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Autore: FranciUK    30/08/2012    4 recensioni
Le storie sotto l'ombrellone sono la cosa più magica che possa esistere, io me ne sono accorta quest'anno, purtroppo le vacanze finiscono, separarsi fa male.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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My First True Love


Finalmente riuscivo ad assaporare la felicità, mi percorreva le vene, sarei tornata nello stesso posto dell’anno
scorso per le vacanze, due settimane nel posto più bello del mondo: Vieste, in Puglia. Alla partenza, però, non
sapevo ancora che quest’anno sarebbe stato molto diverso da quello precedente, mi ha sempre stupito l’imprevedibilità
della vita, mi affascina ancora ora. Il posto in cui avremmo alloggiato era un villaggio turistico, ciò vuol dire che c’era
l’animazione, 8 animatori: 4 ragazzi e 4 ragazze. L’animazione i quest’anno era cambiata, ci rimasi molto male quando
lo scoprii a pranzo, dove fummo accolti da un gruppo totalmente diverso da quello dell’anno scorso. Ma la mia tristezza
non durò molto. Fui da subito colpita da un animatore molto timido, non parlava quasi mai, aveva dei capelli castani
molto corti, occhi color cioccolato e una carnagione scura, forse perché oltre al lavoro che faceva che gli permetteva
di abbronzarsi, era proprio la sua carnagione ad essere scura perché tipico del sud. Il suo essere taciturno durò fino alla
fine della prima settimana da quando ero arrivata, avendo 14 anni facevo parte dello “Young Club” che coinvolgeva
appunto gli adolescenti, lui era l’animatore di questo club. Così ci conoscemmo. Lui era arrivato solo una settimana
prima del nostro arrivo, per questo era così taciturno, ma come ho già detto si aprì molto, almeno con me, verso la fine
della prima settimana dal mio arrivo.
«Ciao ragazzi io sono Raffaele, qualcuno mi conosce già, ma io non conosco alcuni di voi, tu ad esempio,come
ti chiami?» mi indicò, eravamo seduti in cerchio sulla sabbia, con altri ragazzi, sotto un ombrellone, stavamo facendo
il giro dei nomi
«Ciao... mi chiamo Francesca e ho un problema: Lei» e indicai mia sorella per scherzare, lui rise e sentii un tuffetto al
cuore, ma probabilmente non ci feci caso. Passai sempre più tempo con lui visto che l’età me lo permetteva, ci conoscemmo
meglio, scoprii che era lì da poco tempo perché era arrivato dopo, scoprii che viveva in puglia in un paesino poco lontano
da lì, mi disse anche che era il più piccolo de gruppo animatori, avendo 17 anni, l’età minima consentita per stare lì. Ci legammo
davvero moltissimo nella settimana seguente, tanto che dopo un po’ mi accorsi di non potere stare senza di lui, in un primo
momento ci pensai con superficialità. Ci cercavamo continuamente a vicenda, eravamo grandi amici. Una sera, verso l’inizio
della seconda settimana, lui stava parlando con me e la mia famiglia, alla fine di una serata, io per un attimo alzai lo sguardo
e incrociai i suoi occhi, erano infinitamente marroni, profondi più del mare che c’era lì, così mi accorsi che non era amicizia
quella che provavo, era una sensazione nuova, che non avevo mai provato per nessun ragazzo, pur essendo già stata “impegnata”
per un paio di volte ma con niente di soddisfacente, ancora adesso, che non è passato molto tempo, penso che quella sera
abbia provato per la prima volta quello che ormai tutti chiamano amore... era così strano, così nuovo. Lui aveva una straordinaria
abilità nel farmi sentire amata ma allo stesso tempo farmi sentire come se per lui fossi una qualunque, ero piuttosto confusa,
non riuscivo a leggerlo, Raffaele, per niente. Ma durò poco, dopo un po’ì smise di farmi sentire un’estranea per lui, si lasciò
andare, mi sentivo amata, un amore diverso dal solito, da quello che può darti la famiglia.
Poi purtroppo arrivò venerdì, saremmo partiti sabato e io ero più che devastata, come ogni sabato sera nell’anfiteatro gli animatori
facevano il loro musical, poi toccava ai balli di gruppo. A fine serata misero della musica di sottofondo per ballare, una specie di
discoteca all’aperto. Io e Raffaele non ci staccavamo un attimo, rimanemmo abbracciati per tutta la sera, dopo un po’ io realizzai
cosa sarebbe successo di lì a poco e inizia a piangere, lui mi stringeva forte nell’abbraccio più bello della mia vita, mi baciava
sulla guancia, io sapevo che avrebbe voluto darmi un bacio vero, ma non poteva perché non gli era permesso durante il lavoro
«Ti prego non piangere che poi piango anch’io sennò» continuava a ripetermi, purtroppo non gli era permesso piangere davanti
ai clienti
«Scusami... non ce la faccio... non voglio andarmene» continuavo a ripetere io tra i singhiozzi, quanto avrei voluto baciarlo
veramente, lui mi guardava, ogni istante, quando non mi guardava voleva dire che ci stavamo stringendo nell’ennesimo abbraccio.
A fine serata notai che aveva tutti gli occhi rossi e stava tenendo a forza le lacrime, allora mi avvicinai dato che eravamo riusciti
a staccarci per un attimo
«Ehi, non piangere, non devi piangere» gli presi il mento tra le dita, lui mi prese e mi tirò verso di lui, per stringermi ancora,
per l’ultima volta, poi i miei mi ripeterono ancora che era ora di andare, allora con il cuore frantumato, diventato polvere ormai,
mi voltai incapace di guardarlo negli occhi mentre soffiavo a malincuore un “Ciao” non avevo la benché minima intenzione di
dargli un addio, non lo feci. Ancora oggi per me non è un addio, ancora oggi che pur essendoci scritti per alcuni giorni dopo lui
non mi risponda più, spero ancora di rivederlo, per dargli quel bacio che è ancora sulle mie labbra e aspetta di essere donato,
a lui, al ragazzo che è stato il mio primo vero amore.
  
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