell'oscurità, la luce era fiebile in qualsiasi stanza e tutto ciò non le sembrò strano, ma dannatamente romantico.
Niall si accomodò su quella che sembrava essere una poltrona, invitando la giovane a fare altrettanto sul divano dinanzi a lui.
Con un sorriso essa si accomodò, tentando di trattenersi, di trattenere l'emozione che la stava pervadendo, di non far trasparire l'agglomerato di sentimenti che stava consumando i suoi sensi.
Si limitava a sorridere, torturandosi le mani e non pensando a nulla.
Nella sua mente il ricordo dell'uscio su cui aveva aspettato un'eternità era svanito, non rimembrava nulla, non ricordava la corsa fatta per arrivare presto, lo scegliere ambiziosamente gli abiti, il litigare con i genitori che si erano raccomandati troppo, preoccupati dalle numerose sparizioni di quelle settimane. Nulla. Nella sua mente c'era solo spazio per quel biondino che le sorrideva dolcemente.
Non c'era dubbio, la stava mangiando con gli occhi.
Niall l'aveva già notata al concerto, le aveva lasciato l'indirizzo e aveva organizzato l'incontro che lei aspettava da una vita. Il ragazzo pregustava già il sapore di quella pelle così candida, delle giovani carni che tanto bramava in quell'istante. Un insieme di sapori che non avrebbe scordato facilmente, qualcosa che lo avrebbe inebriato oltre l'immaginabile.
Una testa fece capolino dal corridoio, e nella stanza entrò una nuova figura, che posò una mano sulla spalla della giovane.
Girandosi, essa notò che era Louis. Non poté fare a meno di fremere sotto quel tocco e lasciarsi sfuggire un mugolio. La vergogna che la prese alla sprovvista fu causata dal prendere coscienza di una strana eccitazione inaspettata, ma si trovava pur sempre in una stanza con due dei suoi idoli.
La mano iniziò a premere, quasi a costringere la giovane a restare su quel divano, a non andare via.
"Non c'è bisogno, non mi alzerei per nulla al mondo" pensò lei, percorrendo con lo sguardo ciò che del volto di quel ragazzo la flebile luce permetteva ad essa di vedere. Ogni senso era concentrato verso quel ragazzo, verso quella situazione. Il turbine d'emozioni copriva ogni cosa, tranne il battere forte del cuore che sembrava voler scoppiare.
Li aveva sognati ogni notte, e ora finalmente poteva toccare con mano i loro corpi, toccare con l'anima la loro dolcezza, la loro semplicità, il loro essere perfetti.
Li seguiva da poco più di un anno, ma la sensazione era quella di conoscerli da una vita. Fantasticò su una possibile conoscenza precedente, una vita passata insieme che non riusciva a rimembrare. Magari li aveva conosciuti in una vita precedente, e il destino non aveva voluto dividerli troppo. Sì, doveva essere così.
Uno strano stato d'ansia l'assilì improvvisamente.
Non poteva averlo visto realmente.
Solo dopo aver preso visione dell'accetta brandita da Louis, il sorriso candido dell'ingenua ragazza si spense del tutto.
Il turbine d'emozioni che aveva guidato i suoi sensi ora aveva lasciato posto alla disperazione, all'ansia, a quel macigno che sentiva nel petto.
Louis volse dunque lo sguardo verso il biondino, il quale ormai aveva già l'acquolina.
"Allora Niall, petto o coscia?".