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Autore: The Mad Tinhatter    31/08/2012    2 recensioni
Potrei rimanere qui, in riva al mare, e sentire la brezza e la salsedine sulla mia pelle.
Potrei chiudere gli occhi, fare un bel respiro profondo e immaginare che lui sia ancora qui, accanto a me, pronto a chiedermi di fare un castello di sabbia assieme.
Potrei semplicemente archiviare tutto come un brutto sogno.
Tuttavia non posso, perché ogni volta che riapro gli occhi la crudele realtà è lì, davanti a me, e non posso fare niente per cambiarla.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Knowing That You Won't Come Back


Potrei rimanere qui, in riva al mare, e sentire la brezza e la salsedine sulla mia pelle.
Potrei chiudere gli occhi, fare un bel respiro profondo e immaginare che lui sia ancora qui, accanto a me, pronto a chiedermi di fare un castello di sabbia assieme.
Potrei semplicemente archiviare tutto come un brutto sogno.
Tuttavia non posso, perché ogni volta che riapro gli occhi la crudele realtà è lì, davanti a me, e non posso fare niente per cambiarla.

I giorni della Mietitura non erano mai felici. Certo, a chi sarebbe piaciuto sapere che uno dei propri cari sarebbe potuto finire nell'Arena? A chi sarebbe piaciuto avere paura che un figlio, un fratello, un amico o un innamorato avrebbe potuto affrontare una lotta all'ultimo sangue con possibilità quasi nulle di sopravvivere?
Negli ultimi anni, però, in me e nel resto della famiglia questa paura era finita col venir meno. Da due anni avevo superato l'età massima per essere sorteggiata, e mio cugino Daniel era ancora troppo piccolo.
Questo fino a quest'anno.
A volte gli anni passano troppo in fretta per rendersene conto. Soltanto pochi anni fa era un semplice bambino che viveva con spensieratezza la sua infanzia, mentre invece oggi è un dodicenne che si avvia alla sua prima Mietitura.
Lo vedo accanto a me, sulla soglia di casa sua, ancora più pallido del solito e con addosso gli indumenti migliori che possiede, quasi come se stesse per andare ad una festa. Corre verso di me, e mi prende la mano con forza.
Siamo entrambi figli unici, e pur non vedendoci tutti i giorni il nostro legame è diventato più profondo di quello tra cugini: lui è il fratellino che non ho mai avuto.
Ci avviamo assieme verso il piazzale del distretto. Kayla, la donna che ormai da molti anni accompagna i tributi del quarto distretto verso la morte, sta salendo sul palco, avvolta in un abito rosa confetto forse un po' troppo stretto per lei. L'effetto è quello di una bomboniera, e normalmente tutti avremmo riso, ma questo non è certo il momento per gli attacchi d'ilarità.
Come sempre, prima di procedere all'estrazione dei nomi, ci viene mostrato il solito video che ci spiega il motivo per cui oggi siamo riuniti qui, il motivo per cui, da sessant'anni a questa parte, ogni anno ventitrè giovani devono morire.
Ignoro le parole del video: ormai dopo tanti anni lo conosco a memoria.
Abbasso lo sguardo per osservare Daniel. Sta tremando, e anche se la mia mano è quasi intorpidita per la sua stretta, chiudo con più forza le mie dita sulle sue, cercando di infondergli coraggio.
- Stai tranquillo - mormoro, ma lui non mi risponde.
Arriva il momento dell'estrazione dei nomi. Prima le signore, come sempre.
- Jennifer Tennyson! - annuncia Kayla con voce squillante.
Una ragazza dai capelli castani sale sul palco. È alta e muscolosa, e il suo sguardo non lascia trasparire nessuna emozione.
Molto probabilmente si è allenata per questo momento.
Poi, arriva il turno dei ragazzi. Kayla fruga per qualche secondo nell'urna, poi ne estrae un foglietto.
Non uscirà il suo nome. È il suo primo anno, non uscirà il suo nome, penso disperatamente.
- Daniel Seaworth!
Il nome rimbomba nella mia testa, pronunciato con quella fastidiosa vocina squillante, mentre il resto del mondo cade nel silenzio.
No, no, no, no.
Rimango ferma sul posto, come ghiacciata, incapace di spiccicare parola.
Non è possibile... non è possibile, penso, mentre a malapena mi rendo conto che Daniel ha lasciato la mia mano, e che adesso, tremante, si sta avviando verso il palco, scortato dai Pacificatori.
Daniel. Il mio cuginetto, il mio fratellino. Nell'Arena.
Cerco di scacciare via il pensiero, ma è inutile.
Mi sento completamente inerme. Non posso offrirmi volontaria al posto suo, non posso aiutarlo in nessun modo....
Guardo il gruppo dei ragazzi più grandi, lo sguardo pieno di rabbia. Come possono lasciare che lui partecipi a questa carneficina? Come possono osservare impassibili un dodicenne, poco più che un bambino, mentre va incontro alla morte?
Ma, nonostante speri che qualcosa accada, che qualcuno si faccia avanti, attorno a me sento solo il silenzio.
Mamma mi abbraccia, mentre i tributi appena sorteggiati vengono scortati al Palazzo di Giustizia.
Arriva poi il momento che temo di più: quello degli ultimi saluti.
Come entro nella stanza, Daniel corre verso di me, e mi abbraccia.
Non è uno dei suoi soliti abbracci affettuosi: mi stringe forte, come se volesse che non lo lasciassi mai andare. Sembra ancora più piccolo di quanto già non sia.
Lo guardo negli occhi, e lui mi restituisce uno sguardo smarrito.
- Questa è l'ultima volta che ci vedremo, vero? - mi chiede, tristemente.
Cerco di ricacciare indietro le lacrime. Davanti a lui, devo mostrarmi coraggiosa. Del resto, nei momenti tristi lui mi ha sempre consolata con un sorriso e una carezza. Piangere non servirà a farlo sopravvivere.
- No - dico, cercando di sorridere. - Se vincerai, potremo rivederci di nuovo. E tu avrai una casa più bella della mia.
Lo abbraccio di nuovo, sapendo che tra poco i Pacificatori mi avrebbero fatta uscire dalla stanza.
- Ti voglio bene, cuginetta - mi dice, con affetto.
- Anche io ti voglio bene, Daniel - gli rispondo, dandogli un bacio sulla testa.
I Pacificatori mi fanno uscire dalla stanza, e la prima cosa che faccio è andare in spiaggia.
Di solito è un luogo pieno di calma, il posto in cui vado per pensare mentre ascolto il rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga. Stavolta, però, è tutto diverso.
Chiudo gli occhi.
Quest'anno mi rifiuterò di assistere. Non posso guardare in diretta la morte del mio cuginetto. Resterò qui, a far finta che questo sia un brutto sogno da cui, semplicemente, non mi sono ancora risvegliata.
Ma poi riapro gli occhi.
La realtà incombe su di me, e finalmente lascio scorrere le mie lacrime.


   
 
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