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Autore: emletish    31/08/2012    3 recensioni
Questa storia è ambientata al Tempio dell'Aria dell'ovest durante i primissimi giorni. Katara non si fida ancora di Zuko e ha acquisito un nuovo hobby. Pensavate che fosse Jet l'unico appassionato nel seguire Zuko di soppiatto? au contraire mes amis! Ciò che segue sarà il suo giornale "Inseguimento".
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Crisi e risalita

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Ci siamo alzati ridicolosamente presto per arrivare all'isola di Yon Rha. Abbiamo lasciato Appa in una macchia di alberi lì vicino e siamo entrati nel villaggio per chiedere, discretamente, di lui e dove viva. Quest'isola assomiglia moltissimo al nostro punto d'incontro. Un solo villaggio principale e poche cases isolate. Yon Rha vive molto lontano dal villaggio e deve camminare a lungo ogni giorno per arrivare sin qui. Abbiamo scoperto quale fosse il sentiero giusto e ci siamo cambiati con i vestiti da ninja, aspettando. Lo abbiamo seguito dal mercato. Credo sapesse che eravamo lì, perchè continuava a guardarsi nervosamente alle spalle. Ha comprato delle verdure e ha iniziato a tornare a casa. La strada era molto lunga. Il punto giusto per attaccare era proprio a metà strada tra il villaggio e la sua casa. Saremmo stati abbastanza lontani da entrambi i luoghi per non farci vedere o sentire. Volevo essere sicura che fosse il tipo giusto quindi, nel momento in cui ci siamo trovati in un punto vantaggioso (noi potevamo vederlo ma lui non poteva vedere noi), il Soggetto ha creato apposta un rumore. Yon Rha ha alzato la testa e si è guardato intorno, preoccupato.

Era proprio lui.

Abbiamo ideato in fretta un piano e poi abbiamo dovuto correre per arrivare in anticipo nel punto giusto. C'era un sentierino ben nascosto poco lontano, ha inoltre iniziato a piovere, quindi è stato più facile per noi mimetizzarci contro il cielo scuro. Yon Rha continuava a guardarsi intorno, paranoico. Io e il Soggetto abbiamo sistemato una corda nascosta per farlo inciampare. Poi io sono tornata indietro per distrarlo mentre il Soggetto tendeva la corda. Poi il Soggetto è saltato fuori e lo ha sottomesso con il suo Dominio. E in men che non si dica, quell'uomo si è trovato inginocchiato nel fango, le verdure sparpagliate intorno.

Torreggiavo su di lui, ordinandogli che si ricordasse di me.

Dopo qualche momento, ci è riuscito.

Mi ha raccontato ciò che è successo realmente quel giorno. Mia madre gli aveva ocnfessato di essere l'ultima Dominatrice dell'Acqua, pensando che l'avrebbero presa prigioniera, per proteggermi. Mi protesse in più di un modo, quel giorno. E' stata coraggiosa e si è sacrificata per me e lui l'ha assassinata a sangue freddo. Ho provato quella rabbia oscura che avevo sentito anche sulla nave. Era un sentimento così potente di ira ed odio. Invece di Dominare il suo sangue, perché ho davvero deciso che non lo farò mai più, ho preferito spaventarlo con una dimostrazione del mio potere. Volevo che avesse paura di me. Molta paura.

Ho fermato la pioggia.

Ma sapete quanto è difficile fermare la pioggia?

E' ridicolosamente difficile.

Ma ha funzionato.

Era terrorizzato dalla mia presenza. Aveva davvero paura di me. Anch'io avevo paura di me.

Ho pensato, per un secondo, che l'avrei fatto. Perché lui l'ha uccisa. Perché se lo merita. Ho raccolto l'acqua in formazioni di ghiaccio appuntite come aghi e le ho scagliate contro di lui il più velocemente e il più forte possibile.

Poi all'ultimo secondo mi sono bloccata.

Non potevo farlo. Non potevo mettere a segno quell'ultimo colpo. Non ho la forza, dentro di me, per uccidere una persona in quel modo. Potrei uccidere, se non avessi altra scelta, ma solo in battaglia o per autodifesa. Non posso farlo coscientemente e a sangue freddo. Ho lasciato che l'aqua cadesse inerte su di lui. Avrei potuto farlo, ma a che sarebbe servito? Qual'era il motivo, davvero?

Non avrei riportato indietro mia madre.

Sarebbe comunque rimasta morta.

Sarebbe rimasta morta e anch'io sarei diventata un'assassina.

Mia madre non vorrebbe che mi trasformassi in un assassina.

Ha iniziato a scusarsi, ma le sue richieste di perdono non erano sicere. Ne ho già sentite pronunciate dal Soggetto. Ne ho dette io stessa. Non si sentiva davvero in colpa per quello che ha fatto. Voleva solo salvare la pelle. Era ancora convinto che l'avrei ucciso e mi ha offerto sua madre in cambio della vita. Una madre per una madre. Ero indignata. Non solo quell'uomo ha ucciso mia madre, ma era anche pronto a scambiare la sua stessa madre per la sua pelle.

Chi è che lo fa?

Chi può abbassarsi a tanto?

Non era nemmeno un valido avversario. Non sarebbe stato un problema avere la meglio su di lui. Mia madre è stata uccisa da quest'uomo squallido e pietoso. E' un uomo patetico e triste e vuoto, e gliel'ho detto. Non c'era niente in lui. Lo odio così tanto, ma non ho potuto ucciderlo. Non ne sarebbe valsa la pena.

Mi sono allontanata e l'ho sentito piangere alle mie spalle. Bene. Era una buona cosa. Dovrebbe sentirsi male. Il Soggetto mi ha seguita lentamente, le braccia alzate in posizione per qualche secondo, per assicurarsi che Yon Rha non pensasse di poterci segire. Non l'ha fatto. Perché avrebbe dovuto?

Cos'altro c'era da dire?

-!-

Avvicinandomi ad Appa, ho avvertito quella sensazione in gola, quella di quando sai che stai per piangere. Sembrava che mi stessero strizzando un limone acerbo proprio lì. Sono andata avanti solo di adrenalina ed emozioni per tre interi giorni e solo in quel momento ho iniziato a rendermi veramente conto di cosa fosse successo.

Ho affrontato il mio mostro. Ho affrontato l'assassino di mia madre e si è scoperto che era solo un uomo patetico, ordinario e codardo. Non mi sembra neppure chissà quanto spaventoso, ora. Avrei potuto soggiogarlo senza fatica. Mia madre mi è stata portata via solo perché Yon Rha ha seguito degli ordini. Almeno ora sa che cosa orribile ha compiuto. Spero che si ricordi di me e di quanto si è terrorizzato ogni volta che piove.

Ho premuto la faccia contro il fianco di Appa, sperando che il familiare sentore dei suoi peli e il freddo delle gocce di pioggia che mi scivolavano giù per la schiena mi avrebbero confortata e avrebbero portato via quella sansazione amara nella mia gola. Non ha funzionato. C'erano così tante emozioni che vorticavano dentro di me in quel momento e non sapevo cosa farne. Provavo troppa rabbia e dolore e confusione perché il mio corpo potesse contenerli. E stavano per manifestarsi all'esterno.

Quindi ho fatto la cosa più probabile.

Un'enorme grossa grassa crisi di pianto.

Era un pianto moccoloso.

Era un pianto con quell'imbarazzante respiro in gola.

Era un pianto da faccia bagnata.

Ma anche e sopratutto era un pianto da coccole.

Il Soggetto era molto imbarazzato quando ho iniziato a piangere perché è molto più terrorizzato dalle ragazze in lacrime che da qualsiasi altra cosa nell'universo. Penso seriamente che preferirebbe affrontare un Alce Leone dai denti a sciabola arrabbiato piuttosto che venire lasciato da solo con una ragazza che piange. All'inizio si è avvicinato preoccupato e poi ha iniziato ad accarezzarmi la schiena cercando di tranquillizzarmi e in pratica mi sono appoggiata a lui. Poi mi ha circondata con un braccio e io mi sono aggrappata a lui e gli ho pianto il mio pianto moccoloso addosso. Credo di essermi anche soffiata il naso nella sua camicia, a un certo punto, ma lui non ha commentato.

Non parleremo mai più di questa cosa.

Mi stava abbracciando e io ero solo questa persona isterica che ha perso completamente la via della ragione. Stava recitando tutta quella roba calmante che dovresti dire a una persona isterica che ha perso la via della ragione, ma l'ha detta in questo modo così teneramente imbarazzato, come se non fosse abituato a consolare qualcuno. Ho premuto la faccia contro il suo petto e ho ascoltato il battito del suo cuore. Mi stava accarezzando i capelli e continuava a ripetere Andrà tutto bene un sacco di volte. Siamo entrambi ancora vivi e abbiamo dei compiti da svolgere. Davvero, abbiamo una guerra da combattere e non c'è tempo perchè io sia distrutta. Dovevo ricompormi. Ma comunque, credo che il mio pianto non mi abbia fatto che bene.

Non era un pianto triste. Credo fosse più liberatorio. Credo di essermi sentita bene, dopo. Persino più leggera. Ho portato con me tutte queste emozioni turbolente per giorni, persino mesi. Probabilmenteanni, in effetti. E ora mi sembra di averli gettati tutti via e mi sento stranamente libera.

Eravamo entrambi ridicolosamente bagnati perché aveva piovuto senza freni durante tutta la mia crisi. Ma sembrava che io e il cielo fossimo in sincronia. Quando ho finito di piangere, la pioggia ha smesso di cadere. Ho alzato lo sguardo e c'era un arcobaleno sopra di noi. Era bellissimo. Mia madre aveva sempre voluto poter vedere un arcobaleno. Non ce ne sono al Polo Sud (però abbiamo le aurore meridionali, che secondo lei erano un buono scambio), ma mio padre li aveva visti durante i suoi viaggi e le aveva promesso di portarla a vederne uno, quando la guerra fosse finita e noi fossimo stati più grandi. Non ha mai potuto farlo. Ora ne ho visti così tanti di persona. Non vorrebbe che passassi la mia vita a rimpiangerla. Vorrebbe che vedessi la bellezza degli arcobaleni.

Dopo un po' mi sono calmata e stavo facendo quegli strani singhiozzi che iniziano alla fine di una grande crisi di pianto. Io e il Soggetto ci siamo separati e ho tolto l'acqua dai nostri vestiti e dal pelo di Appa, perchè almeno noi tre fossimo asciutti. Il Soggetto ha rovistato nella sua tasca e ha tirato fuori un sacchettino di Fiocchi di Fuoco, una pietra che ha trovato sulla spiaggia e che pensava fosse bella e un fazzoletto. Me l'ha passato e mi sono pulita la faccia. Siamo saliti su Appa e ci siamo guardati. Non credo che sapessimo davvero cosa dire. Il Soggetto aveva questa faccia ultra preoccupata e mi ha chiesto se mi sentissi meglio.

Stavo davvero meglio.

Sembrava ancora così preoccupato che avrei ricominciato a piangere da un momento all'altro, quindi gli ho detto che stavo davvero meglio e che pensavo che mi servisse un buon pianto dopo tutto. Mi ha chiesto se volessi parlarne, nel suo modo da Soggetto imbarazzato. Gli ho detto che mi sembrava di aver fatto la scelta giusta e lui mi ha detto che se lo era per me, quindi era sicuramente la scelta giusta da fare. Gli ho parlato del fatto che uccidere Yon Rha non sarebbe servito a niente. Non avrebbe riportato qui mia madre e lei non avrebbe voluto che mi ritrovassi con un omicidio sulla coscienza.

Mi ha detto di essere felice che avessi fatto la scelta giusta per me. Anche se non ha conosciuto mia madre, è sicuro che sarebbe stata fiera di me. Gli ho sorriso e l'ho ringraziato di essere venuto con me, perché davvero, non ci sarei mai riuscita senza il suo aiuto. E poi siamo rimasti lì a sorriderci ed è stato piacevole sorridergli e non sentirmi arrabbiata o infastidita. In tutta sincerità, il Soggetto è la persona migliore che avrebbe potuto accompagnarmi. Mi sembra davvero che potrei fidarmi di lui, ora. E' stato dalla mia parte e credo che questo sia tutto ciò che mi sono sempre aspettata da lui.

Non sono sicura di cosa significhi.

-!-

Prima che me ne rendessi conto, stavamo già tornando su Appa e la piccola avventura mia e del Soggetto stava per finire. Ero seduta nella sella e il Soggetto er aseduto al mio fianco, reggendo le redini. Non ci siamo detti molto. C'erano molte cose che mi frullavano nella testa. Avevo anche qualcosa da dirlgi e non ero sicura di come farlo. Era una combinazione di Mi dispiace e Grazie e Diventiamo di nuovo amici.

Però non sono riuscita a dire niente di tutto questo. Volevo farlo, ma le parole sono rimaste bloccate.

Quindi gli ho detto che pensavo che a mia madre il Soggetto sarebbe piaciuto. E' il complimento più grande che si possa ricevere, da parte mia. Il Soggetto mi ha sorriso, sorpreso, e mi ha chiesto se dicessi davvero. E' così. Credo che mia madre avrebbe trovato il Soggetto degno di fiducia.

Mi è venuto da sorridere, quando mi sono ricordata di una cosa che diceva spesso. Gli ho chiesto se avesse mai indossato una copriteiera. E' stato disorientato un attimo dalla mia domanda e mi stava guardando come se fossi mezza matta. Mi ha chiesto cosa fosse un copriteiera e ho dovuto spiegargli che le donne della Tribù dell'Acqua preparano delle specie di piccole giacchette per le teiere per tenerle al caldo. Ha detto che tenere le cose al caldo non è un grande problema nella Nazione del Fuoco e perchè avrebbe dovuto indossare qualcosa che dovrebbe essere una giacchetta per teiere?

Gli ho raccontato di come mia madre diceva che non bisogna mai fidarsi di un uomo che, se lasciato solo in una stanza con un copriteiera, non cerca di indossarlo. Se cercasse di indossare un copriteiera, avrei potuto fidarmi di lui. Il Soggetto ha detto 'Bene, dammi questa giacchetta' con un tono di voce molto determinato. Era il tipo di tono che uno userebbe prima di una grande battaglia, invece che prima di affrontare un copriteiera. E mi è venuto da ridere al pensiero dei buffi detti di mia madre e al pensiero del Soggetto con indosso un copriteiera e alla sua determinazione nel farlo se ciò era quello che serviva perché mi fidassi di lui.

Probabilmente ero ancora un po' isterica. Ma era tutto troppo pazzo e troppo buffo.

Per la prima volta da sempre, pensare a mia madre mi ha fatto ridere, invece di piangere.

-!-

Sulla via del ritorno mi sono resa conto di non aver fatto altro che parlare di mia madre e della mia rabbia e dei miei problemi per tre giorni. Non so ancora nulla della madre del Soggetto, ma lui sa tutto della mia. Questo non mi sembrava giusto. Quindi mi sono seduta al suo fianco e gli ho dato un colpetto e gli ho chiesto di lei. Così saremmo stati pari.

Mi ha detto di non aver parlato di lei da secoli e che non aveva idea di cosa dire. Gli ho risposto che non esiste un momento migliore quanto il presente e che spesso non sa cosa dire ma continua comunque a blaterare cose senza senso. Ha parlato. Non ha detto molto, ma per me è abbastanza. Credo che abbiamo raggiunto lo stadio in cui ci raccontiamo delle cose. E' strano, ma piacevole.

Il suo nome era Ursa e il Soggetto pensa che fosse la persona più meravigliosa del mondo. Era bellissima e triste e gentile. Lo faceva sentire amato. Non aveva strane frasi sui copriteiera, ma gli faceva il solletico quando lui meno se l'aspettava. Una notte lo aveva svegliato, la notte della morte di suo nonno, e gli aveva detto che non avrebbe mai dovuto dimenticare chi è davvero.

Poi era scomparsa.

Suo padre aveva raccontato a lui e a sua sorella che era morta. Aveva detto loro che non li amava abbastanza e che non poteva sopportare doverli vedere. Aveva detto loro che li aveva abbandonati. Alla fine il Soggetto e sua sorella avevano imparato a non fare più domande. Quando il Soggetto ha affrontato suo padre, il giorno dell'eclissi, quello gli aveva detto che non era morta, ma che era stata esiliata per tradimento.

Il Soggetto ha detto che dopo la guerra intende andare a cercarla, anche se solo per scoprire cosa le è successo veramente. Gli ho detto che con la sua determinazione nel cercare le persone, anche se quelle non vogliono essere cercate, l'avrebbe trovata in un batter d'occhio. E poi lui mi ha sorriso, questo sorriso così sincero.

Ho fatto un'altra cosa stupida e veramente imbarazzante. A quanto pare non posso farci niente.

Gli ho detto che quando questa guerra sarà finita, se vorrà andare a cercare sua madre, andrò con lui. Cioè, solo se vorrà che io venga. Mi sembra giusto, dopo tutto ciò che ha fatto per me in questo viaggio. Ha sorriso, e mi ha detto che gli piacerebbe se venissi.

Credo che piacerebbe anche a me.

-!-

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Cari magnifici lettori! Avete raggiunta la fine di Crisi e risalita! Congratulazioni e spero vi sia piaciuto! Ho buttato dentro un po' di mie idee sui Predatori Meridionali che penso avrebbero influenzato la decisione di Katara e nu altro po' di coccole (perchè io adoro le coccole).

Un enorme grazie a tutti i recensori! Grazie per essere rimasti con questa storia così a lungo. Ci stiamo avvicinando alla fine del giornale di stalking di Katara e spero che sia stata una lettura piacevole!

In questo capitolo:

In storia all'università abbiamo studiato il concetto della banalità del male e gli studi sul Nazismo. Molta gente è rimasta scioccata dal fatto che la maggior parte dei Nazisti non erano fanatici, bensì persone ordinarie e facilmente plagiate che avevano seguito degli ordini e fatto cose terribili senza mai chiedersi il perché. Credo che Yon Rha faccia parte di una faccenda simile. Ha ricevuto l'ordine da un superiore di uccidere l'ultima Dominatrice dell'Acqua. Quindi l'ha fatto. Credo che sia questo ad influenzare la decisione finale di Katara di risparmiarlo. E' solo un tipo patetico. Non è nemmeno un valido avversario. Nella sua testa lo visualizzava come un terribile mostro, ma in realtà era solo un uomo patetico, triste e vuoto. Non servirebbe a niente ucciderlo, perché ciò non riporterebbe indietro sua madre.

Ma allo stesso tempo, affrontarlo e essere in grado di trovarsi in una posizione di potere superiore e ritenerlo indegno aiuta Katara ad accettare ciò che è accaduto. Da bambina si era sentita così impotente, ma in questa scena ha quel potere. In effetti ha tutto il potere necessario e l'unica cosa a fermarla sono le sue scelte. Risparmia Yon Rha per sé stessa, non perché lo ha perdonato. Lo fa perché non vuole abbassarsi al suo livello. Sa che sua madre non vorrebbe che lei uccidesse qualcuno e credo che questa sia stata una delle poche cose a trattenerla.

Quindi lo spaventa solo a morte e deve soddisfare sé stessa sapendo che ora capisce la cosa terribile che ha fatto.

Credo che a Katara servisse una grande grossa crisi di pianto dopo quella scena, ma ovviamente potete pensarla come volete.

La povera Katara ha rivissuto memorie estremamente dolorose e ha avuto a che fare con affari incredibilmente oscuri ed è riuscita ad andare avanti solo di emozioni e adrenalina. Credo che una grossa grassa crisi di pianto sarebbe stata una buona cosa per lei e buona nel processo di guarigione e buona per il suo rapporto con Zuko. E' liberatorio lasciare andare tutti quei sentimenti.

Zuko è tutto imbarazzato all'inizio della crisi. Ho l'impressione che non abbia mai dovuto essere il consolatore di nessuno e all'inizio probabilmente non avrebbe saputo cosa fare. Ma lei è distrutta e lui la considera un'amica e quindi fa del suo meglio. Hanno un bell'abbraccio, anche se moccoloso. Come molti dei miei recensori mi hanno fatto notare, Zuko è un coccolatore nato ma non ne ha mai ricevute abbastanza in vita sua. Proietta all'esterno una facciata imbronciata e non coccolosa, ma davvero, qualcuno dovrebbe attaccargli un biglietto alla schiena con su scritto coccolami.

Credo che l'abbraccio alla fine dell'episodio fosse un bell'abbraccio ora-diventiamo-amici, ma non era neanche lontanamente imbarazzante come mi aspettavo. Se non ci fossero stati altri abbracci durante il viaggio, credo che quello finale sarebbe stato molto più rigido e formale. Ma sono così a loro agio che mi è rimasta l'impressione che ci fosse stato almeno un altro abbraccio. Quindi l'ho scritto.

E ovviamente, sentitevi liberi di esprimere la vostra opinione.

"Non fidarti mai di un uomo che, se lasciato da solo in una stanza con un copriteiera, non cerca di indossarlo" è un pensiero profondo di Billy Connolly e penso che sia vero. Volevo che Katara iniziasse a ricordare le cose più belle di sua madre e che quei ricordi non fossero contornati dall'ira. Volevo che ciò che ha detto Gran Gran si avverasse: un giorno ricordare sua madre l'avrebbe fatta ridere invece che piangere. E credo che fare pace in sé stessa con ciò che è accaduto e affrontare Yon Rha abbia aiutato.

Inoltre amo la ridicola immagine mentale di Zuko che indossa un copriteiera per lei.

Credo che faccia senso per lei seguirlo quando andrà a cercare sua madre dopo la guerra e quel viaggio sarebbe un po' uno specchio di questo. Ma l'obiettivo di quel viaggio sarebbe cercare una persona amata invece che vendetta e finirebbe in un modo più felice.

Le recensioni aiutano il mio cervello a saltare fuori con delle idee e le amo troppo!

Nel prossimo capitolo analizzeremo due parole molto importanti: la parola P e la parola A.

Non pensate male! ;)

Ci si vede...

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Traduttrice: bene, voglio decisamente sapere quali pensate siano le due parole. Indizio? Pensate a ciò che Aang dice prima e dopo il viaggio.

  
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