Disse il riccio alla formica
“vieni fuori dolce amica,
apri il cuore alla passione
non temere la ventura
e spalanca il tuo portone.
Stare soli è la sciagura
che amareggia le persone.
Esci, spegni il mio dolore
che le viscere m’infiamma,
mi divora quest’amore,
poni fine a questo dramma!”
Disse la formica al riccio
“di ‘sti cazzi non m’impiccio,
sono sola e qui rimango
e non certo per capriccio.
Tu m’incanti e mi lusinghi
perché resto nel terriccio,
al sicuro sotto il fango
sotto l’ombra del traliccio.
Ma son certa, in cuore ringhi,
mentre il muso disperato
dentro la mia tana spingi.
Bada bene, sprechi il fiato,
quando la premura fingi
quel tuo sguardo assatanato.
Non l’amore inconsolato
arde nelle tue meningi
bensì il lugubre latrato
che proviene dalla pancia
e risuona nel palato
di chi da molto non mangia.”