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Autore: LunaSayan    31/08/2012    12 recensioni
Ciao a tutti! Allora, questa fafiction è una Robin Roud, quindi potrete partecipare tutti. Datemi il vostro personaggio, e io creerò la storia. Cosa succederà ad un gruppo di semidei provenienti da tutto il mondo, radunati nel Campo Mezzosangue? Tra amori, gioie, falò, imprese, liti e perdoni lavita dei nostri personaggi va avanti! Partecipate in tanti please! Datemi il vostro PG inventato e verrà fuori una storia fantastica!
Bacioni
Luna
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao ciao a tutti! Allora, come promesso, ho pubblicato il primo capitolo perché partecipano addirittura 12 persone! Fatevi un applauso ragazzi! Se in questo capitolo il vostro personaggio non è molto approfondito non preoccupatevi, lo sarà nel prossimo, perché se dovessi descrivere tutti per filo e per segno non so quanto verrebbe lungo, e sarebbe un po’ pesante da leggere. Va bè, vi lascio, recensite mi raccomando!

 

 

Capitolo 1

Quando il Campo è in sovraffollamento

 

 

Marina detestava stare al centro dell’attenzione. Probabilmente in quel momento non lo era, ma si sentiva gli occhi di centinaia di semidei puntati addosso, come per scovare ogni suo singolo difetto.

<< Benvenuti semidei di tutto il mondo! >> Chirone iniziava così ogni singolo anno, la ragazza avrebbe tanto voluto dirgli che era un po’ monotono, ma poi sospirò, e lasciò perdere.

<< Mi presento! Io sono il Centauro Chirone, l’allenatore di voi eroi! >> Per l’occasione era stato montato un ridicolo palco, o almeno, lei pensava fosse ridicolo. Solitamente quando Chirone faceva i suoi discorsi si stava nel padiglione della mensa, ma pensandoci bene quell’anno c’era davvero troppa gente.

<< E lei… >> Esordì indicando Marina. La figlia di Poseidone grugnì. Adesso era certamente al centro dell’attenzione. E non le piaceva per niente. Lanciò un’occhiata al Centauro, che la invitò a proseguire.

<< Sono Marina Conti, l’aiuto allenatrice di Chirone… >> Borbottò. Probabilmente nessuno l’aveva sentita, ma non se ne curò. La quattordicenne scandagliò la folla di ragazzi che era accalcata contro al palchetto con il suo sguardo verde e penetrante.

Non aveva mai visto tanti semidei in una sola volta. “ Quest’anno sarà difficile passare inosservati… “ Pensò Marina.

<< Molto difficile. >> Mormorò poi a bassa voce, notando che Nico di Angelo la fissava intensamente da più di cinque minuti.

 

Troppa gente. Decisamente troppa gente. Era quello che Astra continuava a pensare. Era pigiata in mezzo alla folla, e per sua fortuna svettava sopra tutte le teste, almeno sarebbe riuscita a respirare. Cosa che in quel momento veniva piuttosto difficile a tutti i bambinetti di dieci anni che erano arrivati al Campo Mezzosangue negli ultimi giorni.

Rabbrividì al pensiero di tutti i potenziali nuovi figli di Ermes non ancora riconosciuti. Altre persone che rubavano i suoi oggetti. O meglio, altre persone che tentavano di rubare i suoi oggetti.

Si passò una mano tra i capelli corti e sbuffò sonoramente. Guardò dall’alto in basso un bambino rosso di capelli che la guardava stupito. La figlia di Efesto non ci fece caso, e cercò di ascoltare il discorso di Chrione.

<< Dopo quello che è successo parecchi anni fa, dobbiamo mantenere la pace. L’unione fa la forza, ragazzi, ricordatelo! >> Esclamò il Centauro.

In realtà il motto di Astra era: “ Chi fa da se fa per tre”, non le piaceva farsi aiutare. Credeva che raggiungendo gli obiettivi con le proprie forze si sarebbe migliorati, infatti lei cercava sempre di essere la migliore in tutto.

Astrà notò Annabel, una sua carissima amica, dall’altra parte del prato. Si fissarono per un attimo e la figlia di Demetra scoppiò a ridere.

La diciottenne sbuffò per l’ennesima volta in quella giornata. “ Troppa gente. Decisamente troppa gente. “ Si trovò a pensare, mentre una maldestra undicenne con il naso coperto di lentiggini le pestava un piede.

 

 

Kaitlyn sorrise malignamente. Si era ricavata un angolino ai margine della radura dove si stava tenendo il discorso di benvenuto di Chirone, ed era felice in modo inquietante.

Osservava la moltitudine di nuovi e piccoli semidei impauriti ed eccitati al tempo stesso che si guardavano attorno, estremamente spaesati. Tanta gente, soprattutto nuova gente. Gente che non conosceva ancora Kaitlyn.

La ragazza sapeva che era crudele infierire sui nuovi arrivati, ma la divertiva. Di sicuro i marmocchi non erano pronti a resistere ad un attacco di una figlia di Eris. La ragazza si beò della sensazione che presto sarebbero scoppiate nuove risse.

Ovviamente non in quel momento, perché Chirone avrebbe sicuramente capito che era stata lei.

<< Smettila di ghignare Kat. Sei inquietante. >> Sbuffò Lavinia squadrando la sua sorellastra da capo a piedi.

Si conoscevano da moltissimo tempo, ed erano le uniche della cabina di Eris. Lavinia adorava sua sorella, ma molte volte era davvero troppo cattiva. Non che a lei non piacesse seminare zizzania, anzi, amava farlo. Ma quei piccoli semidei sembravano un po’ troppo impauriti.

<< Non sto ghignando. >> Borbottò lei di rimando.

La sedicenne la fissò per un lungo istante, con i suoi strani e meravigliosi occhi viola-argento, ereditati da sua madre Eris.

<< No, certo che no. >> Sospirò scuotendo la testa. Quell’estate sarebbe stata diversa, se lo sentiva.

Estremamente diversa.

 

 

Rebeca Lea cercò di stiracchiarsi le gambe intorpidite, cosa che le riuscì molto difficile, perché era incastrata tra due sue sorelle: Cloe e Kaeli.

<< Non vedo l’ora che questo stupido discorso finisca. Non mi sento più le gambe. >> Sospirò, scostandosi una ciocca di capelli, sfuggita dalla treccia, dal viso. Non che non le piacessero i discorsi di benvenuto di Chirone, ma in quella volta stava durando più del solito.

Probabilmente il fatto che ci fossero centinaia di semidei contribuiva, ma sarebbe stato divertente accoglierli, o almeno la figlia di Apollo sperava.

Nuove amicizie, nuove avventure… Sarebbe stato piacevole. Inoltre si sentiva molto responsabile, dato che era la Capocabina di Apollo, quindi era compito suo far sentire a proprio agio i nuovi pargoletti del dio del sole.

Compito suo e di Kaeli, che era molto brava a fare integrare i novellini. Kaeli, però, in quel momento, non sembrava interessata ai piccoli.

Fissava un nuovo arrivato, ma era grande, sui diciassette anni. La cosa che la colpiva di più era il sorrisetto ironico che aveva stampato in faccia da più di dieci minuti, non sembrava a disagio, pigiato tra la folla.

Distolse lo sguardo, temendo che qualcuno l’avesse già notata, ma né Cloe né Reb sembravano aver notato qualcosa. La figlia di Apollo si appoggiò al tronco dell’albero che stazionava dietro di lei.

Si massaggiò le tempie con le dita affusolate delle mani. Le era venuto un insistente mal di testa, probabilmente a causa del baccano degli ultimi giorni. Cloe le lanciò un’occhiata di incoraggiamento, e poi tornò a fissare il cielo azzurro, senza la minima ombra di una nuvola.

Sentiva una prepotente voglia di scrivere in quel momento. Durante l’ultima settimana non aveva più avuto tempo di confidare i suoi pensieri al suo diario. Non vedeva l’ora di poter tornare in Cabina e scrivere con un po’ di pace.

Ridacchiò vedendo l’espressione rassegnata di Marina, che era ancora bloccata sul palco. Per lei ci sarebbe stato tanto lavoro, a causa dei nuovi arrivati.

Si dovranno allargare le Cabine. “ Pensò Cloe. “ E anche di molto”, aggiunse mentalmente, guardando di nuovo l’enorme folla.

 

 

Alexis temeva di impazzire da un momento all’altro. Assestò un pugno sulla spalla di Adler, un suo fratellastro, che l’aveva convinta a partecipare al discorso di ben venuto. Nico di Angelo, il suo altro fratellastro, le lanciò un’occhiata divertita.

<< Ci divertiremo, vedrai… >> Bofonchiò la ragazza imitando Ludwig. La diciottenne sentiva un pressante bisogno di respirare, nonostante fossero all’aria aperta.

Avrebbe tanto voluto scappare, ma Nico e Ludwig la tenevano incastrata fra di loro, impedendole qualsiasi movimento.

Aveva sempre odiato i discorsi di benvenuto di Chirone, ma quello stava davvero passando il segno. Erano troppi. Troppi novellini che avevano invaso il suo amato Campo Mezzosangue come una colonia di fastidiosissime formiche. Se avesse potuto li avrebbe schiacciati tutti, ma le era proibito, quindi meglio non pensarci.

Osservò con disprezzo la folla, erano così stupidi… Lei si sentiva migliore, e probabilmente lo era.

<< Non ho mai visto così tanta gente al Campo. >> Commentò Ludwig stringendo la presa sul braccio della sua sorellastra, che stava sicuramente tramando qualcosa.

Il diciassettenne fissava con occhio critico la moltitudine di semidei e semidee appena arrivati, era davvero strano vederli. La radura degli allenamenti sembrava un altro luogo. Era diversa dal solito.

Alexis lo fulminò con lo sguardo, mentre Nico continuava ad osservare la scena con il suo solito sguardo sarcastico.

Ludwig Adler non era esattamente un amante della compagnia, certo, non gli dispiaceva, ma in quel momento c’era una massa indefinita di centinaia di corpi pressati gli uni contro agli altri.

<< Dite che ci saranno altri figli di Ade? >> Domandò Di Angelo, cercando di individuare qualche caratteristica tipica dei figli della Morte, tra tutti i nuovi arrivati.

<< Spero di no. >> Borbottò Alexis.

Adler alzò le spalle. Erano solo in tre nella loro cabina, e sinceramente si stava bene anche in pochi.

 

 

Abigail era stupita. Molto stupita. La prima cosa che aveva pensato quando aveva raggiunto la radura era stata: “ Da dove saltano fuori tutti questi? “ Non pensava di essere la sola, perché negli occhi dei “veterani”, quelli che erano al Campo da molto tempo, aveva letto il suo stesso stato d’animo: stupore, enorme stupore. E anche preoccupazione, perché si sarebbe dovuta ampliare a dismisura l’ala delle Cabine.

Chissà quanti nuovi figli di Ermes… si domandava dove li avrebbero cacciati. Alzò lo sguardo verso Krazy. Lui sembrava divertito, e pensieroso, probabilmente aveva in mente una delle sue trovate.

Abbie chiuse gli occhi per un attimo e poi li riaprì di scatto, trovandosi davanti i suoi ricci ramati. Soffiò, e i suoi boccoli ribelli tornarono al loro posto.

<< Sono davvero tanti… >> Commentò pensieroso Krazy. La sedicenne alzò le spalle.

<< Tanti ed ingenui. >> Aggiunse il suo fratellastro, che grazie al suo metro e novantotto riusciva a vedere tutto e tutti.

<< Sputa il rospo, cosa hai in mente? >> Domandò la ragazza. Quei due si intendevano alla perfezione, anche soltanto guardandosi per un attimo negli occhi.

<< Niente, è soltanto un’idea. Ti farò sapere. >> Borbottò il ragazzo, stringendo gli occhi grigiastri e passandosi una mano tra i capelli rossi. In realtà era più che un’idea, ma Abbie l’avrebbe sgridato. Duschka, Krazy per gli amici, era leggermente cleptomane, ovvero sentiva il bisogno di rubare.

Ma era un figlio di Ermes, quindi niente al di fuori della normalità. Ci sarebbe stato da divertirsi con tutti i novellini, che non conoscevano la malizia e la furbizia dei figli del dio dei viandanti.

<< Tanto sai che non ti credo. >> Disse Abigail. Krazy fece spallucce. Poi sorrise. Prendere in giro quei bambini sarebbe stato come combattere contro una furia senza ali: un gioco da ragazzi.

 

 

Charlotte incrociò le braccia al petto. Era curiosa. Curiosa di cosa si sarebbe inventato Chirone per far stare tutti i nuovi al campo. Perché- ormai tutti se ne erano accorti – erano davvero tantissimi.

<< Vorrei dire ai nuovi arrivati che qui si diventa eroi! >> Gridò con enfasi il Centauro. In realtà Lottie aveva smesso da un po’ di ascoltarlo, tanto era sempre la stessa storia.

Sfiorò la sua spada, nascosta nell’armatura, e sospirò profondamente. Aveva un conto in sospeso con un figlio di Ermes, e non vedeva l’ora di saldarlo.

I figli di Ermes la divertivano, nonostante fossero molto diversi da lei, una figlia di Ares. Erano simpatici, un po’ fuori di testa, ma molto gradevoli. Li accettava di buon grado, e quando li beccava a rubare qualcosa non faceva mai la spia, perché la divertiva vedere come sarebbero andate a finire le cose.

<< Scusa? >> Qualcuno le tirò la manica della maglietta che indossava.

Era una bambina, sui dieci anni, bassina e con lo sguardo furbo.

<< Come mai hai gli occhi rossi? >> Chiese indicando le sue iridi marroni, striate di rosso, come quelle di suo padre.

Char scoppiò a ridere. Nessuno le aveva mai rivolto una domanda del genere, forse per paura. Si sapeva che i figli di Ares erano piuttosto impulsivi, ma non lei. Diede un buffetto sulla testa della bambina e poi si voltò, raggiungendo i suoi fratelli.

 

 

Lucy era felice. Felice perché al Campo c’era tanta gente, perché non erano più decimati come pochi anni prima, perché non si viveva nel terrore di un attacco imminente.

Tutti i piccoletti novellini le facevano tenerezza: sembravano spaesati, eccitati, alcuni avevano le lacrime agli occhi per l’emozione. Le ricordavano lei quando era appena arrivata al Campo Mezzosangue. Sentiva un istinto materno nei confronti dei semidei appena arrivati. Come del resto ogni figlia di Afrodite.

Si accomodò sull’erba fresca del prato, cercando di ascoltare Chirone e di prendere il sole, anche se suo ogni tentativo di abbronzarsi era vano, a causa delle sue origine asiatiche, che le davano un colorito di pelle molto chiaro.

Quel giorno il cielo era azzurro, come i suoi occhi. Appoggiò le mani dietro alla testa e sospirò l’aria fresca. Non vedeva l’ora di cominciare la vera estate del Campo. Sentiva che sarebbe stato un anno molto speciale.

 

 

Elise stava aspettando che sua sorella scendesse dal palco per prenderla un po’ in giro. Cercò di farsi spazio tra una folla di dodicenni, ma rinunciò poco dopo, perché si riusciva a malapena a camminare.

Si legò i capelli lunghi e fluenti in una coda di cavallo, e cominci a fari aria con una mano. Faceva terribilmente caldo, un po’ perché era estate e un po’ perché nella radura c’erano centinaia di persone pigiate insieme, come una specie di scatola di sardine.

Aveva voglia di farsi un bagno. Dorava l’acqua, come del resto tutti i figli di Poseidone. Il mare per lei era magico, e racchiudeva segreti che forse erano sconosciuti anche a suo padre.

Guardò divertita l’espressione tesa di Marina, la sua sorellastra, e si mise le mani sui fianchi, aspettando che si decidesse a dire qualcosa.

<< Ora la parola va alla mia aiuto allenatrice, Marina. Vi darà alcune dritte. >> Disse Chirone. La ragazza trasalì, e il sorrisetto di Elise si trasformò in una risata isterica.

Prima di prendere parola, Marina lanciò un’occhiataccia alla sedicenne, che si zittì istantaneamente e le fece l’occhiolino. Adorava sua sorella, e soprattutto adorava il Campo Mezzosangue.

 

 

Ta dan! Che ve ne pare? Un piccolo appunto: Nico di Angelo è l’unico personaggio dei libri tenuto, perché sarà il ragazzo di Marina. Allora, nelle recensioni potete dirmi anche se avete idee su come continuare, sulla trama e così via… Tra un paio di capitoli proporrò un contest, e vedremo chi parteciperà!

Bacioni

Luna 

  
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