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Autore: Dave1994    30/08/2012    4 recensioni
C'è da stupirsi,quando si pensa come certe cose nascano dal nulla.
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dante
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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E' sera tarda e un uomo di nome Shinji rientra finalmente a casa dopo una lunga e stancante giornata di lavoro. Vorrebbe farsi una doccia e andarsene a dormire, ma incredibilmente quella sera non lo fa.
Invece, senza riuscire a darsi nessuna spiegazione plausibile del perché di quel gesto, prende il taccuino nella propria tasca destra e afferra al volo una penna trovata per caso sulla mensola.
E disegna un omino, stilizzato: sì, esatto, quelli con un cerchio al posto della testa e una barretta verticale per il corpo, più quattro per indicare braccia e gambe.
Poi, si alza per farsi un panino.
- Ehi, non ti sprecare. -
L'uomo si volta di scatto, cercando il proprietario di quella voce così sottile e irriverente. Non vedendo nulla, apre il frigorifero e ne prende un tramezzino. Torna al tavolo e incomincia a mangiare.
- Non è che hai della pizza? Dio, ne vado matto. -
Shinji quasi si soffoca con il boccone che sta masticando e strabuzza gli occhi, guardandosi attorno.
Poi, gli occhi cadono sul suo omino stilizzato.
- Sì, dico proprio a te. Però non alle olive: la odio, ha un sapore come di topo morto. -
L'uomo spalanca la bocca dalla sorpresa.
Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, disegna un trancio di pizza al prosciutto proprio accanto all'omino.
- Ehi, grazie amico! Iniziavo ad avere giusto fame. -
Come in un racconto dell'orrore, l'omino comincia a staccarsi pian piano dal foglio di carta, inchiostro fluttuante che liberandosi dalla cellulosa prende vita propria.
- Ma non ho una bocca. Hai pensato proprio a tutto tu, eh? -
"E come diavolo fai a parlare, allora?" vorrebbe chiedere Shinji, ma non lo fa. Disegna invece un sarcastico sorriso sulla testa dell'omino, e già che c'è degli occhi e un naso. E perché no, pure delle orecchie.
- Com'è che adesso hai la tendenza a strafare? - dice l'omino, poi solleva un braccio senza mano né dita e lo conficca nel trancio di pizza, staccandolo dal foglio. Lo divora in pochi secondi con gusto e all'improvviso guarda negli occhi Shinji, che lo sta fissando sbalordito.
- Che diavolo hai da guardare? -
- Niente - risponde l'uomo evasivo, convinto di vivere un'allucinazione - sei nudo. -
Lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo, dirlo a un omino stilizzato che all'improvviso ha preso vita.
La sua creazione lo guarda, storcendo la bocca.
- Per questo ho detto non ti sprecare. Potresti almeno farmi qualcosa di passabile? Fa un freddo cane qua dentro. -
Shinji solleva la penna e con abili movimenti traccia nell'aria un impermeabile lungo fino alle caviglie, muovendolo verso l'omino con la punta di un dito.
- Figo. -
La prova costume finisce in pochi secondi e ora un individuo alto appena sei centimetri sfoggia vanitoso il suo nuovo vestito, con ammirazione.
- Ok, capo, ora ascoltami attentamente. Devi aiutarmi: la posta in gioco è molto, molto alta. Mi segui? -
- Ti seguo. - risponde Shinji, mentre in realtà è tutto il contrario.
- Mio padre Sparda, duemila anni fa, sigillò il Re dell'Inferno Mundus nel Regno dei Demoni e ora l'incantesimo sta per spezzarsi. Tu devi aiutarmi, se non vuoi che questo posto si trasformi in Demonlandia. -
Shinji lo guarda ancora più scettico, ma per una qualche strana ragione non dubita nemmeno per un istante delle sue parole.
- Cosa posso fare, strano ometto? -
- Mi chiamo Dante - dice l'essere, che ora brandisce la penna di Shinji come una spada - e intanto puoi incominciare a colorarmi. Mi sembra di essere in uno di quei vecchi film in bianco e nero: non vorrai che stia zitto e faccia Charlie Chaplin, tra poco? -
Era proprio quello che avrebbe voluto Shinji, ma non lo disse ad alta voce. Invece, prese da un'anta della libreria un astuccio e lo aprì: era ricolmo di matite e penne colorate.
In men che non si dica, colorò l'impermeabile di Dante di rosso e con il rosa gli diede un bel colorito alla pelle: perfezionò inoltre il suo corpo, rendendolo in tutto e per tutto simile a quello di un essere umano, non troppo magro e abbastanza robusto di spalle. Disegnò lui anche dei capelli e stava per colorarli di nero quando...
- No! - urlò Dante, scacciando via la matita con una manina - sono un demone mezzosangue. I miei capelli sono bianchi e i miei occhi pure! Diamine, ma non ne hai mai visti come me in giro? -
- Veramente, no. -
- Beh, non importa. Usa il bianco. -
Acconsentendo, Shinji finì i capelli con il colore richiesto e il risultato era ora il disegno vivente più reale che l'uomo avesse mai visto: se solo non fosse stato di quell'altezza, nessuno avrebbe mai sospettato la sua vera natura.
- Perfetto. Mi serve un'arma, ora. - disse Dante, simulando un affondo con la penna responsabile della sua creazione. Shinji annuì e disegnò una spada ispirandosi al modello dello zweihander tedesco, cancellandone eventuali punte centrali e ingrandendone l'elsa. La decorò persino con un piccolo teschio ghignante sopra il manico. 
L'uomo in miniatura la ammirò con lo sguardo, impugnandola saldamente una volta finito anche il colore.
- Ribelle. Come mio padre. -
Shinji non capì, ma non ci fece troppo caso e disegnò anche due pistole gemelle.
Colorandole, chiamò la prima Ebony e la seconda Ivory.
- E' fatta. Adesso hai tutto quello che ti serve. - disse Shinji, con un sorriso. Forse questa situazione fuori dalla realtà stava finalmente per terminare.
- Beh, non proprio. -
Shinji guardò Dante negli occhi e improvvisamente pensò a un dettaglio incredibile.
Quell'ometto era irriverente, sarcastico e sprezzante di qualsiasi cosa, ma in fondo non riusciva a nascondere di possedere un cuore buono.
- Mi manca la vita, Shinji. Non l'hai capito, amico? Questo è un sogno. -
L'uomo strabuzzò gli occhi, mentre Dante gli sussurrava qualcosa all'orecchio.
- Perché domani non mi ridisegni, mentre sei al lavoro? E già che ci sei, scrivi di Mundus e di Sparda. -
- Resterai stupito di come certe cose nascano dal nulla. -
  
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