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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    30/08/2012    1 recensioni
[Drama - Kamen Rider Fourze]
[Spoiler per la fine della serie] [GentarouKengo]
Dopo molti anni, il Bu è ancora unito come un tempo ma manca un pezzetto per sentirsi davvero a casa, un luogo che non hanno mai dimenticato.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales From Tokusatsu Worlds'
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Fandom: Kamen Rider
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Kengo, Gentarou, Kamen Rider Club, OC
Tipologia: OneShot
Avvertimenti: Fluff
Genere: Sentimentale, Malinconico
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Toei Animation e Shotaro Ishinomori, che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro ed è dedicata al “Maritoh” Ankh.

THIS IS HOME

Avevano quasi trent'anni in quel momento, e quando si erano conosciuti erano dei semplici liceali iscritti a una scuola sì tristemente famosa per i misteriosi avvenimenti accaduti al suo interno.

Avevano quasi trent'anni e il legame di amicizia che avevano instaurato allora non si era mai spezzato, ed era difficile che un'esperienza come quella che avevano vissuto nell'adolescenza non avesse cementificato il loro rapporto, malgrado gli anni trascorsi fossero stati pieni di eventi meravigliosi, di momenti da ricordare in ogni loro sfaccettatura.

Gentarou alzò la testa dalla sua lettera, rivolgendo agli uomini e donne, un tempo ragazzi, che lo circondavano un'occhiata incoraggiante e un sorriso dei suoi, ricordando e vedendo dipinti sui loro visi i ricordi e le emozioni che pure lui a sua volta stava rivivendo.

E erano non solo i ricordi legati all'Ama a bussare nuovamente alla mente ma anche tutto ciò che quei ricordi, quelle esperienze, avevano avuto come conseguenza...

In un caleidoscopio di colori e odori, di voci e risate, ricordò il ballo di fine anno – il sogno che aveva vissuto quella notte se lo portava nel cuore ogni giorno e lo riviveva nella persona che aveva a fianco ogni mattina appena sveglio – ricordò il diploma, prima quello suo, di Yuuki e di Kengo, sotto gli occhi commossi e orgogliosi di Ryuusei, che li aveva raggiunti subito dopo aver ricevuto il suo, trafelato come mai l'avevano visto, Miu e Shun, e poi quello di JK e Tomoko, i più piccolini della loro famiglia, cui tutti loro, nessuno escluso, avevano partecipato. E naturalmente, l'anno seguente, avevano assistito a quello di Haru e Ran in qualità di senpai, amici e compagni.

Dopo il diploma, solitamente, i gruppi si sfaldano, le amicizie passano in secondo piano, rimpiazzate da nuove conoscenze, nuovi rapporti e, perchè no, anche nuovi amori.

Ma loro no.

E dopo essersi praticamente tutti iscritti in campus a poca distanza gli uni dagli altri, la vita era proseguita senza intoppi.

Gentarou si lasciò scappare una lacrimuccia nel ricordare il matrimonio di Shun e Miu, un matrimonio che era stato merito e colpa allo stesso tempo di Kengo - al pensiero delle parole contenute in quella famosa e dolorosa lettera, lettera che il ragazzo aveva scritto loro dopo la sua “morte”, parole piene di speranza, di affetto e ringraziamento, parole che volevano sottolineare l'importanza che tutti loro avevano avuto nella sua vita, Gentarou sentì una fitta intensa al cuore – e che aveva allietato le vite di tutti con la nascita di un nipotino adorabile, un nipotino che avevano deciso di chiamare Kuniteru in onore dell'uomo che, nel suo animo chiuso, grazie a loro, aveva ritrovato la serenità dell'amicizia e aveva restituito loro due persone troppo preziose per perderle.

E ritrovarsi lì, in quell'ufficio, a distanza di troppi anni, rendeva tutto ancora più surreale, malgrado la gioia profonda della riunione.

Oddio, non era troppo tempo che non si vedevano tutti assieme, avevano fatto le ore piccole nella casa che Gentarou e Kengo dividevano, a ridere, mangiare e bere solo la sera prima, eppure essere di nuovo all'Ama li faceva sentire a casa.

Finalmente.

L'avvocato che li aveva convocati lì, nell'ufficio che era stato del Direttore Gamou, era stato veloce e sbrigativo, quasi meccanico nei gesti e nella voce, distaccato al punto da sembrare un robot e non un essere umano.

Aveva spiegato loro sommariamente i motivi della loro convocazione, aveva consegnato loro una lettera a testa e se n'era andato, rivolgendo loro un saluto e una serie di complimenti in una voce piatta e monocorde che, doveva ammetterlo, faceva arrabbiare e non poco un Gentarou che, malgrado l'età, conservava ancora parecchie reazioni tipiche dei tempi della scuola.

Calmati, Gentarou.” lo bloccò Kengo, poggiandogli una mano sul braccio in un gesto tranquillizzante: “Ha fatto il suo lavoro, ora dobbiamo pensare noi al resto.”

Ancora non ci credo...” balbettò Yuuki, tenendo tra le braccia Kuni-kun, che scalciava nella sua tutina di Hayabusa disegnata dalla zia apposta per il suo ultimo compleanno e da cui il piccolo a fatica si staccava se non quando strettamente necessario.

E io che credevo che Kengo-san fosse l'unico tsundere spaziale possibile.” scherzò JK, ravvivandosi i lunghi ricci biondo platino.

E' stupefacente...” disse Miu, “Davvero, sembra quasi uno scherzo.” aggiunse Shun, cingendole la vita con le braccia.

Invece è così... Il Direttore Gamou...” cominciò Tomoko, incredula come tutti: “Abbiamo restituito al Direttore il suo sogno...” finì Ryuusei per lei.

E lui ci ha lasciato più soldi di quanti mai potremmo anche solo lontanamente pensare di guadagnare nella nostra vita... E quell'avvocato del cavolo ha liquidato così la sua eredità!” sbottò arrabbiato il moro, stringendo il pugno.

Gen-chan! Calmati!” lo rimproverò Yuuki.

No, Yuuki. Non mi calmo, voglio fargli capire l'importanza dell'amicizia e dei sogni!” esclamò lui passionale, facendo per inseguire l'uomo nel corridoio, prima che Kengo, questa volta con un bacio sulle labbra, non lo bloccasse definitivamente: “Ricorda che non sa nulla di ciò che è successo. Sicuramente si sarà fatto un'idea sbagliata di noi e di tutta questa storia ma non ci riguarda. Dobbiamo sistemare questa cosa.” notò il giovane uomo.

Kuni-kun gorgogliò felice nel vedere gli zii baciarsi, era particolarmente allegro quando ciò accadeva e a tutti piaceva vederne il musetto sorridente, dando la scusa ai due per coccolarsi a dovere anche quando toccava a loro accudire la piccola peste.

Di malavoglia, Gentarou annuì, spostando lo sguardo su ciascuno di loro, in attesa di una risposta.

La domanda ora è... Cosa facciamo con tutti questi soldi?”

Su di loro, cadde uno strano silenzio, un silenzio non inquietante ma disagevole, come se non sapessero bene cosa rispondere, cosa fare...

E in fondo era proprio così.

Non c'era nulla che desiderassero veramente fare con quei soldi, avevano realizzato i loro sogni, erano felici...

Cosa poteva dare loro il denaro che già non avessero?

Oddio, una cosa forse c'era, un piccolo sogno troppo folle e impossibile che ciascuno di loro aveva chiuso e sigillato nel profondo del cuore, ma che non avevano mai seriamente dimenticato.

Un sogno che voleva chiudere in qualche modo il cerchio che simboleggiava la loro amicizia, il riportare in vita un luogo che aveva significato tutto per loro.

Potreste tenere parte dei soldi per il piccolo Kuni. JK, tu potresti finalmente intraprendere quel viaggio che volevi... Tomoko, tu potresti-”

E sentiamo, Kisaragi, tu cosa vorresti?”

La voce di Kengo interruppe sul nascere il fiume infinito di parole del compagno, azzittendolo senza pietà.

Io voglio che siate felici. Mi basta questo.” replicò Gentarou dopo qualche secondo di mutismo forzato e stupito: “Voglio che lo siate ora e sempre.” aggiunse, sorridendo appena, con le lacrime che minacciavano di uscire mentre cercava di ricacciare giù, giù in fondo al cuore quel piccolo desiderio che gli aveva strappato il fiato.

E se ti dicessimo che noi vogliamo che tu sia felice?” azzardò Miu, stringendolo in un abbraccio degno della più affettuosa delle sorelle: “Cosa faresti tu con tutti questi soldi?” domandò di nuovo lei, guardandolo dritto negli occhi con intensità.

Ma io sono felice!” esclamò il moro, abbrancando il braccio di Kengo: “Sono fidanzato con l'astronauta più isterico di Cape Canaveral, ho una meravigliosa famiglia...” sorrise appena tra le lacrime, “Non ho assolutamente bisogno di nulla.”

E cosa mi dici di questa?” Kengo gli presentò una foto sotto il naso, sentendo una fitta di dolore al cuore nel vederlo sussultare, avevano ragione...

Non vorresti tornare lassù?” gli sussurrò all'orecchio Yuuki: “Non vorresti tornare a casa?” anche lei era commossa.

Perchè era vero, la Rabbit Hutch sarebbe sempre stata casa loro, qualunque cosa fosse successa.

Ma come...-”

Kisaragi, sei uno stupido. Se ti trovo abbracciato all'album di fotografie del Bu quando torno a casa, è ovvio che qualche dubbio mi venga, non trovi...?” brontolò Kengo, standogli accanto.

E ad essere sinceri, desideriamo tutti che torni a vivere... Gamou ha lasciato scritto, - Fate la cosa giusta con questi soldi, ricordatevi dei vostri sogni – e il sogno che abbiamo tutti fin dal giorno in cui abbiamo perso la Rabbit Hutch è quello di tornarci.” fece notare Ryuusei, unendosi all'abbraccio.

Lo è sempre stato. Almeno lassù nessuno mi diceva nulla per come suono la chitarra.” ridacchiò JK, gettandosi addosso a Gentarou: “La Luna è casa nostra.” asserì Tomoko pacata.

Fermi tutti. Ma se anche, mettiamo caso, decidessimo di ricostruirla, come facciamo? Non abbiamo nulla da cui partire!”

E chi te lo dice, Bakaragi?” sorrise Kengo, tirando fuori una chiavetta USB: “Tra i documenti che Emoto-sensei mi fece avere tramite questa, c'erano anche i piani che la OSTO aveva buttato giù per costruire la Rabbit Hutch. Con la tecnologia odierna, non dovrebbero volerci troppi anni per rimetterla in piedi. E i soldi che Gamou ci ha lasciato, sono più che sufficienti, sia per ricostruirla che per farla funzionare. Se lo vogliamo, la possiamo rimettere in piedi.”

Sbalordito, commosso e felice, veramente felice, Gentarou accolse tra le proprie braccia il piccolo Kuniteru, scoppiando infine a piangere mentre la sua famiglia lo circondava: “S-Si, voglio tornare lassù...” singhiozzò.

E ritorneremo lassù, è una promessa. Non ho sviluppato questo nuovo Gate Switch per nulla, sai?” gli fece notare Kengo, baciandolo sulla tempia con amore prima di fargli scivolare tra le mani il piccolo dispositivo.

Il Kamen Rider Club tornerà a casa.”

§§§

Malgrado l'ossigeno che veniva pompato all'interno della tuta, per un attimo a Gentarou mancò il fiato, al punto da cadere in ginocchio davanti alla bandiera del loro Club, una bandiera, un pezzo di stoffa che, malgrado gli anni, era sempre rimasto lassù, come a volerli aspettare, come se sapesse che sarebbero tornati, prima o poi.

Ryuusei lo sollevò in piedi, senza lasciare la presa sulle sue spalle mentre lo conduceva presso il gruppetto di amici che da lì osservava il meraviglioso pianeta azzurro davanti ai loro occhi.

E' meravigliosa...” pensarono, prendendosi per mano.

Per un attimo, si sentirono nuovamente quei ragazzi sperduti nelle immensità del cosmo che erano stati in passato ma fu solo un attimo, non volevano vivere nel passato, non ora che finalmente si erano nuovamente riappropriati di quel passato e lo avevano tramutato in presente.

Ora, mancava solamente una cosa...

UCHUU KITA!”

Si, erano a casa.

   
 
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