Anime & Manga > Soul Eater
Ricorda la storia  |      
Autore: scythemeister_MakaAlbarn    31/08/2012    8 recensioni
Accidenti a quel dannato specchio...
Eppure, nonostante abbia soltanto masticato quella confessione, perché le sue guance si sono irrimediabilmente arrossate?
Sì, accidenti a quel dannato, stupidissimo specchio...
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E-ehm...
Sappiate soltanto che non ho la minima idea di dove sia saltata fuori la storia che state per leggere...
Siete ancora in tempo!
Lasciate stare...davvero!! Non rovinatevi la giornata...
Ma se pensate di avere abbastanza fegato...continuate pure a leggere...
Io e Soul non ci riterremo responsabili di eventuali collassi o esplosioni di bulbi oculari...
Detto  ciò...buona lettura!

 


scythemeister_MakaAlbarn
 


SOTTOSOPRA...

 

 

 

“E-ehm... S-Soul...”

Gli occhi della giovane guizzarono fulgidi nella penombra della stanza.

Dalle pesanti persiane socchiuse, filtravano molli gli ultimi stanchi raggi del sole crepuscolare.

Questi si poggiavano tenui sulle tende in lino sottile, generando ombre profonde e marcate laddove il tessuto andava dolcemente arricciandosi e i granelli di polvere rilucevano immobili al cospetto del loro quieto calore.

La ragazza stazionava pigra proprio al cospetto di uno di quei rosati riflessi, il profilo sottile ed aggraziato illuminato placidamente.

Abbassando lo sguardo si morse il labbro inferiore, nervosa.

Aveva aspettato così a lungo quel momento.

L'istante in cui lei...

“S-Soul...tu...”- bofonchiò stritolandosi le mani in una morsa d'acciaio.

Le guance le si tinsero all'istante di uno sgargiante e intenso color porpora.

Quasi inconsciamente, sbuffò sollevando il mento, impacciata.

Strizzò le palpebre continuando a torturarsi le dita esili. Le spalle magre furono scosse da un fremito.

Non si sarebbe arresa così facilmente.

Per una volta, l'orgoglio, lo stramaledetto orgoglio, non sarebbe riuscito a trattenerla.

Perché lui valeva più di tutto questo.

Non era come suo padre, non lo sarebbe mai stato.

Perchè era lui, il suo Soul...

Un brutto idiota deficiente, tanto, tanto, anche troppo stupido. Un imbecille burbero e taciturno dallo sguardo omicida. Un porco pervertito che ti prende sul serio una volta ogni morte di shinigami e che, nove volte su dieci, apre bocca solo e soltanto per prenderti per il culo.

Insomma, un vero cretino...

...ed era speciale.

L'unico in grado di capirla...

Uno scemo bastardo che in qualche modo la sopportava, accettandola in un tacito accordo di rispetto reciproco.

E le voleva bene, nonostante fossero agli estremi opposti.

Punto.

Quell'individuo ghignante era entrato a far parte della sua vita, del suo essere, della sua anima.

Bene, ora doveva pagarne le conseguenze...

Perché lo sentiva, glielo doveva.

Il cuore cominciò a martellarle nel petto quasi volesse farlo scoppiare.

Il respiro si fece denso e pesante.

Doveva calmarsi

Inspirò ed espirò, ancora e ancora, forse per arrestare il tremore delle sue labbra rosee e poi...

“NON-CI-SIAMO.”

Un ringhio basso e concitato sprizzò sibilante tra i suoi denti.

Maka spalancò imbronciata i due grandi pozzi verde prato scrollando fiaccamente le spalle.

“Proprio non ci siamo...”- nicchiò, questa volta in un sussurrò.

Quante volte aveva provato e riprovato senza ottenere risultati decenti?

Un passo alla volta, tornò a rivolgersi all'alta specchiera che troneggiava nell'angolo della sua camera.

Vi lanciò un'occhiata fugace portandosi poi la destra ad arruffare i lunghi capelli biondo cenere i quali, liberi dagli elastici che li avevano intrappolati durante la lunga giornata, le ricaddero morbidamente intorno al collo e sulle guance paffute, solleticandole.

Ma per favore...

La sua figura si stagliava fragile d'innanzi lo sfavillare inquietante del vetro.

Allungò titubante le dita mingherline che andarono a saggiarne la superficie liscia e perfetta.

Sospirò.

Il suo corpo acerbo era avvolto da un pigiama leggero a quadrettoni verdi e neri. Sul petto, faceva capolino l'enorme testa di un koala e le corte brache, decisamente larghe per le sue cosce magre, la coprivano fin sopra il ginocchio.

Maka reclinò il capo lateralmente in un inconsulto moto di repulsione accompagnato da un secco “bleah...”

Poi distolse lo sguardo.

Era stato un regalo di Tsubaki, e per quanto lo trovasse orrendo, continuava ad utilizzarlo per amor dell'adorata amica.

A caval donato non si guarda in bocca...dopotutto.

E poi, era certamente migliore del pigiama che qualche mese prima le era stato regalato da Blair!

Oh, Blair... Gatta ninfomane!

Ma su questo è meglio sorvolare...

“Ma per favore!”- imprecò ancora la ragazza aggrottando le sottili sopracciglia.

E facendo una pseudo-piroetta, si accasciò sconfitta sul morbido materasso alle sue spalle.

“Soul...tu mi...”

Si sfregò con noncuranza il dorso della mano sulla fronte chiara.

Poi, improvvisamente, scattò sui gomiti sorridendo raggiante.

“Tu mi piaci!!”- urlò cominciando a ridacchiare isterica per poi riabbandonarsi fiaccamente sulla schiena ed affondare nella comoda trapunta.

Tra una risata e l'altra, calde lacrime lucenti cominciarono a sgorgarle crudeli dalle folte ciglia nere.

Le sue risa si trasformarono via via in sordi singhiozzi mentre il petto si alzava e abbassava sempre più velocemente.

“Ma chi voglio prendere in giro?”- esalò svuotata, le gradi gocce salate che iniziavano a pungergli le gote purpuree.

Il suo respirare frenetico e pressante copriva ogni altro suono. Copriva i suoi singhiozzi, lo stridere delle doghe sotto il suo peso.

Come coprì anche il cigolare di una porta che si socchiudeva lentamente lasciando che la luce della camera affianco inondasse anche quella.

“Maka...?”

Un alone luminoso si appropriò, spanna dopo spanna, del legno chiaro che copriva il pavimento fino a raggiungere, accarezzandoli, i biondi capelli della giovane, i quali serpeggiavano sulle candide lenzuola arrotolandosi in vaporose spire dorate.

Maka si portò allora la destra a schermare i grandi occhi cristallini.

Allarmata, volse lo sguardo prima a destra e poi a sinistra, non riuscendo a focalizzare bene il suo interlocutore a causa del repentino aumento di luminosità.

Vacillò pericolosamente per poi inciampare nei suoi stessi piedi e crollare rovinosamente al suolo, gambe all'aria.

“Ma porca...”- ringhiò furente massaggiandosi un gomito.

Soul, nel riquadro illuminato della porta, sollevò divertito un sopracciglio.

Si avvicinò claudicane alla compagna, chinandosi poi sopra di lei.

La giovane, a gambe incrociate sul pavimento, continuava a masticare imprecazioni.

“Tutto bene?”- sghignazzò -“Ti ho sentita urlare...”

Lei rimase inchiodata al suo posto senza degnarlo di una parola.

Per circa un minuto buono, parve non accorgersi della presenza della sua buki che la guardava stranito cominciando a preoccuparsi seriamente.

“Ehi, Maka! Vedi di svegliarti!”

Iniziò a scuoterla delicatamente per una spalla, dandole di tanto in tanto qualche leggero colpetto sui capelli arruffati.

“Forza...”

Inspirando profondamente, decise di azzardare, rischiando il tutto per tutto nel vano tentativo di attirare l'attenzione della sua artigiana, pronto a ricevere il consueto Maka-chop punitivo.

“Carino il pigiamino, senza-tette...

Sapeva che lei detestava quel completo.

Strizzò gli occhi, aspettando il colpo da incassare.

Ma la ragazza non reagì.

Così Soul si decise a riaprire una palpebra con circospezione.

Siamo davvero messi molto male qui...

Scosse la testa lasciando danzare la zazzera biancastra.

Stava per rialzarsi abbandonando la meister a bollire nel suo brodo quando una specie di lamento giunse alle sue orecchie.

“S-Soul...tu...”

Stupito, il giovane si fermò, gli occhi cremisi che guizzavano di un riflesso languido. E si portò un mano tra i folti ciuffi lattei, ascoltando imbarazzato quei flebili singulti.

“Oh, al diavolo! Accidenti a quell'imbecille.”- borbottava la piccola shokunin -“Mi sento uno schifo...no, lo sono. Ma guardatemi! Insomma, non posso mica pensare di potergli piacere...”

Soul schioccò la lingua passandosela poi sui denti lisci e acuminati. Poggiò ancora il suo sguardo pesante su di lei, cercando insistentemente i suoi occhi liquidi.

In quel delirio, parecchie ciocche le erano calate sul volto, nascondendo quel paio di enormi fanali che si ritrovava.

Ne scostò una, sfiorandola dolcemente con la punta delle lunghe dita affusolate e sentì qualcosa di ruvido solcare la sua guancia piena.

Un interrogativo gli si dipinse sul volto magro. Lentamente si fece strada verso quello di lei che non smetteva di confabulare.

“...non posso mica illudermi di piacere a...”

“Ehi...”- soffiò l'albino inarcando le sopracciglia.

Finalmente, Maka sollevò lo sguardo...e mise a fuoco.

Trovandosi inaspettatamente a sprofondare in due inquietanti pozzi carmini, non poté trattenere un gemito strozzato.

“Soul!”- esalò gesticolando.

Le sue mani le stringevano le spalle e il suo fiato caldo le solleticava la punta del naso.

Arrossì vistosamente piantando i talloni a terra e puntellandosi sui polsi.

Lui ritraendosi, si mise a sedere e poggiò gli avambracci sulle ginocchia.

“Era ora.”- gongolò sistemando l'ampia maglia del pigiama che gli avvolgeva il torso scolpito.

La ragazza si strofinò vigorosamente gli occhi con le maniche ricacciando indietro le lacrime che avevano cominciato a graffiarle la pelle liscia.

A Soul parve una marmocchia con quel suo modo di fare. Sorrise.

“Sei...sei qui da molto?”- domandò lei con falsa disinvoltura abbozzando un sorrisetto tonto.

“Da un po'...”- sussurrò il giovane dondolandosi.

“Ah...”

Maka strizzò gli occhi in preda al panico. Si strinse nelle ginocchia incassando il mento tra di esse.

“E...e hai...hai sentito qualcosa...?”

“Beh, forse...”- sghignazzò compiaciuto lui spostando tutto il peso su un fianco.

Che domanda idiota...

Ovvio che avesse sentito!! Gliel'aveva praticamente gridato in faccia a quella testa di tonno...

Aveva provato così tante volte davanti allo specchio. Si era ripromessa che avrebbe finalmente trovato il coraggio di confessargli ciò che provava, seppur non comprendesse appieno la natura di quel sentimento.

Si ripeteva che, nel momento in cui avesse schiuso le labbra per dichiararsi, sarebbe apparsa dannatamente forte e fiera. Dannatamente cool.

E invece lui l'aveva vista debole e inerme pronunciare quelle paroline, delirante e con la testa china nell'ombra di una camera.

Niente più che un lamento indistinto e imbarazzante, un sussurro strascicato.

Niente più.

Ma allora perché le guance del suo partner si erano irrimediabilmente arrossate nel pallore di quella luce che da rosea era diventata argentata.

“Maka...”

Soul piantò lo sguardo vivido sulla luna ghignante che intravedeva dalle persiane semiaperte.

La sua luce gelida gli carezzava il volto armonioso accendendo d'infinite sfumature i capelli chiari.

“...devi forse dirmi qualcosa?”- la punzecchiò tornando a fissarla malizioso.

No, per favore...non farmelo ripetere!

Maka, avvampando, scosse la testa con decisione.

Lui, puntandosi sulle braccia, scivolò in avanti.

“No, perché prima non ho sentito bene.”

Così dicendo, il ragazzo le prese un piedino candido e, portatoselo in grembo, cominciò ad accarezzarne il collo.

La meister trasalì, strabuzzando gli occhi.

Che cavolo stava facendo quell'imbecille!!

Se gli avesse risposto, lui l'avrebbe derisa per il resto dei suoi giorni.

Si ritrasse, incredula, incrociando le braccia al petto e serrando le labbra.

Soul si spinse ancora più avanti costringendola al muro.

La situazione stava cominciando a farsi pesante mentre l'innaturale silenzio sbocciato tra i due si accresceva di secondo in secondo.

Piano B...

Ci voleva un piano B, oppure la giovane sarebbe morta per tachicardia.

E come tutti sapranno, il piano B di Maka Albarn consiste nel...

“Maka-chop!!”- sbraitò afferrando un enciclopedia che, casualmente, estrasse dalla tasca dei pantaloncini.

Caricò il colpo, veemente, ma il suo polso fu bloccato con decisione a mezz'aria.

La presa ferrea si allentò lasciando che il pesante tomo le ricadesse non troppo lontano, mentre il volto abbronzato di Soul si avvicinava sogghignante.

Maka arrossì fino alla punta dei capelli e avrebbe giurato che dalle orecchie e dalle narici le stessero uscendo compatte nuvolette di vapore.

“C-che...che stai facendo...?”

Il giovane si fermò a cinque centimetri scarsi dal suo naso. I loro capelli arruffati si sfioravano dolcemente.

“Sei davvero una tonta...”- sussurrò spingendola in modo che le sue spalle poggiassero contro la parete intonacata.

Lei non fece in tempo a replicare che Soul le passò le braccia intorno al collo intrecciandole dolcemente. La strinse, incassando il mento nell'incavo morbido sopra la sua spalla, i ciuffi lattei che le carezzavano la gola.

Lo sentiva ridacchiare.

Il suo fiato le stava arroventando la pelle.

“Cos'hai tanto da ridere, deficiente...”- smangiucchiò lei a fatica gonfiando le guance.

Soul reclinò appena il collo per poterla guardare negli occhi.

Erano lucidi ed arrossati. Se ne compiacque.

“Oh, non posso mica illudermi di piacere a...”- scimmiottò azzardando un'acuta e stridula vocetta femminile.

Sentì Maka sobbalzare tra le sue braccia, percependone chiaramente le veloci palpitazioni.

“...a chi, Maka?”- soffiò sulle sue labbra gonfie.

Lei deglutì sonoramente.

“S-Soul...”

Quell'espressione infantile e spaventata lo faceva letteralmente impazzire.

Le mordicchiò l'osso della mandibola passando poi a leccarle il collo fino a giungere sulla clavicola.

L'artigiana, inerme sotto la sua mole, sbarrò gli occhi che vibrarono fulgidi nella semi-oscurità.

“Soul...”- ripeté.

Il ragazzo si staccò appena per stringere nuovamente le dita sulle sue spalle magre. La spostò placidamente, facendole poggiare la schiena sul pavimento liscio.

Ora la sovrastava, le braccia tese ai lati del suo capo e i palmi a schiacciare le volute che i capelli biondi descrivevano a terra.

Maka fremette.

C'era qualcosa di strano e meravigliosamente sbagliato in quello che stava accadendo.

Avrebbe dovuto dichiararsi, ma era come se i ruoli si fossero invertiti.

Improvvisamente, si riscosse, come destata da un profondo sonno.

Puntellandosi sui gomiti alzò il mento, trovandosi ad affrontare il profondo sguardo del compagno.

Quello sguardo così inquietante ed intenso che pareva trapanarle l'anima.

Soul la squadrò, piacevolmente sorpreso.

“Allora...?”- fece con il suo solito tono vagamente menefreghista.

Lei strinse i pugni che, involontariamente, le erano scivolati paralleli ai fianchi.

“Soul, io ti piaccio?”- domandò tutto d'un fiato.

Il ragazzo trattenne a stento una risata che però gli fiorì prepotentemente sulle labbra umide.

“Chi, tu? Una tappetta senza-tette come te, con le caviglie grosse e la passione per i libri?”- sussurrò abbassandosi sul suo viso.

Vide la determinazione scemare e sciogliersi come un gelato in una giornata afosa e la paura celarsi dietro il tremore della sua bocca. Sentì la sua anima tremare.

“Idiota...”

“Dovrei essere un masochista, non credi?”

Lei ringhiò dandogli una gomitata nello stomaco.

Soul soffocò il gemito affondando nella sua bocca ancora dischiusa.

La sentì irrigidirsi sotto la sua presa con i lunghi ciuffi che le nascondevano gli occhi.

Vinto dalla curiosità di leggere il disappunto e la sorpresa in quello sguardo luminoso, si staccò.

Con uno sbuffo, allontanò le fastidiose ciocche e le sorrise.

“Sì.”- pronunciò imbarazzato guardando la partner che, tremante, si sfiorava il centro del labbro inferiore.

Inaspettatamente, la giovane, spostò le esili dita sulle labbra calde di lui, saggiandone la morbida consistenza.

“Ciò significa che ti piaccio anch'io?”- continuò la buki riluttante. Il sorriso era lentamente scemato dal suo volto che ora appariva quasi serio nella pallida luce lunare.

Maka, paonazza, ritrasse la mano e distolse lo sguardo.

“Io...ti volevo dire...ma poi...tu...io...ecco...”- biascicò farfugliando.

Davvero troppo carina...

“Maka...”

Soul le sollevò il mento con la destra, costringendola a guardarlo. Con il pollice delineò il contorno della sua bocca per poi fargliela dischiudere appena.

“...lo prenderò come un sì.”

La lingua ruvida del ragazzo si insinuò timidamente tra le sue labbra. Guizzando, le carezzò il palato e l'interno delle guance, quindi passò sui denti per poi mettersi a danzare contro la sua, cercandola.

Maka fu avvolta da una profonda libidine mentre le labbra gonfie cominciavano a bagnarsi della sua saliva.

Lo sentì ansimare contro la sua bocca, sussurrare qualcosa d'incomprensibile e mellifluo.

Lentamente, si abbandonò a quel contatto, andando ad allacciare le dita dietro le sue spalle ampie ed aggrappandosi alla maglia leggera.

Gli occhi socchiusi, cominciò a mordicchiargli gentilmente il labbro.

Lui si piegò sui gomiti, costringendola nuovamente al suolo. Fece aderire il petto a quello acerbo di lei iniziando a succhiarle la bocca con foga sempre crescente.

Le loro lingue si intrecciarono prepotenti, soffocando sul nascere ogni gemito.

Due anime, unite, rombarono basse provocando ad entrambi una forte scarica lungo la spina dorsale.

Maka gli piantò le unghie nella schiena e Soul ringhiò contro le sue labbra.

Le spingeva il bacino contro, la sua gamba premeva sull'interno della coscia.

Il suo corpo gli si modellava addosso a seconda dei movimenti che le imprimeva, diventati via via sempre più rozzi.

Contemporaneamente, dischiusero gli occhi.

Afferratole gli estremi del volto con le mani, il giovane si sollevò quel tanto che bastava per consentirgli di riprendere fiato. Le scostò i capelli dalla fronte e vi poggiò un bacio umido.

“Soul...io...tu...”- balbettò Maka, il respiro pesante e concitato.

Si sentiva lo stomaco sottosopra, come se avesse mangiato troppo in fretta.

Lui sghignazzò accaldato sbuffandole sul nasino.

“Possibile che tu non sappia mai stare zitta un attimo.”- sussurrò passandole un dito sulla gola fremente.

“Ma...”

Si zittì, inarcando le sopracciglia e sporgendo il labbro inferiore, offesa.

Soul le premette il naso contro la guancia paffuta, affondandovi, mentre, ancora ghignante, si appestava a mordicchiarle il collo questa volta con più irruenza.

Dalle labbra gonfie dell'artigiana non poté che scappare un gemito di dolce dolore.

Soul trattenne il respiro, poi, inaspettatamente, un sussurro.

“C-cosa si prova ad ingoiare un'anima?”

Il ragazzo sollevò il capo, divertito.

“Perchè, pensi di aver mandato giù la mia?”

Lei lo guardava leggermente preoccupata, incuriosita e con sguardo raddolcito.

Aspettava che le rispondesse, la caratteristica espressione infantile dipinta in volto.

L'espressione ingenua e docile che amava così tanto.

Annuì convinta.

Sì, i ruoli si erano irrimediabilmente invertiti. Ma era giusto così, era bello.

“Baka...”- disse lui piano, le guance purpuree -“Ti assicuro che questo è mille volte meglio.”

Le schioccò in bacio sulla punta del naso prima che lei lo allontanasse nuovamente.

“Ah...Soul. Io...sappi solo che per questo...”- esalò in tono di sfida indicandosi fiaccamente il collo visibilmente arrossato - “Appena mi rialzo ti riempio di botte.”

Tornando ad insinuarsi tra le sue labbra, Soul trovò che Maka fosse incredibilmente cool.

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: scythemeister_MakaAlbarn