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Autore: feedez    29/08/2012    4 recensioni
"È difficile da descrivere. Non è un colpo di fulmine, davvero. È più… uno spostamento di gravità. Quando vedi lei, all’improvviso non è più la terra che ti tiene attaccata a sé. È lei."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Solo uno strano gioco.

Capitolo 1.



Quando sedette a tavola per la cena, Cassie era di pessimo umore.
Non faceva altro che borbottare per ogni minima cosa: si lamentò di avere sonno, domandò alla coinquilina Rose perchè il pollo era così abbrustolito e dichiarò che le patate al forno erano decisamente sciape.
Cassandra Evans, chiamata da tutti Cassie, tanto che oramai si presentava alla gente con il proprio soprannome, era una ragazza minuta, appena diciannovenne, con la pelle bianca come il latte e gli occhi più scuri della pece. I capelli, di un nero corvino, erano raccolti in uno chignon, ma la frangia le accarezzava comunque la fronte bianca, arrivando a toccare le sopracciglia sottili, e donando al suo viso ancora da bambina, un aspetto ancora più infantile. Il naso piccolo e leggermente a punta era coperto da un paio di occhiali da vista in stile nerd.
- Rose, questo dovrebbe essere del riso o una minestra? - chiese alla sua coinquilina, con fare scorbutico, appiattendo sul piatto con l'aiuto di un cucchiaio una rivoltante poltiglia verdognola.
- Risotto ai broccoli. Ricetta della nonna, una vera bontà! - esclamò Rosemary, facendo spuntare sulle labbra carnose un sorriso che arrivava da un orecchio all'altro.
Rose era l'esatto contrario di Cassie. Alta, bionda, occhi color ghiaccio, una spruzzata di lentiggini sul naso e sugli zigomi alti. Era quasi sempre di buonumore, all'opposto di Cassie che non faceva altro che vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto.
- No, un vero schifo... - brontolò a bassa voce Cassie, cercando di non farsi sentire dall'amica.
- Cosa? - domandò l'altra con la bocca piena della poltiglia verde.
- Nulla, dicevo che è davvero una bontà, come dicevi tu prima. - mentì palesemente, guardando un'ultima volta il riso prima di buttarlo nel cestino - così buono che se lo mangia il cestino.
- Andiamo Cassie, non puoi vivere di pizza! Devi variare, mangiare verdura, frutta, proteine! Basta con i grassi! - la rimproverò Rose, guardandola storto.
- Mi sembri mia madre: “Metti il golfino”, “Hai mangiato?”, “Hai il fidanzatino?”. - disse Cassandra, imitando la voce stridula della madre, facendo scappare una risata a Rose.
- Sai Cassie, io penso che tu non mangi le cose che ti dico io solo per farmi dispetto, perchè vorresti vedermi incavolata, ma sai una cosa? Io mangio le mie cose sane e rimango in forma, tu invece continuerai a mangiare schifezze su schifezze, ingrasserai e morirai sola con diciotto gatti. - spiegò la bionda, agitando la forchetta con fare intellettuale.
Cassie rimase in piedi davanti al tavolo, poi dopo aver pensato un attimo alle parole della coinquilina, sentenziò con calma: - Allora ne mancano diciassette. -, indicò Brutus, il suo cucciolo di gatto nero, e si buttò sul divano afferrando abilmente una patatina al formaggio che era volata via dal pacchetto poggiato su un piccolo tavolino.
- Dove sta il telecomando? - chiese poi con aria frustrata, dopo averlo cercato per qualche minuto.
- L'ho nascosto. Stasera niente tv come una grassona, mi dispiace. Oggi si esce, andiamo in discoteca, tra dieci minuti passano a prenderci Logan e Natalie.
- No! Stasera c'è l'ultima puntata di “Cuochi si nasce, non si diventa”! Devo sapere se vince Pablo o Manuel! Non puoi farmi questo, non puoi! - Cassie accusò Rose indicandola con fare minaccioso.
- Invece posso, ora vieni che ti scelgo qualcosa da metterti. Piuttosto, da quant'è che indossi quella felpa? Saranno due settimane, mi ricordi una barbona. - la prese in giro Rose, entrando in camera di Cassandra e aprendo il suo armadio.
Dopo aver buttato fuori dal suo guardaroba gran parte dei suoi vestiti, ne prese uno blu in mano, e con gli occhi pieni di gioia lo lanciò a Cassie.
- Dovrei mettermi questo vestitino giro-fica per andare in giro? - la guardò con aria scandalizzata.
- Non è così corto! - le rispose Rose ributtando tutta la roba dentro l'armadio – E ora sbrigati, stanno per arrivare.
Cassie sbuffò e indossò controvoglia il miniabito che le aveva dato l'amica.
Lei non era affatto un tipo da discoteca, lei era più... televisione e schifezze alle due di notte e drogarsi di RealTime o qualche canale del genere.
Si pettinò i capelli lisci con forza, e indossò un paio di tacchi di Rose per ripicca, per poi mettersi sulle ciglia lunghe un filo di mascara e sulle labbra del burro di cacao.
- Ta-daah, sono pronta! - si presentò alla bionda, con un piccolo sorriso stampato sulle labbra sottili.
- Quelli sono i miei tacchi?
- Si, Rose. Grazie per avermeli prestati.
- Un momento, io non te li ho prest... - lasciò la frase in sospeso. Era inutile, Cassie era testarda e assurdamente infantile, pensò, allacciandosi il fiocco dell'abito rosso che aveva appena indossato.
Dopo qualche istante il campanello suonò, e si presentarono alla porta Natalie e Logan, entrambi eleganti come non mai.
Natalie era sempre stata una ragazza timida, piena di angosce e preoccupazioni inutili, che aveva imparato ad avere a causa della madre piuttosto iperprotettiva. Era abbastanza alta, e aveva un fisico magro e slanciato, occhi castani e capelli del medesimo colore. Logan invece era tutto il contrario. Estroverso, impulsivo all'ennesima potenza, andava sempre a finire che si ritrovasse in qualche guaio, e che puntualmente Natalie lo salvasse. Lui la chiamava “mammina”, e a lei questo faceva innervosire da morire, anche perchè era totalmente cotta di lui da quando aveva undici anni, ma la sua timidezza le aveva impedito di essere per lui più di un'amica.
- Buonasera signorine! - esclamò Logan entrando nel salone della casa, passandosi una mano tra i capelli biondi.
- Ciao ritardato! - lo salutò Cassie abbracciandolo e pizzicandogli la guancia.
- Ahi! Sei cattiva. - la ammonì, fissando gli occhi neri di lei con i suoi turchesi.
Cassie gli fece una linguaccia e andò a salutare Natalie, che era rimasta ancora sulla soglia, aspettando che uscissero tutti.
Dopo un momento di saluti, entrarono tutti in macchina, e arrivarono alla discoteca una ventina di minuti dopo.
Cassie sbuffò l'ennesima volta: odiava andare in discoteca, era sempre la stessa storia. Rose si ubriacava insieme a Logan, facevano gli idioti e Logan andava a scopare con una ragazza e Rose portava a casa ogni volta qualcuno di diverso, Natalie faceva da “infermiera” e da “mamma” ad entrambi, mentre Cassie se ne stava nell'angolo più remoto della discoteca a fissare divertita la scena, o a cercare di evitare di ricevere delle avance da parte di sconosciuti.
Quella sera nel locale c'era più gente del solito, le persone in pista sembravano sardine, e Cassie non riusciva quasi a respirare.
La stritolavano, spingevano, qualcuno le toccò il fondoschiena e lei si infuriò da morire, permalosa com'era, ma quando vide una porta con affissa una targhetta che indicava il simbolo della toilette, per lei fu la salvezza.
Riuscì a farsi spazio tra la folla, tirando gomitate e spintoni a destra e a manca, ma alla fine, intontita dalla musica, riuscì entrare nel bagno e a sentirsi, almeno un momento, più sollevata.
Dopo essersi guardata allo specchio e essersi sistemata i capelli, fece per uscire, ma una porta di un gabinetto si aprì all'improvviso, sbattendo sul suo naso e facendola cadere all'indietro.
- Porca troia, che male! Cazzo! - urlò alzandosi sui gomiti e toccandosi subito il naso, che le faceva male da morire.
In quello stesso momento uscì dal gabinetto un ragazzo, e immediatamente si chinò su di lei chiedendole: - O mio Dio, scusami, davvero, non pensavo ci fosse qualcun altro nel bagno... Ti sei fatta male?
- No, guarda, mi fa malissimo il naso, mi fa male la nuca, sto urlando e sbraitando perchè mi annoio. - gli rispose ironica Cassie.
Il ragazzo la fissò, poi prese un pezzo di carta igienica e lo intinse con un po' d'acqua, per poi portarlo al naso di lei e tamponarlo con gentilezza. Cassie guardò il fazzoletto, vide del sangue, poi svenne.

La luce che filtrava dalle tapparelle leggermente alzate fece svegliare Cassie, la quale aprì con fatica gli occhi.
Inizialmente non riconobbe il letto dove era stata messa a dormire, ma poi intuì di trovarsi in un letto d'ospedale quando vide la porta-flebo in un angolo della camera.
Si rigirò prona, cercando il telecomando che serviva ad alzare e ad abbassare il materasso. Dopo averlo preso, cominciò a giocarci, andando su e giù, inclinando in avanti e all'indietro.
- Chi ha inventato questo aggeggio merita la mia stima! - parlottò tra sé e sé.
In quello stesso momento entrò nella stanza un ragazzo, che a Cassie parve familiare. Lo aveva già visto da qualche parte, ne era sicura.
- Ciao, ti sei svegliata! Ti ho portato la colazione. - le sorrise, mostrandole il sacchetto che teneva in mano e sedendosi su una poltroncina adiacente al letto.
- Grazie... E tu, saresti? - domandò, guardando prima il ragazzo e poi il sacchetto con aria incuriosita; aveva davvero una gran fame, e il profumo di muffins aveva risvegliato il suo stomaco.
- Uh, che sbadato, non mi sono ancora presentato... Josh, piacere. - disse porgendole la mano.
- Cassie, cioè, Cassandra. - gli rispose, con un piccolo sorriso.




Salve a tutti! Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo, ho esitato moltissimo a pubblicarlo, ma alla fine, dopo tante insistenze da parte di Matteo (il mio migliore amico), ce l'ho fatta.
A parer mio poteva venire molto, molto, molto meglio, ma oramai l'ho pubblicato, quindi mi metterò l'anima in pace...
Mi farebbe molto piacere leggere qualche vostro parere, anche solo per qualche osservazione o critica... :')
Sperando (di nuovo, lo so, sono ripetitiva!) che lo abbiate gradito.
- feedez

  
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