Friendzone
Giovedì.
«Hermione, ho bisogno
del tuo aiuto» Harry aveva parlato con tono incerto, scompigliandosi i capelli,
che non potevano apparire più disastrosi di com’erano.
Sono un idiota. Cosa sto facendo? Sono un
idiota. Non funzionerà mai.
Hermione sollevò lo sguardo dal Manuale degli Incantesimi; teneva la punta
della piuma incastrata tra le labbra e aveva un’espressione interrogativa
disegnata sul volto.
«Non ti sto già aiutando?» domandò, perplessa, gettando un’occhiata a tutti i
libri che erano stati riversati sul tavolo della Biblioteca.
«Intendo … un altro genere di aiuto» si precipitò a rispondere lui, ancor più a
disagio.
Hermione depose la piuma nel calamaio e incrociò le braccia al petto; iniziò a
fissarlo, seria, in attesa che parlasse.
«Ecco … tu sei una ragazza, no?».
Sono un idiota.
«Così dicono» si limitò a commentare Hermione, ormai impaziente di sapere
che cosa passasse per la testa del ragazzo, preoccupandosi non poco.
«Insomma, tu te ne intendi di appuntamenti, giusto?» disse tutto d’un fiato
Harry, rischiando di soffocarsi con la sua stessa saliva.
Sarà un disastro, me lo sento. Sto rovinando tutto.
«Hai un appuntamento?» Hermione spalancò gli occhi, presa alla sprovvista.
Harry non aveva un interesse amoroso, nessuno di cui lei fosse al corrente,
perlomeno.
«Sì…» soffiò lui, torturando i suoi poveri capelli, che non tolleravano più di
subire quella violenza ogni santa volta che il loro proprietario era nervoso.
«Oh, non lo sapevo. Chi è? La conosco?» indagò Hermione, fattasi curiosa.
Cho Chang ormai era acqua passata, pensò, risoluta: chi altro poteva essere?
«No. Non credo. È di Tassorosso» Harry decise di tenersi sul vago.
«Ho capito. Come posso esserti utile?» la voce di Hermione era divenuta atona,
quasi infastidita. Si sentiva offesa: perché Harry non le aveva parlato di
nulla? Non si fidava più di lei? E cos’era tutto quell’alone di mistero?
«Ho pensato che, magari, potresti darmi qualche consiglio. Sai quanto sono
impacciato con le ragazze. Non so come comportarmi» i suoi occhi la stavano
supplicando. Eppure c’era una sorta di luccichio, all’interno di questi, che la
insospettì alquanto.
«Harry» sospirò lei, contrariata, «non hai bisogno di consigli. Sei perfetto così come sei, devi solo cercare di essere te stesso» .
Harry avrebbe voluto sorridere e sporgersi verso di lei per baciarla.
«Ti prego, Hermione. Quel giorno devo essere impeccabile» Harry smise
finalmente di prendersela con i suoi capelli, e neppure osò immaginare che
aspetto avessero.
«Va bene» si arrese lei, accennando un sorriso, «quand’è l’appuntamento?» .
Harry parve pensarci su per qualche secondo, prima di rispondere.
«Sabato. Ai Tre Manici di Scopa» la informò, sereno.
Troppo sereno.
Doveva essere davvero importante
questo appuntamento. Hermione non si sarebbe data pace finché non avesse
scoperto l’identità della ragazza.
«Lei che tipo è?» voleva procurarsi delle informazioni a tutti i costi.
Harry la guardò negli occhi, serio: poi incurvò le labbra in un sorriso,
deviando lo sguardo sul calamaio.
«È sorprendente in tutto ciò che fa. A volte, credo che lei sia troppo per me».
Hermione sentì il suo stomaco contorcersi e il cuore andare in fiamme.
«Strano che tu non mi abbia mai parlato di lei» mormorò Hermione, flebile, con
una punta di amarezza.
Harry iniziò a sudare freddo: avrebbe dovuto prevedere quella reazione.
Tossì per prender tempo, alla ricerca di qualcosa di sensato da dire.
«Non hai mai sentito il bisogno di voler custodire gelosamente un segreto e
tenerlo solamente per te?».
Hermione fu costretta ad assentire e a persuaderlo di riprendere lo studio,
poiché si era resa conto di non aver
nessuna voglia di continuare quel discorso.
***
Venerdì.
Quella mattina,
Hermione, che si trovava in Sala Grande, aveva esaminato ogni ragazza seduta al
tavolo dei Tassorosso, escludendo quelle dei primi tre anni.
Tra loro si nascondeva davvero quella che
aveva rubato il cuore del suo migliore amico?
Il suo sguardo accorto si era soffermato su una biondina dagli occhi verdi,
che lei stessa aveva ritenuto fastidiosamente
carina.
Che sia lei? Si era chiesta,
ingoiando il groppo che le si era creato in gola.
A Harry piacevano le ragazze fastidiosamente
carine? Ma certo, aveva pensato: Cho
ne era l’esempio vivente.
«Hermione, credi che dovrei sistemarmi i capelli?» Harry aveva interrotto il
filo dei suoi pensieri, insinuandosi una mano tra i ciuffi corvini, che
rimasero rizzati all’insù, come percorsi da una perenne scarica elettrica.
«Pensi sia possibile?» aveva ribattuto lei, soffocando una risata.
«Sarebbe più facile prendere E in Pozioni» aveva commentato Ron, sarcastico,
degustando il suo porridge.
Alla fine, si erano ritrovati tutti e tre di fronte alla bottega del barbiere
più famoso di Hogsmeade, e Harry, adesso, stava esitando ad entrare.
«Non ne sono tanto sicuro» sussurrò, con tono dubbioso.
«Mi eri sembrato deciso» sospirò Hermione, non troppo convinta di quella
scelta.
Ron concordò, anche se neppure lui credeva che il barbiere avrebbe potuto fare
un miracolo.
«A te piacciono così?» chiese Harry all’improvviso, rivolgendosi a Hermione,
che venne colta di sorpresa.
Perché lo stava chiedendo a lei?
«Alla ragazza misteriosa piacciono?» replicò Hermione, poggiando i palmi
delle mani sui fianchi.
Harry si massaggiò il mento, pensieroso.
«Non gliel’ho mai chiesto. Dammi un tuo parere, visto che sei una donna. È
inutile che lo chieda a Ron» constatò Harry con fare ovvio, intercettando lo
sguardo schifato di quest’ultimo, al quale era meglio evitare di chiedere
opinioni di look.
Hermione non si era mai posta quella domanda. Aveva due migliori amici maschi,
eppure non si era mai fermata ad osservare il loro aspetto fisico né ad
esprimere un giudizio su di esso.
Certe volte aveva pensato che gli occhi di Harry fossero belli e che Ron avesse
un bel sorriso. Nulla di più.
Era come se portasse una benda semi trasparente sugli occhi, quando li
guardava.
D’altronde erano suoi amici, quindi non riusciva a vederli sotto altri punti di
vista.
Adesso stava fissando Harry, forse per la prima volta in quanto ragazzo e
l’ultima in veste di amico.
C’erano delle striature dorate nei suoi occhi a cui non aveva fatto caso sino
ad allora e persino le spalle le parvero più larghe di quel che aveva sempre
creduto.
Prima che Hermione potesse rispondere, un signore con dei lunghi baffi grigi
spalancò la porta della bottega; costui era calvo, indossava un gilet verde e
dei calzoni color ocra tenuti su con delle larghe bretelle.
«Bon Dieu!» esclamò, scandalizzato, all’indirizzo di Harry, con un calcato
accento francese, coprendosi la bocca per l’orrore.
I capelli di Harry sembravano aver offeso gli occhi dell’uomo, che si ostinava
a tener una mano stampata sul petto: atteggiamento teatrale e prettamente
femminile.
«Mio caro ragazzo, dobbiamo subito porre rimedio a …» l’uomo non sapeva che parola
utilizzare per definire quella massa informe di rovi appollaiati sulla testa di
Harry.
«Questa cosa» disse infine,
afferrando con stizza un ciuffo, che rilasciò repentinamente, come scottato,
alla pari di un qualcosa dalle nefande fattezze.
Senza che giungesse il consenso del diretto interessato, il barbiere si premurò
di trascinarlo all’interno della bottega, mormorando chissà che riguardo un
taglio che sarebbe stato perfetto per lui.
Hermione scoprì troppo tardi che, sì, i
capelli di Harry le piacevano da morire, da sempre.
***
«Solo un po’ più corti,
magari» si azzardò a suggerire Hermione, alzandosi in piedi, incapace di
restare seduta sul divanetto arancione e starsene con le mani in mano, mentre
quel barbiere pazzoide si accingeva a potare quello che lui stesso aveva
definito cespuglio.
«Silenzio, ragazzina. So quel che faccio» la rimproverò l’uomo, disturbato
da quell’inutile interruzione che lo aveva solamente deconcentrato.
Harry, attraverso il riflesso dello specchio, restituì a Hermione un’occhiata
preoccupata.
Hermione fece un passo in avanti, irritata dal tono prepotente del signore, ma
Ron ebbe la saggia decisione di tirarla per un braccio e obbligarla a
risedersi.
Il barbiere trafficò per una manciata di minuti con una serie di lozioni, fino
a quando ottenne una chioma liscia e lucente.
Harry toccò istintivamente i propri capelli, inorridito: sembravano quelli di
Piton, con la sola differenza che, almeno, i suo erano più puliti.
Che disastro! Maledetto me e il momento
in cui mi è venuto in mente di venire qui!
«Non ho ancora finito, monsieur» lo avvisò, ammonendolo tacitamente per aver
osato contaminare il suo capolavoro
con le sue luride manacce.
Hermione aveva pensato bene di coprirsi gli occhi, mentre Ron aveva iniziato a
ridere senza alcun freno, beccandosi una gomitata di rimprovero da parte della
ragazza.
Il barbiere stava incantando i capelli di Harry, mostrandogli diversi tipi di acconciature, ma il ragazzo sentiva un
bisogno disperato di uccidersi a ogni opzione.
«Ron, smettila!» bisbigliò Hermione, concitata, che, al contrario
dell’amico, in quella situazione non trovava nulla di divertente.
«Ma l’hai visto? Adesso sembra Lucius Malfoy!» ridacchiò in risposta Ron,
pressoché sull’orlo delle lacrime, indicando la lunghissima chioma bionda che
il barbiere aveva appena fatto apparire.
Hermione lo fulminò con lo sguardo, dedicando nuovamente la sua attenzione a
Harry, il quale assumeva un’aria sempre più disgustata, man mano che i capelli
mutavano forma.
«Tu sai chi è la misteriosa ragazza che Harry vedrà domani, Ron?» le venne in
mente di chiedere, facendosi ansiosa.
Ron fece spallucce.
Anche se, in realtà, era a conoscenza di
tutti i piani di Harry.
«Non me lo ha detto. È stato molto riservato al riguardo» rispose lui con fare
evasivo.
Gli riusciva bene recitare la parte del finto tonto, pensò con orgoglio.
Hermione rimase stupita, e l’idea che Harry avesse qualcosa da nascondere si
intrufolò con prepotenza nella sua mente.
«Va bene così» esclamò Harry, quando i capelli divennero corti – un po’ più di
prima – e riavviati all’indietro con una lozione che somigliava al gel Babbano,
«quanto dureranno?»
«Cinque giorni. Sei galeoni, prego».
Miseriaccia! Sei galeoni per avere i
capelli come Draco Malfoy, osservò Ron, assai turbato.
***
Sabato
- mattina.
«Sei nervoso?».
Harry era intento a rimirare la propria figura allo specchio. Aveva già
scartato ben otto abbinamenti: non riusciva proprio a decidere cosa indossare
per l’appuntamento.
Ecco perché aveva richiesto l’aiuto provvidenziale di Hermione che, adesso,
era seduta a gambe incrociate sul suo letto e stava maledicendo mentalmente Ron
per aver avuto la grande idea di uscire con Lavanda, anziché esser lì a farle
da spalla – avrebbe potuto scaricare a lui il compito ingrato.
«Abbastanza» mormorò Harry, tirando un respiro profondo per auto incoraggiarsi.
Oggi pomeriggio sarà tutto finito. O la
va o la spacca, ripeteva a se stesso fino alla nausea.
«Mi piacevano la maglietta nera e i jeans strappati» soffiò Hermione d’un
tratto, indicando l’oggetto in questione in mezzo alla montagna di vestiti che
si erano accumulati sul pavimento.
Harry si illuminò.
«Va bene».
Stavolta non andò in bagno a cambiarsi, optò per la soluzione più sbrigativa;
si sfilò gli indumenti che aveva addosso e raccolse quelli scelti da Hermione.
Solo quando vide il volto di Hermione divenire rosso, si rese conto del suo
gesto, che lui aveva compiuto spontaneamente, senza riflettere.
«Scusami» balbettò Harry, imbarazzato, non sapendo esattamente cosa dire.
Sono un idiota. E sono in mutande di
fronte a lei.
«No, non … non preoccuparti» Hermione cercò di apparire impassibile, anche
se l’impresa si stava rivelando piuttosto ardua.
Era la prima volta che vedeva Harry mezzo nudo? No, ce ne erano state altre.
Allora perché si sentiva talmente strana?
I suoi occhi avevano indugiato troppo sul corpo dell’amico, constatando che era
cambiato in modo impressionante. Lo ricordava mingherlino, secco come un
bastone; ora, invece, era più robusto. Più
virile.
Harry si rivestì all’istante, sperando in cuor suo di non aver fatto un
danno.
Stai certo che ti rifiuterà, dopo averti
visto in mutande.
«Sto bene così, quindi?» cercò di nuovo conferma nello sguardo della
ragazza, che in quel momento sembrava lontana anni luce, talmente assorta nei
propri pensieri.
Harry le si avvicinò e si chinò in ginocchio per portare il viso alla stessa
altezza del suo.
«Hermione?»
«Sì. Stai benissimo» Hermione si ridestò, forse grazie a quel contatto
ravvicinato.
Harry sorrise, adesso più rassicurato.
«Credi che le piacerò?»
«Ma certo, Harry. Perché non dovresti?».
Allora perché, in cuor suo, sperava
ardentemente che questa lei misteriosa non si presentasse all’appuntamento?
«Verresti con me al locale? Ho bisogno del tuo sostegno» la pregò in tono
dolce, afferrandole le mani.
Hermione non era sicura che ce l’avrebbe fatta: stava accorgendosi che, se
fosse andata lì insieme a lui e avesse avuto modo di vedere la bellezza
abbagliante della fantomatica ragazza, si sarebbe sentita male.
Lo sguardo supplicante di Harry, però, non le diede la forza necessaria di
rifiutare.
***
Sabato
- pomeriggio.
«Aspetta»
Hermione lo bloccò all’entrata del locale, invitandolo ad abbassare il viso.
Harry obbedì e lei gli intrufolò le dita tra i capelli - ancora impomatati
dalla lozione del barbiere – che arruffò e acconciò alla rinfusa. Harry la
guardò con un’espressione interrogativa, che venne immediatamente chiarita
dalla risposta schietta della ragazza:
«Erano terribili».
***
Il cuore di Harry era
divenuto pesante, i battiti frenetici e dolorosi; le mani erano impregnate di
sudore, mentre l’agitazione gli aveva
occluso l’apparato respiratorio, obbligandolo ad ansimare.
I Tre Manici di Scopa era colmo di gente.
Hermione aveva guardato in viso ogni singola strega presente, ma nessuna di
queste sembrava essere lei.
Lui e Hermione si erano seduti a due tavoli separati, ma coincidenti, in modo
che l’amica avrebbe potuto accorrere in suo aiuto, se ne avesse avuto bisogno.
«Andrà tutto bene, Harry, stai tranquillo. Sii gentile, educato e falle dei
complimenti» gli raccomandò Hermione, seria, dopo aver bevuto un sorso della
sua Burrobirra.
«Ti stanno bene i capelli legati così, Hermione» replicò lui, guardandola
intensamente.
I capelli di Hermione erano raccolti in uno chignon improvvisato, a tenerlo su
vi era solamente una matita Babbana che lei era solita usare spesso proprio per
quello scopo.
Le guance di Hermione avvamparono, anche se lei fece di tutto per celarlo,
afferrando il bicchiere e mandando giù il liquido che vi era all’interno tutto
in una volta.
«Grazie …» disse in un soffio, non appena riprese fiato, «ma non è a me che
devi farli».
Harry si aprì in un sorriso dalle sfumature furbastre, grattandosi la nuca.
«Hai ragione».
«Dimenticavo: non parlare di me per alcuna ragione. Ricordi cosa successe con
Cho?» gli fece presente Hermione, arricciando il naso con un’espressione
infastidita – perché era il soggetto della frase a infastidirla, probabilmente.
«Credo mi sarà difficile» constatò Harry, con tono misterioso, evitando di
guardarla negli occhi.
Ma che diavolo sta dicendo? Hermione
spalancò gli occhi, perplessa da quella strana affermazione.
«Non capisco»
«Hermione» si limitò a dire lui.
«Harry» sospirò lei di rimando, ancora più confusa.
«Lei è qui» le comunicò infine.
Hermione volse subito il viso verso l’entrata, ormai divorata dalla curiosità –
e dalla paura; una ragazza dai lunghi capelli castani e molto magra – troppo
magra - aveva fatto il suo ingresso, sorridendo nella direzione di Harry.
Lo stomaco di Hermione si era attorcigliato, provocandole delle dolorose fitte
all’altezza dello sterno; le fitte crebbero di intensità, quando la ragazza
giunse vicino al tavolo di Harry.
E cessarono, quando lo sorpassò.
La ragazza sconosciuta aveva sorriso a qualcun altro: non era lei la
persona che Harry stava aspettando.
«Ma … dov’è?» esclamò allora Hermione, sconcertata, guardandosi attorno.
Harry ricorse a tutto il suo coraggio, nonostante il cuore fosse in
procinto di esplodergli fuori dal petto.
Era giunto il momento di uscire dalla
friendzone. Adesso o mai più.
«Qui. Di fronte a me. Da sei anni».
Adesso Hermione stava schiaffeggiando
Harry, forse per la prima volta come ragazza innamorata e ultima in veste di
amica.
Angolo
dell’autrice
Ebbene sì: mi sono ispirata
al programma di Mtv, “Friendzone: amici o fidanzati?”.
Facevo zapping, seduta comodamente sul divano, e mi ci sono imbattuta; mentre
lo guardavo, è uscita questa esclamazione: “Urca, adesso ci scrivo una
storia!”. E Harry e Hermione mi sono sembrati semplicemente perfetti. Spero di
avervi strappato qualche sorriso, alla fine è solo una piccola OS senza
pretese, nulla di speciale.
Alla prossima!
Terzo posto
Christine23
Friendzone
OTP: Harry/Hermione
10/10 punti per la grammatica, la punteggiatura e l’ortografia Non ho trovato errori di nessun tipo! La punteggiatura è usata benissimo, non ci sono errori di ortografia, nemmeno refusi dovuti alla distrazione, e la grammatica è lodevole. Bravissima.
Attenta solo all’uso dei tre puntini di sospensione: non ci va lo spazio prima… Ma non è un errore che mi senta di contare.
9/10 punti per lo stile, il lessico e la sintassi. Una storia adorabile, scritta in maniera leggera ma non frivola, con uno stile adatto al genere comico (e un po’ fluff forse), scorrevolissima, assolutamente piacevole da leggere. Ti segnalo due espressioni sole che mi hanno lasciata un po’ interdetta: “persuaderlo di riprendere lo studio”, che io avrei pensato “persuaderlo a riprendere” e “non le diede la forza necessaria di rifiutare” che dovrebbe essere “forza necessaria per rifiutare” o “forza di rifiutare”.
Il lessico è ugualmente ottimo, vario, descrittivo ed evocativo. Prendi questo passaggio: “Il cuore di Harry era divenuto pesante, i battiti frenetici e dolorosi; le mani erano impregnate di sudore, mentre l’agitazione gli aveva occluso l’apparato respiratorio, obbligandolo ad ansimare”, invece di dire banalmente che Harry è agitato e ha il respiro corto, riesci a usare espressioni appropriate e una descrizione delle sue reazioni fisiche tragicomica che rendono il tutto molto più interessante. L’unico passaggio mi sarei aspettata un lessico più fantasioso è quello in cui Hermione vede per la prima volta Harry come un ragazzo, non solo un amico, e si sorprende del fatto che finora “certe volte aveva pensato che gli occhi di Harry fossero belli e che Ron avesse un bel sorriso” ma nulla più. Beh, speravo in qualcosa di meglio di “occhi belli” e “bel sorriso”! Ma forse sono io che chiedo troppo! ;) Lo stile comico ti riesce benissimo. Prendi questo passaggio, tra i più divertenti, secondo me: “«Mio caro ragazzo, dobbiamo subito porre rimedio a …» l’uomo non sapeva che parola utilizzare per definire quella massa informe di rovi appollaiati sulla testa di Harry.
«Questa cosa» disse infine, afferrando con stizza un ciuffo, che rilasciò repentinamente, come scottato, alla pari di un qualcosa dalle nefande fattezze.” Il lessico, il tono, la costruzione – tutto contribuisce all’effetto commedia. L’intera scena dal parrucchiere (incluso il meraviglioso commento di Ron sul prezzo dei capelli “da Malfoy”) è esilarante. Unico altro piccolo neo di stile/sintassi sono alcune frasi un po’ lunghe, con tante virgole e verbi al gerundio e all’infinito, e tante relative, che trascinano un po’ il discorso, come “Solo quando vide il volto di Hermione divenire rosso, si rese conto del suo gesto, che lui aveva compiuto spontaneamente, senza riflettere” oppure anche “«Bon Dieu!» esclamò, scandalizzato, all’indirizzo di Harry, con un calcato accento francese, coprendosi la bocca per l’orrore”. Capisci cosa intendo? Non è un errore, ma a volte fa diventare la lettura un po’ cantilenante.
12/15 punti per la caratterizzazione dei personaggi e la trama Per la caratterizzazione per personaggi, punteggio assolutamente pieno! Harry è adorabilmente incapace e fa delle figure da vero idiota con la ragazza che ama, ma non riesce proprio a non essere così! Sembra di rivedere le scene con Cho, ma moltiplicate esponenzialmente perché con Hermione la cosa è più seria e perché a lei tiene in maniera diversa, particolare, complessa. Hermione è curiosa, seria, convinta di sé, sempre sicura di essere abbastanza sveglia da poter capire cosa le nasconde Harry, eppure in realtà anche lei così ingenua e inconsapevole quando si tratta di capire il proprio cuore o di mangiare la foglia riguardo i piani (non tanto ben nascosti) di Harry! Insomma, perfetta anche lei perché è proprio come l’ha fatta la Rowling, non le sfugge nulla se si tratta di studio, ma per decidersi a capire il suo cuore, le servirebbero le istruzioni.
Ron è un personaggio minore, ma ha il suo ruolo e con i suoi commenti e gesti serve benissimo ad aumentare la componente comica della storia.
Per la trama, ho riconosciuto subito l’idea di quel programma un po’ idiota di MTV e ho pensato “Oh, no, speriamo non ci siano le telecamere Babbane alla fine della storia!”. Per fortuna le telecamere non c’erano, ma comunque l’idea mi ha lasciata un po’ perplessa, forse per un mio scetticismo su certi programmi. Non so, mi pare che l’idea sia un po’ masochista da parte di Harry: torturarsi per tutti quei giorni mentendo a Hermione, doversi inventare storie di ogni tipo e ficcarsi nelle peggiori situazioni per poi doverle fare pure, alla fine, comunque una confessione a cuore aperto! Beh, almeno le ha dato il tempo di capire che anche lei provava qualcosa (ma ai tempi di Cho come mai non era stata gelosa?). Insomma, la trama va bene per lo stile commedia, ma non è troppo brillante e forse avrei gradito di più un effetto sorpresa, mentre qui il lettore sa praticamente dall’inizio come finirà.
5/5 punti per il trattamento dell’OTP Sei riuscita a gestire la parte più difficile della coppia Harmony, il fatto che i due siano come fratelli nei libri, costretti in questa “friendzone” da cui sembra impossibile uscire. Hai fatto capire che potrebbero iniziare a vedersi con occhi diversi, che non sarebbe assurdo iniziare ad innamorarsi a partire dall’amicizia e che potrebbero benissimo capire di essere fatti l’uno per l’altra. Sono entrambi adorabili, adorabilmente goffi e impacciati, ma meravigliosamente innamorati.
Labyrinthum
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